Covid-19: utilizzare al meglio le proposte europee contro la pandemia

Covid-19

12 ottobre 2020 – Siamo pronti per una seconda ondata? Abbiamo più conoscenze ed armi terapeutiche, abbiamo creato realtà nel territorio. Abbiamo tanti positivi e pochi malati, tra cui pochi capaci di trasmettere l’infezione. Ci sono cittadini con carica altissima e assenza di sintomi. C’è la necessità di avere tamponi rapidi. Tra le azioni efficaci: contact tracing, mascherine, quarantena, distanziamento sociale. Abbiamo terapie efficaci, anche se non specifiche. Queste sono alcune delle tematiche che si sono discusse durante il webinar “COVID-19 Seconda ondata. Quali azioni e quali terapie sono efficaci?”, organizzato da MOTORE SANITÀ, che ha visto la partecipazione dei massimi esperti sul tema del panorama italiano.

“L’Italia è senza dubbio oggi considerata una buona pratica in termini di contenimento delle infezioni. È stato necessario un lavoro di coordinamento politico per sbloccare le misure europee contro il Covid. Credo che sarà necessario utilizzare al meglio le proposte europee contro la pandemia. Dal fronte del Parlamento europeo continuerà l’impegno europeo nell’ambito della salute. L’Unione europea ha competenze limitate in ambito sanitario e in ambito di emergenza sanitaria. Bisogna fare un passo avanti in ambito di competenze europee comuni”, ha espresso Brando Benifei, Europarlamentare

“Dobbiamo scongiurare il lockdown. L’arma è tracciare e isolare chi è contagiato. Poi dobbiamo usare i protocolli di cura, a iniziare dai medici di famiglia che sono anche impegnati nella campagna vaccinale. Lo Stato chiede ai cittadini lo sforzo di mantenere le regole. La prima ondata ha acceso le luci sull’importanza di avere una rete socio sanitaria territoriale e di poter contare su strumenti come la Telemedicina”, ha dichiarato Fabiola Bologna, Commissione Affari Sociali e Sanità Camera dei Deputati

“La mia domanda è quanto la massa degli asintomatici rappresentano un pericolo epidemico. Questo è fondamentale anche per l’organizzazione della società. Ciò che mi colpisce ogni giorno è il difetto, tragico, dell’informazione e della comunicazione in Italia; il cattivo sistema informativo, specialmente nelle televisioni, in Italia, ha come effetto finale un aumento dei morti per Covid, perché è inevitabile che i comportamenti cambino in relazione all’informazione”, ha detto Paolo Guzzanti, Senatore, Giornalista e Scrittore

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Covid-19: massima prudenza e una giusta comunicazione per non creare disorientamento tra la popolazione

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12 ottobre 2020 – Siamo pronti per una seconda ondata? Abbiamo più conoscenze ed armi terapeutiche, abbiamo creato realtà nel territorio. Abbiamo tanti positivi e pochi malati, tra cui pochi capaci di trasmettere l’infezione. Ci sono cittadini con carica altissima e assenza di sintomi. C’è la necessità di avere tamponi rapidi. Tra le azioni efficaci: contact tracing, mascherine, quarantena, distanziamento sociale. Abbiamo terapie efficaci, anche se non specifiche. Queste sono alcune delle tematiche che si sono discusse durante il webinar “COVID-19 Seconda ondata. Quali azioni e quali terapie sono efficaci?”, organizzato da MOTORE SANITÀ, che ha visto la partecipazione dei massimi esperti sul tema del panorama italiano.

“Massima attenzione e allerta, la prudenza è un obbligo ma deve essere garbata e serena altrimenti si disorienta la popolazione. Non bisogna fare terrorismo ma ci vuole tanta prudenza anche nella comunicazione. Potrebbe anche essere che l’ottobre di oggi sia paragonabile al dicembre dello scorso anno”, ha dichiarato Antonio Cascio, Direttore Unità Operativa Malattie Infettive Policlinico P. Giaccone, Palermo

