Aifa, in attesa del nuovo direttore generale l’interim va al dottor Renato Massimi

Aifa, in attesa del nuovo direttore generale l’interim va al dottor Renato Massimi

di Redazione

Roma. 18 Dicembre 2019 – Il ministero della Salute non ha ancora scelto il nuovo direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Così Renato Massimi, direttore Ispezioni e autorizzazioni Gmp medicinali dell’ente regolatorio, assume l’interim “nelle more dell’espletamento della procedura di nomina” del nuovo dg. A prevederlo è un decreto del dicastero di Lungotevere Ripa dell’11 dicembre. A Massimi era toccato lo stesso incarico, in quanto dirigente più anziano, già nel 2018, durante lo stallo tra l’addio del dg Mario Melazzini e l’insediamento di Luca Li Bassi. Ques’ultimo ora congedato, sempre per effetto dello spoils system, dal ministro della Salute Roberto Speranza. L’avviso pubblico per la selezione del nuovo dg targato Conte-Bis è scaduto il 15 novembre, ma ad oggi il ministero non ha fornito altre informazioni né si conosce il numero di candidature presentate (a differenza di quanto accaduto nel 2018). Nel frattempo, in via del Tritone, è tempo di saluti. “Il presidente Domenico Mantoan e il sostituto del direttore generale Renato Massimi – si legge sul sito Aifa – rivolgono i più sentiti ringraziamenti al dottor Luca Li Bassi per aver svolto il suo lavoro al servizio esclusivamente della salute pubblica, con l’impegno, la dedizione e la responsabilità che hanno contraddistinto ogni sua esperienza umana e professionale, nella certezza che l’Agenzia metterà a frutto le idee innovative da lui espresse”.

Al via la nuova stagione sportiva sugli sci, le 10 regole d’oro per vacanzein sicurezza

Al via la nuova stagione sportiva sugli sci, le 10 regole d’oro per vacanzein sicurezza

di Redazione

Roma. 18 Dicembre 2019 – Buona preparazione atletica, prudenza e buon senso. Questo il prezioso mix per chi pianificauna vacanzasulla neve.Sci, snowboard, pattinaggio sul ghiaccio, slittini e ciaspolate, sono passione e divertimento per grandi e piccini.Ma guai a prenderli alla leggera. Secondo quanto riferisce il Sistema Nazionale di Sorveglianza sugli Incidenti in Montagna (SIMON), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno si registrano oltre 30 mila incidenti sulle piste e di questi 1700 costringono a un ricovero in ospedale. Incidenti che, come confermano i dati, coinvolgono più gli uomini (55,4%) che le donne (44,5%)e nel 50% dei casi accadono entro i 30 anni di età, mentre i due terzi entro i 40 anni. E non è tutto. Se ben il 65% degli infortuni avvenga in condizioni di buona visibilità, quindi non imputabile a maltempo, solo il 10% è dovuto a scontri con altri sciatori, evidenziando che nella maggior parte dei casi gli incidenti sulla neve sono causati daperdita di controllo. L’incidenza degli infortuni sulla neve è strettamente legata a una serie di fattori che comprendono prima di tutto la condizione fisica della persona. Per sciare in sicurezza, infatti, è opportuno avere una buona preparazione atletica per allenare la muscolatura ad affrontare un gesto atletico importante che spesso viene praticato solo una settimana l’anno, in condizioni climatiche talvolta estreme. Nei mesi che precedono una vacanza sulla neve è fondamentale, quindi, impostare una ginnastica presciistica, meglio con un preparatore atletico, e gestire con prudenza le prime giornate, non forzando subito e riconoscendo i propri limiti fisici per dire ‘basta’ al momento giusto.

Quali sono gli infortuni più frequenti per chi pratica sport sulla neve? “Gli infortuni più frequenti – sottolinea Francesco Falez, presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia SIOT

riguardano gli arti inferiori soprattutto distorsioni del ginocchio, con associate lesioni legamentose che rappresentano uno dei traumi più frequenti conseguenti all’attività sciistica. Molto dipende anche dal tipo di sport praticato: se lo sci è uno sport che sollecita in modo particolare le articolazioni e, tra queste, soprattutto quelle degli arti inferiori, diversamente, lo snowboard salvaguarda relativamente meglio le ginocchia, esponendo a maggior rischio gli arti superiori, con maggior frequenza a carico della spalla, della mano e del polso. Questi traumi possono essere di gravità crescente, tali da ricorrere all’intervento dell’ortopedico e spesso ad un intervento chirurgico”. A confermarlo i dati Epicentro: nel 32,6% dei casi l’intervento di soccorso sulle piste è effettuato in seguito a distorsioni, di questi il 94% è a carico degli arti inferiori. Seguono poi le contusioni (26%), le fratture (14%), le ferite (9%) e le lussazioni (8%).Sono le donne i soggetti più interessati dalle distorsioni (43%), mentre negli uomini le differenti tipologie di lesione sembrano ripartirsi in maniera più equilibrata: le ferite riguardano il 12% dei maschi e il 5% circa delle femmine, le lussazioni l’11% degli uomini e il 4% delle donne.

