Il Corso (ed il relativo materiale prodotto) intende affrontare principalmente la problematica dei percorsi assistenziali per pazienti oncologici avanzati nel contesto attuale. I pazienti neoplastici in fase avanzata/metastatica presentano usualmente quadri clinici assai complessi, caratterizzati da dolore, altri sintomi rilevanti e disagio psicologico; sempre più spesso vengono trattati con farmaci antineoplastici anche nelle fasi terminali della vita. Nel modello attualmente più diffuso sia le terapie specifiche antitumorali, che le terapie puramente palliative,
vengono somministrate durante tutto il decorso della malattia, con progressivo decremento delle prime ed incremento delle seconde, nel tempo. Ciò è dovuto – da una parte – al ruolo di fondamentale importanza, che assumono le cure palliative “in senso stretto”, in relazione alla necessità prioritaria di controllare i sintomi e la Qualità di Vita e -dall’altra- alla più frequente applicazione di farmaci antineoplastici di dimostrata efficacia per il prolungamento della sopravvivenza o la posticipazione della progressione, sulla base di studi clinici recenti.
Tale contesto è caratterizzato quindi da cronicizzazione della malattia con ricorso a trattamenti innovativi più spesso farmacologici- ad elevato costo ed emergenza di tutti i bisogni e le criticità tipiche delle malattie croniche: monitoraggio clinico-strumentale della malattia, attivazione di servizi socio-assistenziali, ospedalizzazione per episodi acuti intercorrenti, ecc.
La cura del cancro (a differenza di quanto accade per altre malattie croniche) rimane – almeno nel nostro Paese – a carico dell’Ospedale, anche se in gran parte in fase di DH o ambulatoriale; ma i pazienti oncologici abbisognano nel loro percorso di differenti tipologie di assistenza (degenza ordinaria, DH, assistenza domiciliare, hospice, ecc.) Inoltre non sono disponibili dati aggiornati sull’impatto che l’introduzione di nuovi farmaci antineoplastici e l’applicazione precoce di Cure Palliative abbiano sull’organizzazione sanitaria, in termini di ricoveri ospedalieri, assistenza domiciliare, accessi a servizi ambulatoriali e di day-hospital, ecc.
La serie di Corsi ONCORETE si svolge in varie Regioni Italiane anche per approfondire la tematica dell’implementazione delle innovazioni tecnologiche ed organizzative. Il Corso ha particolare rilevanza in Regione Liguria in forza dei profondi cambiamenti in atto con la costituzione di AliSa e del DIAR Oncoematologia e l’assegnazione a queste nuove organizzazioni dei più rilevanti aspetti di Clinical Governance, dalla realizzazione di PDTA unici regionali alle Raccomandazioni sull’uso appropriato dei nuovi farmaci. Il modello Ligure verrà illustrato nei principi e nei dettagli e potrà essere confrontato con le realizzazioni di altre Regioni.
Sicurezza del paziente e gestione del contenzioso – Genova 18 Gennaio 2019
Impatto assistenziale e sociale della retinopatia diabetica in Regione Liguria – Genova 10 Dicembre 2018
La retinopatia diabetica rappresenta la principale causa di cecità in età lavorativa.
La prevalenza tra i pazienti diabetici è del 30% e metà dei pazienti svilupperà una disabilità visiva con impatto notevole sulla vita dei pazienti, dei loro famigliari e sul mondo del lavoro, con un aumento progressivo dei costi diretti ed indiretti socio assistenziali.
Nella sola Regione Liguria su una popolazione diabetica di 85000 persone circa, 25000 sono affetti da retinopatia diabetica e di questi il 6,8% sviluppa un edema oculare ed un terzo necessità di trattamenti intravitreali.
Tra l’altro le retinopatie diabetiche si aggiungono alla degenerazione maculare senile i cui trattamenti sono stati oggetto di ampia recente attenzione.
Uno screening efficace, una presa in carico precoce ed un trattamento adeguato sono i pilastri di un intervento multidisciplinare che può evolvere verso traguardi efficientamento a livello regionale che già vede numerosi esempi di best practices.
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Nuovi approcci all’antibiotico-resistenza – Genova 3 ottobre 2018
La tematica delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) viene affrontata in Italia da oltre trent’anni, ma rappresenta ancora oggi uno dei maggiori problemi per la Sanità pubblica. Inizialmente individuate solo come di origine ospedaliera o “nosocomiale” sono da sempre oggetto di attenzione per l’impatto clinico, sanitario ed economico che determinano sull’assistenza. Le ICA, presenti sì negli ambienti ospedalieri ma anche nei luoghi di ricovero socio assistenziali, di assistenza distrettuale e domiciliare, rappresentano una sfida terapeutica cruciale data inoltre la crescente resistenza di alcuni batteri all’antibioticoterapia anche in conseguenza di un uso non appropriato della medesima.
Sebbene i dati epidemiologici nazionali rivelino un tasso di prevalenza di ICA nel nostro Paese in linea con i valori europei, tuttavia questi sono spesso ottenuti da indagini a valenza nazionale con adesione su base volontaria, che comportano spesso la selezione delle realtà più virtuose ed attente al problema, con tassi di infezioni più bassi ed una conseguente sottostima del valore nazionale. Come segnalato dall’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), l’Italia è uno degli Stati membri che maggiormente si distingue per la circolazione di microrganismi multiresistenti, dovuta sia all’incontrollato uso di antibiotici nel campo della salute umana ed animale, sia all’incompleta applicazione di misure efficaci per interrompere la trasmissione di infezioni.