8 giugno 2022 – La legge 180, unica al mondo, ha abolito i manicomi demandando l’onere e il compito di gestire i pazienti psichiatrici ai servizi territoriali, ai reparti psichiatrici ospedalieri, ai dipartimenti di salute mentale e alle famiglie.
Per realizzare tale obiettivo, è importante che i dipartimenti di salute mentale lavorino coordinati all’interno di una rete che dia risposte efficaci: dalla gestione della crisi, alla riabilitazione del paziente stesso, aiutando il gravoso compito delle famiglie e supportando anche economicamente i vari attori del sistema.
Nasce da questi presupposti l’evento “TAVOLO REGIONALE SCHIZOFRENIA – FOCUS CAMPANIA”, promosso da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Angelini Pharma. Obiettivo fare un’analisi dei bisogni assistenziali e dello stato dell’arte della presa in carico di tali pazienti nelle regioni indicate, oltre a definire insieme agli stakeholder più importanti – istituzionali e clinici – le azioni di miglioramento da intraprendere per migliorare il percorso di cura del paziente con schizofrenia.
Così Giulio Corrivetti, Direttore DSM di Salerno: “Il modello di Healthcare 5.0 è ripreso dalla teorizzazione di una società trasformata con una visione olistica che pone al centro la persona, lo sviluppo umano, la sostenibilità e la società. Questo modello di cura che la Regione Campania sposa anche per le politiche della salute mentale, si pone in continuità con la rapida e profonda evoluzione tecnologica del XXI secolo, secondo un principio di innovazione e inclusione mediante le nuove tecnologie (la cosiddetta rivoluzione digitale). L’obiettivo della regione Campania, nell’adeguarsi a questa prospettiva, è quello di sviluppare modelli di cura sistemici che siano centrati su un cambio di paradigma culturale, scientifico, normativo ed organizzativo, ponendo al centro la persona e il suo benessere e tenendo conto della sua dimensione relazionale. La Regione Campania si pone così l’obiettivo di sviluppare un modello innovativo con una visione di salute mentale che guarda al futuro, e con una programmazione sostenibile relativamente al fronteggiamento di vecchie e nuove cronicità. Soprattutto nel campo delle schizofrenie e delle psicosi maggiori ed in altri problemi del neurosviluppo, come lo spettro dell’autismo che rappresenta una reale e drammatica esplosione dell’incidenza, si sta imprimendo un impegno istituzionale pubblico, nella prospettiva della presa in carico precoce e della continuità delle cure lungo tutto l’arco della vita. L’obiettivo oggi è aver chiarezza e competenza su cosa fare quando si individuano dei soggetti ad altissimo rischio di sviluppo di schizofrenia. Gli sforzi della programmazione regionale sono orientati a ridisegnare le strategie operative, tese ad arrestare la transizione dalle forme ad alto rischio alla malattia conclamata, o a migliorare il decorso del disturbo. Puntare sui giovani, quindi, sui loro linguaggi e capire gli stili di vita ed i valori dominanti, per riuscire a decodificare quali sono i veri fattori di rischio e quali, invece i fattori di protezione. Dalla gestione della cronicità all’intervento precoce, pertanto, con servizi altamente specializzati per età evolutiva e per l’adolescenza. Nel futuro prossimo abbiamo ancora molto da lavorare sul superamento di storiche criticità, quali il superamento di tutte le barriere all’accesso, anche quelle culturali, il superamento dei ritardi nel ricevere cure adeguate, evitare che molti percorsi di cura siano compromessi da una cessazione anticipata. Appare necessario, altresì, favorire fino in fondo il dialogo tra servizi per adulti e servizi per adolescenti, valorizzando le differenze nell’approccio a queste diverse età della vita. Infine, anche nella prospettiva di un cambio generazionale degli operatori, impostare la visione, la programmazione e la gestione dei nuovi servizi per i giovani sulla base delle prove scientifiche nella dimensione della cura”.
Pensa ai giovani, in particolare alle loro famiglie, anche Carmela Bravaccio, Professore di neuropsichiatria infantile Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli: “Non bisogna dimenticare che la sintomatologia spesso comincia da bambini e che il ruolo delle famiglie è importantissimo. Purtroppo una delle problematiche è che spesso le famiglie non vengono supportate. Diventa quindi difficile a sua volta la gestione, perché si pensa solo al ragazzo (il malato-paziente) e ci si dimentica che dietro c’è una famiglia che lo deve supportare. Se non mettiamo in condizione le famiglie di aiutarle nella gestione del quotidiano di questi ragazzi, diventa tutto più difficile”.