Coronavirus, Lombardia rialza la testa. Verso misure di sostegno economia

La Lombardia chiama l’Europa e rialza la testa

FONTE: 27 febbraio 2020 – lombardianotizie.online

“Per questo – ha proseguito  – vogliamo chiedere una serie di aiuti, anche a seguito degli incontri avuti con le categorie economiche: all’Unione Europea, in particolare, ci rivolgeremo per accedere al fondo di solidarietà per calamità naturali, anche se sappiamo che non investe direttamente in ambito sanitario”. “Chiediamo misure a garanzia non solo della Regione – ha rimarcato Fabrizio Sala – ma dell’Italia, dell’Europa e del mondo”.

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Coronavirus, Fontana: mascherina? Non è esibizionismo, ma rispetto per le persone e le istruzioni operative

Coronavirus, Fontana: mascherina? Non è esibizionismo, ma rispetto per le persone e le istruzioni operative

FONTE: 27 febbraio 2020 – lombardianotizie.online

“Indossare la mascherina non è una scelta di esibizionismo o allarmismo, significa comunicare la possibilità di vivere e lavorare normalmente, prendendo precauzioni a tutela propria e del prossimo. Chiarisco che, nell’esercizio della mia funzione, sono assoggettato alle istruzioni operative per gli operatori di servizio sanitario e socio-sanitario regionale, finalizzate a garantire il livello di massima sicurezza in relazione alle condizioni di potenziale e/o possibile esposizione al Coronavirus (ciò in adempimento al DPCM del 23 febbraio 2020).

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Pneumologia italiana allertata e pronta a contribuire alla lotta al Coronavirus

Pneumologia italiana allertata e pronta a contribuire alla lotta al Coronavirus

 

L’emergenza creata dalla diffusione dell’infezione prodotta dal COVID 19 o Sindrome Respiratoria Acuta grave Coronavirus 2 (SARS-CoV-2) in diverse località di alcune Regioni italiane, costituisce un’importante sfida per il nostro SSN che si è pienamente dimostrato all’altezza nel rispondere a questa complessa e difficile situazione. Per contenere il contagio e trattare i soggetti che hanno contratto l’infezione da COV 19, tutte le risorse del SSN, delle Istituzioni e della Società Civile devono essere valorizzare e coinvolte.

Per poter utilizzare al meglio e in tempi rapidi le risorse sanitarie offerte dalla specialità, l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – Italian Thoracic Society – AIPO-ITS, sta effettuando un’azione di sensibilizzazione e di informazione presso tutte le pneumologie italiane e i propri soci, attraverso l’invio di un questionario finalizzato a valutare in questo contesto i punti forza e le criticità in termini delle risorse a disposizione, i cui risultati saranno disponibili a breve e potranno offrire un quadro utile a rispondere alla sfida di questa nuova malattia infettiva.

Gli studi epidemiologici hanno dimostrato che la principale manifestazione clinica e causa del ricovero ospedaliero è la polmonite virale (mono e bilaterale), frequentemente associata a insufficienza respiratoria e che può evolvere in circa il 15-20 per cento dei casi in ARD5 ma, al di fuori delle suddette complicanze respiratorie, il contagiato manifesta quasi unicamente sintomi simil-influenzali. Pertanto, in questo contesto, la Pneumologia può svolgere un importante ruolo in quanto:

1) lo pneumologo è chiamato a trattare i pazienti con polmoniti gravi che sono elettivamente ricoverati in pneumologia ed il personale sanitario delle pneumologie è particolarmente esperto nel trattamento dei pazienti con patologie infettive respiratorie (TBC, polmoniti causate da batteri multi resistenti, ecc.)

2) lo pneumologo ha competenze specifiche per quanto riguarda la monitorizzazione ed i trattamento dei pazienti con insufficienza respiratoria ricoverati nei reparti o nelle unità di terapia sub intensiva respiratoria

3) lo pneumologo può svolgere un compito diagnostico importante nell’esecuzione, quando necessario, della broncoscopia con BAL a scopo diagnostico

4) la figura specialistica pneumologica può svolgere, nella realizzazione dei piani di emergenza ospedalieri e aziendali, un ruolo consulenziale sicuramente di grande utilità.

