Janssen Italia: Chiara Ronchetti direttore della ‘Comunicazione’ e del ‘Public Affairs’

Janssen Italia: Chiara Ronchetti direttore della ‘Comunicazione’ e del ‘Public Affairs’

di Redazione

Torino. 30 settembre 2019 – Chiara Ronchetti è il nuovo direttore ‘Comunicazione e Public Affairs’, riportando al Communications & Public Affairs Leader di Janssen EMEA, Angelika Elser ed al presidente e mministratore pelegato di Janssen Italia, Massimo Scaccabarozzi. Con il suo team, Chiara Ronchetti sarà responsabile dello sviluppo e dell’attuazione di un piano strategico di Communication & Public Affairs che possa accrescere la brand reputation di Janssen in Italia, in linea con le priorità di business del nostro Paese, la visione strategica disegnata a livello europeo ed in coerenza con la missione della società di incidere positivamente sulla cura di alcune tra le malattie più gravi dell’umanità in aree terapeutiche chiave, quali l’oncoematologia, l’immunologia, le neuroscienze, l’infettivologia, le patologie metaboliche e cardiovascolari e l’ipertensione arteriosa polmonare.

Laureata con lode in Lingue e Letterature Moderne, Chiara Ronchetti vanta una lunga esperienza nella definizione delle strategie di comunicazione e nella gestione delle media relations particolarmente in ambito tech/innovation. Ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità dapprima in società italiane quotate, in seguito in Microsoft, presso cui ha lavorato negli scorsi 11 anni curando le Corporate & Business Communications, rafforzando l’immagine aziendale presso i media e i key influencer ed infine ricoprendo il ruolo di Philanthropies Lead, con l’obiettivo di contribuire alla diffusione delle competenze digitali nel Paese.

Sono orgogliosa di poter contribuire alla missione ambiziosa di Janssen ed in generale del Gruppo Johnson & Johnson di migliorare la salute delle persone a livello globale, particolarmente in un momento di profonda trasformazione del mondo dell’Healthcare come quello che stiamo vivendo, nel quale innovazione e tecnologia giocano un ruolo di crescente importanza ed accelerano la diffusione di cure sempre più mirate e personalizzate a beneficio di tutti noi”, commenta Chiara Ronchetti. “Sono molto contento che Chiara sia entrata a far parte del nostro Team – spiega Massimo Scaccabarozzi, presidente e amministratore delegato di Janssen, farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson e presidente di Farmindustria – Chiara è una professionista di comprovato valore, con un bagaglio di esperienze e di conoscenze del mondo della comunicazione e dei nuovi media molto ampio. Sono sicuro che il suo contributo possa rappresentare un concreto valore aggiunto per un’azienda come Janssen Italia, da sempre punto di riferimento del settore e dell’innovazione a sostegno dei pazienti”.

L’inverno è alle porte: quattordici milioni  di italiani verranno colpiti dall’influenza

L’inverno è alle porte: quattordici milioni  di italiani verranno colpiti dall’influenza

 

di Redazione

Milano 25 Settembre 2019 – L’inverno è in arrivo e milioni di italiani si preparano ad affrontare una delle sue più insidiose conseguenze: l’influenza. Con l’arrivo del freddo circa duecento – tra virus influenzali e simil-influenzali – costringeranno a letto molte persone. Ma che influenza ci aspetta per il prossimo inverno? “A oggi la stagione influenzale in arrivo non sembra essere pesantissima, con un numero di casi leggermente sotto la media. Ci aspettiamo di avere circa 6 milioni di influenzati, con un’incidenza leggermente inferiore rispetto agli scorsi anni – afferma il professor Fabrizio Pregliasco, Virologo, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi – A questi 6 milioni che saranno colpiti da ‘vera’ influenza, vanno poi aggiunti altri 8 milioni di cittadini che contrarranno gli altri virus simil-influenzali”.

L’influenza si distingue, infatti, da tutte le altre forme parainfluenzali per la presenza di tre caratteristiche: insorgenza brusca della febbre oltre i 38°; presenza di almeno un sintomo sistemico (dolori muscolari/articolari); presenza di un sintomo respiratorio (tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale, mal di gola). Nonostante quest’anno si stimi, dopo un biennio di forte incidenza, una stagione influenzale meno pesante per la popolazione generale e con dati nella media, i virus che colpiranno gli italiani saranno più insidiosi. “Si sono diffuse due nuove varianti dei virus, H3N2 e H1N1, le quali, oltre ad avere una maggior capacità diffusiva, sono quelle forme influenzali che – soprattutto l’H1N1 nei bambini piccoli e l’H3N2 nei soggetti anziani e fragili – possono provocare maggiori severità e un più alto rischio di complicanze”, continua il Prof. Pregliasco. “Oltre a questi, saranno presenti anche i virus B/Colorado e A/Kansas che sono varianti già conosciute dalle precedenti stagioni”.

