Progetto Open Way in Regione Toscana

Progetto Open Way

“Grazie al web è possibile realizzare PDTA condivisi con tutto il comparto sanitario regionale”

4 novembre 2020 – Le autorità sanitarie della Regione Toscana, abituata a deliberare con continuità le PDTA nelle principali patologie, hanno constatato come molti risultino poco o parzialmente applicati nonostante l’impegno di risorse impiegate. Gli organismi tecnici della Direzione diritti di cittadinanza e coesione sociale hanno deciso di intraprendere una strada innovativa nella condivisione dei PDTA che andrebbe, prima della deliberazione, a validare il percorso del tavolo tecnico implementandolo in applicabilità, per sperimentarne poi i risultati. Per avere un confronto aperto tra istituzioni e referenti delle aziende produttrici di tecnologie (farmaci e device) MOTORE SANITÀ ha organizzato, con il contributo incondizionato di ALFASIGMA, BOEHRINGER INGELHEIM, ALLERGAN, IPSEN, MENARINI, ROCHE, GSK, SANOFI e TAKEDA, il terzo evento ‘PROGETTO PDTA OPEN WAY: RISULTATI DI UN MODELLO VIRTUOSO’, che dopo aver presentato il modello Open Way, obiettivi e risultati attesi, modalità di attuazione e strumenti tecnici scelti per la sua realizzazione, presentazione di alcuni esempi applicativi del modello con lancio di alcuni “challenge” nel sistema, oggi presenta i risultati ottenuti.

“Anche l’esperienza COVID-19 ha portato alla luce, facilitandolo, un nuovo modo di interazione fra professionisti. Anche se è successo tutto in pochi mesi nessuno pensa sia realistico ritornare alle modalità pre-COVID, le nostre riunioni per costruire un PDTA, una linea guida, un documento di consenso di qualche tempo fa appaiono improvvisamente vecchie, faticose e appartenenti ad un passato non più proponibile né accettabile. Oggi, quasi quasi, ci vergogniamo a proporre una riunione in presenza ed abbiamo apprezzato i vantaggi di una sorta di ciò che chiamiamo smart-working, tempi veloci, spazio per tutti, sintesi e necessità di pragmaticità conservando l’essenzialità dei problemi. Credo che questo sia solo l’inizio, un grande facilitatore per migliorare anche le forme di collaborazione, lo sviluppo di nuove idee, la possibilità di arrivare a cogliere le potenzialità di un gran numero di professionisti che, nella era precedente non avrebbero mai avuto la possibilità di dar voce alla propria competenza, al proprio contributo e alla propria creatività che, per la loro posizione all’interno della azienda, quella dello Sharp-end, la frontiera, sono il contributo più importante per lo sviluppo armonico della stessa. Prima del COVID avevo solo una preoccupazione, che i nostri professionisti non accettassero forme di collaborazione attraverso un canale comunicativo appoggiato sul web. Oggi ho la certezza contraria che può diventare, se ben gestita, uno dei motori più forti per lo sviluppo organizzativo delle nostre aziende sanitarie. È per questo che il progetto Open Way rappresenta il più grande investimento su cui dobbiamo puntare”, queste le parole di Carlo Tomassini, Direttore Generale Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale, Regione Toscana

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MALATTIE CARDIOVASCOLARI, I NUMERI DELLA LOMBARDIA

malattie cardiovascolari

3 novembre 2020 – Nella gestione delle cronicità durante il Covid-19 c’è stato aumento esponenziale di pazienti anziani con patologie croniche (prevalentemente malattie cardiovascolari) associate a comorbilità̀ che necessitano di cure e trattamenti farmacologici cronici. La poli-terapia e la mancanza di aderenza alle terapie fanno sì che il paziente sia seguito da medici che conoscano la loro storia clinica e li informino sull’assunzione dei farmaci prescritti, sui dosaggi, sulle caratteristiche terapeutiche e rischi dei farmaci. Per discutere di come poter ridurre al minimo il numero di farmaci essenziali da assumere, magari in una unica formulazione per favorire una maggiore aderenza, MOTORE SANITÀ ha organizzato il webinar “La gestione del paziente con pregresso evento cardiovascolare”, realizzato grazie al contributo incondizionato di SANOFI.

Quale è l’impatto degli eventi cardiovascolari sulla popolazione lombarda?

