Centrali di acquisto per l’accesso rapido all’innovazione tra criticità e soluzioni. Le esperienze regionali

Pollenzo, 10 febbraio 2022 – Le Regioni, già da tempo, per cercare di rendere sostenibile l’innovazione e il costo delle terapie, hanno centralizzato gli acquisti, per cui molte hanno una centrale unica a livello regionale che opera nella maggior parte delle gare di aggiudicazione. All’interno delle varie Regioni però, l’accesso all’innovazione non è omogeneo. L’utilizzo del farmaco innovativo, che molte volte è importante per salvare la vita ai pazienti, arriva con una tempistica diversa dovuta al fatto che le Regioni stesse organizzano il controllo dell’accesso all’innovazione con modalità diverse, dotandosi di commissioni o prontuari che talora, invece di facilitare, ostacolano l’introduzione dell’innovazione. Inoltre anche la durata delle gare, l’e-procurement e la facilitazione burocratica, sono altrettanto importanti per un accesso rapido delle terapie innovative. Ci sono proposte di gare interregionali con sistemi innovativi, che possono facilitare dal punto di vista burocratico e procedurale l’accesso al farmaco e se tali gare venissero diffusamente utilizzate, tale procedura favorirebbe l’accesso all’innovazione stessa. 
Una valutazione dell’efficienza nell’Unione Europea relativa all’area dei sistemi pubblici di acquisto, basato su 12 indicatori di performance e che fornisce una fotografia indicativa sulla qualità degli appalti pubblici a livello europeo, inquadra l’Italia in area rossa (performance non soddisfacente). Tra le motivazioni emerge che più del 20% delle gare presentano un unico offerente (indicatore 1), meno del 45% sono aggiudicate a piccole e medie imprese (indicatore 7) e i tempi di gestione del processo di acquisto sono mediamente superiori a due anni (indicatore 6)
Quali possibili soluzioni? Se ne parla alla Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di Eli Lilly, nella sessione “Centrali di acquisto ed accesso rapido all’innovazione”.

Nicolò Pestelli, Presidente del Collegio sindacale FIASO – Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, considerando lo scenario generale attuale, spiega: 
“Questo contesto generale ha comportato spesso tempi di espletamento delle procedure di gara molto lunghi, numerose attività non a valore e disomogeneità tra le diverse Regioni; non adeguate stime dei fabbisogni di acquisto ed errata traduzione nei capitolati di gara; non omogenee interpretazioni normative e carenza di standard di lavorazione; difficoltà nel cercare metodi innovativi di acquisto. Queste problematiche si riproporranno in particolar modo adesso quando sarà necessario in tempi molto rapidi portare avanti procedure d’acquisto di beni e servizi finanziati con i fondi del PNRR. Per questo sarà fondamentale sviluppare modelli di acquisizione innovativi sviluppati anche su logiche di partnership con il privato ed in particolar modo sarà fondamentale fare sharing di esperienze e competenze tra tutte le centrali attraverso anche la creazione di specifici advisory board e osservatori

Sul tema interviene anche Adriano Cristinziano, Direttore UOC Farmacia Ospedale Monaldi – AORN dei Colli di Napoli.
“Gli sforzi fatti fino ad ora nella gestione degli appalti pubblici evidentemente richiedono una spinta maggiore finalizzata a migliorare i processi di acquisizione dei beni e servizi per il Servizio sanitario nazionale, soprattutto in un momento strategico come quello attuale che vede, grazie al Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), la possibilità di accedere a risorse che devono essere spese sapientemente. Data la eterogeneità dei beni da acquisire, sarebbe opportuno soprattutto quando parliamo di farmaci, differenziare i processi di acquisto tra: farmaci biosimilari, farmaci generici, farmaci ancora coperti da brevetto, farmaci nuovi, fino ad arrivare ai farmaci innovativi. Proprio per questi ultimi mettere in piedi nella migliore delle ipotesi 21 procedure di acquisto, ammesso che siano solo una per regione, laddove il prezzo è stabilito da AIFA a livello nazionale, sembra un inutile dispendio di energie e risorse; quando basterebbe un’unica procedura nazionale, magari gestita da Consip, o al massimo poche procedure che vedano accorpamento di regioni. Tutto ciò renderebbe più rapidi i tempi di accesso all’innovazione e renderebbe il processo più efficiente ed efficace”.

Così interviene Marco Pantera, Direttore Centrale Acquisti ARIA spa. 
“L’accesso rapido all’innovazione non può prescindere dal garantire l’operatività corrente degli Enti, rappresentata in termini di attività di procurement gestite nel 2021 da ARIA con gare per un valore di circa 11,6 miliardi di euro oltre 1.000 nuove convenzioni attivate nell’anno, circa 3.500 convenzioni attive per un valore economico complessivo di 16,8 miliardi di euro. In questo contesto stiamo lavorando per promuovere l’accesso all’innovazione degli Enti Sanitari Regionali strutturando un processo di procurement integrato, sperimentando altresì logiche organizzative e partecipative “in rete” che, sotto l’egida ed il governo regionale, convoglino nella progettazione delle iniziative più sfidanti le migliori professionalità presenti negli Enti (specialisti di prodotto, amministrativi, progettisti)”. E poi sul processo di procurement Pantera aggiunge: 
“Il processo di procurement fa leva sulla messa a disposizione per tutti gli attori del sistema ed in ogni fase del ciclo di procurement, dei dati facenti parte del patrimonio informativo regionale utili a definire le necessità ed i fabbisogni: dai dati relativi alla programmazione, al monitoraggio della conduzione delle iniziative aggiudicate. Vogliamo spingere il modello attuale di analisi dei fabbisogni verso logiche predittive, valutando le possibilità fornite dall’intelligenza artificiale per avvicinare ancora di più il processo di procurement sanitario alle esigenze effettive di salute del territorio, in un contesto regionale caratterizzato da un importante numero di utenti, aziende e merceologie. L’innovazione, per essere tale, va accompagnata nelle organizzazioni: il procurement non può essere svincolato dai cambiamenti dei processi operativi degli Enti e dalle evoluzioni dei modelli organizzativi regionali”.

