MALATTIE CARDIOVASCOLARI, I NUMERI DELLA LOMBARDIA

malattie cardiovascolari

3 novembre 2020 – Nella gestione delle cronicità durante il Covid-19 c’è stato aumento esponenziale di pazienti anziani con patologie croniche (prevalentemente malattie cardiovascolari) associate a comorbilità̀ che necessitano di cure e trattamenti farmacologici cronici. La poli-terapia e la mancanza di aderenza alle terapie fanno sì che il paziente sia seguito da medici che conoscano la loro storia clinica e li informino sull’assunzione dei farmaci prescritti, sui dosaggi, sulle caratteristiche terapeutiche e rischi dei farmaci. Per discutere di come poter ridurre al minimo il numero di farmaci essenziali da assumere, magari in una unica formulazione per favorire una maggiore aderenza, MOTORE SANITÀ ha organizzato il webinar “La gestione del paziente con pregresso evento cardiovascolare”, realizzato grazie al contributo incondizionato di SANOFI.

Quale è l’impatto degli eventi cardiovascolari sulla popolazione lombarda?

“I decessi per eventi cardiovascolari in Lombardia si aggirano attorno a 31.000 per anno su circa 99.000 decessi complessivi (31,3 %), mentre i ricoveri per eventi cardiovascolari sono circa 130.000 anno, che portano, con alcune evidenze scientifiche, a stimare una popolazione compresa tra 650.000 e 950.000 pazienti in Lombardia. La presa in carico si alterna tra il MMG e lo specialista con problemi diversi tra loro: l’aderenza e la cura non sono ottimali nel paziente post evento. I costi si suddividono nel 54% in costi diretti (sanitari, circa 16 miliardi di €), il 46% restante si divide nel 24% da costi associati alla perdita di produttività dei pazienti ed il 22% sostenuti dalle famiglie in termini di informal care, mentre i costi diretti si attestano attorno ai 500 €/anno per farmaci per la cura della patologia, altri 500 €/anno per specialistica ambulatoriale e tolto l’evento indice per i ricoveri circa 4.000 €/anno. Questi costi variano tra studi, dovuto alle diverse cause/patologie di partenza”, queste le parole di Davide Croce, Direttore Centro Economia e Management in Sanità e nel Sociale, LIUC Business School Castellanza (Varese)

L’impatto economico delle malattie cardiovascolari in Italia

In Italia, i costi diretti sanitari per le malattie cardiovascolari sono stati stimati pari a circa 16miliardi di euro a cui si devono aggiungere oltre 5miliardi sostenuti in termini di costi indiretti. A tutto questo si devono aggiungere i giorni di lavoro (e produttività) persi dopo l’evento cardiovascolare. Infatti è stimato che mediamente nell’anno successivo ad un evento cardiaco acuto i pazienti cardiopatici perdono 59 giorni di lavoro per un costo stimato dall’Inps a circa 755milioni di euro. 

Ospedale-Territorio: come si suddividono i pazienti lombardi

I dati regionali servono anche a capire chi svolge la presa in carico dei pazienti in regione, come sottolineato da Olivia Leoni, Struttura Epidemiologia e Valutazione della Performance “Per quanto riguarda la cardiopatia ischemica nel 2019 sono stati registrati circa 184800 soggetti. Di questi il 18% è costituito da casi incidenti, quindi l’82% sono pazienti prevalenti che hanno un trattamento di cura cronico. Altro dato interessante riguarda il livello di complessità dei pazienti: il 52% è a livello 3 cioè quello di gestione prevalentemente territoriale. Questo dato sottolinea l’importanza dell’MMG nel percorso terapeutico per questo genere di malattie. Il 41% invece di questi pazienti è al livello 2 di complessità cioè che oltre alla patologica ischemica hanno una o due comorbilità e vengono quindi trattati con un’azione congiunta tra territorio e ospedale. Il 5.7% dei pazienti sono invece ad alta fragilità quindi con una gestione prettamente ospedaliera”