“I decessi per eventi cardiovascolari in Lombardia si aggirano attorno a 31.000 per anno su circa 99.000 decessi complessivi (31,3 %), mentre i ricoveri per eventi cardiovascolari sono circa 130.000 anno, che portano, con alcune evidenze scientifiche, a stimare una popolazione compresa tra 650.000 e 950.000 pazienti in Lombardia. La presa in carico si alterna tra il MMG e lo specialista con problemi diversi tra loro: l’aderenza e la cura non sono ottimali nel paziente post evento. I costi si suddividono nel 54% in costi diretti (sanitari, circa 16 miliardi di €), il 46% restante si divide nel 24% da costi associati alla perdita di produttività dei pazienti ed il 22% sostenuti dalle famiglie in termini di informal care, mentre i costi diretti si attestano attorno ai 500 €/anno per farmaci per la cura della patologia, altri 500 €/anno per specialistica ambulatoriale e tolto l’evento indice per i ricoveri circa 4.000 €/anno. Questi costi variano tra studi, dovuto alle diverse cause/patologie di partenza”, queste le parole di Davide Croce, Direttore Centro Economia e Management in Sanità e nel Sociale, LIUC Business School Castellanza (Varese)

L’impatto economico delle malattie cardiovascolari in Italia

In Italia, i costi diretti sanitari per le malattie cardiovascolari sono stati stimati pari a circa 16miliardi di euro a cui si devono aggiungere oltre 5miliardi sostenuti in termini di costi indiretti. A tutto questo si devono aggiungere i giorni di lavoro (e produttività) persi dopo l’evento cardiovascolare. Infatti è stimato che mediamente nell’anno successivo ad un evento cardiaco acuto i pazienti cardiopatici perdono 59 giorni di lavoro per un costo stimato dall’Inps a circa 755milioni di euro. 

Ospedale-Territorio: come si suddividono i pazienti lombardi

I dati regionali servono anche a capire chi svolge la presa in carico dei pazienti in regione, come sottolineato da Olivia Leoni, Struttura Epidemiologia e Valutazione della Performance “Per quanto riguarda la cardiopatia ischemica nel 2019 sono stati registrati circa 184800 soggetti. Di questi il 18% è costituito da casi incidenti, quindi l’82% sono pazienti prevalenti che hanno un trattamento di cura cronico. Altro dato interessante riguarda il livello di complessità dei pazienti: il 52% è a livello 3 cioè quello di gestione prevalentemente territoriale. Questo dato sottolinea l’importanza dell’MMG nel percorso terapeutico per questo genere di malattie. Il 41% invece di questi pazienti è al livello 2 di complessità cioè che oltre alla patologica ischemica hanno una o due comorbilità e vengono quindi trattati con un’azione congiunta tra territorio e ospedale. Il 5.7% dei pazienti sono invece ad alta fragilità quindi con una gestione prettamente ospedaliera”

Il problema dell’aderenza terapeutica in Lombardia

I numeri dell’aderenza terapeutica in Lombardia per quanto riguarda i pazienti con problemi cardiovascolari sono allarmanti come sottolineato da Annarosa Racca, Presidente Federfarma Lombardia “Come Federfarma abbiamo eseguito un sondaggio coinvolgendo 3100 pazienti cardiovascolari, molti dei quali over70, ed i dati emersi sono allarmanti: 6 intervistati su 10 non seguono adeguatamente o non seguono affatto le terapie prescritte, addirittura è stato riscontrato che per alcuni farmaci salvavita il 77% degli intervistati assumeva un sottodosaggio rispetto a quello prescritto dai medici”. La grave problematica dell’aderenza confermato anche da Davide Croce, Direttore Centro Economia e Management in Sanità e nel Sociale, LIUC Business School Castellanza (Varese) “Se dal 2010 ad oggi la mortalità a 28 è scesa sensibilmente (10,42 nel 2010-8,6 nel 2016) non è scesa altrettanto la mortalità ad un anno (10,66 nel 2010, 10,17 nel 2016) venendo influita dalla mancata aderenza terapeutica da parte di molti pazienti”.

L’impatto della pandemia da COVID-19

“Altro dato che stiamo monitorando – ha spiegato Olivia Leoni, Struttura Epidemiologia e Valutazione della Performance – è l’impatto che la pandemia ha avuto su alcuni indicatori. I dati preliminari della prima ondata evidenziano un maggior numero di ricoveri e anche un maggiore numero di decessi. Il numero dei ricoveri da gennaio a marzo aumenta fino al 39%, allo stesso modo è aumentata la mortalità a 30 giorni a seguito di un infarto dal 7% al 14% però se analizziamo le tempistiche di ricovero o di intervento di angioplastica vediamo che non sono modificate quindi il sistema è riuscito a tenere anche durante il periodo peggiore dell’emergenza”.

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SECONDA ONDATA: DOVE L’ITALIA HA FALLITO E COSA PUO’ IMPARARE DALL’ESPERIENZA CINESE

Seconda ondata

Best practices a confronto per combattere il Covid 19. Uno scambio proficuo di informazioni ed esperienze con l’unico scopo di creare un ponte Europa Cina per la lotta al Covid 19 e fermare le seconda ondata.

Questo è quanto è avvenuto durante il webinar “LOTTA AL COVID-19 BEST PRACTICES CINA/EUROPA”, che ha rappresentato un ponte comunicativo e ha voluto fare il sunto delle best practices italiane e cinesi per poter imparare l’uno dall’altro in modo da affrontare con ancora più efficacia la pandemia da Coronavirus.

