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BARI SCHOOL: LA SANITÀ NEL SUD ITALIA E RETI REGIONALI COLLABORATIVE – 1 APRILE

Data

01 Apr 2025

Ora

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CRONICITÀ, INNOVAZIONE E NON SOLO

«Non vi può essere innovazione se il sistema non è pronto a riceverla» A.Liberati

“Il SSN, nato sui principi della Costituzione (art.32) e basato sulle finalità universalistiche delineate sin dalla prima riforma sanitaria (art.1 L833), deve garantire equità, parità di accesso di tutti i cittadini ai servizi sanitari e l’abbattimento di ogni forma di disuguaglianza nell’accesso alle cure. Questo principio assume particolare importanza nella cura della cronicità….”

 

RAZIONALE SCIENTIFICO

“Le patologie croniche costituiscono uno dei più rilevanti problemi di salute pubblica a livello globale, nazionale e locale, per il loro impatto rilevante sulla mortalità, ma anche sull’insorgenza della disabilità e il peggioramento della qualità della vita degli individui e spesso dei loro conviventi”. La spesa a livello UE per le malattie croniche è pari a circa 700 miliardi di euro l’anno e, in Italia, i malati cronici sono 24 milioni, assorbendo una gran parte delle risorse riversate in sanità.

Nel Piano Nazionale Cronicità (PNC) sono stati dati precisi indirizzi generali per far sì che ogni regione potesse poi declinare quanto definito nel piano stesso. Il PNC ha previsto la presa in carico proattiva del paziente cronico che però, non può prescindere da una riorganizzazione del SSN stesso e, in particolar modo dell’assistenza primaria. D’altro lato siamo ancora in attesa su questo aspetto della messa a terra di quanto previsto dal PNRR e dal DM 77. Solo un deciso e tempestivo intervento potrà consentire che il processo di miglioramento della qualità assistenziale, si sviluppi in coerenza con l’esigenza di contenimento e di razionalizzazione della spesa sanitaria.  Ad oramai diversi anni dall’approvazione, l’attuazione concreta del PNC peraltro oggi nella revisione 2024, si vede realizzata in modo parziale e solo in alcune regioni, seppur da molti sia stata considerata una potenziale vera spending review della sanità.

Per verificare il suo stato di attuazione reale e non formale, la programmazione del MinSal ha da tempo attivato un monitoraggio tecnico (Agenas) che deve mappare una serie di indicatori trasmessi dalle singole regioni: il livello di stratificazione della popolazione, il livello di integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale e il livello di adozione e di attuazione dei percorsi diagnostico-terapeutici. Il PNC aveva anche previsto la creazione di una cabina di regia che, partendo dall’analisi di questi indicatori, costruisse una fotografia iniziale per poi decidere le azioni successive. Se l’obiettivo del piano nasceva dall’esigenza di armonizzare a livello nazionale tutte le attività in questo campo, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, la sua realizzazione e attuazione in tutte le Regioni doveva e deve rappresentare lo strumento per rendere omogeneo l’accesso alle cure da parte dei cittadini, garantendo gli stessi LEA e rendendo sostenibile il SSN

In questo contesto l’innovazione organizzativa e digitale necessaria, responsabilità di ogni singola regione, doveva e deve rappresentare la prima vera svolta realizzativa comportando non una riduzione di servizi, bensì una ottimizzazione ed un fondamentale ammodernamento di questi. Attraverso di queste la programmazione diventa centrata sulle reali richieste di cura con un utilizzo più appropriato delle risorse, con l’opportunità di consolidare la filiera assistenziale tra dati clinici ed amministrativi e soprattutto con il vantaggio di monitorare aspetti chiave non più nel setting di “studio clinico” bensì di “real world”. Un esempio fra tutti l’opportunità di misurare concretamente le ricadute cliniche legate dell’innovazione (terapie e devices) sull’intero percorso di cura o il valore dell’aderenza alle terapie prescritte.

Per i nuovi percorsi di presa in carico delle cronicità con il supporto di strumenti tecnologici innovativi di e-health, bisognerà anche prevedere percorsi formativi per tutti gli attori coinvolti nella presa in carico pro-attiva, soprattutto per i nuovi profili professionali che si incominciano a delineare (es° case manager, farmacie dei servizi). Ma oggi non è più tempo di agire sugli attuali sistemi digitali con un approccio di adattamento incrementale attraverso soluzioni realizzate per continue “aggiunte” successive. Perché l’effetto osservato finora, è stato di generare un’offerta digitale frammentata che rende l’operatività complessa e poco integrata. Per questo i processi innovativi rivolti alla gestione del soggetto cronico devono essere il frutto di un lavoro congiunto di più competenze, rispondenti ai bisogni di chi utilizza gli strumenti ma anche e, soprattutto, rispondenti ai bisogni di chi ne fruisce, il paziente e la famiglia.

Infine resta cruciale il tema della prevenzione intesa nella sua accezione globale e non solo come vaccinale o primaria, secondaria, terziaria o come screening; oramai è incontrovertibile l’evidenza che essa rappresenti un investimento in salute su cui riporre maggiori risorse e come sia necessario inserirla nel percorso di cura di ogni singolo paziente. 

Su questi temi l’Osservatorio Innovazione di Motore sanità ritiene fondamentale un confronto fra tutti gli attori in gioco, per condividere buone pratiche e criticità e supportare le migliori decisioni programmatorie da parte delle istituzioni Nazionali e Regionali.