 Ma come si comportano gli italiani in caso di influenza? Una ricerca condotta da Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione che fa parte di Federchimica) delinea alcuni dei comportamenti più comuni. La maggioranza degli italiani, il 55 per cento, dichiara di assumere un comportamento corretto in caso di influenza: si mette a riposo, assume farmaci di automedicazione e contatta il medico solo se dopo 3 giorni non nota un miglioramento. La percentuale di coloro che sanno come è bene comportarsi è più alta tra le donne (61,7 per cento) rispetto agli uomini (48,5 per cento). “I farmaci di automedicazione, insieme a riposo e corretta alimentazione, sono il rimedio migliore contro l’influenza”, conferma il professor Pregliasco.

 In caso di influenza, quindi, per alleviare i sintomi e favorire una totale ripresa, il pilastro del trattamento è rappresentato dai farmaci di automedicazione, riconoscibili grazie alla presenza del bollino rosso che sorride sulla confezione. Lo sanno bene gli italiani, che nel 64 per cento dei casi scelgono proprio i farmaci di automedicazione come primo rimedio in caso di influenza. A seguire, le ‘bevande della nonna’ (bevande calde, spremute, latte e miele), opzione preferita dal 24 per cento. Ancora alta la percentuale di chi crede che gli antibiotici siano un rimedio efficace contro l’influenza (16,2 per cento), soprattutto tra i giovanissimi, dove si arriva al 29,2 per cento. “Uno degli errori da evitare in caso di influenza è quello di assumere gli antibiotici che sono del tutto inefficaci nella lotta ai virus. A differenza dei farmaci di automedicazione, gli antibiotici non vanno mai assunti senza la prescrizione medica specifica per quel caso”, afferma il professor Pregliasco. Ovviamente, per molti italiani la migliore cura contro l’influenza è la prevenzione. Su questo, la maggioranza mette in atto comportamenti corretti come evitare gli sbalzi di temperatura (55,2 per cento) e lavarsi spesso le mani (41,3 per cento). Oltre alle pratiche di buon senso, il vaccino anti-influenzale rappresenta un rimedio essenziale per evitare il contagio, soprattutto nei soggetti più fragili. “La vaccinazione è un’opportunità per tutti, ma ha una impellenza sempre più alta al crescere della fragilità del soggetto – ricorda il Professor Pregliasco – Il vaccino contro l’influenza non ci mette a riparo da tutti i virus in circolazione, ma il suo successo va misurato in ottica salvavita. L’obiettivo principale del vaccino è proprio quello di dare copertura ai soggetti fragili e ridurne la mortalità associata”.

 

Per maggiori informazioni: www.semplicementesalute.it.

 

Astra Ricerche per FIPC e Conacuore: Quali i nemici del cuore per gli italiani?

Astra Ricerche per FIPC e Conacuore: Quali i nemici del cuore per gli italiani?

 

di Redazione

Roma. 25 Settembre 2019- I veri nemici del cuore secondo gli italiani: al primo posto il fumo (60 per cento), seguito da colesterolo, ipertensione e diabete (56 per cento), mentre il 70 per cento pensa (in modo errato) che movimento, alimentazione corretta econtrollo dello stress non rientrino nel programma di prevenzione Un’ indagine, condotta da Astra Ricerche per la fondazione italiana per il cuore (FIPC), rivela quali sono i fattori di rischio che gli italiani temono di più per il cuore, riconfermando vincente la scelta di FIPC e Conacuore di voler promuovere messaggi educazionali sul corretto stile di vita. Un esempio? Concentrando l’attenzione del pubblico più numeroso della domenica, quello dei tifosi negli stadi e a casa, che, grazie al patrocinio della Lega Calcio Serie A e FIGC, vedranno a bordo campo lo striscione della Giornata Mondiale per il Cuore, e un video sull’importanza di un’efficace prevenzione cardiovascolare. Per tutto il mese moltissime le attività gratuite su tutto il territorio con distribuzione di materiale informativo.