Il Webinar è stato promosso e organizzato da Motore Sanità in collaborazione con MEDEX-International Medical Center Italy ed ha trattato i principali punti in materia di gestione sanitaria dei pazienti Covid e delle migliori pratiche per evitarne la diffusione, grazie all’intervento di luminari italiani e cinesi, che si sono resi disponibili a confrontarsi in modo costruttivo. Per la Cina hanno partecipato: Dr. Zhang Junhua, Vice Direttore del Talent Exchange Service Center of the Health Human Resources Development Center (HHRDC), the National Health Commission, PR China; dall’ ospedale di Beijing: Dr. Xi Huan, Vice Direttore dell’Ospedale di Pechino, “National Advanced Individual in Fighting New Coronary Polmonite Epidemic”; Dr. Cai Mang, Dipartimento di Gestione delle Infezioni Ospedaliere (Prevenzione e Controllo delle Malattie) del Beijing Hospital; Dr. Xu Xiaomao, Vicedirettore del Dipartimento di Medicina Respiratoria e Medicina Critica del Beijing Hospital; Dr. Sun Chao, Vicedirettore del Reparto Infermieristico del Beijing Hospital.

Per l’Italia i relatori erano: Dr. Luigi Bertinato – Responsabile Segreteria Scientifica Istituto Superiore di Sanità, Dr. Luciano Flor – Direttore Generale AOU Padova, Dr. Antonio Cascio – Direttore Unità Operativa Malattie Infettive Policlinico P. Giaccone, Palermo; Dr. Alessandro Perrella –Infettivologo AORN Cardarelli, referente del percorso clinico Covid del nosocomio e dell’unità di crisi regionale per l’emergenza; Dr. Giulio Fornero – Direzione Scientifica Motore Sanità, già Direttore Dipartimento Qualità e Sicurezza delle Cure dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino; Dr. Claudio Zanon – Direttore Sanitario Ospedale Valduce Como e Villa Beretta Costa Masnaga Lecco, Direttore Scientifico Motore Sanità.

“Capire il perché Cina, Corea del Sud e Giappone siano, dopo una prima ondata impegnativa come a Wuhan, paesi Covid-Free è estremante importante per acquisire best practices da applicare possibilmente anche nella nostra realtà attualmente sottoposta ad un’ulteriore dura prova sanitaria, sociale ed economica da una seconda ondata preoccupante seppur diversa dalla prima. Comprendere i sistemi di tracciamento cinesi, le cure mese in atto, l’organizzazione ospedaliera e le aspettative sul vaccino sono i punti fondamentali di un confronto vero con possibili ricadute importanti sulle azioni immediate e future da intraprendere nel nostro Paese che, ricordiamo, è grande quanto la sola provincia di Hubei (di cui Wuhan fa parte) in cui abitano 60 milioni di cinesi. Motore Sanità ha ritenuto di organizzare il primo webinar di confronto tra Cina ed Italia per collaborare all’attuale tentativo di completo controllo della pandemia a cui devono partecipare cittadini, istituzioni, realtà produttive ed operatori sanitari”, queste le parole di Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità.

“Sapere che l’Italia ha avuto ottimi risultati nel contenimento del virus durante la prima ondata ci fa molto piacere e ci complimentiamo per l’ottima gestione della situazione. Per questo, siamo lieti di poter condividere le best practices cinesi per aiutare l’Italia ad affrontare anche la seconda ondata senza gravi ripercussioni”. dichiara il Prof. Zhang Junhua, Vice Direttore del Talent Exchange Service Center of the Health Human Resources Development Center (HHRDC) della Commissione Nazionale per la Salute cinese.

Le best practices cinesi:

  • Identificazione precoce dei contagiati
  • Vasta capacità di erogare tamponi
  • Triage clinici immediati su chi ha il contratto il virus
  • Applicazioni per smartphone per avvertire chi è entrato a contatto con un contagiato in modo da iniziare immediatamente una quarantena di 14 giorni

LA MACRO-GESTIONE CINESE DELL’EMERGENZA UN ESEMPIO PER L’EUROPA

Parlando di prevenzione e controllo il Prof. Zhang della Commissione Nazionale per la Salute cinese sottolinea l’importanza costituita dalla capacità del governo cinese di gestire con un’ottima capacità di macro-gestione e controllo dell’epidemia, ma ha anche parole di apprezzamento verso la disciplina del suo popolo. “Dobbiamo ringraziare il popolo cinese per la comprensione e la collaborazione mostrate verso le decisioni prese dal governo durante la lotta all’epidemia. Il senso di un’igiene pubblica, indossare le mascherine, il distanziamento sociale e l’isolamento volontario dei cittadini sono stati strumenti utilissimi di lotta al coronavirus, insieme agli altri sistemi adottati dal paese quali i sistemi smart di contact tracing, vari livelli di screening, elevato numero di tamponi. Solo una lotta comune può portare ai risultati migliori”.