La Regione Piemonte è impegnata da anni nella gestione e valutazione delle tecnologie biomediche, utilizzate per offrire servizi e prestazioni innovative nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. 
“L’Health Technology Assessment (HTA) contribuisce a supportare le decisioni di politica sanitaria, esaminando le conseguenze a breve e a lungo termine dell’utilizzo di una “tecnologia sanitaria” – spiega Andrea Cane, Vicepresidente IV Commissione Sanità Regione Piemonte. È un processo multidisciplinare, che tenta di riassumere le informazioni riguardanti gli aspetti di carattere medico, sociale, economico ed etico relativi all’utilizzo di una tecnologia sanitaria in maniera sistematica, trasparente, imparziale e affidabile. Il Nucleo tecnico HTA dell’IRES, che si confronta con esperti di riferimento di livello locale, ma anche con il livello nazionale e con istituzioni internazionali che si occupano di HTA, predispone valutazioni brevi (rapid assessment) o indagini più approfondite, relativi alle tecnologie richieste dalle aziende sanitarie regionali attraverso i Piani locali delle tecnologie biomediche o anche attraverso i moduli per le richieste di introduzione di dispositivi medici innovativi. La Cabina di regia regionale dell’Assessorato alla Sanità, a fronte delle informazioni reperite e alla luce degli indirizzi programmatori vigenti, elabora pareri in merito all’opportunità o meno di introdurre la tecnologia richiesta in quello specifico contesto richiedente”

“In Toscana esiste un collegamento diretto tra la Commissione regionale HTA (Health Technology Assessment), che valuta i dispositivi medici fortemente innovativi, ed ESTAR, Ente di Supporto tecnico amministrativo regionale, che li contrattualizza – spiega Monica Piovi, Direttore Generale ESTAR di Regione Toscana -. Si tratta di un vero e proprio circolo virtuoso, che nel 2021 ha permesso agli operatori sanitari toscani di utilizzare, oltre ai prodotti inseriti nelle gare, ben 36 dispositivi medici innovativi derivanti da schede HTA e 249 dispositivi per pazienti che avevano necessità di un nuovo prodotto urgente

Le sfide della medicina personalizzata: terapie innovative sul territorio e multidisciplinarietà

Pollenzo 10 febbraio 2022 – La genetica molecolare sta cambiando quello che è il panorama delle cure e sarà sempre più personalizzata, focalizzata sulla persona stessa che presenta un’alterazione genetica o molecolare con caratteristiche determinate da quella malattia.
“Stanno entrando nel mercato una serie di farmaci, cosiddetti agnostici, i quali non vanno a curare lo specifico tumore di un organo (tumore del pancreas, del colon e così via), ma curano un tumore che ha una variazione genetica di un certo tipo”, spiega Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità, nel corso della sessione “Le sfide della medicina personalizzata o di precisione dalla prescrizione specialistica alla somministrazione domiciliare, dal follow-up territoriale alla consulenza ospedaliera”, in apertura della Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze GastronomicheUn evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute
“Anche all’interno di altre patologie, oltre ai tumori, si va a cercare quella variazione che ha creato la malattia in quella persona e si dà la medicina specifica mirata per quella persona. Tutto questo comporta una innovazione non solo dal punto di vista terapeutico, ma anche organizzativo. Alcune di queste terapie sono e saranno infusionali, altre per bocca, per cui una parte della terapia, il controllo dell’aderenza e il follow-up del paziente può avvenire a domicilio, oppure nelle case e negli ospedali di comunità, anche grazie a un’implementazione dei dati di sanitari e dell’uso della telemedicina”

Il molecolar Tumor Board sarà fondamentale per quanto riguarda le terapie personalizzate e customizzate. Bisogna però, in qualche modo, proseguire il percorso dal punto di vista della remunerazione a partire dai “companion test”, ovvero i test che vanno a verificare se c’è quella determinata variazione, utile all’utilizzo del farmaco stesso. Adesso c’è ancora molta confusione a livello nazionale su chi se ne deve fare carico per ciò che riguarda la remunerazione, tenendo anche in considerazione che, ultimamente, l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) dà autorizzazione all’uso dei farmaci di precisione se questi sono accompagnati da test specifici, anche se spesse volte non si capisce ancora chi li deve pagare, chi se ne fa carico nel Servizio sanitario nazionale, in quale laboratorio vengono fatti, e quindi è chiaro che quel farmaco viene usato con molta difficoltà. 
I companion test nella terapia antitumorale diventeranno i main stone della target therapy. Come, per esempio, accade nell’immunoterapia usata nei tumori che esprimono il PDL-1. In molti pazienti, se questo antigene è poco espresso, la risposta all’immunoterapia è inferiore. Ci sono poi alcuni antigeni di varianti genetiche che determinano sia la prognosi, sia la possibilità di curare quei pazienti con un farmaco specifico, sia l’impatto non solo sulla sopravvivenza, ma anche sulla qualità di vita del paziente.

Secondo Paolo Pronzato, Direttore dell’Oncologia medica IRCCS San Martino di Genova e Coordinatore DIAR Oncoematologia Alisa di Regione Liguria le nuove tecnologie (analisi mutazionale e farmaci a bersaglio molecolare) impongono anche una revisione del concetto di multisciplinarietà. Per gli anni passati l’assistenza oncologica si è fondata sull’approccio multidisciplinare, inteso come aggregazione di competenze specialistiche dedicate ad una specifica patologia d’organo o di apparato. Il Molecular Tumor Board richiede la partecipazione di competenze nuove, per un approccio completamente diverso al passato: si tratta di condividere scelte diagnostiche e terapeutiche sulla base della interpretazione di esami necessariamente sofisticati e considerando la necessità di poter accedere a farmaci sperimentali. La strategia può risultare già oggi vincente per tutte le situazioni in cui non sussistono valide opzioni terapeutiche”.

“L’Oncologia mutazionale è sicuramente una nuova e interessante frontiera per la cura dei pazienti con tumore – spiega Gianni Amunni, Direttore generale ISPRO di Regione Toscana -. Su di essa si registrano a volte attese eccessive e non governate o pressioni commerciali e comunicative. Il Molecular Tumor Board è sicuramente lo strumento per gestire questa opportunità. È necessario però che il Molecular Tumor Board sia saldamente inserito all’interno della Rete oncologica, si dia regole precise per la selezione dei pazienti e faccia riferimento a pochi laboratori accreditati per questa diagnostica. Occorre anche che l’individuazione di farmaci off-label sia supportata da una corresponsabilità anche sul piano economico da parte dell’industria del farmaco”.