 

Si deve quindi fare ancora molto per aumentare la consapevolezza degli italiani sui fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, e su quali siano le armi vincenti a disposizione per prevenirle. Questa è una priorità perché le malattie cardiovascolari rappresentano ancor oggi la prima causa di morte in Italia e nel mondo ed uccidono ogni anno 17,9 milioni di persone. Gli stili di vita sono dunque al centro dei messaggi che FIPC insieme a Conacuore rinnova il 29 settembre per la Giornata Mondiale per il Cuore, la campagna promossa in tutto il mondo dalla World Heart Federation e coordinata in Italia dalla FIPC. Nel corso del mese di settembre e anche oltre sono moltissime le iniziative aperte al pubblico in forma gratuita, organizzate da associazioni di pazienti, ospedali, aziende sanitarie locali, enti pubblici e privati per sensibilizzare le persone a prendersi cura del proprio cuore.

 

Grande visibilità viene data a questi temi grazie alla collaborazione con Lega Calcio e FIGC, attraverso l’esposizione dello striscione della Giornata Mondiale per il Cuore nei campi di calcio di Serie A prima dell’inizio delle partite del 28-30 settembre e la proiezione dello spot educazionale sui videowall, consentendo di raggiungere gli ‘sportivi’ del calcio, più o meno virtuali, presenti allo stadio o collegati.

 

‘Diventa un eroe del cuore’ è il razionale (e anche il titolo) dell’opuscolo della Giornata Mondiale per il Cuore di quest’anno, distribuito in 120 mila copie in tutta Italia. Inoltre, grazie alla collaborazione con Federfarma Lombardia, nelle farmacie di Milano e provincia, Monza e Lodi che aderiscono all’iniziativa, oltre a ricevere una copia dell’opuscolo della Giornata Mondiale per il Cuore 2019, sarà possibile effettuare gratuitamente un test a punteggio per valutare la salute del cuore e ricevere informazioni sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari.

 

L’elenco delle iniziative in tutta Italia

è disponibile su fondazionecuore.it e conacuore.it

Tassare bevande zuccherate e merendine la strada per combattere diabete e obesità

Tassare bevande zuccherate e merendine la strada per combattere diabete e obesità

di Redazione

Roma. 24 Settembre 2019 – Non ha dubbi Andrea Lenzi, presidente dell’Health City Institute e della Fondazione per la Ricerca in endocrinologia, onlus della Società italiana di endocrinologia: “i dati scientifici ed epidemiologici più aggiornati, che vedono in tutto il mondo crescere malattie come il diabete e l’obesità nelle fasce d’età giovanili, fotografano un effetto dei cambiamenti del nostro mondo, che non sono solo climatici, ma anche di comportamento sociale e di stile di vita. Dati americani dicono come negli under 30 il diabete progredisca di oltre il 2 per cento annuo e si prevede il quadruplicamento dei malati entro il 2050. Un recente studio di The Lancet riporta come nel mondo su circa 2 miliardi di adolescenti, 1 su 5 sia in sovrappeso od obeso, con una crescita dal 1990 al 2016 del 120 per cento dei casi. Purtroppo, questi trend negativi, pur se con minore enfasi, riguardano anche l’Italia. Ad esempio, il primo report Italian Barometer Obesity dell’IBDO pubblicato quest’anno stima ci siano circa 1 milione e 700mila i bambini e adolescenti in eccesso di peso, cioè il 24,2 per cento della popolazione di 6-17 anni”. L’allarme è stato lanciato anche dai medici diabetologi in occasione del congresso europeo di diabetologia EASD 2019 appena concluso a Barcellona. “Come presidente di Health City Institute e medico e ricercatore in endocrinologia – continua Lenzi – non posso non sottolineare come ciò comporti rischi per la salute della popolazione, ma anche costi insostenibili per sistemi sanitari come il nostro, già oggi sotto pressione. Si rende necessario agire tempestivamente, con misure che sostengano la ricerca scientifica da un lato e l’educazione e il cambiamento culturale dall’altro, a vantaggio della salute e dell’ambiente. In questi giorni – aggiunge il presidente – si è aperto nel nostro Paese un forte dibattito su questi temi di grande attualità e sul modo per reperire fondi per far fronte a questi bisogni. Il Governo, per voce del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, On. Lorenzo Fioramonti, nelle sue recenti dichiarazioni programmatiche, e del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sembrerebbe orientato, in linea con molti altri Paesi europei come la Francia o la Svezia, ad agire con imposizioni fiscali su alcune fonti di questi fenomeni: gli alimenti come le merendine e le bevande zuccherate non salutari. Di certo è una strada giusta e un buon inizio per coniugare una forte indicazione verso stili di vita corretti e ottenere risorse per ricerca, salute e ambiente, argomenti che si coniugano per salvaguardare i nostri giovani, il nostro domani”.

