Sanità italiana tra le prime 10 per qualità Al 9° posto dopo Nord Europa e Australia

Sanità italiana tra le prime 10 per qualità Al 9° posto dopo Nord Europa e Australia

Roma. 25 Novembre 2019 – La ‘certificazione’ che arriva dalla prima analisi a livello nazionale ‘Global Burden of Disease (GBD) Study’, pubblicata sulla rivista ‘The Lancet Public Health’ e coordinata dall’IRCCS Materno-Infantile Burlo Garofolo di Trieste parla chiaro: il Servizio sanitario nazionale italiano è nono al mondo per qualità, dopo Islanda, Norvegia, Olanda, Lussemburgo, Australia, Finlandia, Svizzera e Svezia. “Ne emerge un quadro globalmente positivo – afferma Lorenzo Monasta, primo autore del lavoro – pur con alcune criticità”. Tra le criticità, l’invecchiamento rapido della popolazione, spiega Monasta, “è spiegato col fatto che in Italia abbiamo uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo (1,3%) e contemporaneamente una tra le più alte speranze di vita (che ci colloca all’8/0 posto nel mondo per aspettativa di vita alla nascita, 85,3 anni per le donne, 80,8 per gli uomini nel 2017)”.

 

Questo scenario sta cambiando il panorama epidemiologico delle malattie, aumentando il carico delle patologie croniche tipiche dell’invecchiamento, dai problemi di vista e udito all’Alzheimer e altre demenze: “basti pensare – dice all’ANSA – che gli anni di vita con disabilità legati ad Alzheimer e altre demenze sono aumentati del 78% dal 1990 al 2017 e i decessi per Alzheimer più che raddoppiati (+118%). L’altro aspetto significativo – aggiunge Monasta – è che dal 1990 ad oggi è aumentata gradualmente la spesa privata del cittadino per la salute, di pari passo a una riduzione del finanziamento pubblico alla salute, riduzione che, quindi, non è frutto di una aumentata efficienza del servizio sanitario”. In particolare, rileva l’esperto, dal 2010 al 2015 il finanziamento statale in rapporto al PIL è sceso dal 7% al 6,7%, mentre nello stesso arco di tempo la spesa privata per la salute è passata aumentato dall’1,8% al 2%. Inoltre, dal 1995 la spesa complessiva per la salute in rapporto al PIL è aumentata dell’1,15%, aumento assorbito, però, non dal finanziamento pubblico, ma da quello privato.

 

Società Italiana di diabetologia e Cineca: dal rapporto ARNO una foto d’Italia in 3D

Società Italiana di diabetologia e Cineca: dal rapporto ARNO una foto d’Italia in 3D

 

Roma. 25 Novembre 2019 – Arriva il rapporto sullo stato del diabete nella penisola, costruito a partire da dati provenienti da tre diverse fonti di informazione: farmaci, dispositivi diagnostico-terapeutici, prestazioni sanitarie erogati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) alle persone con diabete in Italia.  L’analisi di questa grande mole di dati consente di ricostruire una vera e propria fotografia tridimensionale del diabete in Italia. Una preziosissima fonte di informazione per i decisori amministrativi e politici, per i medici, le associazioni pazienti e per tutti quanti abbiano a che fare col mondo del diabete. Il Rapporto ARNO diabete, giunto quest’anno alla quinta edizione, è frutto di una collaborazione tra la Società Italiana di Diabetologia e il CINECA. Il Rapporto è stato coordinato dal professor Enzo Bonora per la Società Italiana di Diabetologia e dalla dottoressa Elisa Rossi per il Cineca. La ‘corsa’ del diabete sta forse rallentando, “tuttavia questo non può diventare un invito ad abbassare la guardia – sottolinea il professor Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia – perché il diabete resta una patologia complessa e pericolosa, per le tante complicanze alle quali può portare. Perché sono comunque 4 milioni gli italiani con diabete diagnosticato e probabilmente un altro milione che non ha ancora scoperto di esserlo. Perché l’obesità, che è uno dei principali fattori di rischio per il diabete di tipo 2, continua a far paura con le sue cifre in particolare tra i giovani e i giovanissimi, soprattutto al Centro-Sud. Perché insomma c’è ancora davvero tanto ancora da fare ma bisogna trovare i canali e le suggestioni giuste per far capire al pubblico che la prevenzione è un alleato della salute e del benessere. Non un cilicio da indossare di mala voglia giorno dopo giorno”.