Coronavirus: la SIPPS fa chiarezza e propone strategie operative funzionali

Coronavirus: la SIPPS fa chiarezza e propone strategie operative funzionali

 

In questi giorni di emergenza sanitaria nazionale e globale, sono troppi gli interrogativi che ognuno di noi ancora si pone quotidianamente. Molti sottolineano infatti che sulla base dei dati epidemiologici attuali non ci sono elementi sufficienti a definire il 2019-nCoV (Coronavirus) un virus più pericoloso dei comuni ‘virus influenzali’. Altri hanno chiesto di chiarire che cosa differenzi questo coronavirus dai comuni virus influenzali. La  Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale SIPPS  – cerca di chiarire alcuni principi di carattere generale, in attesa che i dati epidemiologici e gli esperti infettivologi possano meglio definire la pericolosità del virus.

Bisogna ricordare che nei confronti dei virus che circolano da anni/decenni – sottolinea Giuseppe Di Mauro, presidente SIPPS – i sistemi immunocompetenti umani sono in grado di rispondere in modo efficace e adeguato. Nei confronti, invece, di questi virus che hanno fatto il cosiddetto ‘salto della specie’, da animale a uomo, i nostri sistemi immunocompetenti tendono a reagire in modo pericoloso, sia per eccesso che per difetto”. Quello che è avvenuto a partire dagli anni ’90 del secolo scorso – prosegue il professor Ernesto Burgio dello European Cancer and Environment Research Institute ECERI di Bruxelles ed esperto SIPPS – è che molti virus animali sono passati dal loro serbatoio animale/naturale all’uomo: gran parte delle malattie acute emergenti sono infatti zoonosi. Finora questi virus non sono diventati vere e proprie epidemie essenzialmente perché, per nostra fortuna, non hanno acquisito le mutazioni chiave, in particolare nel gene codificante per la proteina in grado di agganciarsi ai recettori delle vie aeree superiori umane (HA – emoagglutinina). Tutto questo – conclude Burgio – per ricordare in caso di diffusione di questi virus, che bisogna agire correttamente in primis per limitarne/rallentarne la diffusione, poi per salvaguardare i sistemi sanitari e proteggere la salute degli operatori sanitari, che si trovano inevitabilmente ad essere i soggetti più esposti.

Al momento attuale non possiamo assolutamente comprendere la virulenza del coronavirus con i dati in nostro possesso. Sulla base di questa semplicistica ma necessaria premessa possiamo dedurre che il coronavirus è caratterizzato da due fattori di rischio: il lungo periodo di incubazione, che ne rende praticamente impossibile il confinamento e il possibile stato di portatore sano”. La SIPPS quindi raccomanda di evitare ogni allarmismo ma di attenersi alle direttive istituzionali, senza iniziative personali inutili e dannose. Come è stato specificato, non c’è un’epidemia e le misure restrittive devono essere ragionevoli e commisurate, di volta in volta, ai dati epidemiologici in nostro possesso. Operativamente bisogna verificare e superare le difficoltà che molti medici stanno incontrando nel contattare il 112 ed il 1500.

La SIPPS raccomanda, come unica strategia necessaria ed urgente al tempo stesso, la realizzazione di corridoi preferenziali in cui poter canalizzare i casi o supposti tali nei prossimi giorni o mesi che verranno. A tal fine la proposta che la SIPPS rilancia, già fatta quasi 20 anni fa in occasione dell’allarme pandemico per il Corona/SARS è la seguente: bisognerebbe rapidamente attrezzare centri di diagnosi e terapia dedicati, per esempio gli ospedali militari delle grandi città (attualmente quasi inutilizzati) in modo tale da trasformarli in breve tempo in centri di diagnosi, isolamento, e smistamento per i casi necessitanti di terapia intensiva. E’ importante sottolineare come questa sarebbe la miglior strategia non solo per scongiurare i rischi potenzialmente connessi all’outbreak in corso, ma anche e soprattutto per garantire un intervento rapido ed efficace in caso di qualsiasi allarme analogo dei prossimi anni. In ogni caso è importante che, allo stato attuale, l’attenzione non sia solo concentrata sull’infezione da COVID-19 perchè in questa stagione il personale sanitario deve far fronte a molte patologie infettive, anche gravi, per cui ogni intervento dovrà essere appropriato ed attentamente organizzato. A tal fine, dovrà essere garantita una puntuale e precisa informazione sull’evolversi della situazione ed ognuno dovrà fare la sua parte: istituzioni, medici e pazienti.

