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Le malattie croniche del fegato rappresentano un’emergenza epidemiologica e clinica sia a livello mondiale che nazionale. I dati del Global Burden of Diseases indicano che nel 2016, nel mondo, sono decedute 1.256.850 persone per cirrosi epatica, determinando nello stesso anno rispettivamente circa 37 milioni di anni di vita persi. Lo stesso report stima per il 2040 un incremento del numero di decessi per cirrosi epatica del 50%. Le stime riferite all’Italia sulle persone colpite da cirrosi epatica ci descrivono circa 180mila casi con un tasso di prevalenza dello 0,3% nella popolazione totale. L’Epatite acuta C causa di gran parte delle malattie croniche del fegato cronicizza in circa 70-80% degli adulti ed una minoranza di questi (20-30%) progredirà in Cirrosi dopo parecchi decenni. L’OMS per questo ha definito la strategia per l’eradicazione dell’epatite virale (obiettivo riduzione 90% nuove infezioni e 65% decessi causati da epatite virale entro il 2030). Al 2017, solo 9 Paesi a livello globale, fra cui l’Italia, sono in linea con il raggiungimento degli obiettivi OMS. Strumento per il raggiungimento di questo obiettivo, insieme alla prevenzione, è offerto dalla disponibilità delle nuove terapie per epatite C, gli antivirali orali ad azione diretta (DAA), che dal 2016 hanno portato una innovazione dirompente. Queste terapie sono infatti in grado di eradicare definitivamente il virus in oltre il 95 % dei pazienti trattati indipendentemente dal genotipo virale e dallo stadio di malattia epatica. Ma c’è ancora molto da fare per far emergere il sommerso, sia sui casi sintomatici che su quelli asintomatici, questi ultimi spesso portatori inconsapevoli del virus. È quindi essenziale creare percorsi facilitati per l’individuazione, la presa in carico e l’immediato trattamento di questi pazienti.
Fondamentale oggi è un confronto che focalizzi l’attenzione sulle attuali e future strategie nazionali/regionali che sfruttando le risorse del PNRR consentano la revisione organizzativa necessaria per l’emersione del sommerso.