Neisseria meningitidis è un batterio commensale, specifico per l’uomo, normalmente presente nelle alte vie respiratorie dell’1-20% della popolazione (portatori), con percentuali più alte negli adolescenti e giovani adulti. Tuttavia, in alcuni casi ed in particolari condizioni di fragilità dell’ospite, il batterio può entrare nel flusso sanguigno e causare, a qualsiasi età, malattie invasive e molto pericolose, quali sepsi e meningite che, nel 5-10% dei casi, possono portare alla morte in poche ore. Inoltre, nel 10-20% dei sopravvissuti si osservano sequele gravi a lungo termine. Anche se la popolazione più soggetta a questa infezione è quella di età inferiore ai 5 anni, con una frequenza maggiore nei primi 2 anni di vita, ne può essere colpita anche la fascia adolescenziale così come quella dei giovani adulti ed adulti. Ad oggi sono stati individuati 12 sierogruppi di N. meningitidis ma i più comuni e principalmente responsabili della malattia invasiva da meningococco (IMD) sono 6: A, B, C, Y, W-135, X. Questi dati supportano la necessità di una strategia vaccinale, contro la malattia meningococcica, estesa a più coorti e categorie di popolazione, rappresentando pertanto il mezzo più efficace per ridurre il rischio di morte e di sequele a breve e lungo termine.
Tra le diverse sequele derivanti dall’IMD si osservano: danni neurologici come emiplegia, ritardo mentale, epilessia, diminuzione dell’udito, disturbi dell’apprendimento, che hanno una frequenza tra 10 e 20 ogni 100 sopravvissuti alla meningite; necrosi di tessuto cutaneo, amputazioni delle dita o degli arti con una frequenza di 25 ogni 100 sopravvissuti alla setticemia. Il tasso di mortalità, nonostante un’appropriata terapia antibiotica, è elevato e colpisce 10-12 ogni 100 in caso meningite ed oltre 40 su 100 in caso di setticemia. Nonostante i vaccini contro il meningococco disponibili in Italia dal 2008 (ceppo C) e dal 2014 (ceppo B), abbiano portato ad una ridotta incidenza di malattia invasiva (170 casi di malattia invasiva nel 2018 e 190 nel 2019), resta comunque necessaria un’adeguata strategia vaccinale che protegga l’intera popolazione non soltanto verso i sierogruppi C e B, ma anche verso Y e W, quest’ultimo particolarmente virulento e responsabile di recenti focolai. Per questo motivo, considerando anche il rischio elevato di gravi sequele che l’infezione può generare, le strategie vaccinali in questi anni si sono orientate verso l’utilizzo del vaccino tetravalente, in grado di offrire una protezione più ampia, anche in categorie addizionali quali i pazienti a rischio, più esposti alla possibilità di incorrere in malattie invasive batteriche. Le attuali coperture raggiunte nel territorio italiano non sono omogenee e spesso al di sotto delle indicazioni del PNV, indicando una diversità tra le regioni. Veneto ed Emilia Romagna rappresentano da tempo modelli virtuosi di riferimento per la prevenzione vaccinale, con una eccellenza organizzativa evidente che emerge dalle coperture ottenute nei diversi target, sempre vicine se non addirittura superiori al 90%. Motore Sanità ritiene che, anche dall’analisi dei recenti dati di HTA Italiani pubblicati, da queste regioni ancora una volta possano e debbano partire suggerimenti, idee organizzative per garantire delle coperture vaccinali ottimali ed allargare ulteriormente l’offerta vaccinale a nuovi target di popolazione contro questa pericolosa infezione, con evidente beneficio socio-assistenziale-economico ma soprattutto di salute, per la società intera oltre che per i singoli cittadini