Emergenza Coronavirus

Emergenza Coronavirus

FONTE: 26 febbraio 2020 – regione.veneto.it

 

Chiarimenti applicativi in merito all’Ordinanza contingiible e urgente del Ministero della Salute e della Regione del Veneto – Attivo il numero verde 800462340 per informazioni su infezioni da coronavirus

FAQ

Chiarimenti applicativi in merito all’Ordinanza contingibile e urgente del Ministero della Salute e della Regione del Veneto [file pdf – 87 kb]

Ordinanza contingiible e urgente del Ministero della Salute e della Regione del Veneto [file pdf – 45 kb]

DPCM del 23 02 2020 [file pdf 35 kb]

Indicazioni per i cittadini:

Numero Verde 800462340

800462340. E’ questo il numero verde attivato dalla Regione Veneto per assistere e informare i cittadini sui comportamenti da tenere da parte delle persone che temono di essere entrate in contatto con virus.

La decisione è stata presa alla luce del fatto che numerose persone stanno chiamando il 118 per chiedere informazioni sull’infezione, per evitare il sovraccarico delle centrali operative, che può avere delle conseguenze sul soccorso a persone che hanno effettivamente necessità di un intervento immediato.

Si raccomanda peraltro di chiamare il 118 in caso di difficoltà respiratoria, per richiedere l’invio immediato di un’ambulanza.

I tecnici della Regione precisano che le persone che temono di essere entrate in contatto con soggetti infetti, ma che non hanno alcun sintomo o che presentano sintomi lievi come febbre e/o tosse senza difficoltà respiratoria, non devono chiamare il 118 e non devono recarsi in ospedale; devono invece rivolgersi al numero verde che in base alle notizie riferite fornirà tutte le informazioni e le eventuali istruzioni sui comportamenti da adottare. Inoltre gli utenti possono chiedere informazioni ed istruzioni anche al proprio medico di medicina generale.

I medici di medicina generale del Veneto potranno essere contattati telefonicamente dai loro assistiti che percepiscano sintomi, e che non dovranno quindi recarsi in ambulatorio. Il medico effettuerà un triage telefonico e deciderà se è necessario effettuare una visita domiciliare o attivare l’intervento del servizio di igiene pubblica o del sistema di emergenza-urgenza.

Allegati:

Dieci comportamenti da seguire

Indicazioni per i comuni

Video

Redazione a cura dell’Unità organizzativa Comunicazione e Informazione – Posizione organizzativa Coordinamento Internet
Data ultimo aggiornamento: 26 febbraio 2020

SPECIALE CORONAVIRUS

Cos è il COVID-19
Una vasta famiglia di virus che causano diverse malattie che possono essere innocue come il comune raffreddore a malattie gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (Mers) e la Sindrome respiratoria acuta grave (Sars). I Coronavirus sono ben conosciuti: la prima volta sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l’uomo ed alcuni animali (inclusi uccelli e mammiferi). Il COVID-19 (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata) è un nuovo ceppo di Coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo.

Come prevenire il contagio:

Lavarsi le mani.