Il problema dell’aderenza terapeutica in Lombardia

I numeri dell’aderenza terapeutica in Lombardia per quanto riguarda i pazienti con problemi cardiovascolari sono allarmanti come sottolineato da Annarosa Racca, Presidente Federfarma Lombardia “Come Federfarma abbiamo eseguito un sondaggio coinvolgendo 3100 pazienti cardiovascolari, molti dei quali over70, ed i dati emersi sono allarmanti: 6 intervistati su 10 non seguono adeguatamente o non seguono affatto le terapie prescritte, addirittura è stato riscontrato che per alcuni farmaci salvavita il 77% degli intervistati assumeva un sottodosaggio rispetto a quello prescritto dai medici”. La grave problematica dell’aderenza confermato anche da Davide Croce, Direttore Centro Economia e Management in Sanità e nel Sociale, LIUC Business School Castellanza (Varese) “Se dal 2010 ad oggi la mortalità a 28 è scesa sensibilmente (10,42 nel 2010-8,6 nel 2016) non è scesa altrettanto la mortalità ad un anno (10,66 nel 2010, 10,17 nel 2016) venendo influita dalla mancata aderenza terapeutica da parte di molti pazienti”.

L’impatto della pandemia da COVID-19

“Altro dato che stiamo monitorando – ha spiegato Olivia Leoni, Struttura Epidemiologia e Valutazione della Performance – è l’impatto che la pandemia ha avuto su alcuni indicatori. I dati preliminari della prima ondata evidenziano un maggior numero di ricoveri e anche un maggiore numero di decessi. Il numero dei ricoveri da gennaio a marzo aumenta fino al 39%, allo stesso modo è aumentata la mortalità a 30 giorni a seguito di un infarto dal 7% al 14% però se analizziamo le tempistiche di ricovero o di intervento di angioplastica vediamo che non sono modificate quindi il sistema è riuscito a tenere anche durante il periodo peggiore dell’emergenza”.

Image by santoelia

Il Futuro della Reumatologia in Veneto – Padova 7 giugno 2018

Le malattie reumatiche costituiscono la seconda causa più frequente di disabilità dopo le malattie cardiovascolari.

Negli ultimi anni la qualità di vita della popolazione affetta da queste patologie ha visto migliorare nettamente la propria qualità di vita sia grazie alle nuove cure offerte ma anche grazie ad una migliore presa in carico e gestione dei pazienti da parte degli specialisti coinvolti.

All’interno di questo scenario anche il farmacista ospedaliero ha avuto un ruolo chiave essendo stato coinvolto da subito in un ambito, quello dei farmaci biologici di seconda generazione, che rappresenta una importante voce dispesa.

Oggi l’arrivo progressivo di farmaci biosimilari potrebbe rendere maggiormente sostenibili le cure, un’opportunità da cogliere però senza rinunciare a garantire le cure più innovative ai pazienti appropriati.

Efficienza organizzativa ed utilizzo efficace delle risorse rimangono dunque una chiave di successo in ambito reumatologico ed è fondamentale una sinergia di intenti tra lo specialista e il farmacista ospedaliero.

Cosa funziona e cosa può migliorare all’interno della rete di cura? Come massimizzare gli esiti delle cure in un sistema che ha risorse limitate? Come pianificare l’attività delle unità operative rispettando gli obiettivi di cura e di spesa?

Quali sono i nuovi approcci terapeutici innovativi e qual è la situazione negli altri paesi europei?

Queste sono alcune delle domande che questo tavolo di benchmarking si propone di affrontare.

Non va dimenticato per ultimo che In Veneto è appena stata approvata la riforma sanitaria regionale, prima fra tutti l’istituzione dell’azienda zero e la riorganizzazione delle aziende, definita dallo stesso governatore come “una necessità imprescindibile, per rispondere con un’organizzazione ancora più moderna alle sfide poste dalla contrazione dei finanziamenti nazionali.

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