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Gli infermieri Fnopi al ministro: “siamo troppo in ritardo su ospedali di comunità”

Gli infermieri Fnopi al ministro: “siamo troppo in ritardo su ospedali di comunità”

 

di Redazione

Roma. 19 Febbraio 2020 – Dare il via libera all’Intesa per la realizzazione degli ospedali di comunità, piccole strutture dove ricoverare i pazienti meno gravi ma che necessitano di monitoraggi. Questo l’appello che arriva dalla mozione approvata dal consiglio nazionale della Federazione degli ordini delle professioni Infermieristiche (Fnopi), che denuncia il ritardo nella realizzazione di un progetto pensato per alleggerire il carico di lavoro degli ospedali. Previsto dal Patto per la salute 2014-16, fermo per oltre un anno e mezzo, il progetto sugli ospedali di comunità tornerà sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni il 20 febbraio. Prevede strutture sanitarie a bassa intensità di cura, con 15-20 posti letto, gestite da un infermiere e con la responsabilità clinica di un medico. Qui sarà possibile ricoverare malati con patologie non gravi, e già diagnosticate, che devono esser monitorati per alcuni giorni prima delle dimissioni. “L’ospedale di comunità fa bene al servizio sanitario e ai cittadini. In alcune regioni, come l’Emilia Romagna – precisa la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli – già esistono e hanno permesso di liberare posti letto negli ospedali per acuti, che sono più costosi da gestire e spesso troppo pochi, soprattutto in alcuni periodi dell’anno”.

L’intesa, sottolinea il portavoce Fnopi Tonino Aceti, “era stata esaminata dalle Regioni a luglio scorso, trovando quasi unanime consenso ma è bloccata per motivi politici, non organizzative.
Questo fa male al Paese”. Secondo quanto riferisce l’ANSA Salute la mozione approvata dal consiglio direttivo della Fnopi è stata presentata al ministro della Salute Roberto Speranza, e da lui simbolicamente sottoscritta. Tra gli altri punti, il problema della carenza di personale, la necessità di una maggior rappresentanza ai tavoli decisionali e di una formazione sempre più qualificata, la definizione di un ruolo diverso ma non subalterno ai medici e l’introduzione della figura dell’infermiere di famiglia.

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