 In assenza di un vaccino per evitare di essere contagiati l’arma più efficace resta quella di curare l’igiene. Il coronavirus si trasmette molto facilmente, proprio come un comune raffreddore. E quindi il modo migliore per evitare il contagio è quello di non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani sporche. E’ consigliabile quindi evitare di toccare superfici sporche, lavarsi spesso e con attenzione le mani: il consiglio ovviamente è quello di utilizzare il sapone ma anche di fare attenzione a intrecciare le dita e frizionare palmo contro palmo. Se starnutite o tossite, fatelo in un fazzoletto o nel gomito e cercate di stare a “distanza di sicurezza” da chi mostra tali sintomi. Al contrario, le mascherine chirurgiche sono consigliate solo agli operatori sanitari e in ogni caso quelle normali non bloccano i virus, servono le maschere con standard Ffp3, più care e disponibili sono nei negozi specializzati.

Come puoi infettarti:

Il nuovo Coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria sono le  goccioline del respiro delle persone infette ad esempio tramite la saliva, tossendo e starnutendo. Oppure con contatti diretti personali, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi. Per “contatto stretto” si intende quello di un operatore sanitario  impiegato nell’assistenza di un malato o quello di vivere nella stessa casa: un marito può facilmente contagiare la moglie e viceversa, ma anche un aereo, dove si considera contatto stretto aver viaggiato nella stessa fila o nelle due file antecedenti o successive a quello di un malato.

I possibili sintomi:

Sono molto simili a quelli di una banale influenza, almeno nella fase iniziale: febbre, tosse, mal di gola. In casi più rari ci sarebbero anche congiuntiviti e diarrea. In circa l’80-85% dei casi, secondo le stime che sono ancora in fase di studio, tutto si risolve così, senza particolari complicazioni. In casi più rari la malattia evolve in polmoniti che possono portare a gravi insufficienze respiratorie e renali. Il consiglio dei medici è quindi quello di non allarmarsi per qualche colpo di tosse o poche linee di febbre ma di consultare un medico se subentrano difficoltà respiratorie, se si pensa di essere entrati in contatto con persone malate o se si è stati di recente in una delle zone colpite dall’epidemia, in Cina o in Italia. La speranza è che anche questo Coronavirus con l’arrivo della bella stagione e del caldo rallenti di molto la diffusione, facilitando il contenimento.

Infettati: il caso degli asintomatici
Si può essere contagiati anche da persone asintomatiche. Come ha specificato l’OMS, è una possibilità ritenuta rara ma non impossibile. I primi ad analizzare il virus, per ovvi motivi, sono stati i cinesi e sono stati proprio loro a pubblicare un recente studio che dimostra che la quantità di Coronavirus presente nella gola e nel naso dei pazienti asintomatici è paragonabile a quella dei malati con sintomi. Questo significa che anche loro sono potenzialmente in grado di diffondere la malattia ma le probabilità sono più basse: l’assenza di starnuti e tosse infatti rende più improbabile la dispersione nell’area delle gocce che sono la fonte primaria dell’infezione. E’ infatti un parere condiviso da tutta la comunità scientifica che più i sintomi sono evidenti, più è facile che i soggetti siano contagiosi.

Il modo per sapere la verità: il tampone
Solo i medici possono ordinare di farlo e non siamo noi a decidere di fare il tampone.Si tratta di una sorta di cotton fioc con il quale si preleva un campione organico dalla gola del paziente. Nulla di doloroso o di pericoloso. Il campione viene poi inviato a un laboratorio medico appositamente attrezzato per le analisi del caso.

Come gestire la quarantena in casa

Il test del tampone ha dato esito positivo e il paziente quindi ha contratto la temuta malattia. In questo caso, con ogni probabilità scatterà il ricovero. C’è però un’ipotesi intermedia: il paziente è venuto a contatto con qualche malato ma non ha manifestato la malattia. Tenendo conto che quest’ultima ha un periodo di incubazione di 14 giorni (almeno questo è il dato al momento, ma si cominciano a segnalare singoli casi di periodi più lunghi) occorre però evitare contatti con altre persone. Una volta la si chiamava quarantena, oggi sarebbe più corretto parlare di “isolamento domiciliare” ma la sostanza non cambia: ci si chiude in casa o in una struttura apposita e si aspetta di capire se si manifesta la malattia. Chi si ritrova costretto a restare chiuso in casa, dovrebbe prima di tutto allontanare eventuali parenti  anziani, i più a rischio in caso di infezione. Poi restano valide le normali regole del buonsenso: lavare le mani e la biancheria personale, se possibile utilizzare bagni separati, disinfettare le superfici. Sembra strano, ma ancora non si sa se il virus possa essere trasmesso attraverso rapporti sessuali: in ogni caso, l’astinenza è vivamente consigliata.