Raccomandiamo a tutti prudenza e buon senso sulla neve – aggiunge Simone Ripanti, segretario SIOT – valutando con attenzione le condizioni metereologiche, l’affollamento sulle piste, la visibilità e le caratteristiche della neve, rispettando le più comuni regole degli impianti sciistici per rendere le discese sicure per se stessi e per gli altri. Dimostrare sempre un grande senso di responsabilità e anche un profondo rispetto per il proprio organismo. Ignorare, infatti, i segnali che il corpo invia quali stanchezza, dolori muscolari, sensazione di freddo o fame, espone a rischi inutili, spesso evitabili con una sosta o un’adeguata protezione. Il casco rimane un mezzo di prevenzione molto efficace nel ridurre il rischio di trauma cranico, per tale motivo sarebbe opportuno che fosse utilizzato da tutti gli sciatori, indipendentemente dall’età”.

In occasione dell’avvio della stagione sciistica, la SIOT lancia un vademecum per proteggersi dai rischisulla neve:

  1. Buona preparazione fisica: alcuni mesi prima delle vacanze in montagna è buona regola dedicarsi aun allenamento mirato per ridurre i rischi da infortunio

  2. Mai sottovalutare dolori e fastidi: prima di partire risolvere qualsiasi tipo di dolore, sono campanelli d’allarmeche possono alterare il controllo sul movimento e favorire l’instabilità

  3. Fare esercizi di riscaldamento prima delle discese: ricordarsi dell’importanza dello stretching, utile soprattutto per le articolazioni

  4. Prudenza, buon senso e responsabilità: comprendere i propri limiti, mai esagerare, fermandosi se necessario

  5. Valutare attentamente le condizioni metereologiche, visibilità e caratteristiche della neve: prima di ogni discesa è importante essere bene informati sulle previsioni meteoche in montagna cambiano repentinamente

  6. Prestare attenzione alla velocità: deve essere adeguata alla propria preparazione tecnica e fisica, alle condizioni generali del tempo e delle piste

  7. Rispettare le più comuni regole degli impianti sciistici: conoscere e rispettare la segnaletica sulle piste, effettuando soste e sorpassi, senza pericolo per sé e per gli altri

  8. Evitare di appesantirsi con pranzi e colazioni:non saltare mai la prima colazione, orientandosi verso un pranzo più leggero e equilibrato

  9. Procedere sempre in compagnia: evitare di restare isolati per poter avere la possibilità di aiuto in caso di necessità

  10. Utilizzare sempre il casco di protezione: evidenze scientifiche dimostrano come il casco sia un mezzo di prevenzione molto efficace nel ridurre il rischio di trauma cranico e ne raccomandiamo l’utilizzo per adulti e bambini

Ok all’emendamento che proroga la stabilizzazione dei precari del comparto sanitario

Ok all’emendamento che proroga la stabilizzazione dei precari del comparto sanitario

di Redazione

Roma 10 Dicembre 2019 – L’emendamento alla manovra economica a favore dei precari della sanità proposto dal ministro della Salute Roberto Speranza e depositato in commissione Bilancio al Senato prevede una proroga delle normative per la stabilizzazione dei precari del comparto sanità (personale medico, tecnico-professionale e infermieristico, dirigenziale e non del Servizio sanitario nazionale) fino al 31 dicembre 2022. ”Battersi contro la precarietà del lavoro è sempre giusto. Lo è ancora di più se si parla di persone che ogni giorno si prendono cura di noi”. Lo scrive su Facebook il Ministro della Salute, Roberto Speranza. “Su mia proposta – prosegue il ministro – è stato appena depositato un emendamento che, estendendo i termini della legge Madia per il comparto sanità, consentirà a moltissimi lavoratori di uscire finalmente dalla precarietà. È una scelta giusta che migliorerà la qualità delle loro vite e renderà il Servizio Sanitario Nazionale più forte, a vantaggio di tutti noi”, aggiunge Speranza. Il tutto, si legge nel testo dell’emendamento, “allo scopo di fronteggiare la grave carenza di personale e superare il precariato, nonché per garantire la continuità nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza”. E’ previsto inoltre lo scorrimento delle graduatorie per l’assunzione anche di idonei non vincitori. Per superare il precariato si include anche chi ha maturato i 3 anni di anzianità fino al 30 giugno del 2019.