Sul Molecolar Tumor BoardMario Airoldi, Direttore S.C. Oncologia Medica 2 dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, aggiunge:   
Il Molecolar Tumor Board regionale è stato istituito il 23 luglio 2021; i suoi componenti sono stati deliberati l’11 settembre 2021 e sarà operativo, attraverso una piattaforma web, dal febbraio 2022. La terapia oncologica si è nel tempo evoluta passando dall’approccio aspecifico, rappresentato dalla chemioterapia, ad una medicina personalizzata rivolta a gruppi di pazienti con caratteristiche genetiche o molecolari comuni (target therapy) – prosegue Airoldi -. Più di recente, grazie all’evoluzione della tecnologia diagnostica sul DNA (NGS), si è delineata la possibilità di una medicina di precisone guidata dalla profilazione genetica di un singolo paziente. Il Molecolar Tumor Board è un organismo capace di valutare ed interpretare l’esito di test molecolari complessi volti all’identificazione, nei tumori dei pazienti o in biopsie liquide, di alterazioni molecolari che permettano di predire la vulnerabilità a terapie a bersaglio molecolare o immunoterapie. Il Molecolar Tumor Board svolge una funzione consultiva e scientificamente propositiva attraverso una valutazione collegiale”.

Sul ruolo dei companion diagnostic, il Professor Airoldi, sottolinea: “Il companion diagnostic è quasi sempre un test in vitro che fornisce informazioni che sono fondamentali per garantire sicurezza ed efficacia di un farmaco. Il companion diagnostic può identificare: 1) i pazienti che maggiormente si giovano di un farmaco; 2) i pazienti a maggior rischio di eventi tossici; 3) un sistema di monitorizzazione delle risposte al trattamento con l’obiettivo di massimizzare le risposte riducendo gli eventi tossici severi. Il companion diagnostic può essere sviluppato in qualunque momento della valutazione preliminare di un farmaco ma una volta identificato deve essere inserito nei trials clinici con indicazione di un chiaro cut-off. L’evoluzione che porta a disegnare un farmaco sulla scorta delle alterazioni genetiche privilegia le tecnologie NGS come base per indicare cocompanion diagnostic dei nuovi farmaci. Questa evoluzione determina anche la necessità di poter disporre di laboratori ad elevata tecnologia e con adeguata certificazione al fine di garantire la qualità del companion diagnostic stesso.

“La medicina di precisione, le medicine intelligenti e le nuove forme di terapia, incluse le Car-T cellule, saranno per una platea di pazienti sempre più ampia. Questo vuol dire che nelle case della salute ci vorranno queste competenze. Questa è la sfida per il loro funzionamento. Solo così potranno attirare pazienti e creare una medicina territoriale di qualità”, spiega Mario Boccadoro, Professore del Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino. 

Di attualità e futuro della terapia personalizzata in Oncoematologia pediatrica parla Franca Fagioli, Direttore SC dell’Oncoematologia pediatrica e del Centro Trapianti AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e Direttore della Rete Oncologica Pediatrica di Piemonte e della Valle d’Aosta. 
“Negli ultimi anni sono stati sviluppati in USA, in Europa ed in Italia diversi studi di profilazione genomica dedicati all’identificazione di alterazioni genomiche specifiche delle patologie tumorali pediatriche. I dati riportati in letteratura descrivono che per la maggior parte dei pazienti arruolati (range 27% – 80%) è stato possibile identificare almeno un’alterazione genomica target, ma solo per una minima percentuali di questi pazienti è stato possibile effettivamente utilizzare un farmaco ad hoc (range 10 -35%). Non sempre infatti, per motivi correlati alla non disponibilità del farmaco in età pediatrica o alle caratteristiche cliniche del paziente, è stato possibile procedere con il trattamento. Tutti gli studi riportati in letteratura concordano con il sottolineare quanto sia importante proseguire nella ricerca genomica per i tumori pediatrici e quanto sia importante che tali programmi di profilazione genomica siano gestiti da gruppi multidisciplinari esperti in oncologia pediatrica”

La salute del Pianeta e dell’uomo sono interconnesse. In questa partita, cibo e gastronomia giocano un ruolo fondamentale

10 febbraio 2022 – “Non è così scontato che all’interno di un evento di alto profilo sanitario si parli anche di cibo e di gastronomia”, spiega Silvio Barbero, Vice Presidente Slow Food e Università Scienze Gastronomiche Pollenzo, aprendo i lavori della Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche. Un evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute. “Così come non è scontato parlare di cultura di cibo”, continua Barbero. “Anni fa sarebbe parso velleitario, o fuorviante. Che c’entra il tema del cibo con la sanità? Rispondo a questa domanda partendo dal legame tra salute dell’individuo e del Pianeta, che sta diventando patrimonio culturale. Credo che questo legame debba essere il driver più importante per la transizione ecologica, non solo un obiettivo che si danno i governi, ma una necessità.
Così come nessuno è contrario alla transizione ecologica, ci sono dei “però” su cui vorrei lavorare, per uscire da questa crisi globale:

  1. Riprendendo l’incipit di questa sessione: “Qualità del cibo, Microbiota e Rigenerazione”: è necessario sviluppare un dialogo per un’interazione tra saperi scientifici e umanistici, per trovare soluzioni comuni. Oggi non è così. Molte volte questo dialogo è di sola vicinanza. Il problema vero è quello di integrare, non di avvicinare i saperi. Ognuno deve rinunciare a una parte della sua convinzione, per dialogare con gli altri. Questo è un paradigma essenziale per risolvere la maggior parte dei problemi.
  2. Lavorare per una diversa concezione dell’economia. Nel concetto di salute del pianeta, dobbiamo passare da un’economia dello sfruttamento del consumo, a un concetto di economia sociale e rigenerativa. Se non facciamo questo, l’economia ci metterà contro un muro. Dobbiamo ragionare su modelli economici che mettano al primo posto l’elemento della rigenerazione. Papa Francesco ha fatto dell’economia sociale uno dei punti del suo pontificato.
  3. Nel paradigma dei modelli organizzativi del nostro vivere insieme, dobbiamo passare a un modello diffuso e di rete. Esempio: lavorare con un modello organizzativo diverso, vuol dire rivedere le concezioni urbanistiche. Abbiamo un modello oggi che sta concentrando nelle metropoli più del 50% della popolazione e questo apre un tema importante tra città e campagna. Se parliamo di futuro e salute del Pianeta, questo paradigma è da rivedere, in quanto incide sulla qualità di vita delle persone.

