La scelta del giorno ricade sul 20 febbraio, giorno in cui la caparbietà dell’anestesista dell’ospedale di Codogno, Annalisa Malara, ha scoperto che Mattia, il 38enne “paziente 1”, era stato attaccato dal coronavirus.
“Siamo molto felici del risultato ottenuto, poco fa, nella seduta del Consiglio Regionale del Lazio: la richiesta di istituzione della ‘Giornata dei camici bianchi’ è stata approvata dall’Aula all’unanimità”. Così in una nota i capigruppo di maggioranza in Consiglio regionale del Lazio Marco Vincenzi, Marta Bonafoni, Daniele Ognibene, Paolo Ciani, Alessandro Capriccioli e Enrico Cavallari. La proposta nasce da un’idea del regista Ferzan Ozpetek. “L’iniziativa mi è venuta in mente perché sono partiti due amici medici da Roma verso il Nord, anche il marito della mia agente che è in pensione. E attraverso le telefonate con loro ho sentito per la prima volta la grande paura. Mi ha chiamato alle undici di sera: mi raccomando di’ a Simone e ai vostri cari di stare attenti. Non è un’influenza. Era l’otto marzo. La sua voce tremava, era molto angosciato e mi ha detto: “davanti a me ho visto un ragazzo che stava soffocando, non è una malattia solo degli anziani, come dicono, questa malattia è un alieno che non conosciamo. Partire era stato un sacrificio, aveva lasciato tutto, ora lo sentivo preoccupato del materiale di protezione. Io tutta la notte non ho dormito, ero molto angosciato delle cose che mi aveva detto lui, sentivo nell’aria qualcosa di inquietante. Oggi siamo arrivati a oltre 100 medici che se ne sono andati. Ho pensato tra quindici, venti anni, per ricordare il coraggio di questi giorni anche a livello mondiale dobbiamo creare una celebrazione, ‘La festa dei camici bianchi’ che sono tutti, medici, infermieri, portantini, tutti”.
Stefano Sermonti