“Abbiamo un eccesso di prudenza che è stato corretto fino ad oggi. Oggi si rivede, ed è giusto sia così. É importante non spaventare le persone, ma nel dopo Covid-19 la nostra normalità è fatta di distanziamento e mascherina. Personalmente non credo ci sia una seconda onda, ma è sempre la prima che è stata leggermente fermata dal lockdown e dai dispositivi. Purtroppo se lasciamo circolare il virus dai giovani ai meno giovani, il problema si riproporrà. Se noi sappiamo di essere nel primo cerchio di contatto, anche solo con un dubbio, non si deve andare al lavoro”, ha detto Cristina Mussini, Direttore SC Malattie Infettive, Policlinico di Modena

“In Campania si registra un incremento tra i giovani e all’interno delle famiglie dove i contatti sono più vicini. Laddove non è garantito il distanziamento, il rischio di contagio è elevato e concordo sulla necessità di tenere in isolamento gli asintomatici”, ha sottolineato Alessandro Perrella, Infettivologo AORN Cardarelli, Napoli

“Tra i fattori protettivi contro lo stress da Covid-19 esiste la corretta informazione ed è quindi importante raccontare bene. Il 33% delle persone è esposta ad ansia e depressione. Percentuali che aumentano notevolmente tra malati e operatori. Le persone che sono affette da Covid hanno uno svantaggio in più perché alcuni farmaci che servono per limitare ansia e depressione non sono molto compatibili con le cure per il Covid. Per difenderci servono buona comunicazione per sapere con correttezza le cose. Occorre poi pianificare bene la giornata soprattutto se si è in quarantena. Durante il lockdown ci siamo avvalsi della telemedicina per avvicinarci ai pazienti”, ha dichiarato Michele Sanza, Presidente eletto Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze

“Adesso probabilmente siamo come a gennaio, anche se in quel periodo forse c’erano molti positivi, ma non c’erano i tamponi e non lo sapevamo. Se non blocchiamo il passaggio del virus si potrebbe ritornare alla fase precedente e i reparti si potrebbero ripopolare. Dobbiamo controllare la presenza degli anziani positivi e la situazione nei reparti. Cosa ha funzionato? Il lockdown. Quali sono le misure che funzionano? Le misure estreme hanno funzionato, laddove abbiamo mollato il virus si è diffuso. La mascherina è utile solo se la usano tutti. Parlando di farmaci, abbiamo imparato ad usare i farmaci che evitavano il passaggio alla rianimazione”, ha detto Stefano Vella, Docente di Salute Globale, Università Cattolica del Sacro Cuore Roma

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Covid-19: Siamo pronti per una seconda ondata?

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12 ottobre 2020 – I dati di contagio delle ultime due settimane indicano una ripresa della pandemia in Italia, mantenendosi per ora intorno ai 5000 nuovi contagi (oltre 10mila i Paesi confinanti) ma con caratteristiche diverse dalla primavera scorsa. Con l’obiettivo di analizzare la seconda ondata del Covid-19 e fare il punto della situazione, un confronto trasparente sulle azioni da intraprendere e le novità in campo terapeutico in attesa del vaccino, MOTORE SANITÀ ha organizzato il Webinar “COVID-19 Seconda ondata. Quali azioni e quali terapie sono efficaci?”, che ha visto la partecipazione dei massimi esperti sul tema del panorama italiano.

Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità ha sottolineato: “Si faccia un paragone dal 28 marzo al 10 ottobre le differenze sono sostanziali. I positivi erano 5974 ed ora sono 5724, ma i tamponi da 35 mila sono passati a 135 mila. Terapie intensive erano 3856 ed ora sono 390, soprattutto l’indice di legalità il 28 marzo era il 14 ora è 0.65. Il nostro problema è anche quello di essere circondati da Paesi con dati elevati. Siamo pronti per una seconda ondata? Abbiamo più conoscenze ed armi terapeutiche, abbiamo creato realtà nel territorio. Abbiamo tanti positivi e pochi malati, tra cui pochi capaci di trasmettere l’infezione. Ci sono cittadini con carica altissima e assenza di sintomi. C’è la necessità di avere tamponi rapidi. Tra le azioni efficaci: contact tracing, mascherine, quarantena, distanziamento sociale. Abbiamo terapie efficaci, anche se non specifiche. Non ultimo il problema della comunicazione che offre molte aspettative e poi offre poche risposte. Si deve poi fare molta attenzione alle fake news. E alla politica il compito di implementare i fondi”