CORONAVIRUS: ATTIVATA SEZIONE SU PORTALE REGIONE PUGLIA EMILIANO IN COLLEGAMENTO CON TAVOLO NAZIONALE PROTEZIONE CIVILE E IN RIUNIONE CON I MEDICI DI MEDICINA GENERALE E PEDIATRI

CORONAVIRUS: ATTIVATA SEZIONE SU PORTALE REGIONE PUGLIA EMILIANO IN COLLEGAMENTO CON TAVOLO NAZIONALE PROTEZIONE CIVILE E IN RIUNIONE CON I MEDICI DI MEDICINA GENERALE E PEDIATRI

FONTE: 25 febbraio 2020 – regione.puglia.it

link video girato senza audio

http://rpu.gl/BTfyo

CORONAVIRUS: ATTIVATA SEZIONE SU PORTALE REGIONE PUGLIA

EMILIANO IN COLLEGAMENTO CON TAVOLO NAZIONALE PROTEZIONE CIVILE E IN RIUNIONE CON I MEDICI DI MEDICINA GENERALE E PEDIATRI

Sul portale istituzionale è on-line una sezione dedicata al Coronavirus regione.puglia.it/coronavirus per offrire ai pugliesi un punto di riferimento ufficiale con le informazioni in tempo reale. Sul sito sono disponibili i documenti ufficiali, i comunicati stampa e le indicazioni da seguire. Le pagine saranno costantemente aggiornate.

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ALLERTA CORONAVIRUS: TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE

Il Coronavirus COVID-19 si è propagato in Italia, un dato di fatto che ha messo in allerta popolazione e governanti dello Stivale, moltissime informazioni diffuse da mass media e on-line stanno creando una generale confusione e soprattutto danno vita ad una lunga serie di Fake News.

Quali le più diffuse?

 

 

Nonostante la pericolosità inferiore a molti altri tipi di virus nessuna pandemia va presa sottogamba, però bisogna prima avere chiaro dove si è diffuso ad oggi questo virus e quindi dove e chi deve prendere le maggiori precauzioni.

Una volta che si ha chiaro il quadro sul Coronavirus bisogna mantenere la calma, avere fiducia nelle istituzioni e rispettare le linee guida per evitare il contagio.

 

Per ulteriori informazioni bisogna affidarsi all’Istituto Superiore di Sanità a questo  link 

Diabete: non esistono diete o pillole miracolose Gli esperti invitano i pazienti alla prudenza

Diabete: non esistono diete o pillole miracolose Gli esperti invitano i pazienti alla prudenza

 

di Redazione

Roma. 19 Febbraio 2020 – “AMD (Associazione Medici Diabetologi) e SID (Società Italiana di Diabetologia), società scientifiche storiche di riferimento nazionale per la ricerca e l’assistenza alle persone con diabete, invitano a diffidare di qualsiasi forma di terapia alternativa presentata sui diversi mezzi di comunicazione di massa (stampa, TV, social, web)”. A lanciare l’allarme è il dottor Paolo di Bartolo, presidente AMD e il professor Francesco Purrello, presidente SID. “Il nostro Servizio Sanitario Nazionale – ricordano gli esperti – è fra i pochi al mondo a prevedere una copertura assistenziale universalistica. Questo, ancora oggi, garantisce ai cittadini un’assistenza di qualità e sostenibile. Affidarsi a percorsi di ‘cura’ alternativi significa affidarsi a soluzioni terapeutiche che non sono state sottoposte al vaglio degli studi scientifici, né ai rigidi controlli da parte degli organi nazionali preposti, che precedono l’immissione sul mercato di qualsiasi terapia, nonché il costante monitoraggio durante la somministrazione”.