Quante sono le persone con diabete in Italia. Dopo anni di crescita, sembra sia stata raggiunta una certa ‘stabilità’ (ma non una flessione).  Su 11 milioni di cittadini inclusi nell’analisi relativa ai dati 2018 (riguardante cioè poco meno di 1 italiano su 5 dei 60 milioni di residenti nel nostro Paese), 700 mila sono quelli con diabete.  Lo studio di questi pazienti effettuato da tre angolazioni diverse (farmaceutica, esenzioni ticket e diagnosi riportate sulle schede di dimissione ospedaliera) consente di stimare la prevalenza del diabete in Italia al 6,2 per cento, simile dunque a quella registrata da circa 5 anni a questa parte, dunque sostanzialmente stabile. “Il fenomeno diabete – commenta il professor Enzo Bonora, ordinario di Endocrinologia, Università di Verona e responsabile del Rapporto ARNO per la Società Italiana di Diabetologia – sembra dunque aver raggiunto una stabilizzazione, dopo la crescita continua degli anni ‘90 e della prima decade del millennio”. Estrapolando questa stima all’intero Paese (nel 2018 i residenti in Italia erano 60,5 milioni), il numero degli italiani con diabete sarebbe dunque pari a circa 3.750.000. “Tuttavia – spiega il professor Bonora – questo numero non tiene conto di quanti tra i diabetici non assumono farmaci erogati dal SSN, non hanno l’esenzione dal ticket (a richiederla incredibilmente è solo il 70 per cento dei soggetti con diabete), di quelli mai ricoverati nel 2018 o di quelli ricoverati ma per i quali, in scheda di dimissione, i medici non hanno riportato la diagnosi ‘diabete’ (che è quanto succede nel 50% dei ricoverati con diabete) . “Al netto di tutte queste considerazioni dunque – prosegue Bonora – la stima delle persone con diabete diagnosticato in Italia sale ben al di sopra di 4 milioni. E resta ovviamente incerto il numero dei diabetici non diagnosticati che, secondo stime desunte dai dati epidemiologici osservazionali potrebbe essere di almeno un altro milione”.

Patologia che interessa gli anziani, ma un terzo è in piena età lavorativa. Circa il 67 per cento dei diabetici italiani ha un’età pari o superiore ai 65 anni e un paziente su 5 ha un’età pari o superiore a 80 anni; solo l’1 per cento ha meno di 20 anni. Circa il 32 per cento dei soggetti si colloca tuttavia in una fascia d’età lavorativa (20-64 anni). La prevalenza del diabete fra i 20 e i 49 anni è maggiore tra le donne, mentre fra i 50 e gli 80 anni è superiore tra gli uomini. La prevalenza complessiva è maggiore nei maschi. Questi dati confermano che il diabete colpisce prevalentemente gli anziani; ma, su scala nazionale, circa 1 milione di persone con diabete si trova nel pieno dell’età lavorativa.

Diabete in Italia: ma quanto mi costi? La valutazione dei flussi amministrativi fornisce informazioni sulla spesa per l’assistenza diabetologica “che tuttavia – commenta Bonora – risulta sottostimata perché più che a costi ‘veri’ fa riferimento a ‘tariffe standard’. La spesa, desunta dai flussi amministrativi, ammonta a circa 2.800 euro per paziente (il doppio che per i non diabetici). Estrapolando questo dato alla popolazione italiana con diabete, la spesa complessiva annuale a carico del SSN supera i 10 miliardi di euro. Una spesa virtuale, come detto, perché fa riferimento a tariffe (prezzi) più che costi effettivi. La composizione della spesa è da riferire per metà al costo dei ricoveri, per il 16 per cento alla specialistica, per il 31 per cento ai farmaci non per il diabete, per il 9 per cento ai farmaci anti-diabete, per il 4 per cento ai dispositivi (aghi per penne o siringhe, lancette pungidito e strisce per la misurazione della glicemia), mentre solo l’1 per cento è imputabile alle visite diabetologiche. In generale, il 90 per cento dei costi è attribuibile a complicanze e comorbilità, mentre solo il 10 per cento è assorbito dalla gestione del problema metabolico.