“Ci troviamo in un contesto in cui l’epidemia sta crescendo. L’Italia rispetto al resto d’Europa ha una trasmissione contenuta. C’è una assenza di sovraccarico dei servizi ospedaliero, ma un aumento del numero dei casi. Dalla sorveglianza integrata sono cresciuti i casi asintomatici. La distribuzione dei casi è ora abbastanza diffusa sul territorio. A differenza del periodo estivo i casi sono contratti nella stessa regione di diagnosi, legati a focolai domestici, il contributo delle scuole è ancora limitato. A marzo vedevamo pazienti con situazione chiara, ora la maggior parte dei casi è asintomatica anche se c’è una ripresa dei ricoveri. Per quanto riguarda la sorveglianza vediamo un ritardo nella comunicazione, l’aumento dei casi mette in difficoltà il sistema di sorveglianza. Aumento di ricoveri in area medica anche se siamo al di sotto della soglia della fase epidemica. Il messaggio è che si è concretizzato un passaggio in fase epidemica. L’Italia si trova all’interno del contesto epidemico europeo, anche se l’esperienza passata ci ha insegnato come muoverci”, ha dichiarato Flavia Riccardo, Coordinamento Sorveglianza Epidemiologica Istituto Superiore di Sanità.

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Malattie croniche: “Riorganizzare l’assistenza regionale, contenendo e razionalizzando la spesa sanitaria”

Malattie croniche

Firenze 8 ottobre 2020 – Fibrillazione atriale, BPCO e diabete, tra le malattie croniche a maggior diffusione, costano 700 miliardi di euro l’anno in Europa e in Italia affliggono 24 milioni di persone. Con lo scopo di rendere omogeneo l’accesso alle cure da parte dei cittadini, garantendo gli stessi livelli essenziali di assistenza, armonizzando a livello nazionale tutte le attività, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, arriva in Toscana il ‘ROADSHOW CRONICITÀ: GLI SCENARI POST COVID-19’, serie di appuntamenti regionali, realizzati da MOTORE SANITÀ, con il contributo incondizionato di Boehringer Ingelheim, che vedono il coinvolgimento dei massimi esperti del modo sanitario regionale, insieme ad istituzioni e associazioni di pazienti.

Parallelamente al verificare lo stato di attuazione del Piano Nazionale Cronicità da parte del Ministero della Salute, che ha attivato un monitoraggio per mappare il livello di stratificazione della popolazione, di integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale, di adozione e attuazione dei percorsi diagnostico-terapeutici, l’innovazione organizzativa dovrebbe essere responsabilità di ogni Regione e dovrebbe essere realizzata attraverso condivisi e monitorati PDTA

 Nella maggior parte dei pazienti, la BPCO si associa a importanti malattie croniche concomitanti, che ne aumentano la morbidità e mortalità. In tutto il mondo, il fattore di rischio più comune per la BPCO è il fumo di tabacco. Anche i non fumatori possono sviluppare la BPCO. La BPCO è il risultato di una complessa interazione di esposizione cumulativa a lungo termine a gas nocivi e particelle, combinata con una varietà di fattori dell’ospite tra cui il profilo genetico, l’iperreattività delle vie aeree ed il minor sviluppo del polmone durante l’infanzia. Di recente assume particolare importanza in quanto è un fattore di rischio per una prognosi peggiore dell’infezione da COVID-19: infezione alla quale infatti sono particolarmente esposti i pazienti affetti da BPCO”, ha spiegato Walter Castellani, Responsabile Dipartimento Fisiopatologia Respiratoria Ospedale Piero Pelagi Firenze

  La gestione delle malattie croniche durante l’epidemia coronavirus è sicuramente più problematica se si rimane legati ai vecchi schemi. Se invece si comincia a pensare in maniera diversa, in modo sistemico con una rete in cui ogni nodo è attivo, la sfida si può essere affrontata. Non si deve pensare più a territorio ed ospedale in maniera separata ma con ponti strutturati permanenti che possono dare sostanza al concetto dell’ “ospedale senza muri”. Un esempio è il trattamento della fibrillazione atriale cronica. Il MMG, una volta individuato il paziente, deve essere in grado di inviarlo in maniera” just in time” ad un centro cardiologico che imposta la terapia anticoagulante con i DOAC e che poi lo riaffida al MMG per il follow up. Quello che conta è trovare dei metodi semplici ed efficaci per la comunicazione come la telemedicina e il teleconsulto”, ha raccontato Giancarlo Landini, Direttore Dipartimento Medico e Specialistiche Mediche Azienda USL Toscana Centro