4 italiani su 10 non seguono correttamente le indicazioni per l’assunzione dei farmaci

4 italiani su 10 non seguono correttamente le indicazioni per l’assunzione dei farmaci

di Redazione

Roma. 10 Dicembre 2019 – Nasce da un’indagine sul campo l’iniziativa che vede uniti farmacisti e medici nel guidare il paziente affetto da malattie dell’apparato cardiocircolatorio – spesso anziano e politrattato – per ottenere il massimo dalle terapie. In Italia, infatti, siamo sempre più anziani e, anche a causa di uno stile di vita sedentario e di abitudini alimentari ‘disordinate’, una fetta abbastanza consistente della popolazione si trova a dover gestire vita natural durante una tra le tante patologie del sistema cardiovascolare, responsabili del 44 per cento di tutti i decessi nel nostro paese. Oggi fortunatamente la ricerca farmacologica ha trovato terapie efficaci, che consentono una vita lunga e piena… ma che fatica seguire le prescrizioni mediche! Emerge infatti da un’indagine svolta fra ottobre e novembre su 3.131 cittadini lombardi che solo 6 pazienti su 10 seguono correttamente le terapie fondamentali per lo scompenso cardiaco e per la fibrillazione atriale: due delle malattie cardiovascolari più insidiose per la salute del cuore. Si aggiunge poi un altro elemento di complicazione per i poveri pazienti: spesso una malattia causa l’insorgenza di altre complicazioni, quindi molti over 75 sono politrattati per diverse patologie concomitanti, e finiscono ad assumere da 3 a più di 5 farmaci al giorno.

L’indagine è stata condotta nell’ambito dell’iniziativa ‘Prendila a cuore’, il progetto congiunto di Associazione Lombarda fra titolari di farmacia e Fondazione Muralti, con la partnership scientifica del centro cardiologico Monzino e con il contributo incondizionato di Daiichi Sankyo. L’analisi dei dati è stata realizzata dalla professoressa Marina L.G. Alimento, aiuto referente UO scompenso, Cardiologia Clinica e Riabilitativa, Centro Cardiologico Monzino e dalla dottoressa Irene Mattavelli, data manager Unità Scompenso, Centro Cardiologico Monzino. Il campione è costituito da pazienti in cura con i farmaci definiti nuovi anticoagulanti orali (Noac) a seguito di una diagnosi di scompenso cardiaco, di fibrillazione atriale o di entrambe le patologie. Questi pazienti sono stati invitati dai propri farmacisti di fiducia – nelle farmacie aderenti all’iniziativa delle province di Milano, Lodi e Monza Brianza – a rispondere a un questionario volto proprio ad approfondire eventuali difficoltà nella gestione quotidiana della terapia anticoagulante, e quindi valutarne l’effettiva aderenza terapeutica.

Partnership Ge Healthcare e Affidea per imaging, digital solution e mezzi di contrasto

Partnership Ge Healthcare e Affidea per imaging, digital solution e mezzi di contrasto

di redazione

Milano. 10 Dicembre 2019 – General Electric Healthcare e Affidea, società europea leader nella diagnostica per immagini avanzata, nei servizi ambulatoriali e nella cura del cancro, hanno firmato un accordo pluriennale per l’installazione di tecnologie di imaging e soluzioni digitali nelle strutture Affidea. Nel dettaglio, GE Healthcare installerà oltre 200 nuove apparecchiature nella rete di centri Affidea in tutta Europa: l’accordo prevede la fornitura di 60 nuove risonanze magnetiche, 50 ecografi, 40 scanner TC e 30 sistemi radiografici nei prossimi 3 anni, oltre a un contratto di assistenza della durata di sei. Inoltre, Affidea amplia la sua collaborazione con GE Healthcare nella diagnostica farmaceutica in tutti i suoi Paesi, includendo un nuovo mezzo di contrasto di GE Healthcare utilizzato negli esami MRI.

Con questo accordo di collaborazione, Affidea e GE Healthcare mirano a completare l’attivazione di una funzionalità di interconnessione e network della dotazione strumentale di imaging diagnostico del gruppo europeo, basata sui dati, al fine di consentire la collaborazione tra i clinici, potenziare la sub-specializzazione e supportare la dirigenza per un miglioramento significativo delle decisioni operative, in tempo reale. Utilizzando la piattaforma di intelligence di GE Healthcare, Affidea implementerà hub di post-elaborazione di dati basati su PACS (Picture Archiving and Communication System) con le più recenti tecnologie e con capacità di analisi delle prestazioni, integrate con informazioni relative all’imaging diagnostico. GE Healthcare e Affidea combineranno inoltre le rispettive competenze in materia di formazione clinica e sviluppo della leadership nell’utilizzo di tecnologie digitali, per accelerare l’adozione delle migliori pratiche. In qualità di innovatori in prima linea nei campi della diagnostica e delle tecnologie digitali, sia GE Healthcare che Affidea si impegnano a continuare a sviluppare insieme soluzioni di workflow diagnostico, volte a supportare un’assistenza sanitaria basata sul valore e a promuovere la medicina di precisione lungo tutto il percorso assistenziale.