Occorre parlare di un cibo buono, pulito, giusto. Che affronti il ruolo centrale dell’alimentazione all’interno della salute del Pianeta e quindi dell’uomo. Ci vuole una cultura del cibo, dobbiamo preoccuparci della perdita di fertilità dei terreni, della biodiversità, della varietà delle specie allevate o coltivate. Per la salute dell’uomo è fondamentale il buon funzionamento del microbiota intestinale, elemento importante per la salute delle persone. Ecco allora l’importanza della vita microbiotica dei terreni. Oggi la situazione è drammatica perché ci troviamo alle prese con la distruzione microbiotica, dovuta all’eccesso di chimica. Il punto di partenza è la vita dei terreni. Oggi si è esasperata una filiera, dove i cibi vengono sempre più raffinati, alterati dalla chimica. Gli effetti sulla salute sono sotto gli occhi di tutti. Le conseguenze di questo modello sta nell’inquinamento dell’aria, dei terreni, la forte correlazione con tutto quello che riguarda la salute dell’uomo. La salute del Pianeta e dell’uomo sono interconnesse. Bisogna allora partire da un concetto generale di ricostruzione. Bisogna ricostruire in termini di sviluppo. I temi oggi sono diventati modelli distruttivi per le risolse umane, sociali e ambientali. Così non va. La ricostruzione deve essere rigenerativa. Non bastano procedure che blocchino le attività inquinanti, bisogna importare procedure di rigenerazione: nell’agricoltura, per quanto riguarda la fauna, nell’urbanistica. Il mio auspicio è che il tema delle politiche sanitarie e delle politiche della salute possano trovare soluzioni giuste ed efficaci, non solo efficienti”.

WINTER SCHOOL 2022

OLTRE LA LOGICA DEI SILOS PER UN’OFFERTA INTEGRATA DI SALUTE 

A Pollenzo partono i lavori per disegnare il futuro della sanità italiana

Pollenzo, 10 febbraio 2022 – Insieme per disegnare il futuro del Servizio Sanitario Nazionale. Con questa logica partono i lavori della sesta edizione della Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze GastronomicheUn evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute, a partire da oggi e in programma fino a domani 11 febbraio. Ad aprire i lavori il Direttore Scientifico di Motore Sanità Claudio Zanon, il Governatore del Piemonte Alberto Cirio, il sindaco di Bra Giovanni Fogliato e l’Assessore alle Politiche Sociali Lucilla Ciravegna.

“Non dobbiamo più fare gli errori del passato, la pandemia ci ha insegnato molto”, con queste parole ha aperto i lavori Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte. I temi affrontati: i grandi risultati ottenuti grazie alla vaccinazione, la razionalizzazione della sanità evitando i tagli, dare la giusta importanza alle professioni sanitarie e costruire la medicina territoriale per essere più vicini al malato. “Alla luce dell’evoluzione della quarta ondata pandemica abbiamo registrato quotidianamente non soltanto una intensificazione del calo della produttività, che comunque ci pone al di sotto della media nazionale, ma ormai abbiamo tutti i parametri per quanto riguarda l’occupazione ospedaliera e per quanto riguarda anche le terapie intensive che sono al di sotto dei parametri di allerta. Oggi possiamo dire che il Piemonte si trova in una situazione assolutamente di miglioramento quotidiano e, se c’è stata una motivazione, questa si chiama vaccino”.

“Due anni di pandemia – ha aggiunto Cirio – ci hanno insegnato tante cose: la prima cosa è che non si taglia sulla sanità e questo è un insegnamento che faccio a me stesso prima di tutto. Bloccare il turnover non soltanto toglie linfa all’interno degli ospedali, ma crea una grave carenza che abbiamo registrato a livello nazionale. Quindi la prima cosa da fare è quella di investire sulle professioni sanitarie mettendo in evidenza le loro responsabilità e professionalità”.

Ultima riflessione sulla medicina territoriale. “In Piemonte il passaggio casa-ospedale non trova filtri territoriali e il medico di medicina generale, figura preziosissima del territorio, non veniva inserito all’interno di un contesto che lo mettesse nelle condizioni anche lui di lavorare in squadra. Le case della salute che il PNRR ci permette di costruire le faremo in Piemonte, perché ci permetteranno di dare un servizio sanitario vicino alla gente e alle persone di andare in ospedale solo quando ne ha davvero bisogno. Questa è la logica con cui noi stiamo lavorando”

L’edizione di Pollenzo ha come base il tema dell’integrazione tra le Istituzioni, la cura e la presa in carico del cittadino/paziente e i vari attori del SSN, fino ad ora non pienamente integrati – sottolinea il Dottor Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità – La mancanza di integrazione la si osserva sia per ciò che concerne la continuità assistenziale (ospedale-territorio), sia per ciò che concerne la sanità digitale, per cui il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede fondi importanti (fascicolo sanitario e telemedicina). Il PNRR stesso, tra l’altro, pone al centro del futuro della sanità italiana il necessario rilancio della medicina territoriale”.

Il primo cittadino di Bra, Giovanni Fogliato e l’Assessore con delega al Sociale del Comune di Bra Lucilla Ciravegna esprimono grande soddisfazione per il ritorno dell’evento di Motore Sanità nel cuore di Bra. “Siamo lieti che la Winter School di Motore Sanità abbia nuovamente scelto Bra e Pollenzo quale laboratorio di studio e innovazione sulla salute integrata. La due giorni in programma sarà occasione qualificata di approfondimento su una tematica – quella del settore salute, in tutti i suoi aspetti – che la pandemia ha reso quantomai attuale e necessaria”.

Per un totale di 13 sessioni, i temi trattati sono tutti di stretta attualità, oggetto di analisi, discussione e innovazione – per esempio il problema del tumore mammario triplo negativo, che rappresenta ancora oggi la più grande sfida del carcinoma mammario. Inoltre, sono stati scelti sull’ordine del fatto che i cambiamenti futuri vanno ad intaccare tutta una serie di relazioni e integrazioni con i vari attori del sistema. Per cui anche l’innovazione, se non seguita da una buona organizzazione, finisce per essere ad uso di pochi. 