LA CINA STUDIA 14 POSSIBILI VACCINI, 4 SONO ENTRATI IN FASE 3 DELLA SPERIMENTAZIONE

L’8 Ottobre 2020 la Cina si è associata all’iniziativa globale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sul vaccino anti COVID-19 come bene pubblico globale, denominata COVAX. Si è fatta quindi carico insieme ad altri paesi della responsabilità di partecipare ad un’alleanza per la fornitura di vaccini a livello mondiale. Dal punto di vista scientifico la Cina ha in sperimentazione ben 14 differenti vaccini di cui quattro sono entrati nella fase 3 (l’ultima) di sperimentazione del proprio vaccino. Attualmente sono oltre 60milioni i cittadini cinesi che volontariamente si sono sottoposti alla sperimentazione di questi vaccini. Se un vaccino dovesse superare, come sperato, tutte le fasi di sperimentazione sono previsti due punti di produzione che secondo le autorità cinesi saranno in grado di fornire anche 300milioni di dosi per anno.

LA COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE COME UNICA SOLUZIONE A QUESTA EMERGENZA

Il Vice Direttore dell’Ospedale di Pechino Dr. Xi Huan, dopo una presentazione della struttura, ha ricordato che il Beijing Hospital ha progetti di collaborazione con molti ospedali americani ed europei, ricordando quanto sia importante condividere saperi e conoscenze. Anche le autorità scientifiche italiane hanno sottolineato l’importanza di questo incontro e l’importanza di relazioni di cooperazione scientifica stabili tra Italia e Cina.

L’ATTUALE SITUAZIONE ITALIANA

Durante il webinar si è fatto anche il punto sulla situazione italiana. “I casi della seconda ondata hanno superato di gran lunga di dati della prima. Anche la percentuale di positivi rispetto ai test è molto alta, circa il 20%. Si sta vivendo però ancora una volta una differenza tra regione e regione, con una prevalenza maggiore nelle regioni del nord. Sicuramente non possiamo paragonare i dati puri del periodo della prima ondata e quelli della seconda, ma possiamo sicuramente mettere a confronto il numero dei pazienti ospedalizzati che attualmente stanno crescendo in maniera esponenziale. Stanno crescendo in maniera parallela sia i ricoveri normali da Covid che i ricoveri in terapia intensiva. Questa situazione deve tenerci in allerta massima”. Queste le parole di Antonio Cascio Direttore Unità Malattie Infettive Policlinico P. Giaccone, Palermo

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Tumori neuroendocrini: “Teragnostica la nuova arma a difesa dei pazienti”

Tumori neuroendocrini

Roma, 28 ottobre 2020 – Approccio multidisciplinare, accesso uniforme alle terapie innovative e loro uso appropriato e personalizzato alle caratteristiche del paziente, per stabilire la necessità per le strutture ospedaliere e per il servizio sanitario regionale di introdurre la teragnostica nella pratica clinica. Questo l’obiettivo del webinar “TERAGNOSTICA SFIDE DI OGGI E PROSPETTIVE FUTURE”, organizzato da MOTORE SANITÀ grazie al contributo incondizionato di Advanced Accelerator Applications, che ha visto la partecipazione dei massimi esperti del panorama sanitario italiano. Questo approccio permette, sin dalla fase diagnostica, di migliorare la stadiazione della patologia, selezionare i pazienti non risponder, definire le terapie successive ed il follow-up. I recenti progressi della ricerca hanno portato all’approvazione della prima terapia radio recettoriale per la presa in carico dei pazienti affetti da tumori neuroendocrini.

“Oggi è possibile fare la diagnosi e la terapia di una determinata malattia insieme, non con strumenti molto diversi e non in luoghi e tempi spesso differenti. Con il termine teragnostica si riassume questa nuova disciplina che trova applicazione in Medicina Nucleare e nella pratica clinica, impiegando diverse sostanze che sia da sole sia in coppie possono essere utilizzate per questo scopo: radiofarmaci marcati con radioisotopi gamma o positrone emittenti per la diagnostica possono essere marcati anche con radioisotopi alfa o beta- per la terapia. Una delle più interessanti novità  in questo campo è in una classe di neoplasie rare ma piuttosto difficile sia da diagnosticare precocemente che da trattare: i tumori neuroendocrini. È importante arrivare ad un PDTA di riferimento sui tumori neuroendocrini, al fine di garantire la presa in carico ed un trattamento ottimale secondo linee guida basate sull’evidenza scientifica, attraverso un approccio multidisciplinare integrato in tutto il territorio regionale”, ha spiegato Orazio Schillaci, Direttore della Scuola di Specializzazione in  Medicina Nucleare, Rettore Università “Tor Vergata”, Roma