“Nell’era dell’assistenza sanitaria basata sui dati, il potenziale per avere un impatto positivo sull’esperienza dei pazienti e dei medici è impressionante – ha affermato Giuseppe Recchi, CEO di Affidea – Il nostro obiettivo è quello di supportare i medici e i nostri team operativi in modo da offrire dei benefici ai pazienti, utilizzando l’analisi dei dati come un nuovo modo di organizzare le cure e di migliorare la loro esperienza. Siamo molto felici di poter collaborare con GE Healthcare su questo importante progetto che accelererà l’offerta di servizi sanitari di precisione, basati sui dati”. “In qualità di società leader nella fornitura di dispositivi intelligenti per diagnostica e monitoraggio, siamo entusiasti di collaborare con Affidea per permettere un più ampio accesso alle ultime tecnologie di imaging e di Sanità digitale negli ospedali europei”, ha aggiunto Catherine Estrampes, presidente e CEO di GE Healthcare Europa.

Ipoglicemie Severe – Diabete Italia Onlus

Ipoglicemie Severe – Diabete Italia Onlus

Diabete Italia, che riunisce Associazioni Nazionali di Volontariato delle persone con diabete e Società Scientifiche che operano nella diabetologia, si è fatta promotrice di un incontro tra clinici, associazioni di pazienti e rappresentanti delle istituzioni per discutere delle “ipoglicemie severe” che rappresentano la complicanza acuta piú frequente e grave nel diabete di tipo 1 e nel tipo 2 insulino-trattato che si è tenuto oggi 9 dicembre a Bologna.

Stime parlano del 16% di persone insulino-trattate che fanno un accesso al pronto soccorso ogni anno per ipoglicemia.

I costi diretti per un episodio di ipoglicemia severa va da 1500,00 a 3000,00 euro. 

Questi costi non tengono conto dei costi indiretti (ore di lavoro, scuola perse, etc ) e del costo personale.

Hanno aperto i lavori la dott.ssa Kyriakoula Petropulacos (Direttore generale Emilia Romagna) e la dott.ssa Paola Pisanti (Consulente presso il Ministero della Salute per le Malattie Croniche)

Si è trattato di una consensus conference nella quale si sono confrontati i clinici (Paolo di Bartolo AMD, Marcello Baraldi SIMEU, Giulio Marchesini Reggiani SID, Gerardo Medea SIMG e Giuliana La Penna AMD), passando poi la parola alle Associazioni di persone con diabete (Giorgio Cesari AGDI, Marcello Grussu ANIAD, Stefano Nervo Diabete FORUM). 

Sono intervenuti inoltre Francesca Ulivi, giornalista e Daniela D’Onofrio di Portale Diabete. 

Il dibattito si è allargato ai rappresentanti delle Federazioni Regionali delle Associazioni di Volontariato.

Obiettivo del progetto é quello di aumentare la consapevolezza di quale sia l’impatto delle ipoglicemie severe nella vita del paziente e portarlo all’attenzione di clinici e istituzioni.

Ci si propone di elaborare per la prima volta un documento “sociale” che, con il supporto dei clinici, esplori i bisogni delle persone con diabete per il problema ipoglicemie e suggerisca le strategie per superare gli ostacoli e ridurre il costo economico ed umano delle ipoglicemie. 

 

 

 

Osservatorio Nazionale delle Buone Pratiche sulla sicurezza nella sanità

Osservatorio Nazionale delle Buone Pratiche sulla sicurezza nella sanità

di Redazione

Roma. 4 Dicembre 2019 – Alla fine del secondo anno si registra un aumento significativo dei controlli in Sanità, dai farmaci alle sale operatorie. E secondo Francesco Bevere, direttore generale di AGENAS e coordinatore dell’Osservatorio “continua a migliorare il sistema delle verifiche” È infatti triplicato anche il numero delle reazioni avverse ai farmaci segnalate come errore terapeutico, passando da 311 nel 2017 a 790 nel 2018 giunte all’AIFA. Cresce la diffusione dei sistemi di incident reporting: attualmente in 18 Regioni il 100 per cento delle aziende pubbliche lo implementa. E ancora migliora la codifica delle Schede di dimissioni ospedaliere (Sdo) per monitorare l’applicazione della check list di sala operatoria: nel 2017 nel 27 per cento delle SDO il campo non era compilato, nel 2018 soltanto il 14,5 per cento delle SDO.

“Chiude con un bilancio fortemente positivo il secondo anno di attività dell’Osservatorio Nazionale delle Buone Pratiche sulla sicurezza nella sanità, con risultati che registrano una grande e crescente partecipazione delle Regioni, abbinata al crescente miglioramento del livello di sicurezza delle cure”, conferma Francesco Bevere, al termine dell’ultima seduta plenaria. Grande attenzione durante la seduta è stata dedicata ai sistemi di monitoraggio e di segnalazione che registrano l’adesione di quasi tutte le Regioni ed un notevole incremento delle strutture che hanno partecipato ai monitoraggi. Basti pensare che nel 2018 sono state 20 le Regioni che hanno aderito al monitoraggio dell’implementazione delle raccomandazioni del Ministero della Salute per la prevenzione degli eventi sentinella contro le 9 del 2017.