Aleotti: “La delicatezza di Beato Angelico entra ora nella collana d’arte di Menarini”

Aleotti: “La delicatezza di Beato Angelico entra ora nella collana d’arte di Menarini”

di Redazione

Torino. 24 settembre 2019 – Era convinto che ogni sua pennellata fosse d’ispirazione divina e che i suoi dipinti contribuissero a salvare le anime dei fedeli. Quest’anno Menarini ha impreziosito la sua storica collana d’arte con un volume dedicato al Santo patrono degli artisti: Beato Angelico. Frate domenicano e pittore rinascimentale, Beato Angelico realizzò gran parte delle sue opere, caratterizzate dai colori splendenti e dai tratti delicati, a Firenze, nel convento di San Marco. E proprio a pochi passi dal luogo in cui il frate artista ha vissuto che Menarini ha voluto presentare la monografia a lui dedicata. Nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Firenze, il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, e l’autore, Renzo Villa, hanno presentato il volume d’arte, curato da Menarini in collaborazione con Pacini editore, ripercorrendo la vita e le opere del frate pittore.

“Beato Angelico è uno dei pittori più importanti e poetici del Quattrocento. Il soprannome con cui è conosciuto descrive perfettamente la dolcezza ultraterrena che connota il suo stile; è un bene che la sua opera e la sua figura siano diffusi al grande pubblico in questo volume appositamente realizzato da Menarini. – ha detto Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi – È una pubblicazione che esce praticamente a pochi giorni di distanza dalla chiusura della spettacolare mostra sul pittore tenutasi al museo del Prado, densa di novità. Proprio a Firenze sorge il museo di San Marco, uno spazio che è stato la casa del Beato Angelico e che accoglie la maggior parte dei suoi capolavori. Personalmente – ed ora posso dirlo con la massima schiettezza, visto che l’unificazione di San Marco con gli Uffizi è stata da pochi giorni rescissa – lo ritengo uno dei musei più belli del mondo; colgo volentieri l’occasione di questa bellissima pubblicazione per invitare tutti ad andare ad ammirarne i tesori”.


“Con il volume su Beato Angelico Menarini rinnova una storica tradizione artistica e trova conferma anche nel progetto multimediale Menarini Pills of Art, che ha l’obiettivo di avvicinare i giovani all’arte. – hanno detto Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, membri del Board e azionisti di Menarini – Sul sito Menarini vengono pubblicate, in ben sette lingue, delle brevi video pillole in cui gli esperti d’arte mostrano e raccontano le curiosità delle grandi opere presenti nelle nostre monografie”.

Per guardare le Menarini Pills of Art 

Aumenta la taglia dopo la menopausa? “Attente, cresce il rischio di mortalità”

Un articolo di recente pubblicato su ‘Nutrition, Obesity and Exercise’ suggerisce che un punto vita abbondante, superiore a 88 cm (cioè un’obesità di tipo centrale), nelle donne in post-menopausa potrebbe associarsi ad un aumentato rischio di mortalità. Yangbo e colleghi sono giunti a questa conclusione, effettuando uno studio retrospettivo su 156.624 donne americane in menopausa, su dati del Women’s Health Initiative study. Dall’analisi emerge che l’obesità centrale, anche quando si associa ad peso corporeo normale, risulta associata ad un aumento della mortalità da qualsiasi causa, a quella da cause cardiovascolari e da tumori, rispetto alle donne normopeso, con circonferenza vita nella norma. Una simile associazione si riscontrava anche nelle donne obese con pattern di obesità centrale. Gli autori ritengono importanti questi risultati perché in genere i medici non pongono attenzione alla misura della circonferenza vita nelle donne con peso corporeo nella norma. Ma in questo modo sfugge una categoria di soggetti a rischio di mortalità aumentato, quella delle donne in post-menopausa con giro vita superiore a 88 centimetri.

Lo studio ha valutato 156.624 donne di età media 63,2 anni, nell’arco di un follow up corrispondente a 2.811.187 anni/persona; in questo periodo sono stati registrati 43.838 decessi, tra i quali 12.965 per cause cardiovascolari (il 29.6 per cento) e 11.828 per tumori (il 27.0 per cento). Confrontando questi dati con quelli relativi a donne di peso normale, senza obesità centrale, (a parità di caratteristiche demografiche, stato socioeconomico, fattori legati allo stile di vita e stato ormonale), in quelle con obesità centrale il rischio per tutte le cause di mortalità è risultato aumentato del 31 per cento; mentre tra le donne in sovrappeso ma senza obesità centrale, il rischio risultava aumentato solo del 16 per cento. Anche tra le donne normopeso, quelle con punto vita superiore a 88 cm presentavano rispetto a quelle con circonferenza vita normale, un rischio di mortalità cardiovascolare aumentato del 25 per cento e di mortalità per tumori del 20 per cento.