“Neoplasie rare ma in costante crescita nel mondo, le neoplasie neuroendocrine sono così definite perché caratterizzate dalla simultanea presenza di marcatori del sistema nervoso e del sistema endocrino. Note dai primi del 1900, solo nel 2010 sono state riconosciute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come universalmente maligne e perciò dotate di un sistema omogeneo di misura della loro aggressività biologica (grado) e diffusione (stadio). Possono insorgere in ogni organo mantenendo caratteristiche di tipo ed aggressività distintive per ogni sede. Sono più spesso caratterizzate da un comportamento clinico di basso grado di malignità, a significare che, se non trattate, possono diffondere nell’organismo con passo lento ma progressivo. Il loro trattamento d’elezione è la chirurgia, tuttavia soprattutto quando diffuse a multiple sedi dell’organismo (alto stadio) necessitano anche di terapia medica. Le neoplasie neuroendocrine sono tra i primi esempi di cancro per i quali esiste almeno un bersaglio terapeutico molecolare utile a “vedere” la neoplasia ed efficace a frenare la crescita neoplastica. Il bersaglio è il recettore/i dell’ormone somatostatina, presente in grande quantità sulle cellule tumorali. La molecola usata sia per l’imaging sia per il trattamento è l’analogo/i sintetico della somatostatina, coniugato o meno con radionuclidi, che specificamente aggancia il recettore/i. In sintesi, un esempio di teragnostica disponibile e di comprovata efficacia clinica”, ha detto Guido Rindi, Direttore UOC Anatomia Patologica Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS, Roma

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SALUTE MENTALE: ASSISTENZA PSICHIATRICA E MISURAZIONE DEGLI ESITI ASSISTENZIALI

salute mentale

“Troppi pazienti non presi in carico e ritardi diagnostici, indispensabile maggiore coordinamento a livello locale e più supporto economico alle famiglie disagiate”

Roma, 27 ottobre 2020Per affrontare i problemi legati ai disturbi mentali, in particolare alla qualità dell’offerta di cura nei sevizi, analizzando i punti di forza e criticità e le azioni in corso a livello locale, Motore Sanità ha organizzato nel Lazio, con il contributo incondizionato di Angelini, il webinar “LA SALUTE MENTALE. FOCUS SULL’ASSISTENZA PSICHIATRICA E LA MISURAZIONE DEGLI ESITI ASSISTENZIALI”, terzo di tre di appuntamenti regionali. In Italia, i dati del rapporto sulla Salute Mentale del 2017 dicono che i pazienti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici siano oltre 850mila; di cui 336mila entrati in contatto con i servizi per la prima volta; le persone di sesso femminile rappresentano il 54% dei casi; il 68% dei pazienti sono al di sopra dei 45 anni. La spesa complessiva è stata di 4 miliardi di euro, di cui l’assistenza ambulatoriale ben il 47% del omplessivo, il residenziale il 40% e il semiresidenziale il 13%. Il costo medio annuo per residente dell’assistenza psichiatrica, territoriale e ospedaliera, è pari a 78 euro.

“Nel caso delle malattie Covid correlate si vive una drammatica condizione di attesa associata alla cosiddetta ‘ansia anticipatoria’, con una snervante, continua, distruttiva attesa dell’esame, del referto, della terapia. L’attesa si accompagna al terrore ed alla paura connessa alla singola malattia che si teme possa essere stata contratta In relazione alla situazione di vita che ci fa vivere il Covid, un virus che desta profonda preoccupazione e angoscia perché ha trattamenti complessi ed impegnativi, non sempre risolutivi. A causa del clamore mediatico che la pandemia suscita, la sospensione del tempo è percepita come un’attesa alterata e dilatata, apparentemente infinita, che può essere vissuta in modi differenti a seconda delle nostre personalità. Vediamo ogni giorno sempre più persone che subiscono passivamente l’attesa, che diventa una sorta di alibi per attuare un atteggiamento rinunciatario, passivo, che moltiplica i problemi, mentre ne vediamo altre insofferenti che reagiscono in modo aggressivo e a volte violento, altre ancora che tentano di non tenere conto delle limitazioni, pagandone le conseguenze anche legali”, ha dichiarato Massimo Di Giannantonio, Presidente Eletto SIP

“La chiusura degli ospedali psichiatrici stabilita dalla legge 180 ha spostato sui servizi territoriali, i reparti psichiatrici ospedalieri e le famiglie la presa in carico delle persone con disturbi psichici. Per realizzare in modo funzionale tale obiettivo, è importante che i servizi psichiatrici lavorino in un sistema di rete capace di rispondere alle diverse esigenze assistenziali sia in fase acuta che nel prosieguo delle cure. È indispensabile evidenziare i punti di forza e criticità dei servizi psichiatrici nei DSM con particolare attenzione alla schizofrenia e non solo. Come anche riflettere sulla psichiatria di genere e di consultazione, i PDTA, la continuità delle cure, gli aspetti giuridici della presa in carico. Le tematiche vanno affrontate con l’update della situazione regionale, con l’analisi dei punti di forza e criticità, l’importanza del riconoscimento e le reali risorse economiche a disposizione”, ha spiegato Alberto Siracusano, Direttore UOC Psichiatria e Psicologia Clinica Policlinico Tor Vergata

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Progetto ‘Oncorete Sharing and Innovation System’: “Indispensabile una Rete oncologica in ogni Regione italiana”

Progetto ‘Oncorete Sharing

Roma, 26 ottobre 2020Supportare un modello di governance innovativo ed efficiente che porti indubbi vantaggi ai pazienti. Il Progetto ‘Oncorete Sharing and Innovation System’, serie di appuntamenti regionali, organizzati da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Bristol-Myers Squibb, oggi fa tappa nel Lazio per tirare le somme con tutti gli esperti a livello nazionale.