Liberarsi per sempre dal diabete. E chi non lo vorrebbe? Di certo quei 4 milioni di italiani che convivono con questa patologia che, se non ben controllata, se ne porta dietro tante altre. Sono tanti ormai i farmaci a disposizione del diabete di tipo 2 (per il tipo 1, l’unica possibilità è l’insulina), ma non si dispone ancora di una cura definitiva. Ma il diabete, al pari di altre condizioni croniche, come l’ipertensione e l’ipercolesterolemia si può trattare e tenere a bada, e in questo modo ci si protegge dalle conseguenze di una glicemia fuori controllo e dalle tante complicanze collegate a questa malattia. Convivere con una malattia cronica tuttavia è difficile, è psicologicamente pesante e possono esserci momenti di stanchezza e di depressione che di certo non giovano all’aderenza alle terapie e ad uno stile di vita sano. L’attività fisica e l’alimentazione sono colonne portanti della gestione del diabete e possono fare la differenza, insieme alle terapie, tra un diabete in buon compenso e uno fortemente scompensato. Ma pensare di poter ‘curare’, addirittura di far scomparire il diabete con la sola dieta e una manciata di integratori è un’altra storia. La rete e le pubblicità dei giornali sono purtroppo spesso un’insidiosa vetrina di ‘sirene’ e cattivi consiglieri. Ci sono quelli che promettono di ‘guarire’ il diabete in poche settimane con diete miracolose e le immancabili ‘pillole’ di supplementi. Magari fosse così, magari fosse vero. Scopo evidente di queste pubblicità è solo il profitto, che certo non rappresenta un reato. Purtroppo queste false promesse possono mettere a repentaglio la salute dei pazienti. Un soggetto con diabete che da un giorno all’altro decida di abbandonare le sue medicine e di imbottirsi di ‘supplementi’ o di seguire diete miracolose potrebbe trovarsi con un grave scompenso e finire in pronto soccorso.

Gli esperti delle società scientifiche di diabetologia invitano dunque alla prudenza e al buon senso. Le persone hanno tutto il diritto di navigare in rete e di informarsi, ma le fonti – raccomandano gli esperti della SID e dell’AMD – vanno sempre verificate (intanto si può cominciare col far caso se la pagina in questione riporta la dizione ‘informazione pubblicitaria’) e per testare la veridicità delle promesse di pillole e diete ‘magiche’ è sempre meglio consultare il proprio medico. Non è il caso insomma di fare esperimenti in autonomia. Potrebbero purtroppo costare davvero cari. “Invitiamo i cittadini – ammoniscono Francesco Purrello e Paolo Di Bartolo – a non sperimentare ‘trattamenti’ suggeriti su canali diversi da quelli ufficiali previsti dal nostro servizio sanitario e a fare sempre riferimento al proprio medico di famiglia per qualsiasi dubbio o approfondimento. A seconda delle situazioni, il medico saprà eventualmente indirizzare i suoi assistiti verso lo specialista e/o la struttura di riferimento della zona più in linea con il percorso di cura individuato. Suggeriamo infine – concludono gli esperti – di evitare cambi o integrazioni di terapia anche con prodotti da banco facilmente reperibili dal consumatore. Anche in questo caso, andrebbe sempre prima il medico di riferimento per evitare interferenze con il percorso terapeutico che potrebbero vanificare l’aderenza alla terapia”.

Consulcesi & Partners: così funziona per i medici il riscatto della laurea 2020

Consulcesi & Partners: così funziona per i medici il riscatto della laurea 2020

  