Lo studio – commenta la professoressa Patrizia Burra, ordinario di Gastroenterologia, dipartimento di Scienze chirurgiche, oncologiche e gastroenterologiche dell’Università degli Studi di Padova e vicepresidente della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (SIGE) presenta alcuni limiti perché ha preso in considerazione solo donne in post-menopausa; di conseguenza, questi risultati non possono essere estrapolati a donne più giovani, o alla popolazione maschile. Inoltre l’obesità centrale è stata valutata solo attraverso la misurazione del giro vita, mentre il ricorso a esami di imaging più sofisticati, avrebbero fornito informazioni e permesso una più accurata stratificazione del rischio della popolazione in studio. Il messaggio che emerge da questo studio – prosegue la professoressa Burra – è importante perché, analizzando un’ampia coorte prospettica, ha permesso di evidenziare come donne di peso corporeo normale, che presentino però obesità centrale, siano a maggior rischio di mortalità rispetto a donne di peso normale senza obesità centrale e che questo rischio sia simile a quello delle donne obese. Ciò significa che basare la valutazione del rischio comportato dall’obesità, solo sulla base del calcolo dell’indice di massa corporea (BMI) non consente di individuare l’aumentato rischio di mortalità proprio delle donne normopeso ma con distribuzione del grasso di tipo centrale. Il messaggio dunque è chiaro e semplice: misurare sempre il giro vita! L’indice di massa corporea e la misura del girovita ci aiutano ad identificare le pazienti a rischio”.

Anche un altro studio, pubblicato nel 2015, analizzando i dati relativi a 15.184 persone (52.3 per cento donne) di età compresa tra i 18 e i 90 anni, aveva riscontrato che nelle persone normopeso, ma con obesità centrale, il rischio di mortalità generale e da eventi cardiovascolare fosse superiore rispetto a soggetti con indice di massa corporea simile ma senza distribuzione del grasso a livello centrale, dato che è stato confermato nelle donne.

Ma a far aumentare il rischio di mortalità non sono solo i chili di troppo e, in particolare, quelli che si depositano sulla pancia. Negli ultimi anni l’attenzione degli studiosi si sta focalizzando con sempre maggior attenzione su un’altra condizione metabolica, la perdita del tessuto muscolare scheletrico (sarcopenia). “Di recente – sottolinea la professoressa Burra – abbiamo effettuato presso il nostro centro uno studio su pazienti con cirrosi epatica, che di frequente presentano una sarcopenia progressiva e generalizzata. La sarcopenia è risultata associata ad aumento sia del rischio di complicanze cliniche che di mortalità, anche dopo che i pazienti vengono sottoposti a trapianto di fegato (Lucidi C J Hepatol. 2018, Merli M J Hepatol. 2017)”. L’alterata omeostasi metabolica è stata associata anche ad alterazioni della normale distribuzione del tessuto adiposo viscerale e sottocutaneo e tali alterazioni sono state correlate in modo indipendente ad un aumento del rischio di mortalità in pazienti con cirrosi, soprattutto di sesso femminile, ed ad aumento del rischio di recidiva di epatocarcinoma dopo trapianto di fegato soprattutto nel sesso maschile(3). Il nostro studio, ancora in corso, sta dunque valutando le immagini della TAC addome a livello della III vertebra lombare per studiare la distribuzione del tessuto adiposo sottocutaneo e del tessuto adiposo viscerale. I risultati non hanno riscontrato un’associazione tra le alterazioni della distribuzione del tessuto adiposo e un aumentato del rischio di complicanze, né con un aumento di mortalità dopo trapianto. Questo resta dunque un argomento ancora aperto alla ricerca clinica”. Secondo il presidente della Sige professor Domenico Alvaro “occorre che le società scientifiche si adoperino per diffondere nella popolazione messaggi chiari sulla prevenzione dell’obesità e sui semplici parametri da monitorare inclusi peso corporeo e giro vita!”