Gender Gap: il bilancio torna in rosso

Businesswoman in hijab working on laptop at desk in a modern office

 

Women for Oncology Italy: “Occorrono azioni forti, non possiamo permetterci di perdere altri 10 anni”

8 febbraio 2022 – Torna in rosso il bilancio del digital gender gap. A lanciare l’allarme i vertici della comunità Ue e del governo del nostro Paese. Sono passati 10 anni da quando la Commissione aveva fissato l’obiettivo del 40% di donne nei CdA di società europee quotate in borsa e il fatto che oggi solo il 7% delle grandi aziende europee sia guidato da una donna, la dice lunga su quanta strada ci sia ancora da fare. Qualcosa, evidentemente, non ha funzionato. Per questo, dice la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, in occasione dell’European Women on Boards’ Gender Diversity Award, bisogna fare molto di più“Quando il cambiamento non avviene naturalmente, è necessaria un’azione normativa”Da qui il suo impegno, affinché la proposta sulle donne nei consigli di amministrazione diventi legge dell’Ue

“Una presa di posizione forte e decisa, che trova appoggio da parte dell’Associazione Women for Oncology Italy”, spiega la sua Presidente Rossana Berardi. “Non possiamo permetterci di perdere altri dieci anni, tanto più che la situazione in Italia è ancora più conflittuale. Nel nostro Paese, infatti, l’analisi dei divari tra uomini e donne evidenzia come la crisi generata dalla pandemia da Covid-19 abbia avuto effetti differenziati in base al sesso”

“Diversamente rispetto alle crisi precedenti, l’impatto di quella pandemica è stato particolarmente negativo sulle donne”, ha denunciato la sottosegretaria al ministero dell’Economia e delle Finanze Maria Cecilia Guerra“Si è tradotto non solo in una significativa perdita di posti di lavoro in settori dominati dalla presenza femminile, ma anche in condizioni di lavoro peggiori, in una accresciuta fragilità economica e in un conflitto vita-lavoro ancora più aspro del passato

“Il dato sull’occupazione femminile nel nostro Paese (49%) è tanto più grave se viene letto in confronto con la media europea che si attesta al 62,7%, con un divario di genere pari a 10,1 punti percentuali (da noi è a 18,2 punti)”, denuncia ancora la Presidente di Women for Oncology Italy. “Numeri preoccupanti anche a fronte di nuove evidenze nella ‘vocazione’ tecnologica delle donne”. Secondo una ricerca di DigitAlly, infatti, le ragazze risultano più predisposte dei maschi, ma a inizio carriera emerge ancora l’influenza degli stereotipi di genere nella selezione di talenti. 

Diabete di tipo 2: soddisfazione, ma anche interrogativi in merito all’approvazione della NOTA 100

“La professione, rimasta un po’ a digiuno dall’aspetto prescrittivo dei nuovi farmaci per il trattamento del Diabete di tipo 2, necessita di una grande azione di supporto formativo”, è il commento di Gerardo Medea, Responsabile Nazionale Ricerca SIMG-MMG.

3 febbraio 2022 – Da oggi anche i Medici di medicina generale possono prescrivere le nuove terapie per la cura del Diabete di tipo 2 (che in Italia interessa più di 3,6 milioni di persone), grazie all’approvazione della NOTA 100 da parte dell’Agenzia italiana del Farmaco (AIFA). Si tratta di un passaggio molto atteso, richiesto sia dalle Associazioni di pazienti sia dai Medici, che consentirà alla Medicina generale di acquisire un ruolo primario nella gestione integrata del Diabete. 

L’impatto della malattia dal punto di vista clinico, sociale ed economico sul Servizio sanitario nazionale (SSN) e sui Servizi sanitari regionali (SSR) è molto importante. I dati diffusi dal Rapporto Arno indicano che:
• 7-8 anni è la riduzione di aspettativa di vita nella persona con Diabete non in controllo glicemico, il 60% almeno della mortalità per malattie cardiovascolari è associata al Diabete, il 38% dei cittadini con Diabete ha insufficienza renale (può portare alla dialisi), il 22% ha retinopatia, il 3% ha problemi agli arti inferiori e piedi.
• Il 32% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni), con prevalenza del 10% fra le persone di 50-69 anni, l’8% del budget del SSN è assorbito dal Diabete con oltre 9,25 miliardi di euro di soli costi diretti, a cui ne vanno aggiunti 11 di costi indiretti
; la spesa, desunta dai flussi amministrativi, indica una cifra doppia rispetto ai cittadini non diabetici.

Attraverso la Nota 100 AIFA, che apre la prescrizione di queste terapie ai Medici di base, si genera adesso una grande opportunità. Ma questo nuovo scenario da anni atteso e auspicato, consentirà un più rapido accesso alle cure per i cittadini, consentendo un onere organizzativo ridotto, una semplificazione dei percorsi di presa in carico, liberando spazi utili per le liste d’attesa? Per rispondere a questa e ad altre domande sul tema, Motore Sanità, in collaborazione con Mondosanità, ha organizzato il Talk Webinar “Nota 100 – una vittoria per tutti”, coinvolgendo i principali attori della filiera. 

Finalmente c’è un avvicinamento della medicina al cittadino, che potrà essere curato nel proprio territorio con quel contatto diretto che c’è sempre con il proprio medico di famiglia, è il commento di Stefano Nervo, Presidente Diabete Italia: Un’ottima notizia, per la quale anche noi di Diabete Italia avevamo più volte sollecitato AIFA. I punti che dobbiamo ancora capire su come evolverà la situazione vertono sostanzialmente sulle domande: la medicina generale è pronta? Quanti sono al momento i medici di famiglia che sono già in grado di gestire tutto? Che necessità ci saranno di formare ulteriormente questi professionisti? Dal punto di vista del paziente, dato che il livello di vicinanza dei medici di famiglia è gestito in maniera diversa da ciascuna Regione, dovremmo poi cercare di capire che cosa potrà eventualmente impedire l’attuazione di questa nuova apertura. Al di là delle domande, speriamo che con l’approvazione della NOTA 100 anche le liste di attesa, ciò che ci siamo persi in questi due anni di pandemia, possa essere recuperato

Soddisfatto anche Gerardo Medea, Responsabile Nazionale Ricerca SIMG-MMG che aggiunge: “Nonostante il periodo critico dovuto al Covid-19 si tratta una grande opportunità per la professione, perché possiamo finalmente dimostrare le potenzialità della medicina generale di prendere in carico le cronicità – e il Diabete è la cronicità per eccellenza. Questa crescita professionale dovrà essere accompagnata da tutta una serie di azioni che dobbiamo mettere in campo per supportare la professione, rimasta un po’ a digiuno dall’aspetto prescrittivo dei nuovi farmaci per il trattamento del Diabete di tipo 2. Ci vuole una grande azione di supporto formativo e anche i pazienti, rappresentati da Diabete Italia, ci devono aiutare in questo percorso di miglioramento che deve essere reciproco. I pazienti ci devono abituare a una più potente gestione da parte dei medici di medicina generale per quanto riguarda l’uso di questi farmaci, i medici devono acquisire esperienze da questo punto di vista e le Società scientifiche devono aiutare gli stessi medici a conoscere e a gestire bene la NOTA

Lotta all’HIV: le strategie messe in atto dall’Emilia Romagna 

Digitalizzazione, telemedicina, un nuovo Piano sociosanitario e un unico comune denominatore: vietato abbassare la guardia 