di Redazione

Roma. 19 Febbraio 2020 – “Boom di richieste da parte dei medici per il supporto nell’avvio dell’iter di riscatto della laurea in medicina e degli anni di specializzazione post universitaria”. Lo registra il network legale Consulcesi & Partners a seguito delle novità introdotte dall’Inps. A pochi giorni dall’entrata in vigore della circolare Inps, Consulcesi & Partners ha registrato “centinaia di richieste di medici sui termini e le modalità per il riscatto della laurea, segno del forte interesse da parte di questa categoria”. Secondo quanto riferisce l’AdnKronos Salute le nuove norme “potrebbero rappresentare un importante strumento per molti medici e operatori sanitari per programmare un ritiro dal lavoro in tempi congrui e dignitosi, che consentirebbero, qualora ci fossero i presupposti, di accedere alla pensione anticipatamente”, sottolinea Consulcesi & Partners in una nota. Con la circolare numero 6 del 22 gennaio 2020, l’Inps amplia considerevolmente la platea dei possibili beneficiari del riscatto di laurea: estende il diritto anche a coloro che hanno conseguito il titolo di studio prima del 1996, o a cavallo di quell’anno ed elimina i vecchi limiti d’età a 45 anni.

Facciamo chiarezza per i medici. “Se un medico che inizia a lavorare a trent’anni non riscatta la laurea, i 38 anni della quota 100 ma anche i 42 anni, li raggiunge oltre i 67 anni. Quindi – secondo Consulcesi & Partners – è del tutto evidente che, per chi ha una carriera lunga e vuole assicurarsi la possibilità di andare in pensione ad una età non troppo tarda, e programmare un’uscita dal lavoro che non sia intorno ai 70 anni, il riscatto della laurea è importante”.

Come funziona il riscatto della laurea per i medici? “È possibile riscattare fino a cinque anni di studi universitari, compresi gli anni di specializzazione medica, versando la somma di 5.260 euro per ciascun anno – rispondono gli esperti di Consulcesi & Partners – anche per coloro che abbiano conseguito il titolo di studi prima del 1996, ma a condizione che il medico abbia: meno di 18 anni di contributi versati prima del 31 dicembre 1995; almeno 15 anni di contributi complessivamente versati al momento della prestazione della domanda di riscatto; almeno 5 anni accantonati dopo il 1996 (con il sistema contributivo)”. L’Inps ha anche chiarito che la facoltà di riscatto agevolato potrà essere richiesta contestualmente alla domanda di pensione nel caso di accessi anticipati che comportino, anche indirettamente il ricalcolo contributivo dell’assegno. “Si deve ricordare che l’opzione per il calcolo contributivo della pensione deve intendersi irrevocabile sia se esercitata al momento del pensionamento, sia se esercitata nel corso della vita lavorativa quando produce effetti sostanziali. Il pagamento potrà essere liquidato in un’unica soluzione, oppure dilazionato fino a 120 rate mensili”, precisano gli esperti.

Come avviene il calcolo? “Condizione essenziale per poter accedere al sistema del riscatto agevolato è che il lavoratore, che voglia far considerare gli anni di studio antecedenti al 1996, opti per la liquidazione dell’assegnazione della pensione con il solo metodo contributivo. In altre parole, con i versamenti in misura fissa, indipendentemente dal livello di reddito o dallo stato occupazionale, si potranno coprire gli anni scoperti da contribuzione nel diritto, ma non anche nella misura – prosegue la nota – Fino al 31 dicembre 1995, infatti, il sistema di calcolo della pensione è retributivo, mentre dopo diventa contributivo. Ebbene, gli anni riscattati per motivi di studio ante 1996 saranno considerati dall’Inps ai fini pensionistici sono nel regime contributivo, in deroga al sistema di calcolo tradizionale”.

Il riscatto agevolato ed ‘opzione donna’. “La circolare si occupa anche delle lavoratrici che abbiamo maturato i requisiti per l’anticipo pensionistico ‘opzione donna’, che prevede comunque la conversione del metodo contributivo – conclude Consulcesi & Partners – Le lavoratrici che abbiano raggiunto il requisito anagrafico per accedere al pensionamento con l’’opzione donna’, ovvero 59 anni per le lavoratrici autonome a fronte dei 58 per quelle dipendenti, possono quindi incrementare l’altro requisito richiesto dei 35 anni di anzianità contributiva, eventualmente non ancora raggiunto, usufruendo del riscatto di laurea in forma agevolata calcolato con il metodo a percentuale”.