IL PAZIENTE AL CENTRO? DAL LABIRINTO ASSISTENZIALE AD UNA RETE DI SERVIZI ORGANIZZATA
⇒ Programma
⇒ Comunicato Stampa – ONCOnnection “Potenziare la figura del case manager come interfaccia tra il paziente e i membri del team multidisciplinare per garantire il corretto funzionamento del percorso di cura”
⇒ Comunicato Stampa – Oncologia nello scenario della malattia oligometastatica, l’obiettivo è la guarigione
⇒ Rassegna Stampa
⇒ Documento di sintesi
INTRODUZIONE DI SCENARIO
Paolo Guzzonato, Direzione Scientifica Motore Sanità
TAVOLA ROTONDA
L’organizzazione necessaria per programmare il futuro
- Le procedure di trattamento loco-regionali, selettive in day hospital, come organizzarle e cosa cambiano nella vita delle persone malate
- Il paziente correttamente informato, decisore consapevole del suo percorso di cura
- Il paziente dalla presa in carico efficiente nei centri ad alta specializzazione, alle cure di prossimità: nuovo ruolo della medicina territoriale nella cronicizzazione dell’oncologia
- Open Way: Un nuovo modo di costruire PDTA condivisi
- MMG e specialista: come districarsi nel groviglio di PDTA per una nuova gestione efficace del paziente oncologico cronico tra privacy ed eccesso di comunicazione
- Servono percorsi dedicati per le linee avanzate (metastatiche), come organizzarli?
- Start Up e innovazione: come sta cambiando il sistema industriale?
Gianni Amunni, Direttore Rete Oncologica Toscana – Direttore Generale ISPRO, Regione Toscana
Alessio Auci, Responsabile UOSD Radiologia Interventistica Nord presso l’Ospedale Apuane di Massa – Azienda USL Toscana Nord Ovest
Pierfranco Conte, Direttore SC Oncologia Medica 2 IRCCS Istituto Oncologico Veneto, Padova – Coordinatore Rete Oncologica Veneta
Paolo Pronzato, Direttore Oncologia Medica IRCCS San Martino, Genova e Coordinatore DIAR Oncoematologia Regione Liguria
Milena Vainieri, Professore Associato in Economia e Gestione delle Imprese, responsabile del Laboratorio Management e Sanità, Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
Luigi Cavanna, Presidente CIPOMO
Roberto Cioni, Direttore UO Radiologia Interventistica presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana
Francesco Gabbrielli, Direttore Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali, Istituto Superiore di Sanità
Carmine Pinto, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia dell’IRCCS Santa Maria Nuova, Reggio Emilia
Pietro Quaglino, Dermatologia U, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino
Valentina Solfrini, Servizio Assistenza Territoriale, Area Farmaci e Dispositivi Medici, Regione Emilia-Romagna
Giuseppe Turchetti, Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese, Scuola Superiore Sant’Anna – Pisa
In Italia ogni anno circa 270 mila cittadini sono colpiti dal cancro. Attualmente, il 50% dei malati riesce a guarire, con o senza conseguenze invalidanti. Dell’altro 50% una buona parte si cronicizza, riuscendo a vivere più o meno a lungo. I risultati della ricerca sperimentale, i progressi della diagnostica, della medicina e della chirurgia, le nuove terapie contro il tumore, stanno mostrando effetti positivi sul decorso della malattia, allungando, la vita dei malati anche senza speranza di guarigione.
Ma, se da una parte i vantaggi del progresso scientifico hanno cancellato l’ineluttabile equazione “cancro uguale morte”, dall’altra sono sorti nuovi problemi che riguardano: la presa in carico di questa patologia complessa, la revisione organizzativa necessaria ai sistemi assistenziali per rispondere efficacemente al nuovo scenario (dai MTB ai CAR T team), l’accesso rapido ed uniforme alle fortunatamente molte terapie innovative in alcuni casi “Breakthrough”, i sottovalutati o non-valutati problemi nutrizionali che moltissimi pazienti presentano. Senza dimenticare l’importanza della diagnosi precoce attraverso screening strutturati e l’attenzione agli stili di vita. In questo scenario, ancor più dopo l’esperienza della recente pandemia, il coordinamento tra centri Hub, Spoke e medicina territoriale, sta assumendo sempre più importanza nei processi organizzativi/gestionali sia per un accesso rapido alle cure appropriate che per un coerente utilizzo delle risorse. E per questo oltre lo sviluppo delle reti di patologia che coinvolgono prevalentemente la medicina specialistica, già implementato in molte regioni, occorre oggi uno sforzo per formare la medicina di famiglia per un accesso rapido dei pazienti ai percorsi di diagnosi e cura e alla cogestione dei pazienti cronici, spesso gravati da polipatologie. Una buona stratificazione della popolazione, legata allo stato di salute, sarà così necessaria per evidenziare diversi livelli di complessità clinica/di fragilità e la conseguente chiara “presa in carico”. L’innovazione organizzativa e digitale necessaria, responsabilità di ogni singola regione, dovrebbe rappresentare una prima vera svolta realizzativa per facilitare tutto ciò. Il collegamento tra i principali attori clinici, dai centri ad alta specializzazione a quelli dei centri di primo e secondo livello fino oggi alla medicina territoriale, diventa un passaggio obbligato per una buona presa in carico. Il potenziamento delle reti di diagnostica di precisione attraverso un accentramento o un decentramento di alcuni servizi di anatomia patologica, la creazione dei Molecular Tumor Board daranno sostenibilità e chiarezza sulle migliori cure utilizzabili, riducendo sprechi e false aspettative. La formazione dei team multidisciplinari tra oncologi medici, chirurghi oncologi, anestesisti, nutrizionisti, anatomo-patologi, patologi clinici, biologi molecolari, genetisti, bioinformatici, farmacisti, infermieri dovrà essere un punto di forza su cui costruire un nuovo sistema che dia rapido accesso a cure appropriate. La creazione di reti di nutrizione clinica in grado di lavorare a stretto contatto con i team multidisciplinari e la disponibilità sul territorio di terapie nutrizionali immunomodulanti potrebbero portare grandi vantaggi oltre che ai pazienti anche agli stessi clinici che vedrebbero miglioramenti nella prosecuzione dei trattamenti radio e chemioterapici e una netta diminuzione delle sospensioni degli stessi dovute a importante malnutrizione pregressa. La partnership con le aziende di settore per programmare la grande innovazione breakthrough in arrivo che per molte tipologie di tumore corrisponderà a cronicizzazione della malattia se non a guarigione per i pazienti, sarà un punto chiave su cui confrontarsi per il presente e per il futuro. Inoltre la condivisione dei dati clinici “real world” ed amministrativi, così come il monitoraggio di molti aspetti chiave attualmente discussi e valutati più in setting di studio clinico che nel real world, potrebbe anche rappresentare un’altra grande innovazione di sistema, in grado di misurare il rispetto delle ricadute cliniche legate alle terapie innovative sull’intero percorso di cura. Ed infine il valore espresso dai pazienti maggiormente coinvolti e consapevoli all’interno di nuovi e moderni percorsi di cura, dovrà essere un passaggio fondante di questo nuovo scenario. In tutto questo condizione ineludibile è la sostenibilità del sistema di cui tutti devono diventare promotori.