Le persone con diabete assumono un numero di farmaci doppio rispetto alla popolazione generale e l’83 per cento di loro effettua almeno una prestazione specialistica (visita, esami di laboratorio o strumentali, trattamento ambulatoriale) l’anno. Inoltre una persona con diabete su 6 viene ricoverata almeno una volta l’anno. Le persone con diabete vengono ricoverate il doppio rispetto ai non diabetici e la loro permanenza in ospedale durante un ricovero è in media di 1,5 giorni più lunga degli altri. Gran parte delle persone con diabete presenta complicanze e comorbidità (che sono in realtà vere e proprie complicanze della malattia), come testimoniato dal maggior numero di farmaci assunti, dal maggiore numero di esami di laboratorio e strumentali, di visite specialistiche e di ricoveri ospedalieri rispetto ai non diabetici.

Con quali farmaci si curano le persone con diabete in Italia. Il 96 per cento delle persone con diabete assume un farmaco anti-diabete o per altre patologie; in generale, le persone con diabete assumono un numero di farmaci doppio rispetto alla popolazione generale. Il 26 per cento dei pazienti assume insulina (da sola o in associazione ad altri farmaci); il 44 per cento della spesa farmaceutica per gli anti-diabete è assorbito dagli analoghi dell’insulina. Fra i farmaci usati per la terapia del diabete, si registra un incremento dei principi attivi più nuovi (sono in terapia con inibitori di DDP4 il 14 per cento delle persone con diabete, con gli analoghi di GLP-1 dal 5 per cento e con gli inibitori di SGLT2 un altro 5 per cento dei pazienti) ma con percentuali di utilizzo ancora molto al di sotto di quanto raccomandato dalle linee guida; solo una persona con diabete su 4 nel nostro Paese è in trattamento con i farmaci arrivati negli ultimi dieci anni. La spesa per queste nuove molecole ammonta tuttavia al 35 per cento del totale. Il farmaco più usato per il trattamento del diabete resta la metformina (la assume l’80 per cento dei soggetti); una persona con diabete su 5 continua ad assumere sulfaniluree e il 9 per cento repaglinide. “Anche alla luce delle ultime linee guida di trattamento – sottolinea il professor Bonora –  il fatto che il 31 per cento dei pazienti sia ancora in trattamento con sulfaniluree o con repaglinide, merita un’attenta riflessione, nell’ambito della quale va ricordato che i nuovi farmaci possono ancora essere prescritti solo dagli specialisti”.

I farmaci anti-diabete più prescritti. L’insulina glargine è la più prescritta fra gli analoghi basali dell’insulina, l’insulina lispro fra gli analoghi rapidi. Gliclazide è la sulfonilurea più prescritta, sitagliptin è il più usato tra gli inibitori DPP-4, empagliflozin il più prescritto fra gli inibitori di SGLT-2 e dulaglutide tra gli agonisti del recettore GLP-1 (analoghi GLP-1). Le combinazioni fisse di glibenclamide, pioglitazone, inibitori DPP-4 e inibitori SGLT-2 con metformina sono generalmente più prescritte delle rispettive monoterapie.

Ma le persone con diabete si controllano in maniera adeguata? La maggior parte delle persone con diabete nel corso dell’anno riceve più prestazioni specialistiche e con frequenze maggiore dei non diabetici. Preoccupa tuttavia il fatto che il 24 per cento delle persone con diabete (cioè un diabetico su 4) non faccia nel corso dell’anno nemmeno un esame del sangue per valutare parametri di laboratorio essenziali nel monitoraggio della malattia e che il 31 per cento (dunque quasi 1 su 3) non effettui alcuna visita specialistica. In particolare, l’emoglobina glicata (HbA1c), che dovrebbe essere misurata in tutti i diabetici almeno due volte l’anno, risulta prescritta almeno una volta nell’anno solo nel 63 per cento dei pazienti; anche il dosaggio del colesterolo e della creatinina sono stati eseguiti solo nel 61 per cento e nel 63 per cento dei soggetti rispettivamente. Prescrizioni inferiori a quanto raccomandato nelle linee guida si sono osservate anche per visita oculistica e microalbuminuria. E le cose non vanno meglio sul versante dell’automonitoraggio della glicemia, che viene effettuato solo da una persona con diabete su due, quando invece a farlo dovrebbero essere tutti (anche se con una frequenza di controlli giornalieri diversa a seconda del quadro clinico e delle terapie effettuate).