 Il diabete sta diventando sempre più frequente: ormai, colpisce oltre il 7% delle persone in Toscana, con una tendenza ulteriore all’aumento. Le nostre capacità di curare efficacemente il diabete, riducendo l’impatto sulla qualità della vita e il rischio di complicanze, è molto migliorato nel corso degli ultimi anni, grazie ad una tumultuosa innovazione, sia nel settore dei farmaci che in quello delle tecnologie. Questa stessa innovazione, però, genera potenziali problemi: da un lato, l’innovazione può provocare un aumento di spesa che, nei grandi numeri, può diventare insostenibile. D’altro canto, la rapidità dell’innovazione rende più complessa la gestione della patologia, costringendo i clinici ad un processo di aggiornamento che talora supera le possibilità dei non specialisti. Questo quadro generale deve indurci a riprogettare in maniera estesa, i percorsi assistenziali, le modalità di acquisizione e distribuzione dei farmaci e dei dispositivi e i processi di formazione e aggiornamento del personale sanitario. I percorsi assistenziali devono essere disegnati con il coinvolgimento, in tutte le fasi della malattia, di medici di medicina generale, diabetologi e altri operatori sanitari, modulando le prestazioni sulle esigenze del singolo paziente. I farmaci e i dispositivi devono essere gestiti in maniera tale da contenere più possibile i costi di acquisto e di distribuzione, garantendo al tempo stesso che le persone con il diabete possano avvalersi, ove appropriato, anche delle tecnologie più innovative. Infine, la formazione e l’aggiornamento dei medici e degli operatori sanitari devono essere ridisegnate, nel quadro di una più fattiva collaborazione tra le Università e le varie componenti del Servizio Sanitario regionale, con investimenti adeguati”, ha detto Edoardo Mannucci, Direttore Diabetologia AOU Careggi Firenze

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Salute mentale: “Troppi pazienti non presi in carico e ritardi diagnostici, indispensabile maggiore coordinamento a livello locale e più supporto economico alle famiglie disagiate”

Salute mentale

Torino, 1° ottobre 2020Per affrontare i problemi legati ai disturbi mentali, in particolare alla qualità dell’offerta di cura nei sevizi, analizzando i punti di forza e criticità e le azioni in corso a livello locale, Motore Sanità ha organizzato in Piemonte, con il contributo incondizionato di Angelini, il webinar “LA SALUTE MENTALE FOCUS SULLA PRESA IN CARICO E MISURAZIONE DEGLI ESITI ASSISTENZIALI”, secondo di tre di appuntamenti regionali.

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Farmaci equivalenti: “Dopo anni, pur garantendo sostenibilità all’SSN e risparmio ai cittadini, il loro uso in Italia è ancora a macchia di leopardo”

Farmaci equivalenti

25 settembre 2020 – I farmaci equivalenti avendo stesso principio attivo, concentrazione, forma farmaceutica, via di somministrazione e indicazioni di un farmaco di marca non più coperto da brevetto (originator), sono dal punto di vista terapeutico, equivalenti al prodotto di marca ma molto più economici, con risparmi che vanno da un minimo del 20% ad oltre il 50%.

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Diabete: un grande aiuto dalla tecnologia

Diabete

Campania, 10 Settembre 2020 – Il Covid ha messo in evidenza come il tema della gestione della cronicità sia fondamentale. Il diabete è un esempio di patologia cronica a gestione complessa: oltre 3,2 milioni di pazienti dichiarano di essere affetti in Italia, con un costo per il SSN stimato intorno ai 9 miliardi. Le nuove innovazioni tecnologiche hanno fornito strumenti che sono in grado di cambiare l’evoluzione e il controllo della malattia, non solo nel diabete di tipo 1, ma anche nei pazienti di tipo 2.