28 gennaio 2022 – A causa della pandemia da Covid-19, ci siamo ritrovati con un ulteriore abbassamento dell’attenzione nei confronti dell’HIV. Eppure l’HIV è tutt’altro che sconfitto. Dati alla mano, la stima nel 2020 è di quasi 40milioni di persone che vivono con il virus

“Siamo di fronte a un’importante situazione da attenzionare”, sottolinea Roberta Mori, Consigliere IV Commissione Politiche per la Salute e Politiche Sociali Regione Emilia-Romagna, nel corso dell’evento “HIV Romagna – Una pandemia silenziosa” promosso da Motore SanitàPer quanto riguarda l’Emilia Romagna, sempre nel corso del 2020, i nuovi casi rilevati tra i residenti sono stati invece 140, rispetto ai 211 dell’anno precedente. L’incidenza per classe di età mostra come le più colpite siano le persone tra i 20 e i 49 anni, prevalentemente maschi. Sicuramente nella Regione Emilia Romagna giocano un ruolo positivo e da incrementare la capacità dei nostri Sevizi di salute e dei nostri medici di medicina generale di tenere alta la guardia, ma le campagne di informazione e di sensibilizzazione devono essere assolutamente rafforzate, insieme agli indirizzi di prevenzione. L’Emilia Romagna, fra l’altro, va verso il rinnovo del Piano sociale e sanitario regionale, quindi riflessioni che nascono da eventi come questi, dedicati ad aggiornare l’attività territoriale per la prevenzione dell’AIDS e della lotta agli stereotipi, che ancora oggi frenano i progressi per un superamento del contagio da HIV, sono di grande importanza”.

Va recuperata, nei confronti dell’HIV, un’attenzione particolare in termini di strategie, rilancia Monica Calamai, Direttore Generale AUSL Ferrara. Ci sono una serie di strumenti interessanti caratterizzati anche dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). I numeri ci dimostrano che abbiamo abbassato la soglia di attenzione sia dal punto di vista della prevenzione, sia di servizi sul territorio. È vero che in Regione Emilia Romagna stiamo lavorando a un Piano sociosanitario nuovo, è altrettanto vero che abbiamo un Piano Nazionale della Prevenzione nuovo 20220-2025, che introduce il concetto di HIV e di AIDS, che è ripreso dal nostro Piano regionale prevenzioni. Uno strumento utilizzabile che sta dando bei risultati, e che ci può e ci deve aiutare molto, è rappresentato dalla digitalizzazione e dalla telemedicina.

Smorza gli entusiasmi Cristina Mussini, Professore Ordinario Malattie Infettive, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – Direttore Clinica Malattie Infettive, AOU Policlinico di Modena: “Noi abbiamo una situazione dominata dalla situazione tardiva, che significa che il percorso della diagnosi precoce non funziona, spiega la professoressa. Si tratta di un problema mondiale, non soltanto dell’Emilia Romagna. Tanti studi hanno dimostrato che le persone che arrivano con l’AIDS, e durante il periodo Covid ne abbiamo viste tantissimi, sono persone che avevano avuto contatti con il Sistema sanitario nell’anno precedente con tanti medici. Significa che, insieme ai vari esami, dovrebbe essere regolamentato anche il test per l’HIV, essendo una malattia acquisibile.  

Il quadro della situazione a Ravenna è simile a quello dell’Emilia Romagna – e in generale della Romagna -, come conferma Paolo Bassi, Direttore Malattie Infettive – Ospedale di Ravenna AUSL della Romagna. Nella nostra area seguiamo circa 1.400 sieropositivi e nel 2021 abbiamo avuto 12 nuovi casi di HIV. Per l’aspetto locale vedo l’estensione sempre più importante delle terapie antiretrovirali. La terapia come prevenzione è stata la vera novità di questi anni. È anche importante la somministrazione dei farmaci all’interno dell’unità operativa, perché ci permette di avere un buon rapporto con il paziente HIV positivo

C’è poi un’altra questione, sollevata da tutti i relatori presenti all’evento organizzato da Motore Sanità, ovvero lo stigma sociale. Anche su questo c’è ancora molto da lavorare a livello di comunicazione, fagocitata dall’emergenza Covid. Eppure, come sottolineato, anche l’HIV è una pandemia. Una pandemia silenziosa su cui occorre riaccendere i riflettori

Il Piano Nazionale AIDS tra prevenzione e futuro

27 gennaio 2022 – Il Piano Nazionale PNAIDS (HIV e AIDS), approvato con intesa nella Conferenza Stato-Regioni del 26 ottobre 2017, prevede interventi di prevenzione, informazione, ricerca, assistenza, cura, sostegno all’attività di volontariato, sorveglianza epidemiologica, formazione e aggiornamento degli operatori, strategie di informazione in favore sia della popolazione generale, sia di quella con comportamenti a rischio. Non solo. L’attenzione in particolare è focalizzata sulla lotta alla stigmatizzazione e sulle attività di prevenzione. Fra queste ultime, le attuali evidenze scientifiche attribuiscono un ruolo fondamentale all’estensione come prevenzione (TasP) delle terapie antiretrovirali (ARV). Oltre a questo, esiste ancora un sommerso importante da far emergere, per poter interrompere la catena di infezioni. In quest’ottica è richiesto impegno nel favorire l’accesso al test, la diagnosi precoce, l’aderenza al percorso di cura e in particolare al trattamento.

In questo scenario l’attuale pandemia da Covid 19 ha complicato la realizzazione di queste attività, per cui risulta necessario fare il punto delle azioni da mettere in campo ora e nel futuro post pandemico. Da dove ripartire? Per rispondere a questa domanda, Motore Sanità ha organizzato il webinar “HIV Romagna – Una pandemia silenziosa”, realizzato grazie al contributo incondizionato di Gilead e IT-MeD

