Brutta notizia da Udine dove sono state sequestrate delle mascherine contraffatte.
Nel corso dell’emergenza dettata dalla pandemia di Coronavirus si è assistito a moltissime azioni di altruismo e coesione sociale. L’emergenza però ha anche mostrato come gli speculatori senza scrupoli non si fermino davanti a nessuna tragedia, perfino se i morti sono decine di migliaia. Infatti, negli ultimi mesi si è assistito a un grande numero di sequestri e arresti per chi commerciava con dispositivi di protezione individuale senza marchio CE o addirittura contraffatti.
E’ il caso di un maxisequestro che ha portato alla denuncia di noto importatore del nord Italia che attraverso la sua azienda di Udine importava mascherine non a norma per poi distribuirle in tutto lo Stivale. I beni sequestrati sono oltre 25mila mascherine di tipo FFP2 accompagnate da false certificazioni e addirittura con il marchio CE contraffatto. Questo commercio abusivo di mascherine contraffatte che, in assenza del marchio CE, potrebbero risultare addirittura risultare dannose per la salute è stato sgominato dalle fiamme gialle nel corso dell’operazione “Mascarot”.
Tutto, secondo gli inquirenti, è iniziato nel corso di semplici controlli in alcuni negozi del basso Molise per verificare che non fossero applicati eccessivi ed illeciti rincari nel prezzo al dettaglio delle mascherine, hanno quindi scoperto una maxi frode in commercio messa in atto da una società con sede in provincia di Udine. Gli uomini della guardia di finanzia hanno quindi messo in atto ispezioni tra i distributori in provincia di Pescara e Napoli che avevano rifornito i punti vendita oggetto delle prime verifiche per poi giungere all’importatore italiano. Le indagini hanno dimostrato che l’uomo ha importato dalla Cina dispositivi di protezione individuali KN95 – FFP2, commercializzandoli, senza avvalersi della procedura in deroga, con marcatura “CE”, rivelatasi poi falsa. Purtroppo notizie del genere stanno arrivando da tutta Italia ed motivo di attentato non solo alla sicurezza individuale di tutti noi, ma anche della sicurezza economica di tutti quegli imprenditori che invece lavorano onestamente.
Stefano Sermonti