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Farmaci equivalenti: “Dopo anni, pur garantendo sostenibilità al SSN e risparmio ai cittadini, il loro uso in Italia è ancora a macchia di leopardo”

Farmaci equivalenti

19 ottobre 2020 – I farmaci equivalenti avendo stesso principio attivo, concentrazione, forma farmaceutica, via di somministrazione e indicazioni di un farmaco di marca non più coperto da brevetto (originator), sono dal punto di vista terapeutico, equivalenti al prodotto di marca ma molto più economici, con risparmi che vanno da un minimo del 20% ad oltre il 50%. Questo è fondamentale per mantenere sostenibile l’SSN, consentendo da un lato di liberare risorse indispensabili a garantire una sempre maggiore disponibilità di farmaci innovativi, dall’altro, al cittadino di risparmiare di propria tasca all’atto dell’acquisto dei medicinali. Ma l’uso del farmaco equivalente in Italia è ancora basso rispetto ai medicinali di marca, dall’analisi dei consumi per area geografica, nei primi nove mesi 2019 si è visto come il consumo degli equivalenti di classe A sia risultato maggiore al Nord (37,3% unità e 29,1% valori), rispetto al Centro (27,9%; 22,5%) e al Sud Italia (22,4%; 18,1%). Per fare il punto sulla situazione in Italia e sul perché di queste differenze MOTORE SANITÀ ha organizzato il Webinar ‘I FARMACI EQUIVALENTI MOTORE DI SOSTENIBILITÀ PER IL SSN, realizzato grazie al contributo incondizionato di TEVA.

“I farmacisti hanno promosso fin da subito l’utilizzo dei farmaci equivalenti, fornendo ai cittadini informazioni sulla loro sicurezza ed efficacia e soprattutto la loro assoluta affidabilità” ha affermato Achille Gallina Toschi, Presidente Federfarma Emilia-Romagna. “Chiaro è che è necessario garantire la massima aderenza terapeutica ai pazienti, e il farmacista offre sempre un consiglio professionale e massima disponibilità per garantire la massima continuità alle terapie prescritte dal medico”.

I farmaci equivalenti sono una risorsa per il Sistema Sanitario e allo stesso tempo per i cittadini, perché hanno la stessa efficacia terapeutica, ma costano meno pur avendo le stesse caratteristiche farmacologiche e terapeutiche del farmaco di marca. La scommessa che ci vede tutti impegnati è quella di far comprendere alle persone che l’efficacia terapeutica è uguale a quella di un farmaco di marca. È quella di dimostrare che è efficace e funziona come quello di marca perché ha lo stesso principio attivo, la stessa quantità di principio attivo, lo stesso numero di unità posologiche, la stessa forma farmaceutica, la stessa via di somministrazione, anche se costa meno”, ha spiegato Anna Baldini, Segretario Cittadinanzattiva Emilia-Romagna

 

“È stato un importante confronto che ha dimostrato la necessità che tutti gli stakeholder continuino a parlare del valore del farmaco equivalente.  La sfida è lavorare insieme per avere azioni concrete a livello locale, regionale per aumentare l’utilizzo di farmaci equivalenti”, ha aggiunto Umberto Comberiati, Business Unit Head Teva Pharmaceutical

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Esperti si confrontano in Regione Campania: “Necessario un maggior impiego dei farmaci biosimilari”

biosimilari

Napoli, 17 ottobre 2020 – I farmaci biosimilari rappresentano una grande opportunità per la sostenibilità dei sistemi sanitari a livello mondiale. Grazie al loro impiego è possibile trattare un numero maggiore di pazienti garantendo più salute a parità di risorse per ampliare le attuali opportunità terapeutiche con trattamenti più precoci e creare spazio all’innovazione farmacologica. Innovazione che fortunatamente sta producendo nuove possibilità di cura per diverse aree terapeutiche e patologie a prognosi infausta. Per affrontare questi temi, Motore Sanità ha organizzato il Webinar ‘BIOSIMILARI CAMPANIA UN TRENO DA NON PERDERE’, una tavola rotonda virtuale che vede il coinvolgimento dei massimi esperti che possono rappresentare i differenti punti di vista in materia, con l’obiettivo di condividere le buone pratiche messe in campo e definire al meglio i percorsi per sfruttare a pieno le opportunità, per i Servizi Sanitari regionali, derivanti da un maggiore utilizzo dei farmaci biotecnologici biosimilari. L’Evento è stato realizzato grazie al contributo incondizionato di Biogen.