SUMMER SCHOOL 2019: “Ecco gli 8 punti su cui la Sanità italiana fa appello al Ministro della Salute e al nuovo Governo”

SUMMER SCHOOL 2019: “Ecco gli 8 punti su cui la Sanità italiana fa appello al Ministro della Salute e al nuovo Governo”

 

di Redazione

Asiago-Gallio, 23 settembre 2019 – I 221 esperti del panorama sanitario nazionale, al termine della VI edizione della “SUMMER SCHOOL 2019: UP TO DATE SULLA SANITÀ ITALIANA”, Evento organizzato da Motore Sanità, scelgono le priorità d’intervento. Tra 8 call to action elaborate, il 44% ha deciso per Gestione e sostenibilità dell’innovazione, Cronicità e percorsi assistenziali e Gestione dei dati e innovazione digitale. Il 36% Comunicazione e empowerment del cittadino/paziente, le Infezioni correlate all’assistenza (ICA) e l’antibiotico resistenza e il Personale sanitario. Da ultimo il 20% considera prioritario intervenire su Reti assistenziali, mobilità sanitaria e Liste d’attesa. L’analisi dei dati descritti ci indica che l’elemento “Gestione dei dati ed innovazione digitale” risulta essere quello che ha ottenuto una maggior concentrazione di voti.

ICA e ANTIBIOTICO RESISTENZA

Giovanna Scroccaro, Direzione Farmaci, Dispositivi e Protesica Regione del Veneto, Presidente del Comitato Prezzi e Rimborso AIFA “È necessario uno sforzo da parte delle aziende produttrici per ricercare farmaci che presentino un valore aggiunto superiore rispetto alle alternative disponibili, ma allo stesso tempo un prezzo ragionevole che permetta di poter far arrivare il farmaco a tutti i pazienti. Purtroppo, nel caso degli antibiotici sono pochi quelli innovativi che arrivano sul mercato italiano e questo forse perché questi farmaci presentano una minore redditività per le Aziende farmaceutiche. Così però non abbiamo armi per contrastare le infezioni antibiotico resistenti”.

GESTIONE e SOSTENIBILITA’ DELL’INNOVAZIONE

Francesco De Santis, Vicepresidente Farmindustria “L’innovazione non è un problema ma una priorità, per un SSN che produce salute non solo prestazioni, le misure del valore devono essere su più dimensioni e sui PDTA dei pazienti. La logica dei silos in cui viene considerato solo il costo del farmaco, va superata valutando opportunamente da una parte il costo che genera il farmaco e dall’altra i costi della terapia e dell’assistenza che vengono evitati.

RETI ASSISTENZIALI e MOBILITA’ SANITARIA

Manuela Lanzarin, Assessore Sanità e Sociale Regione Veneto “C’è la necessità di creare reti assistenziali specifiche di collegamento tra la parte ospedaliera sanitaria e quella territoriale. La mobilità sanitaria mette in evidenza come le 21 Regioni gestiscano il servizio sanitario in modo diverso, generando così la mobilità attiva e passiva, nel caso del Veneto testimonia come ci sia una sanità di eccellenza che attrae da fuori Regione.

GESTIONE DEI DATI SANITARI e INNOVAZIONE DIGITALE

Valentina Solfrini, Servizio Assistenza Territoriale, Area Farmaci e Dispositivi Medici, Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare, Regione Emilia-Romagna “Sulla gestione dei dati sanitari e dell’innovazione digitale io credo che vi sia un ruolo strategico del servizio sanitario pubblico perché ritengo che vada cambiato il paradigma attuale per passare ad un approccio che raccolga il dato in maniera strutturata laddove si svolgono le attività sanitarie, in maniera semplice e non complessa al fine di avere informazioni sull’uso appropriato delle risorse, sui PDTA e sulla qualità delle prestazioni e di consentire un uso adeguato di queste innovazioni digitali”.

CRONICITA’ e PERCORSI ASSISTENZIALI

Pierfranco Conte, Direttore SC Oncologia Medica 2 IRCCS Istituto Oncologico Veneto, Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica Dipartimento di Scienze Chirurgiche Oncologiche e Gastroenterologiche Università di Padova, Coordinatore Rete Oncologica Veneta “La cronicità sta diventando un problema rilevante in oncologia per l’incidenza dei pazienti che è sempre in crescita. Dato positivo è che sempre più pazienti guariscono e hanno bisogno di controlli costanti, quando non guariscono necessitano di trattamenti che possono durare anche per anni. A questo punto il problema per il SSN è legato a chi far seguire i lungo-sopravviventi che hanno bisogno di controlli periodici che non possono essere affidati ai centri oncologici, ma che dovrebbero essere affidati ai Medici di Medicina Generale che hanno maturato una grande esperienza. Servono farmaci sempre più costosi, costo che diventa difficilmente prevedibile anche per la durata del trattamento.”