“È stato un anno di grande lavoro e di grande partecipazione dei Componenti dell’Osservatorio, che desidero ringraziare tutti, uno per uno: Ministero della Salute, ISS, AIFA, Regioni, Ordini professionali ed Esperti designati dal Ministro della Salute – conclude Bevere – e sono certo che dall’attività svolta emergeranno proposte concrete e innovative, in grado di superare le criticità rilevate nel corso dei lavori”. “L’Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità sta dimostrando di essere la casa dove la leale collaborazione tra Stato e Regioni anche su questi temi assume concretezza, garantendo ai cittadini cure sempre più sicure. Ma c’è un ambito ancora poco esplorato su cui Agenas dovrebbe, attraverso l’Osservatorio, investire. Sono un chirurgo e conosco il valore dei corsi di addestramento e l’importanza delle tecniche di simulazione nei settori assistenziali di alta complessità clinico-organizzativa per innalzare il livello di sicurezza e abilità professionale degli operatori sanitari. Il futuro ci impone sfide sempre più impegnative e l’Osservatorio può fungere da apripista”, ha dichiarato il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, a margine della seduta. 

Azione: Calenda affida a Walter Ricciardi il programma delle 10 azioni per la sanità

Azione: Calenda affida a Walter Ricciardi il programma delle 10 azioni per la sanità

di Redazione

Roma. 4 Dicembre 2019 – Due punti prioritari per la terapia d’urto studiata per la sanità da Azione: un finanziamento di 13,5 miliardi in 5 anni e un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni per il personale. Non solo: tra le 10 azioni del programma per la sanità che Carlo Calenda ha affidato a Walter Ricciardi, oltre al personale, un piano di riammodernamento tecnologico e logistico, la revisione dei Lea, un Piano per la formazione alla leadership e al management ed un investimento pressoché triplicato in ricerca. Il progetto è stato appena presentato a Roma al Teatro Eliseo, presenti Calenda, Richetti e l’ex presidente dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi, il quale ha sottolineato che si tratta di “10 azioni urgenti, non derogabili, per salvare il Servizio sanitario nazionale. Azioni che devono rappresentare una priorità per qualsiasi governo. Non possiamo permetterci il lusso di perdere il Ssn, principale motore, non solo di equità, ma anche di sviluppo economico e sociale”. Eccoli:

1. 13 miliardi in più nei prossimi 5 anni al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) È necessario aumentare in misura adeguata, e non simbolica, i finanziamenti pubblici per soddisfare i bisogni e le domande insoddisfatte di una popolazione sempre più vecchia. Questo incremento di risorse, adeguatamente gestito, potrà migliorare i risultati sanitari e ridurre il rischio di impoverimento delle famiglie aumentando la produttività dell’intero Paese. L’incremento degli investimenti e un uso efficiente delle risorse potranno contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini e dei pazienti, riducendo l’onere per i familiari, sempre più oberati dal carico assistenziale dei propri cari.

2. Piano straordinario di assunzione per il personale sanitario, migliori condizioni di lavoro, salari competitivi e più contratti per gli specializzandi, Il SSN ha perso 40.000 dipendenti per pensionamento o emigrazione dal 2010. Il personale sanitario è invecchiato, l’età media supera i 50 anni e l’imminente pensionamento di massa non riuscirà a garantire i livelli di assistenza raggiunti negli ultimi 40 anni. Attualmente mancano all’appello 1.706 medici di medicina generale; si registrano poi -66 pediatri di libera scelta e sono 339 i medici di guardia medica in meno. Si prevede che nei prossimi 10 anni mancheranno 22.000 medici di medicina generale (33.000 in pensione e solo 11.000 nuovi assunti), nonché 47.284 medici del SSN, per pensionamento. Attualmente mancano 53.000 infermieri. Il rapporto con i medici invece di essere di uno a tre come indicato a livello internazionale, crolla a volte fino a sfiorare la parità (1:1), non garantendo un adeguato impegno assistenziale.

3. Definire in modo trasparente le prestazioni garantite a tutti i cittadini, indipendentemente dalla residenza geografica e dal livello socio-economico Scriviamo una nuova pagina del SSN, in grado di preservare gli importanti risultati fino ad oggi ottenuti, messi in pericolo da mancati investimenti e da una gestione non idonea delle risorse. Bisogna guardare al futuro rafforzando si lo spirito universalistico, ma con azioni e politiche finalizzate a ridurre le enormi differenze presenti tra le diverse Regioni, che stanno peraltro aumentando. Sono stati raggiunti gli obiettivi di contenimento della spesa e sono stati recuperati gli ingenti disavanzi finanziari, sacrificando però spesso la qualità e la quantità dei prestazioni erogate e riducendo l’accesso ai servizi. Gli obiettivi di riqualificazione del Servizio Sanitario Nazionale non sono stati raggiunti. L’erogazione dei livelli essenziali di assistenza si presenta con differenze significative non solo tra Nord e Sud, ma anche all’interno delle stesse regioni e in un contesto in cui la medicina offre soluzioni sempre più efficaci e innovative queste prestazioni sono sempre meno esigibili dai cittadini.

