15 maggio 2021 – L’aderenza alla terapia resta ancora una questione aperta da affrontare perché non è stata ancora risolta: attualmente non supera il 50% un po’ per tutte le patologie e tra le diverse e molteplici cause c’è il rapporto di comunicazione fra medico e paziente non del tutto efficace.
Durante la recente pandemia le cose non sono certo migliorate: tra gennaio e febbraio 2021, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si è registrato un calo dei consumi interni di farmaci e dispositivi dell’11% e un calo dei consumi retail del 7% e questo spiega che non si sta facendo terapia. Purtroppo gli effetti del 2020, che si sono visti nel breve periodo in modo drammatico, si vedranno anche nel medio e lungo periodo.
Con l’obiettivo di mettere in campo le migliori iniziative per mitigare gli effetti negativi, Motore Sanità ha organizzato il Webinar ‘LAZIO/CAMPANIA: IL VALORE DELL’ADERENZA PER I SISTEMI SANITARI REGIONALI, DAL BISOGNO ALL’AZIONE’. Terzo di 5 appuntamenti, il road show, realizzato grazie al contributo incondizionato del Gruppo Servier in Italia, Sanofi, Iqvia e Intercept, coinvolgerà sul tema dell’aderenza alle cure i principali interlocutori a livello locale: clinici, istituzioni, cittadini e pazienti.
Sono principalmente otto le raccomandazioni di Cittadinanzattiva per affrontare il grande problema della non aderenza terapeutica: attuazione del Piano nazionale sulle cronicità su tutto il territorio nazionale; il cittadino deve essere protagonista del proprio percorso di cura; misurare l’aderenza terapeutica; semplificare e ridurre la burocrazie inutile; fiducia e stabilità nel rapporto équipe di cura e cittadino; aderenza per garantire più sicurezza; formazione a personale sanitario, caregiver familiare e professionale e, infine, valorizzare tutte le professionalità (impegno congiunto).
Uno studio pubblicato su The Lancet ha evidenziato come una terapia di combinazione di 4 farmaci – aspirina, statina, diuretico e acinibitore o sartanico – quale approccio per ridurre il peso delle malattie cardiovascolari, specialmente nei paesi a basso e medio reddito, su circa 50mila pazienti (50.045) coinvolti dai 40 ai 75 anni, e 6.838 studiati, quelli che assumevano la polipillola avevano quasi 100 eventi cardiovascolari in meno rispetto a quelli che venivano curati nel classico modo con i quattro farmaci distinti; inoltre tra i pazienti che avevano un’alta aderenza questo parametro aumentava ulteriormente.
Da una indagine di mercato condotta da IQVIA Italia su 180 tra farmacisti ospedalieri, direttori generali e direttori sanitari emerge che il concetto di appropriatezza è una delle priorità dichiarate. L’indagine, i cui dati si riferiscono all’ultimo trimestre del 2020, ha fatto emergere tra le priorità principali l’appropriatezza diagnostico-terapeutica e il miglioramento dell’appropriatezza tra il 25% dei farmacisti e il 35% tra i direttori sanitari e i direttori generali. Emerge inoltre la forte necessità di rafforzare i servizi territoriali, l’integrazione con il territorio e l’aumento della digitalizzazione che salgono al 60% rispetto al 2019 in cui la priorità era collegata al monitoraggio dei costi. “C’è stato un vero stravolgimento di priorità” ha commentato Claudia Rocco, Operations Senior Director, IQVIA Italia.
“Il fanalino di coda rimangono sempre le patologie ostruttive respiratorie, asma e BPCO – ha spiegato Fausto De Michele, Direttore UOC Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria AORN “Antonio Cardarelli” Napoli -. Secondo i dati del Rapporto OsMed il 50% dei nostri pazienti sono lontanissimi dal target di aderenza soddisfacenti e quel catof dell’80%, che è il segnale che il paziente è aderente al trattamento, viene raggiunto solo dal 19,9% dei pazienti”.
Anche per quel che riguarda la persistenza i dati sono critici.
“Dal momento della prima prescrizione perdiamo circa il 60% dei pazienti già a 60 giorni e perdiamo l’80% dei pazienti a 120 giorni, quindi a distanza di un anno rispetto alla prescrizione iniziale abbiamo un numero bassissimo di pazienti affetti da asma e BPCO che continuano ad essere trattati con regolarità – prosegue il medico -. Altro dato: solo il 14% dei cittadini hanno mai sentito parlare di BPCO. E c’è un’altra criticità di appropriatezza organizzativa ed è quella legata alla qualità della diagnosi nelle patologie ostruttive che impatta in maniera significativa rispetto al dato dell’aderenza: fra tutti i pazienti con diagnosi di asma che sono in trattamento farmacologico, solo il 13% hanno una richiesta di spirometria, dato sconfortante anche per la BPCO, pari al 23,8%. In regione Campania per asma e BPCO è stato sviluppato un progetto di implementazione dei due percorsi PDTA che hanno come obietto il miglioramento dell’aderenza terapeutica”.