Donne e diabete: tanto lavoro ancora da fare. Le donne con diabete ricevono meno assistenza degli uomini; alle donne vengono prescritti meno farmaci e meno dispositivi rispetto agli uomini, fanno meno esami e meno visite specialistiche. I dati sulle gravidanze evidenziano inoltre quanto sia frequente il diabete gestazionale fra le donne di altra etnia o provenienti da altri paesi che vivono in Italia.

 

Antibiotico-resistenze: “Troppi casi ed elevati costi, che fare? Partiamo da monitoraggi e controlli già a livello regionale, utilizzando un approccio integrato e condiviso ospedale/territorio”

 Per l’OMS la diffusione dell’antibiotico-resistenze nel 2050 causerà 10 milioni di morti

Antibiotico-resistenze: “Troppi casi ed elevati costi, che fare? Partiamo da monitoraggi e controlli già a livello regionale, utilizzando un approccio integrato e condiviso ospedale/territorio”

L’Italia, con oltre 200mila infezioni e 10mila morti è tra i paesi Europei che presenta il maggior numero di casi e di morti attribuibili ad infezioni sostenute da batteri antibiotico-resistenti con un impatto economico pari a circa 320 milioni di euro e che si attesterà attorno ai 2 miliardi nel 2050 in assenza di specifici interventi di Sanità Pubblica Padova, 22 novembre – Valorizzare l’innovazione con la definizione di criteri ad hoc per gli antibiotici e implementare attività di Antimicrobial stewardship, promuovendo appropriatezza terapeutica sia a livello ospedaliero che territoriale. Questo l’obiettivo dell’incontro ‘BIG ASL E BIG HOSPITAL QUALI OBIETTIVI CONDIVISI E QUALI CRITICITÀ ORGANIZZATIVE?’ organizzato da MOTORE SANITA’ e realizzato grazie al contributo incondizionato di MSD, alla presenza di Istituzioni e professionisti del mondo della Sanità italiana. In Italia, la proporzione di infezioni resistenti agli antibiotici è cresciuta da 17% nel 2005 a 30% nel 2015 e potrà raggiungere il 32% nel 2030. Sarebbe quindi indispensabile, per ovviare alla crescita del fenomeno delle antibiotico-resistenze, operare soluzioni non solo a livello nazionale, bensì partire a livello regionale e locale con monitoraggi e controlli secondo un approccio integrato e condiviso ospedale territorio. “Per combattere l’antibiotico-resistenza bisogna formare professionisti sanitari sul percorso da tracciare in modo che le Regioni parlino la stessa lingua e si riesca così a raccogliere dati omogenei sul territorio. C’è la necessità di avere sistemi informativi integrati tra diversi professionisti sanitari. Definire indicatori comuni, per rendere effettiva l’implementazione dei protocolli, anche pochi e precisi, ma su questi avviare il monitoraggio. Decidere percorsi strutturati ospedale/territorio e associarli ad indicatori prescelti, introducendo modelli organizzativi innovativi che abbattano i silos, attraverso una gestione multidisciplinare del processo. Ma è allo stesso tempo importante prevedere l’utilizzo della telemedicina per poter offrire consulenza infettivologica a distanza. E da ultimo, ma non meno importante, immaginare momenti di incontro periodico, per discutere dei risultati, alla presenza di infettivologi, al fine di lavorare in sinergia con i diversi professionisti e operatori sanitari coinvolti”, ha spiegato Luciano Flor, Direttore Generale AOU Padova Ufficio stampa.

#AdessoBasta: i medici di famiglia in piazza Arriva il 21 novembre in Calabria il tour della FIMMG

#AdessoBasta: i medici di famiglia in piazza Arriva il 21 novembre in Calabria il tour della FIMMG