4. Maggiore trasparenza e valutazione delle competenze di gestione e attivazione di un Piano per la Formazione alla Leadership e al Management Il successo di un’organizzazione complessa, quale una struttura sanitaria, si raggiunge attraverso la coesione e il lavoro interconnesso di più persone. Non c’è una scelta giusta senza un processo decisionale di successo. La leadership ha lo scopo di far convergere in maniera mirata le competenze di ciascun operatore, conciliando gli obiettivi individuali con il perseguimento del bene comune. Per questo è necessario scegliere i dirigenti in funzione delle loro capacità ed esperienze ed a tal fine è necessario gestire l’Albo Nazionale dei Direttori Generali con maggiore trasparenza e valutazione delle competenze e non solo attraverso un “burocratico” esame dei titoli. Sarà inoltre necessario varare un piano coordinato di formazione manageriale anche per i dirigenti intermedi e di linea perché in un Servizio Sanitario Nazionale pubblico non è sufficiente che le competenze manageriali siano solo al vertice, ma devono essere diffuse in tutte le articolazioni organizzative.

5. Creare un’Agenzia Nazionale per l’Health Technology Assessment (HTA = Valutazione delle Tecnologie Sanitarie) e sviluppare un ecosistema regionale e locale di Health Technology Assessment (HTA) È essenziale, in presenza di risorse limitate, effettuare un’analisi preliminare degli investimenti e dei disinvestimenti, per non sprecare risorse necessarie a garantire servizi essenziali. Per misurare il reale impatto della proposta di inserimento o di dismissione di nuove tecnologie (farmaci, dispositivi medici, attrezzature, procedure organizzative, ecc.) nel SSN è necessario utilizzare metodologie di Health Technology Assessment (HTA) in modo coordinato a livello nazionale, valutando preventivamente la sicurezza, i benefici, i costi, gli aspetti organizzativi e quelli etici delle tecnologie. La nostra proposta intende colmare il gap che vede l’Italia come l’unico tra i Paesi sviluppati a non avere un’Agenzia Nazionale per la Valutazione delle Tecnologie. Questa attivazione deve essere seguita ed integrata dalla creazione di un ecosistema di HTA sia a livello regionale che locale.

6. Piano straordinario di ammodernamento strutturale e tecnologico per le strutture sanitarie Non più strutture fatiscenti e pericolose. Il Ministero della Salute insieme alle Regioni ha effettuato una ricognizione sullo stato del patrimonio immobiliare e tecnologico evidenziando la necessità di un intervento immediato e interventi infrastrutturali per un importo complessivo pari a 32 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti circa 1,5 miliardi di euro necessari per un adeguato ammodernamento tecnologico delle attrezzature a disposizione dei servizi sanitari regionali. A questo scopo è necessario non solo incrementare le risorse a disposizione dell’edilizia sanitaria come sancito già all’art. 20 della legge n. 67/1988, ma utilizzarle rapidamente e in modo efficace e trasparente.

7. Rafforzamento dei medici di medicina generale e riduzione delle liste di attesa attraverso un corretto rapporto tra Stato e Regioni. Il mutato contesto socio-epidemiologico, con il costante incremento di situazioni di fragilità sanitaria e sociale, impone una riorganizzazione dell’assistenza territoriale che promuova attività di prevenzione e promozione della salute e di garanzia della continuità delle cure. Sono necessari: particolare attenzione ai percorsi di presa in carico dei pazienti con malattie croniche, in stretta correlazione con il Piano delle liste di attesa, un forte impulso dell’assistenza domiciliare, un investimento sull’assistenza residenziale e domiciliare per i soggetti non autosufficienti e sull’assistenza odontoiatrica pubblica. Vanno inoltre rivisti i rapporti tra Stato e Regioni, riconoscendo allo Stato la possibilità di intervenire nel caso in cui le Regioni siano impossibilitate o non capaci di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza ai propri cittadini.