“I farmaci biosimilari sono una risorsa necessaria e indispensabile per il Ssn, perché ampliano la fascia d’accesso per i malati alle cure, aumentando allo stesso tempo la possibilità di liberare risorse per parecchi settori che hanno bisogno di numerosi investimenti, pur garantendo gli stessi standard di sicurezza e salute a tutti i cittadini campani nello specifico, ma italiani nel complesso“, ha dichiarato  Enrico Coscioni, Consigliere del Presidente della Regione Campania per la Sanità

“A dieci anni dall’introduzione sul mercato dei farmaci biosimilari, l’orientamento della Regione Campania è basato sul confronto concertativo con i diversi stakeholders finalizzato a condividere percorsi idonei che garantiscano equità di accesso alle cure e al contempo la sostenibilità economica. Nella nostra Regione, la libertà prescrittiva viene garantita ma a questa deve fare da contraltare la responsabilità del medico di contribuire all’uso efficiente delle risorse e alla sostenibilità complessiva dell’assistenza sanitaria regionale”, ha detto Amelia Filippelli, Professore Ordinario Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria, Università degli Studi di Salerno

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Cirrosi epatica: “Aderenza alle terapie, prevenzione e presa in carico ospedale/territorio per migliorare qualità di vita e sostenibilità al SSN”

Cirrosi epatica

Bologna, 13 ottobre 2020 – Aderenza alla terapia di mantenimento e prevenzione di complicanze gravi quali l’encefalopatia epatica e l’ascite, potenziare l’assistenza infermieristica territoriale, formare il paziente e caregiver, rendere sostenibili le cure e di conseguenza aumentare l’aspettativa e la qualità di vita. Questi gli argomenti discussi durante il Webinar ‘La realtà italiana della cirrosi epatica in epoca post-Covid tra terapie e impatto socio economico’, organizzato da Motore Sanità con i principali interlocutori dell’Emilia Romagna, con la sponsorizzazione non condizionante di Alfasigma S.p.A.

Una particolare attenzione è stata data alla necessità di prevenire l’encefalopatia epatica, dato che è la complicanza più invalidante della cirrosi, causa di ripetuti ricoveri, di problemi a tutto il contesto familiare del paziente e di un aggravio dei costi per il SSN.

“I pazienti affetti da cirrosi epatica sono più suscettibili alla infezione da Covid-19 e pertanto sono da considerare persone a rischio. Per giunta, la malattia da Covid-19 presenta generalmente un decorso clinico più severo in questi pazienti, contribuendo notevolmente alla morbilità e mortalità che risultano più alte che nella popolazione generale. Si tratta di un dato relativamente nuovo, in quanto era già noto che le infezioni di origine batterica fossero motivo di grave scompenso nel paziente cirrotico, ma cosa succede in caso di infezione da Covid-19 lo stiamo scoprendo in questi mesi. A Imola presso la Gastroenterologia del nostro ospedale sono disponibili ambulatori dedicati alla cura dei pazienti cirrotici, cui essi possono accedere previa telefonata in casi non urgenti e con impegnativa del medico di medicina generale in casi urgenti. In quest’ultima evenienza essi vengono ricevuti il giorno stesso. Oltre a questa pronta reazione, è importante che avvenga la presa in carico dei pazienti cirrotici, affinché essi abbiano sempre un programma ben definito dei controlli cui devono sottoporsi, che in generale consistono in esami del sangue, ecografie dell’addome e esofago-gastro duodenoscopie. La terapia con agenti antivirali diretti per l’eradicazione dell’epatite C, una dei maggiori fattori causali di cirrosi, è stata interrotta solamente durante i mesi più duri dell’isolamento (da metà marzo a metà maggio), ma poi è ripresa a ritmi regolari proprio per garantire la massima efficacia di prevenzione dello scompenso. Per quanto riguarda un’altra grande causa di cirrosi, l’alcolismo è verosimile che in periodi difficili come la pandemia i pazienti possano sentirsi disorientati e quindi peggiorare le proprie abitudini. Occorre quindi mantenere alta la guardia e fare prevenzione in tutti i punti di contatto con questi pazienti (SERD, pronto soccorso, ambulatorio di medicina generale, ambulatorio specialistico, ecc.)”, ha spiegato Pietro Fusaroli, Direttore UO Gastroenterologia, AUSL Imola