L’utilizzo delle nuove tecnologie ha dimostrato non solo un significativo miglioramento degli outcome clinici e della qualità di vita, ma anche importanti risparmi sui costi complessivi di gestione. Arriva in Campania la ‘ROAD MAP INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIABETE’, primo di una serie di appuntamenti regionali, realizzati da MOTORE SANITÀ, con il contributo incondizionato di Abbott, che vedono il coinvolgimento dei massimi esperti del mondo sanitario regionale, insieme ad istituzioni e associazioni  di pazienti.

 

“L’innovazione tecnologica sta cambiando i paradigmi del monitoraggio del paziente diabetico, è necessario però fare in modo che le nuove tecnologie vengano innestate nel SSR.

Per raggiungere questo ambizioso obiettivo serve una stretta collaborazione tra istituzioni, pazienti e aziende. La Campania esce da un periodo di commissariamento economico che ha comportato una stretta nelle spese ora però è il momento di pensare al futuro e programmare nuovi investimenti che puntino sia al miglioramento dei servizi offerti ma anche ad  una ottimizzazione delle risorse”, ha dichiarato Pietro Buono, Direttore Attività Consultoriali e Assistenza Materno Infantile – Referente Telemedicina Regione Campania

“Le nuove tecnologie per la cura del diabete, che includono sistemi per l’infusione insulinica (CSII) e sensori per la rilevazione in continuo o intermittente della glicemia (CGM-FGM) fino ai dispositivi che permettono l’automazione dell’infusione insulinica (AP), hanno rivoluzionato la cura delle persone con diabete grazie alla possibilità di una terapia ritagliata sui bisogni  e le necessità di giovani e adulti e capace di prevenire i maggiori disagi legati alla malattia (ad esempio le ipoglicemie severe), determinando un miglioramento dello stato clinico e della  qualità di vita. Il contributo originale del nostro team di Diabetologia, tramite il gruppo METRO (Management and Technology for Transition), rispetto all’uso dei sistemi per il monitoraggio della glicemia proviene dall’ideazione di un algoritmo capace di aiutare il clinico nella scelta del sistema più adatto per ciascuna persona con diabete in terapia insulinica, sulla base del sue variazioni glicemiche, dell’applicazione delle evidenze scientifiche alla pratica clinica quotidiana, nonché delle aspettative e delle necessità di ciascun individuo. Prerequisito indispensabile per un utilizzo efficace di tutti i dispositivi tecnologici che oggi abbiamo a disposizione, dalle pompe di infusione ai sensori della glicemia, o ai sistemi integrati, è il dialogo e la condivisione di esperienze fra noi medici e i nostri pazienti, in un percorso di reciproca collaborazione che ha come fine il controllo della malattia e il benessere di ogni persona con diabete”, ha spiegato Katherine Esposito, Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Avanzate Direttore U.P. di Diabetologia AOU Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.

“L’utilizzo delle nuove tecnologie riveste un ruolo primario nella gestione dei pazienti con malattie croniche ed in particolare del soggetto con diabete dove la misurazione della glicemia deve essere praticata più volte al giorno e la terapia insulinica sottocute non sempre riesce ad ottenere un ottimale controllo glicemico. La somministrazione di insulina con microinfusore permette mimare in modo più fisiologico la secrezione insulinica mentre la possibilità di un corretto monitoraggio continua della glicemia permette di ottenere una riduzione della variabilità glicemica e delle ipoglicemie. A ciò si aggiunge, cosa non secondaria, un miglioramento della qualità di vita del paziente. Presupposto essenziale per ottenere tutti i benefici delle nuove tecnologie e la motivazione sia del paziente che del diabetologo e un adeguato addestramento. Alle tecnologie non si può demandare la gestione della malattia ma devono essere d’ausilio per il paziente ed il diabetologo nella gestione della malattia, per questo per un ottimale uso delle tecnologie è necessario una più forte alleanza terapeutica tra medico e paziente” – queste  le parole di Mario Parillo, Direttore UOSD Endocrinologia e Malattie Dismetaboliche AORN Sant’Anna e San Sebastiano Caserta e Presidente SID Campania-Basilicata

 

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