La cura per l’HCV ha rappresentato il primo vero esempio di come innovazione, sostenibilità del sistema, accesso alle cure e determinazione del prezzo in un Market Access complesso e frammentato, siano temi su cui si è dovuta impostare e sviluppare una vera politica del farmaco nazionale ed europea. La Regione del Veneto ha impostato una filiera applicativa e di controllo sull’uso di tali cure attraverso la valutazione delle terapie tramite HTA, la stima dei pazienti eleggibili, la programmazione delle terapie e il monitoraggio dei risultati nei casi trattati.
La vicenda dell’epatite C ha rappresentato un paradigma della ricerca biomedica, in primis per i farmaci innovativi con grande efficacia terapeutica, che hanno peraltro determinato un importante impatto economico con criticità per la sostenibilità, da un lato per il notevole numero di pazienti da trattare e dall’altro a causa della limitata disponibilità di risorse impiegate, in uno scenario peraltro in rapida evoluzione per la sequenza temporale di nuove molecole che di volta in volta sono comparse sul mercato e per le strategie , complesse e talvolta troppo confidenziali, di negoziazione dei farmaci. Di conseguenza, seppur in un progressivo reclutamento dei pazienti affetti da Epatite C secondo i criteri AIFA, le realtà regionali non hanno sempre assicurato omogeneamente l’accesso al trattamento coi nuovi farmaci per l’Epatite C.
Un’analisi della realtà del Veneto, che è stata la prima Regione a trattare i pazienti secondo le modalità convenute ed anche la prima, ed una delle poche, che collega e armonizza tutti i Centri Clinici coinvolti tramite una “rete”, non può che contribuire ad una migliore conoscenza dei percorsi virtuosi necessari alla miglior gestione della patologia, per un trasferimento ora dal livello di consapevolezza degli Specialisti a quello dei medici di base, attraverso un’informazione più schematica e capillare.
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