8. Incentivare la digitalizzazione per un Servizio Sanitario Nazionale più rapido e più efficiente L’innovazione ha già trasformato la società e trasformerà sempre di più anche la sanità. Parliamo di digitalizzazione, sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), internet delle cose (IoT), intelligenza artificiale (AI) e realtà aumentata, nanotecnologie e macchine moderne come robotica, droni e stampa 3D. È possibile pensare alla digitalizzazione come un eccellente strumento per garantire un’assistenza sanitaria equa ed efficace solo se questo processo viene gestito in modo coordinato ed efficiente. Esso potrebbe supportare la conoscenza della popolazione e lo studio della distribuzione dei determinanti sociali di salute, l’impegno e il potenziamento delle persone e delle comunità, la presa in carico della popolazione in un approccio che duri tutta la vita, la ricerca scientifica, la fornitura di assistenza sanitaria di alta qualità e basata sull’evidenza.

9. Più prevenzione delle malattie, più promozione della Salute Rilanciare il Piano Nazionale per la prevenzione integrandolo con un Piano Nazionale per la promozione della salute. Significa conoscere la propria popolazione, analizzandone il contesto e i bisogni. Considerare i determinanti sociali di salute come: genetica, comportamenti a rischio individuali, ambiente fisico, accesso alle cure, condizioni socio-economiche e politiche della popolazione e l’interconnessione tra loro in modo dettagliato. Prendere in carico la popolazione, sia quella sana con un approccio di prevenzione delle malattie, sia le persone colpite da malattia evitando il peggioramento delle condizioni di salute. Ciò può essere raggiunto promuovendo stili di vita sani e interventi trasversali politici e socioeconomici che intervengano in anticipo, evitando o riducendo i costi umani e sanitari. Prendere in carico la popolazione significa anche tenere conto delle caratteristiche specifiche di essa, dell’individuo e dei fattori determinanti nella erogazione di cure efficaci, identificando e sviluppando strategie centrate sui singoli pazienti, tali da garantire l’efficacia e la continuità delle cure.

10. Investire il 3% del fondo sanitario nazionale in ricerca: più conoscenza, più futuro E’ necessario riaffermare il principio che l’attività di ricerca costituisce parte integrante e fondamentale del Servizio Sanitario Nazionale, in particolare per le malattie con grande rilevanza sociale e rare. Bisogna definire le priorità della Ricerca sanitaria e l’attuazione di un Piano Operativo Salute nell’ambito della Strategia Nazionale di specializzazione intelligente. La ricerca sanitaria deve essere uno dei motori di sviluppo del Paese e di stimolo al miglioramento della qualità delle strutture di ricovero e cura, in particolare degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS).

Favo: i pazienti con neoplasia ematologica “faranno rete” per una risposta più incisiva

Favo: i pazienti con neoplasia ematologica faranno rete” per una risposta più incisiva

di Redazione

Roma. 4 Dicembre 2019- Le associazioni pazienti con tumori del sangue riunite per creare il primo network nazionale: F.A.V.O. neoplasie ematologiche. Una nuova ed importante realtà associativa che vuole rispondere ai bisogni delle persone che hanno ricevuto e riceveranno una diagnosi di neoplasia ematologica. In occasione della presentazione del nuovo Gruppo di lavoro nato all’interno della storica Federazione di Associazioni Pazienti di Volontariato in Oncologia (F.A.V.O.) sono stati presentati i risultati del sondaggio “Le voci contano” condotto su 850 pazienti, che hanno messo in evidenza importanti lacune informative riferite dai malati in merito alla malattia, al percorso di cura e alle conseguenze causate da un tumore del sangue sulla qualità di vita. Un dato significativo che emerge e fa riflettere riguarda la percezione del ruolo delle Associazioni Pazienti: due terzi degli intervistati (65 per cento) non erano a conoscenza della loro esistenza al momento della diagnosi, e poco meno della metà (41 per cento) è stato invitato a contattarle, perlopiù da altri pazienti. Per contro, circa l’80 per cento di chi vi si è rivolto ha trovato molto utile il supporto ricevuto.

Si tratta di un network finalizzato a costituire una voce unica e più forte nel dialogo con le istituzioni spiegaDavide Petruzzelli, Coordinatore F.A.V.O. Neoplasie Ematologiche e Presidente di La Lampada di Aladino Onlus – Gli obiettivi sono molteplici, perché complessa è la realtà delle malattie oncologiche viste dagli occhi del paziente, e tanti ancora gli unmet needs delle persone affette da neoplasie ematologiche e dei loro familiari/caregivers”. Circa ai dati emersi dall’indagine, spiega che “indicano la capacità delle Associazioni Pazienti di rispondere in modo efficace a svariate esigenze – sottolinea Petruzzelli – ma al tempo stesso la necessità di dare maggiore visibilità di queste organizzazioni che da tempo ormai si pongono come interlocutori del processo di cura insieme agli altri stakeholder”.