COMUNICAZIONE DELL’ EMPOWERMENT CITTADINO/PAZIENTE

Giammarco Surico, Direttore Unità Operativa Oncoematologia Ospedale Miulli Acquaviva, Coordinatore Rete Oncologica Pugliese “L’esperienza della Rete Oncologica Pugliese rappresenta un modello di estrema vicinanza in particolare ai pazienti oncologici. L’aver attivato i Coro (Centri di orientamento oncologico), 18 in tutta la Puglia, costituiti da un oncologo, da un psiconcologo, da un amministrativo, da un infermiere dedicato, consentono di avviare procedure diagnostiche in tempi brevi per la definizione del sospetto diagnostico con slot di indagini dedicate. Ciò consente di abbattere le liste di attesa e di attivare la totale presa in carico del paziente”.

PERSONALE SANITARIO

Domenico Mantoan, Direttore Generale Area Sanità e Sociale Regione del Veneto “In Italia abbiamo lo stesso numero di medici della Germania e un numero maggiore di Francia e Inghilterra. Dobbiamo rivedere il contratto del medico ospedaliero che è costruito su una logica vecchia degli anni 70, un medico viene assunto a 32 anni e guadagna 2.200 euro per 25 anni con turni massacranti, quando in Francia e Germania guadagna 4500 euro netti al mese dal primo mese.”

LISTE D’ATTESA

Domenico Crisarà, Vicesegretario generale nazionale FIMMG “Il tema delle liste d’attesa non può essere risolto esclusivamente aumentando l’offerta, ma gestendo i problemi attraverso l’appropriatezza, cioè dare ad ognuno ciò di cui ha effettivamente bisogno. In questa prospettiva, il ruolo della medicina di famiglia è fondamentale per la conoscenza globale che ha del paziente. Se poi venisse sposata la nostra proposta di dotare gli studi medici di diagnostiche di I livello che aiuti il medico nel suo percorso di cura, si avrebbe un effettivo alleggerimento delle liste d’attesa”

L’Italia dei giovani ricercatori si fa onore a Barcellona con i premi dell’EASD/EFSD

di Redazione

Roma. 17 Settembre 2019 – Caterina Conte dell’Università ‘Vita-Salute San Raffaele di Milano è tra i quattro vincitori dell’EFSD Future Leaders Mentorship Programme for Clinical Diabetologists. Il premio, che ha una durata di tre anni, mira a coltivare la futura generazione di leader nella ricerca diabetologica, affiancando questi ragazzi a mentori di riconosciuta fama e aprendo loro le porte delle più prestigiose istituzioni di ricerca internazionali. Il premio è sostenuto da un grant non condizionato di Astra Zeneca. E’ un premio che guarda al futuro, che anzi mira a costruire il futuro della ricerca in diabetologia, individuando i futuri leader e dando loro la possibilità di crescere, acquisendo maggiori competenze nelle tre aree cardine della diabetologia clinica, della ricerca e della comunicazione. Un premio che apre per questi ragazzi la strada verso le principali istituzioni europee, affidati ad un importante mentore che supervisionerà un loro progetto di ricerca e costruirà su misura per loro un programma educativo che consentirà a questi leader in erba di rifinire le loro expertise cliniche e di ricerca, di migliorare la capacità di presentare i loro progetti di ricerca illustrandoli ad una platea congressuale o scrivendo un articolo per una rivista scientifica. Ai premiati viene offerta la possibilità di prendere parte ai principali congressi internazionali di diabetologia (EASD e ADA), nell’ambito dei quali potranno presentare i risultati delle loro ricerche.

L’Italia torna a salire sul podio dei premiati anche per il Rising Star Symposium & EFSD Research Fellowship dell’ EASD (European Association for the Study of Diabetes). A ricevere il prestigioso riconoscimento è Domenico Tricò, dell’Istituto di Scienze della vita, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il premio è dedicato ai giovani astri nascenti della ricerca in diabetologia che svolgano la loro attività in Europa e mira ad incoraggiare la progettazione di ricerche innovative in questo campo. E’ sostenuto da un grant incondizionato di Novo Nordisk. “Anche quest’anno – commenta il professor Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) – è con grande piacere che comunichiamo che giovani ricercatori italiani, soci della SID e cresciuti in ambienti accademici italiani prestigiosi e di grande tradizione diabetologica, hanno vinto dei premi importanti banditi dall’EASD/EFSD. E’ un importante riconoscimento per loro, per i colleghi che hanno contribuito alla loro crescita scientifica, e per la SID che ha supportato con grant e premi il loro percorso scientifico”.