Il camper sarà a SANTA SEVERINA (KR), in Piazza Campo, dalle 10 alle 13 Dopo aver toccato le regioni del Nord, il camper della FIMMG, capitanato dal segretario generale nazionale Silvestro Scotti, riprende il suo viaggio e dopo aver
sostato nelle regioni del Centro arriva in Calabria. Il tour nasce con lo scopo di ascoltare le esigenze dei cittadini italiani che sono anche, tutti, assistiti e pazienti dei medici di medicina generale, per poter avanzare al Governo del Paese richieste che tengano in considerazione i reali bisogni sanitari e sociosanitari della popolazione. “In una regione da nove anni in Piano di rientro, ampi margini di miglioramento sono possibili nel sistema Sanitario Calabrese potenziando la Medicina Generale. Trasferire quindi, come è corretto fare, molti servizi che oggi intasano gli Ospedali. Perché tutto ciò avvenga, occorre incentivare la Regione ad istituire modelli organizzativi idonei, in una logica di erogazione del miglior servizio per i cittadini in un clima di fiducia. Per supportare l’incentivazione, vengono utilizzati due strumenti: l’incremento di risorse e la loro erogazione, in funzioni di obiettivi condivisi e raggiunti”, queste le parole di Giuseppe Varrina, Segretario Regionale FIMMG Calabria

#AdessoBasta: i medici di famiglia in piazza Arriva il 19 novembre in Puglia il tour della FIMMG

#AdessoBasta: i medici di famiglia in piazza Arriva il 19 novembre in Puglia il tour della FIMMG

Il camper sarà a Bari in Via Gentile, 52
(presso l’Assessorato alla Salute Puglia) dalle 10 alle 12 e
a Galatina in Piazza Alighieri dalle 14,30 alle 17

Dopo aver toccato le regioni del Nord, il camper della FIMMG, capitanato dal segretario generale nazionale Silvestro Scotti, riprende il suo viaggio e dopo aver sostato nelle regioni del Centro arriva in Puglia. Il tour nasce con lo scopo di ascoltare le esigenze dei cittadini italiani che sono anche, tutti, assistiti e pazienti dei medici di medicina generale, per poter avanzare al Governo del Paese richieste che tengano in considerazione i reali bisogni sanitari e sociosanitari della popolazione.
“Lo sviluppo organizzativo delle cure primarie con microteam composti da medici, collaboratori ed infermieri pone la medicina generale della Puglia in condizione di avviare l’utilizzo della diagnostica di I livello, introdotto dall’ipotesi di legge di bilancio. Il Care Puglia 3.0 è il modello di gestione che prevede proprio l’erogazione di prestazioni di telemedicina come ecg, spirometria, fondo oculare negli studi dei medici di famiglia. Siamo pronti ad avviare la sperimentazione dal 1° gennaio 2020. È una grande occasione per una regione del sud di diventare punto di riferimento rispetto allo sviluppo di nuovi modelli assistenziali all’interno del SSN”, ha spiegato Nicola Calabrese, Segretario FIMMG Bari e Vicesegretario Nazionale
«Occorre portare avanti nella Regione un ulteriore miglioramento dell’assistenza sul territorio per poter soddisfare meglio i bisogni di salute dei nostri assistiti e per offrire loro un efficiente servizio di prossimità, dotando i medici di famiglia del supporto di figure professionali complementari, della possibilità di eseguire esami di diagnostica di I livello e di prescrivere anche i farmaci con piano terapeutico, in modo da snellire le liste d’attesa e facilitare l’accesso alle cure. Le tappe di Bari e di Galatina (Lecce) del tour serviranno a raccogliere dal territorio le esigenze assistenziali e comprendere dai cittadini le loro aspettative rispetto ai medici di famiglia, anche in virtù della riorganizzazione della rete ospedaliera, di quella territoriale e dell’attivazione del progetto Puglia Care 3.0. #AdessoBasta vuol dire medici vicini ai cittadini sempre. Anche nell’ascolto dei loro bisogni,” queste le parole di Donato Monopoli, Segretario Generale Regionale della FIMMG PUGLIA

Domenico Mantoan è il nuovo presidente del CdA dell’Agenzia Italiana del Farmaco

Domenico Mantoan è il nuovo presidente del CdA dell’Agenzia Italiana del Farmaco

di Redazione

Roma 11 Novembre 2019- Si è insediato il nuovo Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFa), Domenico Mantoan. “Ringrazio il Ministro della Salute Roberto Speranza e tutti i rappresentanti della Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome per avermi scelto per un incarico tanto prestigioso e così importante per la sanità pubblica italiana – ha dichiarato il neo presidente – Metterò al servizio di AIFa le mie conoscenze, quanto ho imparato in questi ormai tanti anni di impegnonel settoresanitario, con la consapevolezza che la gestione del farma è strategica per il futuro del nostro sistema. Sarà un onore – ha concluso Mantoan – affiancare il direttore generale, i colleghi del Consiglio di Amministrazione e tutto il personale dell’Agenzia, impegnati per garantire ai pazienti l’accesso a farmaci sicuri, efficaci e di qualità”. “Voglio dare il benvenuto ed esprimere le mie congratulazioni a Domenico Mantoan – ha commentato il direttore generale dell’AIFa Luca Li Bassi – augurandogli buon lavoro a nome di tutta l’Agenzia. Sono certo che con la sua consolidata esperienza in materia di politica sanitariaapporterà un indiscusso valore aggiunto all’operato quotidiano dell’AIFa a beneficio della salute dei cittadini”.

