24 giugno 2021 – Le interstiziopatie polmonari sono un gruppo numeroso di malattie, dovute a lesioni del tessuto di rivestimento degli alveoli polmonari, che portano a fenomeni invalidanti. A volte sviluppano un fenotipo progressivo molto pericoloso che porta a un declino della funzionalità polmonare rapida e, quindi, una mortalità precoce. Da qui l’importanza della diagnosi, fondamentale per fermare la progressione della malattia, garantendo un processo rapido al percorso di cura.
Attualmente in Italia risulterebbero 5mila malati accertati, su stime che invece parlano di 18-20mila pazienti con questa patologia. Il sommerso è enorme e le conseguenze importanti, dal momento che ci troviamo di fronte a malattie subdole che danno una cronicità grave e che richiedono un’organizzazione assistenziale ben strutturata e di multidisciplinarietà per la loro presa in carico, che vede coinvolti più specialisti trasversalmente (pneumologo, reumatologo, radiologo, anatomopatologo).
Una tematica estremamente importante, sulla quale Motore Sanità ha sempre tenuto accesi i riflettori. Da quanto emerso nel corso del webinar ‘INTERSTIZIOPATIE POLMONARI: FOCUS TOSCANA’, sarebbero 1.100 le persone affette dalla fibrosi polmonare idiopatica, che rappresenta circa il 30% di tutte le interstiziopatie polmonari. Se però mettiamo insieme tutte le interstiziopatie polmonari fibrosanti, a questo numero se ne aggiungerebbero altre 600.
«Personalmente sto partecipando alla stesura delle linee guida della Società europea sull’argomento diagnosi interstiziopatie e ringrazio i colleghi della Toscana che stanno lavorando alla stesura dei Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA), perché è necessario che tutte queste linee guida internazionali – che originano da lavori di ricerca scientifica – vengano poi tradotti e calati nella realtà del territorio», commenta Sara Tomassetti, Direttore Pneumologia interventistica AOU Careggi, Regione Toscana. «La diagnosi precoce, grazie alla tecniche mininvasive, sarà facilitata negli anni a venire. Inoltre crescerà il numero dei pazienti anche a causa – temo – delle fibrosi post Covid che verremo a osservare, di cui Firenze è capofila di uno studio nazionale».
«Quello che abbiamo riscontrato noi all’interno di Regione Toscana sulle malattie rare, e nello specifico sulle interstiziopatie polmonari, è una professionalità di altissimo livello», conferma Cristina Scaletti, Responsabile Clinico Malattie Rare, Regione Toscana. «Ovviamente non si può prescindere dal fatto che proprio la loro rarità – e quindi la loro scarsa incidenza per singola patologia, ma anche la loro estrema numerosità in termini di numeri complessivi – abbiano una serie di complicanze gestionali che necessitano di un sistema rete profondo e diffuso, che coinvolga tutti a livello nazionale, regionale, territoriale e di aziende».
«Le fasi dell’assistenza – prevenzione, diagnosi, trattamento – hanno portato allo sviluppo di diversi tipi di rete», conclude Paolo Salerno, Centro Nazionale Malattie Rare CNMR dell’ISS, Roma. «Il nodo fondamentale verte su tre fattori: lo sviluppo di questa rete in tutte le sue dimensioni; il coinvolgimento sempre più forte delle associazioni dei pazienti; lo sviluppo dell’attività epidemiologica. Poi c’è anche la rete della ricerca, dell’informazione, perché sono tutti elementi che si devono intersecare. Può essere questa la prospettiva vincente di sanità pubblica, in futuro, sulle malattie rare».