Partnership Abbott-Sanofi su tecnologie per misurare il glucosio e per l’insulina

di Redazione

Milano. 17 Settembre 2019 – Abbott e Sanofi stanno collaborando per integrare le rispettive tecnologie di misurazione del glucosio e di rilascio di insulina, una soluzione che potrebbe contribuire a semplificare ulteriormente la gestione del diabete. Le due aziende adotteranno un approccio innovativo, sviluppando strumenti che combineranno il rivoluzionario sistema FreeStyle Libre di Abbott con informazioni sul dosaggio dell’insulina per il rilascio futuro di penne intelligenti di Sanofi, applicazioni e software cloud. Questa partnership non esclusiva consentirà inizialmente la condivisione dei dati, con il consenso dell’utente, tra la app e il cloud di FreeStyle Libre di Abbott e le penne per insulina collegate di Sanofi, le app e il software cloud attualmente in fase di sviluppo. Questa condivisione di dati consentirà alle persone con diabete e ai loro medici di prendere decisioni più informate su terapia, alimentazione e stile di vita. Sanofi sta attualmente lavorando per fornire penne, app e software cloud collegati che saranno compatibili con il sistema FreeStyle Libre e i suoi strumenti di salute digitale. Le due aziende mirano a rendere disponibili queste soluzioni entro pochi anni, anche in funzione delle approvazioni regolatorie locali.

Da Bari la nuova sfida delle ‘CAR-T’: necessario individuare i Centri idonei

di Redazione

Bari. 17 Settembre 2019  – Con l’imminente arrivo delle nuove terapie CAR-T è assolutamente indispensabile creare una rete interregionale dedicata alla cura di pazienti attraverso protocolli condivisi. Con questo obiettivo, ha fatto tappa in Puglia la ‘ROAD MAP CAR-T PROSPETTIVE ATTUALI E FUTURE DELL’USO DELLE CAR-T IN ITALIA’: Workshop di confronto tra gli Esperti di salute regionali, per individuare il miglior percorso di cura e rendere il sistema sostenibile per il Servizio Sanitario Nazionale, realizzati da MOTORE SANITA’, con il contributo di Novartis. Alcune malattie oggi, come la leucemia linfoblastica acuta e il linfoma diffuso a grandi cellule, nei pazienti refrattari alle terapie oggi disponibili, danno un’aspettativa di vita molto bassa o nulla. Grazie alla ricerca in quest’area, si è arrivati ad un punto di svolta tale per cui, per questi pazienti, si aprono nuovi scenari attraverso le terapie cosiddette CAR-T di prossima introduzione.

La situazione pugliese, stando ai dati epidemiologici di incidenza delle malattie oggi sottoponibili a terapia con le cosiddette CAR-T, presuppone un numero di circa 80 pazienti all’anno – ha spiegato il professor Patrizio Mazza, Direttore Ematologia Ospedale S. G. Moscati, Taranto – fermo restando che le indicazioni restino per i linfomi ad alto grado di malignità di tipo B e le leucemie acute linfoblastiche B dei bambini e giovani. Stanno venendo avanti studi in cui l’indicazione si allargherebbe ad altre malattie con una numerosità di pazienti molto superiore. Il dato di fatto attuale è che la complessità della procedura terapeutica richiede un impegno notevole in un contesto di equipe multidisciplinare con un impegno assistenziale di alto profilo di competenze. Al momento io rappresento l’unico Centro pubblico con i requisiti previsti da AIFA e ritengo che se il carico assistenziale dovesse ricadere tutto sulla nostra Struttura, per quanto riguarda i pazienti pugliesi, avremmo bisogno di implementare alcune figure professionali e probabilmente avere degli spazi in più. Da questo punto di vista c’è pieno appoggio dei nostri Direttori”.

Le Regioni dovranno identificare nella loro rete di servizi ospedalieri, i centri adatti, individuando il percorso necessario a formare le persone dedicate, con protocolli organizzativi condivisi. Le Aziende Sanitarie Ospedaliere saranno chiamate alla formazione del personale che dovrà gestire le cure in modo da creare un sistema assistenziale di rapido accesso e sicuro per il paziente. “Tale tipo di immunoterapia innovativa – ha dichiarato la professoressa Giorgina Specchia, Coordinatore Rete Ematologica Regione Puglia (REP) – è rappresentata dal prodotto cellulare costituito dai linfociti del paziente che vengono sottoposti ad un processo di ingegnerizzazione del DNA che li rende capaci di distruggere le cellule tumorali. Questa terapia per la sua complessità richiede un impegno straordinario di risorse umane ed economiche che l’Area Politiche della Salute della Regione Puglia sta da tempo pianificando insieme ai Centri della Rete Ematologica Pugliese al fine di poter offrire ai pazienti candidati questo approccio terapeutico”.