Ministero della Salute: ecco la ‘Campagna di comunicazione sull’influenza 2019-20’

Ministero della Salute: ecco la ‘Campagna di comunicazione sull’influenza 2019-20

di Redazione

Roma. 11 Novembre 2019- L’influenza rappresenta un serio problema di sanità pubblica e una rilevante fonte di costi diretti e indiretti per la gestione dei casi e delle complicanze della malattia e l’attuazione delle misure di controllo. Le sindromi simil-influenzali (ILI) colpiscono ogni anno il 9% della popolazione italiana, con un minimo del 4%, osservato nella stagione 2005-06, e un massimo del 15%, registrato nella stagione 2017-18 (Fonte: FluNews Italia 2018). Non dimentichiamo, inoltre, che in Italia l’influenza è una delle 10 principali cause di morte. 

Obiettivi della campagna. Come riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale, la misura più efficace per prevenire l’influenza, sia per il singolo che per la collettività, è la vaccinazione. In base all’Accordo del 1° agosto 2109 della Conferenza Stato-Regioni sul documento Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2019-2020, il Ministero ha diramato, anche quest’anno, le raccomandazioni sull’impiego del vaccino antinfluenzale. Oltre alla vaccinazione, si raccomandano anche misure di protezione personali non farmacologiche, utili per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza:

  • l’igiene respiratoria (contenimento della diffusione derivante da starnuti e colpi di tosse con la protezione della mano o di un fazzoletto)

  • il lavaggio frequente e accurato delle mani.

Altro obiettivo della campagna, oltre alla promozione della vaccinazione, è quello di raccomandare il corretto uso degli antibiotici, ai quali non si deve ricorrere in caso di infezioni virali come l’influenza.

Target. La popolazione generale e in particolare i destinatari dell’offerta gratuita del vaccino.

Strumenti e mezzi. Per la campagna di comunicazione è stato realizzato uno spot televisivo della durata di 30”, che richiama le principali misure da adottare, allo scopo di proteggere se stessi e gli altri dalla diffusione della malattia, rimandando gli approfondimenti al sito www.salute.gov.it. Nello spot si sottolinea anche l’importanza di non ricorrere all’uso degli antibiotici in caso di influenza. Lo spot video sarà veicolato sulle reti RAI negli spazi messi a disposizione gratuitamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri alle pubbliche amministrazioni e dall’8 novembre anche su alcune emittenti commerciali (Sky, Fox Channel, Fox Life, Sky Tg

Anelli (FNOMCeO): “Dubbi sull’automatica sostituzione farmaci biologici-biosimilari”

Anelli (FNOMCeO): “Dubbi sull’automatica sostituzione farmaci biologici-biosimilari”

di Redazione

Roma. 11 Novembre 2019- Non convince la Federazione degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) la sostituibilità automatica di farmaci biologici o biosimilari con i biosimilari di riferimento. Una proposta che sarebbe stata avanzata dal Direttore dell’Agenzia del Farmaco al Ministro Speranza, con riferimento alla prossima Legge di Bilancio. Dopo la levata di scudi delle scorse settimane da parte di cinque Società scientifiche e venticinque associazioni di pazienti, e ha preso posizione anche il Presidente della stessa FNOMCeO, Filippo Anelli. “Riteniamo i biosimilari una risorsa preziosa, in grado di conciliare l’appropriatezza terapeutica con quella economica”, ha affermato. ”Siamo del tutto favorevoli a che siano, ove possibile, la prima scelta per i pazienti naïve. Anche sullo switch, la sostituibilità di un biologico con un biosimilare, i dati presenti in letteratura ci confortano sulla sicurezza, purché la sostituzione avvenga sotto il controllo e la prescrizione del medico”.