Francesco S. Mennini, Professore di Economia Sanitaria, EEHTA CEIS, Università di Roma “Tor Vergata”, Kingston University London UK ha dichiarato, “un recente studio (Mennini et al, 2018), basato su dati italiani di Real-world, si è occupato di calcolare il burden economico relativamente ai costi sostenuti dal SSN per le ospedalizzazioni dovute ad episodi di Encefalopatia Epatica conclamata (OHE). Lo studio riferisce che i pazienti con encefalopatia epatica sono caratterizzati da una storia clinica più severa di quella riportata in letteratura: l’incidenza di altri ricoveri dopo il primo risulta pari al 62%, più elevata di altri studi osservazionali italiani o di trial clinici. La probabilità di decesso al primo ricovero risulta pari al 32% (superiore rispetto studi osservazionali e RCT). Ancora, la probabilità di decesso, dei dimessi, per tutte le cause risulta pari al 29% nel primo anno e al 33% entro il secondo (anche qui più elevata rispetto studi oss.li e RCT), generando un conseguente impatto economico per il SSN pari a € 13.000 per paziente. Riportando il valore a livello Nazionale, comporterebbe una spesa di circa € 200 milioni per la sola assistenza ospedaliera. Nel 2020 è stata effettuata un’analisi aggiuntiva (Mennini et al, EEHTA CEIS, 2020) con l’obiettivo di confrontare le guide lines sulla HE con dati di Real-world Evidence (RWE) sulla aderenza alle prescrizioni terapeutiche dopo un primo ricovero per OHE. L’analisi dell’aderenza al trattamento evidenzia due aspetti fondamentali: i pazienti dimessi per un episodio di HE non assumono la terapia prescritta per prevenire ulteriori episodi; i pazienti che risultano aderenti al trattamento sembrerebbero essere quelli con maggiore severità di HE. L’Encefalopatia Epatica richiede un’attenta valutazione clinica per  cercare di prevenire il primo episodio, migliorando la prognosi così  da ridurre l’elevato rischio di ricadute e, comprimere l’impatto dei  costi. Emerge in maniera forte la necessità di utilizzare trattamenti appropriati dopo primo ricovero”, ha concluso Mennini.

“Considerato l’incremento attuale dei contagi del virus SarsCov-2 siamo molto preoccupati per i pazienti con cirrosi epatica che devono effettuare controlli e procedure sanitarie ospedaliere a cadenza periodica. Sono oltre 100.000 i pazienti con cirrosi e malattia avanzata già curati dall’epatite C ma ancora a rischio di sviluppare il tumore del fegato ma esistono almeno altri 100.000 casi correlati ad altre patologie epatiche come alcol, fegato, grasso, epatite B, ecc. La preoccupazione vale anche per anche per tutti i pazienti con malattia avanzata che devono iniziare una qualunque terapia, ad esempio per l’epatite C. Un recente studio (Kondili LA, Marcellusi A, Ryder S, Craxì A. Will the COVID-19 pandemic affect HCV disease burden? Digestive and Liver Disease, 2020 52(9). https://doi.org/10.1016/j.dld.2020.05.040) ha stimato che ritardare l’inizio delle cure di 12 mesi, decuplica i casi di complicanze e decessi nei 5 anni successivi. È indispensabile indicare quali sono le prestazioni differibili da quelle indifferibili in questo gruppo di pazienti ad alto rischio di complicanze. Le cure ed il monitoraggio dei malati cronici a rischio devono continuare attraverso il telemonitoraggio, decentralizzando esami e prestazioni diagnostiche dall’ospedale al territorio per evitare di esporre i pazienti fragili a rischi inutili. A tale proposito è di grande aiuto semplificare atti burocratici: come rinnovare automaticamente i piani terapeutici, consentire il ritiro dei farmaci ospedalieri presso la farmacia di fiducia o consegnare direttamente a casa i farmaci, incrementare le confezioni erogabili ed altre modifiche di natura amministrativa che possono incidere positivamente sulla qualità di vita di pazienti gravi che devono restare quanto più possibile protetti e monitorati cosi come raccomandato da tutti gli esperti”, ha detto Ivan Gardini, Presidente EPAC

Alfasigma

Alfasigma, tra i principali player dell’industria farmaceutica italiana, è un’azienda focalizzata su specialità da prescrizione medica, prodotti di automedicazione e prodotti nutraceutici. Nata nel 2015 dall’aggregazione dei gruppi Alfa Wassermann e Sigma-Tau – due tra le storiche realtà farmaceutiche italiane – oggi è presente con filiali e distributori in circa 90 paesi nel mondo. L’azienda impiega oltre 3000 dipendenti, di cui più della metà in Italia suddivisi in 5 sedi: a Bologna il centro direzionale e a Milano la sede della divisione internazionale, mentre a Pomezia (RM), Alanno (PE) e a Sermoneta (LT) sono localizzati i siti produttivi. Bologna e Pomezia ospitano anche laboratori di Ricerca e Sviluppo. In Italia Alfasigma è leader nel mercato dei prodotti da prescrizione dove è presente in molte aree terapeutiche primary care (cardio, orto-reuma, gastro, pneumo, vascolare, diabete) oltre a commercializzare prodotti di automedicazione di grande notorietà, come Biochetasi, Neo-Borocillina, Dicloreum e Yovis. Sito web www.alfasigma.it

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