Quasi tre giorni di sala operatoria all’Ospedale Maggiore di Parma dove grazie allo sforzo di varie equipe in alternanza, quattro persone residenti in Emilia-Romagna, sono state salvate.
Alla base dell’intervento una doppia donazione di reni che ha consentito quattro trapianti svolti nella struttura semplice Trapianti, afferente alla Nefrologia dai chirurghi della struttura semplice Chirurgia dei trapianti e supportati dal personale assistenziale e tecnico di comparto operatorio.
Hanno preso parte all’intervento circa una ottantina di operatori sanitari di cinque strutture ospedaliere, che non fanno altro che evidenziare come l’ospedale di Parma sia il riferimento regionale e nazionale per l’attività di trapianto di rene grazie all’elevata qualità della ricerca scientifica, alla formazione e alla professionalità degli operatori.
La multidisciplinarietà si rivela vincente
Fonti dell’ospedale di Parma fanno sapere come questa esperienza abbia cementato la collaborazione tra tutte le strutture anche grazie allo splendido risultato ottenuto, cioè la guarigione dei quattro pazienti.
Il tutto ha avuto inizio venerdì 19 giugno quando al mattino inizia il lavoro per il profilo del primo donatore, le 18 per il secondo e alle 23.30 è tutto incrociato pronti e i quattro riceventi hanno un nome e un cognome.
Riparte la staffetta di telefonate dalla Nefrologia che allerta le quattro famiglie e si prepara per il ricovero. Nelle stesse ore gli organi per i quattro trapianti sono in consegna. Alle 8 di sabato 20 gli operatori preparano gli organi e alle 15 e 40 comincia il primo trapianto, a seguire il secondo e il terzo. Alle 13.30 di domenica 21 finisce l’ultimo trapianto e i pazienti sono tutti affidati alla struttura semplice Trapianti della Nefrologia per il controllo costante post-intervento.
Ad oggi dopo una vera e propria ‘maratona’ operatoria, i riceventi sono in buone condizioni cliniche e hanno fatto fortunatamente già ritorno alla propria casa, dopo essere rimasti nell’Ospedale di Parma tra pre-intervento e osservazione dieci giorni.
Stefano Sermonti