L’identificazione precoce dell’infezione da HIV nella popolazione infetta e inconsapevole è tra gli obiettivi non solo del Piano Nazionale AIDS 2017-2019, ma anche tra gli obiettivi per il controllo delle infezioni croniche dei Piani Regionali e Locali di Prevenzione, puntualizza Lucia Ferrara, Lecturer Government Health & Not for profit Division, SDA Bocconi. Tuttavia, nonostante sia disponibile l’accesso al test attraverso vari canali, una proporzione elevata delle nuove diagnosi viene ancora effettuata tardivamente e circa il 17% dei portatori non ne è consapevole. Il progetto APRI aveva fatto emergere un accesso al test abbastanza capillare in tutte le Regioni: nel 79% delle Regioni italiane sono stati effettuati dei programmi regionali per favorire l’accesso al test e il counselling, tuttavia è ancora ridotto il ricorso a progetti sperimentali per favorire l’accesso al test, i modelli organizzativi sono ancora molto differenti anche all’interno della stessa regione e il 20% delle Regioni non esegue il test HIV nei servizi delle tossicodipendenze. Occorre pertanto continuare a lavorare sulle condizioni per aumentare il tasso di screening a livello territoriale, agendo sulle connessioni tra servizi alla persona e alla comunità e facendo leva sull’esperienza Covid-19 che ha dimostrato che, con la giusta organizzazione di aspetti logistici e distributivi, è possibile realizzare una grande quantità di test in breve tempo e in modo efficace. Non solo. È necessario potenziare e riconoscere il coinvolgimento nelle attività di screening e testing HIV di attori, quali il terzo settore e le associazioni di categoria, che sono stati tradizionalmente in prima linea nella lotta dell’HIV e sfruttare le opportunità connesse con il PNRR e l’attuale proposta di riforma del Distretto e dei servizi territoriali, che attribuiscono un ruolo centrale alla comunità

Sul tema si è espressa anche Valentina Solfrini, Servizio Assistenza Territoriale, Area Farmaci e Dispositivi Medici, Regione Emilia-Romagna: “Mi sembra rilevante e importante ragionare su quali sono le modalità di prevenzione, diagnosi e cura dell’HIV in regione Emilia Romagna attraverso alcuni elementi fondamentali. Uno è che si riunisce regolarmente un gruppo regionale di coordinamento sull’HIV che deve promuovere la diffusione di strumenti di comunicazione, documenti di descrizione degli interventi per aumentare la prevenzione, il trattamento, la precocità della diagnosi. Tutto questo nelle indicazioni di misurare i dati di come ci si confronta tra aziende sanitarie sul numero di pazienti gestiti, di persone sottoposte ai test di prevenzione e di precoce diagnostica. La regione Emilia Romagna, quindi, ha un sistema molto importante e rilevante di gestione di tutto quello che dovrebbe dare applicazione anche al Piano Nazionale PNAIDS (HIV e AIDS), recentemente deliberato

Legge sulla parità salariale: punto di partenza di Women
for Oncology Italy per superare il Gender Gap

Rossana Berardi, Presidente di Women for Oncology Italy: “Un gap nel mondo del
lavoro che pesa particolarmente nel nostro Paese. Per metterci alla pari, è
necessario compiere passi da gigante”. Ecco i prossimi step per colmarlo, a partire
dalla Survey appena lanciata per la quale tutti possono dare il proprio contributo.
21 gennaio 2022 – Il 3 dicembre 2021 è entrata in vigore la nuova legge sulla parità salariale. Un
grande traguardo che le lavoratrici aspettavano da tempo, in favore del quale Women for
Oncology Italy – network a sostegno delle professioniste dell’oncologia italiana istituito 5 anni fa
come spin-off della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) – si è sempre battuta, per
garantire un mondo del lavoro più equo e senza distinzioni di genere tra uomini e donne.
“In Italia c’è ancora molto da fare sulla questione ‘Gender Gap’: è dunque necessario compiere passi
da gigante per non rimanere indietro e garantire un accesso equo alla crescita professionale e senza
differenze salariali”, ha commentato Rossana Berardi, Presidente di Women for Oncology Italy, nel
corso del webinar “Parliamo di Gender Gap – La nuova legge sulla parità salariale”, realizzato da
Women for Oncology Italy e Mondosanità. Come se non bastasse la pandemia da Covid ha poi
penalizzato fortemente il mercato del lavoro femminile, per questo è importante agire subito per
cambiare la situazione, mettendo in atto situazioni concrete che invertano la marcia – in caso
contrario, se continueremo di questo passo, per chiudere il gap saranno necessari 135,6 anni,
denuncia il Global Gender Gap report del World Economic Forum. “La sotto rappresentanza delle
donne nei ruoli dirigenziali è una problematica trasversale e comune che non riguarda solo
l’oncologia e il mondo della medicina, ma anche il mondo accademico e quello imprenditoriale”,
precisa Rossana Berardi. “Da qui la nostra mission che è quella di fornire, attraverso dei percorsi
mirati anche di coaching, gli strumenti utili per affrontare e superare le questioni professionali
legate al Gender Gap e, in prospettiva, formare una futura classe dirigente femminile sempre più
preparata e numerosa”.
“Il Gender Gap nel nostro Paese può arrivare fino al 40%, soprattutto tra le professioniste.
Paradossalmente più le donne studiano e si laureano prima degli uomini, più fanno fatica non solo
a rimanere nel mercato del lavoro, ma a fare anche carriera e quindi vedere riconosciuta la loro
qualità e la loro professionalità”, sottolinea Chiara Gribaudo, Parlamentare, Relatrice della Legge
Nazionale sulla Parità Salariale. “Questo è inaccettabile, da qui la legge sulla parità salariale, che
ci consente di avere una maggior base solida per riuscire ad abbattere in maniera precisa e
puntuale le disparità, non solo di carattere economico. La stessa, infatti, introduce per le aziende
una serie di novità come un report biennale – obbligatorio per quelle sopra i 50 dipendenti,
facoltativo per le altre – per attestare le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre i
divari su opportunità di crescita, parità salariale a parità di mansioni, gestione delle differenze di
genere e tutela della maternità. Tale certificazione di parità sarà consultabile in maniera del tutto
trasparente dai lavoratori, dai sindacati, dagli ispettori del lavoro e dalle consigliere di parità e le
imprese che la avranno, otterranno uno sconto dell’1% (fino a 50mila euro all’anno) sui contributi
da versare”.
Un primo importante passo, che è insieme la spinta per altre significative iniziative di questo genere.
Al fine infatti di rendere il lavoro più amico e di garantire un equo accesso alla crescita
professionale, i primi di gennaio Women for Oncology Italy e Mondosanità hanno lanciato una
Survey sul Gender Gap. Con preghiera di divulgazione, visto l’importanza dell’argomento, è
possibile dare il proprio contributo, compilando il sondaggio al seguente link:
https://it.surveymonkey.com/r/JKKNB9F.

