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CS LA TELEMEDICINA NUOVI PROGETTI IN PIEMONTE

Protèus, il primo programma di screening per la diagnosi dei tumori, “La Neurochirurgia Km zero” per ridurre le liste di attesa per visite ambulatoriali e la Rete Organizzativa Diagnostica e Terapeutica per ridurre la mortalità dell’infarto miocardico acuto sono i tre progetti piemontesi che sono presentati il 2 marzo 2015 in occasione del workshop “Telemedicina. Salute in rete o buoni propositi”, organizzato da Motore Sanità Tech a Milano, a Palazzo Pirelli, con il patrocinio di Regione Lombardia, Federsanità Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e di FederAnziani Senior Italia.

Dalla Regione Piemonte nasce un’esperienza unica al mondo per la diagnosi precoce delle malattie oncologiche, Protèus, il primo programma di screening al mondo che utilizza tecniche di imaging avanzate per la diagnosi dei tumori.

Il programma prevede come test di prevenzione la mammografia con tomosintesi e la colonoscopia virtuale, entrambi esami interamente digitali. L’interpretazione dei test è potenziato da un sistema intelligente di diagnosi assistita dal computer (CAD) che consente di identificare tumori sempre più piccoli.

Il progetto Protèus utilizza la telediagnosi come modello organizzativo. Esami eseguiti in diversi presidi ospedalieri sono inviati al centro di screening, e da lì ridistribuiti nei servizi radiologici dove sono disponibili radiologi.

L’impiego del modello organizzativo di telediagnosi è vantaggioso per questi motivi: a) favorisce l’adesione dei soggetti invitati allo screening grazie ad una disponibilità sul territorio di centri radiologici in grado di eseguire gli esami; b) riduce i tempi di elaborazione degli esami usufruendo di una piattaforma informatica con potenti capacità di calcolo; c) garantisce un’elevata qualità di lettura degli esami, utilizzando solo radiologi dedicati e con esperienza certificata; d) consente la costruzione di una banca dati contenente tutte le informazioni relative all’anagrafica e alle indagini eseguite nell’ambito del programma di prevenzione.

La Banca Dati dello screening cresce giorno per giorno permettendo ai sistemi CAD di migliorare la capacità di identificare sempre prima i precursori dei tumori. Radiologo+CAD (uomo+macchina) potrebbe rappresentare la nuova arma per la prevenzione.

«Il progetto trova la sua naturale collocazione nella Regione Piemonte in quanto in essa è presente il know how scientifico e tecnologico necessario per l’implementazione di strategie di screening in telediagnosi – spiega il Professor Daniele Regge, Direttore di Radiodiagnostica presso l’Istituto di Candiolo –. Infatti, in Piemonte vi è la contemporanea presenza di centri d’eccellenza per la metodiche radiologiche; di un’infrastruttura informatica a larga banda idonea al trasferimento dei dati sviluppata dal CSI Piemonte; di un Centro di Prevenzione Oncologica che da tempo si occupa di coordinare l’attività di prevenzione sul territorio regionale, e di un’azienda Torinese, l’im3D, che ha sviluppato un sistema molto preciso per la diagnosi dei tumori del colon e della mammella. Ogni anno nell’ambito del progetto sono effettuati circa 50.000 mammografie in 7 centri distribuiti sul territorio piemontese».

La Neurochirurgia Km zero è un servizio mirato ai medici curanti ed è nato per fornire indicazioni e informazioni utili all’identificazione (triage) degli utenti che realmente necessitino di una consulenza neurochirurgica appropriata. In tal modo si riducono i tempi di attesa per una visita ambulatoriale presso il servizio dell’ospedale CTO e si indirizzano gli utenti che non richiedano un’attenzione neurochirurgica ad altre sedi.

Ma non solo: con questo servizio si riduce l’inappropriatezza delle prime visite (deducibile dalla percentuale di interventi effettuati in pazienti con accesso ambulatoriale); si incrementa la soddisfazione del paziente (riduzione del numero dei reclami all’URP legati alla lista di attesa) e si fornisce al Medico curante un supporto specialistico puntuale che lo aiuti nella scelta diagnostico-terapeutica fin dall’inizio.

Nel 2011 le prime visite ambulatoriali totali presso il servizio del CTO sono state 1.200 mentre i pazienti operati provenienti dall’ambulatorio suddivisi per specialità sono stati così suddivisi: interventi ordinari effettuati pari a 560; numeri di interventi in elezione e in urgenza pari a 820 e numero di interventi provenienti da ambulatorio pari a 66. La percentuale degli interventi effettuati di pazienti con accesso ambulatoriale è stato il 12% con giorni di attesa pari a 142.

«Dallo studio è emerso che dei 20 pazienti visitati giornalmente, solo 1-2 sono candidati ad un intervento chirurgico, registrando una prima lunga attesa inutile con sovraccarico a scapito di pazienti che realmente necessitano di cure specialistiche e che si devono pertanto rivolgere a canali preferenziali (pronto soccorso, visite private)» puntualizza il Dottor Giuliano Faccani. «La Neurochirurgia Km zero mira a non appesantire le strutture tecnologiche (reti, server) ma basando il sistema su tecnologie e servizi in larga parte già in possesso dei medici di medicina generale (terminali cellulari, servizi web e di posta elettronica); mira a fare uso di infrastrutture regionali già in esercizio o di prossimo avvio (rete regionale immagini diagnostiche, fascicolo sanitario personalizzato); a dotare l’ambiente specialistico di apparati per la comunicazione mobile (smart Phone commerciali), in aggiunta agli apparati telematici disponibili, per un teleconsulto anche in mobilità; ad attivare processi automatici di registrazione vocale e di archiviazione alla fine della conversazione e mira a consentire la condivisione fra medici di medicina generale e specialista di dati di supporto (esami e immagini in possesso del paziente o di immagini refertate già presenti in rete)».

Sul fronte del cuore, in particolare dell’infarto miocardico acuto, in Piemonte grandi risultati sono stati raggiunti grazie alla Rete organizzativa diagnostica e terapeutica.

«Negli ultimi 10-15 anni abbiamo ridotto la mortalità dell’infarto miocardico acuto raggiungendo il 3–4 % di mortalità intraospedaliera, mentre rimane molto alta la mortalità per pazienti non gestiti attraverso la rete dell’infarto – spiega Sebastiano Marra, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare S.C. di Cardiologia ospedaliera dell’Azienda ospedaliero universitaria di Torino -. Il miglioramento di questa mortalità è principalmente dovuta alla rete organizzativa diagnostica e terapeutica e non tanto all’evento angioplastica coronarica di per sé. La tempestività diagnostica che la rete garantisce, con successiva attivazione delle strutture recettive di Emodinamica, di Terapia Intensiva, permette di aumentare il numero dei pazienti trattati entro le prime 2 ore e di limitare al massimo i ritardi di invio, cercando di rimanere entro le 6 ore dall’esordio dei sintomi. Senza la rete – conclude il Dottor Marra – mancherebbero i presupposti di precocità diagnostica che permetta la tempestività terapeutica nel trattamento di una malattia in cui il tempo è direttamente proporzionale alla quantità di muscolo cardiaco che possa essere salvato con la tempistica di Angioplastica primaria».

Ufficio stampa

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