Ciò che lascia dubbi i camici bianchi, quindi, è l’automatismo della sostituibilità, indipendentemente dalla valutazione professionale del medico. “Ci lascia perplessi – spiega Anelli – perché, in questo modo, l’autore della prescrizione diventerebbe lo Stato, e non già il Medico. Noi non vogliamo, per i nostri pazienti, un farmaco di Stato. Vogliamo il farmaco migliore e più appropriato, scelto dal medico in base alla valutazione del quadro clinico e personale complessivo”. “La prescrizione – aggiunge ancora il vertice della FNOMCeO – è una delle espressioni più alte e complesse della Professione medica, perché compendia e sintetizza l’anamnesi, la diagnosi, il consenso informato e la terapia. Per questo la Legge la affida al medico, e il Codice di Deontologia ne reitera l’autonomia, la libertà, l’indipendenza. La sostituibilità in automatico calpesterebbe tutti questi principi, posti a tutela della salute e della sicurezza delle cure, oltre a presentare possibili rischi ulteriori dovuti al multi-switching, cioè ai continui cambio di terapia in base ai vincitori delle gare d’appalto”.

Abbiamo anche noi una proposta: anziché un unico farmaco, individuato con una gara al ribasso, noi chiediamo di poter avere a disposizione un range di biologici/biosimilari di pari efficacia terapeutica e costo simile, tra i quali poter scegliere quello più appropriato per assicurare la continuità terapeutica al paziente. Ribadiamo infine, ancora una volta, la necessità che i medici, quali professionisti cui è affidata la responsabilità della prescrizione, siano coinvolti – conclude Anelli – in tutti i processi decisionali sul farmaco, sedendo da titolari ai Tavoli dell’Aifa”.

Anaao-Assomed: “Dalla legge di bilancio 2020 in arrivo buone notizie per la sanità pubblica?

Anaao-Assomed: “Dalla legge di bilancio 2020 in arrivo buone notizie per la sanità pubblica?

 

di Redazione

Roma. 6 Ottobre 2019 –  L’ultima bozza della Legge di Bilancio 2020, in attesa della trasmissione ufficiale in Parlamento, “contiene positivi spiragli sulle sorti della sanità pubblica – commenta il segretario nazionale Anaao Assomed Carlo Palermo – che testimoniano l’impegno del Ministro Speranza nel sostenere il Servizio Sanitario Nazionale”. Non solo l’interruzione del suo de-finanziamento, confermando gli aumenti previsti ed incrementando la dote delle Regioni a 5,8 miliardi a vario titolo, e l’abolizione del superticket, ormai diventato un vero driver di prestazioni verso il privato per la maggiore convenienza rispetto al pubblico, ma anche alcune misure sul personale. “La parola ‘medico’ – prosegue Palermo – non compare più solo in accezione negativa, visti i 235 milioni destinati ai medici di medicina generale per l’acquisto di apparecchiature tecnologiche con la finalità di contribuire alla riduzione delle liste di attesa nel settore della diagnostica di primo livello. Inoltre, viene finalmente incrinato il totem innalzato da una confusa riforma delle amministrazioni pubbliche con il blocco delle risorse accessorie contrattuali del personale dipendente, derogando per polizia, vigili del fuoco, presidi, funzionari e dirigenti ministeriali e della presidenza del Consiglio la norma che lo prevedeva. Categorie impegnate in compiti delicati, come la sicurezza e le funzioni amministrative, tanto che si prevedono anche finanziamenti aggiuntivi”.

Ora che la diga mostra innegabili crepe, chiediamo che analogo provvedimento venga adottato anche per la Dirigenza medica e sanitaria. Non solo perchè è l’unica che ha già fatto, e gratis, quanto si richiede agli altri con risorse aggiuntive dello Stato, cioè l’armonizzazione delle risorse accessorie di tutte le professioni afferenti alla propria Area contrattuale, ma anche perché le risorse da liberare sono già nella disponibilità e nel finanziamento dei fondi aziendali e non richiedono un intervento economico addizionale. Comportamenti diversi sarebbero interpretati come inaccettabile discriminazione e scarsa attenzione verso coloro ai quali è affidata l’erogazione e la sicurezza delle cure, aspetti fondanti ogni società civile”. “Per di più, queste risorse sono da utilizzare per la retribuzione del lavoro disagiato e la valorizzazione della professionalità, anche per rispondere alla carenza di medici specialisti, attuale e futura, ed alla scarsa attrattività del lavoro ospedaliero in Italia. In relazione, poi, alle straordinarie esigenze poste da tale carenza, certo il Ministro Speranza ed il Viceministro Sileri non vorranno fare mancare un incremento di almeno 2.500 contratti aggiuntivi di formazione specialistica, in un anno accademico in cui si presenteranno quasi 30.000 giovani medici al concorso per l’accesso alle scuole di specializzazione”.