Prevenzione per il tumore della cervice: “Vaccinazione, screening e

trattamento, ecco gli obiettivi della campagna dell’OMS per il 2030” 

17 dicembre 2021 – Il tumore della cervice rappresenta la 4^ causa di morte per cancro, raggiungendo il numero di 300.000 vittime al mondo l’anno per lo più donne giovani. Essendo prevenibile e curabile, grazie a campagne di screening, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato una strategia globale con l’obiettivo di portare la mortalità sotto la soglia di 4 donne ogni 100.000. L’iniziativa, da raggiungere entro il 2030, prevede: Vaccinazione (90% delle ragazze vaccinate in modo completo contro l’HPV entro i 15 anni d’età); Screening (70% delle donne con un test ad alta performance entro i 35 anni d’età e poi ancora una volta entro i 45 anni); Trattamento (90% delle donne con una lesione pre-cancerosa trattate e 90% delle donne con tumore invasivo inviate a intervento e/o terapia). 
L’obiettivo dell’Eliminazione è stato inserito tra le 10 azioni faro dello Europe’s Beating Cancer Plan, lanciato dalla Commissione Europea nel febbraio 2021. In aggiunta a quanto previsto dalla strategia dell’OMS, il Piano Europeo prevede l’incremento significativo della copertura vaccinale dei maschi adolescenti ed incrementa al 90% l’obiettivo dello screening, da raggiungere entro il 2030.
In Italia si stima che in un anno si verifichino circa 1.500 nuovi casi e 700 decessi ed in Regione Piemonte circa 200 nuovi casi e 45 decessi. Il programma di screening piemontese, Prevenzione Serena, prevede Pap-test ogni 3 anni nelle donne fra i 25 e i 29 anni e test per la ricerca del DNA di HPV ogni 5 anni nelle donne fra i 30 e i 64 anni. Per fare il punto su prevenzione e cura del tumore del collo dell’utero, Motore Sanità ha organizzato l’Evento “Progetto HPV: il Piemonte per la prevenzione del tumore del collo dell’utero”, realizzato grazie al contributo incondizionato di MSD.

La strategia vaccinale del Piemonte contro I’HPV prevede l’offerta attiva e gratuita alle ragazze e ai ragazzi nel dodicesimo anno di età. La Regione Piemonte ha inoltre previsto l’estensione della gratuità della vaccinazione a: donne di 25 di età in occasione della chiamata al primo screening per la citologia cervicale (PAP test); uomini con comportamenti sessuali verso persone dello stesso sesso; soggetti con infezione da HIV; donne con lesione pre-cancerosa CIN+2. La Regione Piemonte prevede, anche in caso di adesione ritardata, il diritto alla gratuità senza limiti di età.
Le coperture vaccinali evidenziano che in Piemonte sono calate un po’ meno rispetto alle altre regioni d’Italia, però sono ancora sub ottimali rispetto all’obiettivo del 95% dato dal Ministero della Salute, sia sulle femmine che sui maschi. Il dato importante sono le vaccinazioni per ciclo completo. Tenendo conto dell’obiettivo del 95% che c’è su tutte le regioni, tra cui anche il Piemonte, si evince che comunque siamo indietro con le vaccinazioni. Questo mostra che c’è stato un blocco sulle vaccinazioni dovuto chiaramente anche al Covid-19.
La Asl To3 di Collegno e Pinerolo ha organizzato una campagna vaccinale straordinaria per recuperare le vaccinazioni per gli adolescenti, sospese durante la fase acuta dell’emergenza Covid-19. Tra la fine di agosto e la fine di novembre 2020 sono infatti stati chiamati 10.032 ragazzi – tra gli 11 e i 16 anni di età – invitati in 4 sedi dell’Asl e in 4 sedi dislocate sul territorio, scelte dove vi era la disponibilità da parte delle amministrazioni comunali ad offrire strutture ampie, accessibili, funzionali e che possano garantire standard di sicurezza e distanziamento sociale. La possibilità di fare il vaccino è stata data ai nati nel 2004 e 2005, maschi e femmine in via gratuita per rimediare al netto calo di vaccinazioni causato dalla situazione emergenziale della pandemia da Covid-19. 

“L’evento di oggi è particolarmente importante, perché una visione della salute e della sanità basata sulla prevenzione è requisito fondamentale per qualsiasi attività seria e lungimirante di politica sanitaria. Sulla prevenzione, sulle vaccinazioni e sugli screening si trovano oggi a rapportare in modo nuovo i cittadini, le strutture di cura e le istituzioni, i media e le associazioni di pazienti, tutti in continua ricerca di un paradigma di benessere che sia anticipatore di patologie e che confermi un modo di ‘vivere in salute’. La Regione Piemonte presenta un’organizzazione molto avanzata in ambito di prevenzione oncologica. Il programma Prevenzione Serena si rivolge alle donne residenti o domiciliate in Piemonte, di età compresa tra i 25 e i 64 anni, con scelta del medico di medicina generale. Queste donne ricevono una lettera di invito con appuntamento prefissato per fare, gratuitamente, un test di screening (Pap-test oppure Test HPV) nei centri di Prevenzione Serena. In tale ambito si è inserita opportunamente l’iniziativa del Consiglio Regionale del Piemonte che ha aderito il 17 novembre 2021 all’invito dell’Organizzazione mondiale della Sanità di illuminare di colore “teal” (foglia di tè) Palazzo Lascaris, in occasione del primo anniversario del lancio della Strategia globale per l’eliminazione del carcinoma della cervice uterina entro il 2030”, ha spiegato Andrea Cane, Vice Presidente IV Commissione Sanità Regione Piemonte

“Nei Paesi ricchi il tumore del collo dell’utero è ormai da considerarsi una malattia rara. Vuol dire che la battaglia è finita? Tutt’altro.  Occorre tenere alta la guardia, investendo in prevenzione e ricerca, puntando ad aumentare l’adesione al programma di screening regionale che non solo è efficace e sicuro, ma anche appropriato, in quanto mira a ridurre al minimo gli effetti indesiderati dello screening, come i falsi positivi, la sovra-diagnosi e il sovra-trattamento (che possono avere, tra l’altro, un impatto negativo sul sistema riproduttivo in donne ancora in età fertile). Inoltre, è fondamentale, in linea con l’iniziativa OMS, promuovere la partecipazione di quelle donne che per varie condizioni (precarietà abitativa, scarsa conoscenza della lingua, emarginazione…) tendono a sfuggire dalle maglie del sistema di invito allo screening e alla vaccinazione. Per questo abbiamo scelto di dedicare questa giornata al dialogo con le associazioni che si occupano di promuovere la salute dei gruppi vulnerabili e auspichiamo di contribuire a liberare tutte le donne da questa malattia”, hanno dichiarato Livia Giordano, Responsabile della SSD Epidemiologia Screening, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e Paola Armaroli, SSD Epidemiologia, Screening CRPT. AOU Città della Salute e della Scienza di Torino