Un case study sull’asma condotto da IQVIA Italia per analizzare l’aderenza al trattamento da parte dei pazienti e che ha coinvolto un campione di 900 medici di medicina generale, ha messo in evidenza che il 26% dei pazienti è stato aderente nell’anno 2020 ma questa percentuale è mutata in funzione delle terapie assunte: i pazienti aderenti diventano più alti quando assumono politerapie, l’aderenza cresce con l’età passando dal 21% tra 40-59 anni al 31% tra i 60 e i 79 anni e al 37% negli over 80. A livello di macroregione l’aderenza è del 29% nelle regioni del nord Italia e del 21% nelle regioni del sud.
Passando ad un secondo caso studio sulla BPCO che ha voluto analizzare l’aderenza al trattamento del paziente medio, calcolato per i giorni coperti dalla prescrizione del farmaco, è risultato del 69% ma è in crescita del 7% rispetto al periodo precedente ma con una percentuale di aderenza per i nuovi pazienti significativamente più bassa rispetto al totale pazienti, pari al 42%.
“Non parlerei di aderenza ma di “adesione” alla terapia che prevede una parte attiva per il paziente, prevede del tempo da dedicargli per renderlo partecipe di determinati momenti e scelte importanti – ha spiegato Giovanni Battista Zito, Presidente Nazionale A.R.C.A. -. Anche il dover assumere più farmaci crea non solo problemi ma anche talvolta effetti avversi che allontanano alla lunga allontano il paziente dal concetto di aderenza alla terapia”.
“Parliamo da anni di aderenza terapeutica e questo spiega che è un problema di non facile soluzione se non di impossibile soluzione nello stato dell’arte – ha spiegato Gaetano Piccinocchi, Tesoriere Nazionale SIMG -. In Campania abbiamo inserito gli indicatori per le maggiori patologie croniche tra cui gli indicatori che fanno emergere l’aderenza e la persistenza terapeutica all’interno del debito formativo dei 5mila medici della medicina generale campana. È importante la condivisione del processo di cura del paziente e dei suoi dati. I dati in alcune realtà esistono, come nella medicina generale, tutto sta ad intrecciarli e condividerli tra le diverse figure che ruotano attorno al paziente, ma questo non può avvenire senza il fascicolo sanitario elettronico. Alla base di un reale approccio definitivo a questa problematica ci deve essere una collaborazione tra le figure professionali che ruotano attorno al paziente, compreso il farmacista. Queste devono integrarsi e parlare tra di loro”.
Il progetto pensato per migliorare l’appropriatezza nella gestione del paziente con dolore cronico lombare in Campania, presso l’Asl Napoli 2 Nord, condotto da IQVIA Italia, che ha coinvolto 26 medici di medicina generale e il Centro del dolore di riferimento e oltre 40mila pazienti, ha dato risultati promettenti: riduzione del costo del paziente del 18%, una diminuzione dell’utilizzo non appropriato della risonanza magnetica dell’11% e un miglioramento dell’accesso appropriato allo specialista del 10%. “Alla base c’è stata un’analisi e miglioramento del percorso del paziente con metodo Care Delivery Value Chain, reingegnerizzazione dei processi e valutazione dei costi del paziente e azioni correttive per una gestione appropriata del paziente e misurazione delle attività” ha spiegato Claudia Rocco, Operations Senior Director, IQVIA Italia. “I nostri studi mettono in evidenza che gli step necessari per monitorare e gestire l’appropriatezza sono una completezza informativa, l’interoperabilità dei sistemi e gestione del cambiamento”.
“A livello nazionale non siamo in grado nel Piano Nazionale Esiti di linkare le schede di dimissione ospedaliera con le prescrizioni farmaceutiche – ha spiegato Enrico Coscioni, Presidente AGENAS -. L’aderenza alla terapia non supera il 50% un po’ per tutte le patologie e ha un punto di ricaduta molto critico per i pazienti fragili e soprattutto per gli anziani; in più si è aggiunto l’impatto negativo della pandemia che ha avuto una conseguenza in termini di diseguaglianza anche a livello regionale, con maggiore difficoltà di interazione tra specialisti, medicina del territorio e ospedali. Ma c’è un elemento positivo: in tema di investimenti futuri, in particolare mi riferisco al Next Generation EU, in Agenas avremo una cabina di supporto per i fondi, 7 miliardi di euro, che riguarderanno le case, gli ospedali di comunità e l’assistenza domiciliare integrata. Credo che con l’aggiunta dell’uso dell’intelligenza artificiale si possa ridisegnare un nuovo modello di assistenza territoriale, che è la vera battaglia della sanità pubblica del prossimo futuro”.