L’attenzione prestata all’antica e cronica questione delle liste di attesa nel settore della diagnostica di primo livello, testimoniata dal provvedimento a favore dell’attività dei MMG, lascia, inoltre, ben sperare anche per un intervento di de-fiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive dei medici ospedalieri, analogo a quello in vigore per i medici privati e gli insegnanti pubblici. Si metterebbero, così, a disposizione dei cittadini milioni di prestazioni in più a costi irrisori, finalizzate ad abbattere le attese anche per le visite specialistiche, la chirurgia in elezione e la diagnostica strumentale di secondo livello, che ben trovano giustificata capienza nei fondi sanitari come investimenti con finalità sociali”. I medici ed i dirigenti sanitari dipendenti del SSN – conclude Palermo – sono certi che Ministro, Governo e Parlamento non vorranno discriminare e penalizzare il lavoro che svolgono, tutti i giorni e le notti dell’anno, per garantire l’esigibilità di un bene costituzionalmente tutelato, rinunciando a caratterizzare la Legge di Bilancio 2020 con una sostanziale inversione di tendenza. In caso contrario, ovviamente, trarranno le debite conseguenze”.

L’Ssn e i farmaci si pagano in contanti i medici privati invece con il bancomat

L’Ssn e i farmaci si pagano in contanti i medici privati invece con il bancomat

di Redazione

Roma. 4 Novembre 2019 – E’ l’ultima novità prevista dalla bozza della manovra, che riguarda specificatamente le spese sanitarie che con oltre 18 miliardi di euro rappresentano anche la quota maggiore di sconti fiscali utilizzati dagli italiani per alleggerire il carico fiscale: Farmaci, dispositivi, visite ed esami in ospedale o in una clinica convenzionata (magari in intramoenia e quindi dentro al Ssn) potranno essere pagati ancora in contanti senza il rischio di perdere la detrazione al 19 per cento nella dichiarazione dei redditi. Tutto il resto invece, a partire dal visite dallo specialista (a esempio il dentista) che opera in regime privato o nei centri analisi privati, dovrà essere pagato con sistemi tracciati (dal bancomat al bonifico) se si vuole l’agevolazione.

La tracciabilità del pagamento per ottenere la detrazione
La legge di bilancio prevede infatti che ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, la detrazione dall’imposta lorda nella misura del 19% degli oneri indicati nell’articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi spetta a condizione che l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale ovvero mediante altri sistemi di pagamento elettronici. Nella prima versione della manovra la detrazione al 19% sulle spese sanitarie restava anche se si paga in contanti soltanto «per medicinali e dispositivi medici». Ora l’ultima vresione chiarisce meglio i confini: in pratica oltre agli acquisti in farmacia sono esclusi dall’obbligo di ricorrere a sistemi di acquisto tracciabili per avere poi le detrazioni in dichiarzione dei redditi tutte le visite e gli esami effettuati pagando dentro il Servizio sanitario nazionale (a esempio anche i ticket) o nel privato accreditato con il Ssn.

Tra le altre novità c’è anche l’introduzione del taglio delle detrazioni per i redditi più alti. Un taglio che partirà dai 120mila euro di reddito, e sarà progressivo: chi percepisce redditi sopra quella soglia si vedrà ridurre l’importo della detrazione fiscale riconosciuta, che si azzererà totalmente dai 240.000 euro di reddito in poi. Una misura, questa, che però non sarà applicata integralmente per le spese sanitarie. La bozza della legge di bilancio prevede infatti che «la detrazione compete nell’intero importo, a prescindere dall’ammontare del reddito complessivo» per tutte quelle spese sanitarie sostenute «per patologie che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria». In sostanza la detrazione continuerà a scattare anche per i redditi più alti a patto che si tratti di spese per patologie esenti dal ticket.