La nascita di F.A.V.O. Neoplasie Ematologiche si inserisce in un contesto epidemiologico caratterizzato da una crescita costante dell’incidenza delle malattie onco-ematologiche: negli ultimi 13 anni, infatti, le diagnosi di Linfoma Non Hodgkin sono aumentate del 45 per cento e quelle delle leucemie del 26 per cento. Ma a fronte di un’aumentata incidenza, derivante da fattori demografici quali l’aumento della popolazione e l’allungamento della vita media, oggi la sopravvivenza a cinque anni per tutte le forme di leucemia si aggira intorno al 43 per cento negli adulti, arriva al 50 per cento nel mieloma e raggiunge per il Linfoma di Hodgkin il 75 per cento, grazie soprattutto alla ricerca e a terapie innovative che hanno radicalmente modificato la storia clinica di queste malattie. “Oggi in Italia vivono circa 900.000 persone guarite dal cancro, e questo è un dato nuovo ed estremamente importante poiché impone alle Associazioni Pazienti un nuovo obiettivo: lavorare coese per eliminare le barriere che ostacolano il ritorno alla vita normale – dichiara Francesco De Lorenzo, Presidente F.A.V.O. – Dato che oggi grazie alla ricerca si può guarire, una diagnosi in giovane età non può costituire un ostacolo insormontabile all’inclusione sociale e lavorativa e, di conseguenza, alla piena realizzazione della propria vita”.

Al contrario, il sondaggio evidenzia che in circa la metà dei pazienti la malattia ha causato problemi nella sfera lavorativa propria e dei familiari, mentre più del 30 per cento ha incontrato difficoltà nell’accesso al credito e ai prodotti assicurativi. Sono queste autentiche discriminazioni che inaspriscono ulteriormente la già difficile condizione dei pazienti e ancor di più quella degli ex-pazienti e che necessitano di urgenti decisioni politiche. Uno stigma che accompagna i pazienti per tutta la vita e che contrasta con il senso della parola “guarigione” che inizia a frequentare il mondo dei tumori.

Molte le carenze informative lamentate dai pazienti: infatti solo il 35% degli intervistati aveva sentito parlare della sua patologia prima della diagnosi, e prevalentemente attraverso la televisione e la radio o da parenti e amici, mentre più di due terzi degli intervistati (73 per cento) non sa cosa sia un campione biologico, uno strumento fondamentale per una diagnosi corretta e per la ricerca di nuovi trattamenti, nel momento in cui il paziente decide di affidarlo ad una biobanca. “Quando questo accade, il paziente ha diritto non solo ad una informazione accurata, ma anche a dare un consenso informato alla ricerca, diverso e molto più dettagliato di quello che si firma per l’accesso alle cure – spiega Elena Bravo, Senior Researcher dell’Istituto Superiore di Sanità – Un paziente informato, consapevole delle potenzialità del proprio campione, oltre a vigilare su un uso corretto del proprio materiale biologico, può fornire un contributo essenziale nella definizione dei principi di gestione etici, sociali e scientifici”.

Altro rilevante deficit informativo emerso dal sondaggio riguarda il Consenso Informato. L’80 per cento degli intervistati dichiara di aver firmato un Consenso Informato, ma solo il 66 per cento ritiene di aver ricevuto un’informazione chiara e completa sulle cure. “Il Consenso Informato non è un atto istantaneo – specifica Francesco Angrilli, responsabile centro diagnosi e terapia linfomi dell’Ospedale Civile Spirito Santo, Pescara – bensì è una vera e propria procedura nell’ambito della quale il paziente deve essere anche messo nelle condizioni di porre domande e ricevere risposte dal medico, del tempo necessario, se lo ritiene, per discutere della proposta con i propri familiari, medici e/o persone di fiducia, prima di comunicare la propria decisione”. Troppo spesso invece l’adesione si limita a una firma su un documento non compreso appieno e sottoscritto in un momento di grande fragilità emotiva.

In merito infine al supporto psicologico, più della metà dei pazienti intervistati (64 per cento) ha dichiarato di non avere ricevuto alcuna proposta di assistenza specialistica: tutti coloro che, al contrario, hanno usufruito di uno psicologo attraverso i servizi offerti dalle Associazioni Pazienti, ne hanno tratto grandi benefici, a livello personale e di nucleo familiare.Un’informazione negata o poco esaustiva si traduce in minori opportunità di opzioni di cura, come l’accesso a studi clinici sperimentali: meno del 20 per cento vi ha partecipato e solo l’11 per cento ha ricevuto spiegazioni di cosa si trattasse: il fatto che la stragrande maggioranza non abbia risposto alla domanda è chiaro segno di una mancanza di condivisione tra medici e pazienti delle informazioni sulle opzioni terapeutiche.I percorsi terapeutici oggi si snodano attraverso tempi sempre meno trascorsi nelle strutture ospedaliere e sempre più sul territorio e i pazienti, diversamente da un tempo, a volte riescono a condurre una vita vicina alla normalità, prevalentemente vissuta lontano dal proprio specialista di riferimento: per questo il ruolo del MMG è determinante.

Al fine di evitare ulteriori disagi al paziente, già provato dal carico della malattia» – sottolinea infatti Paolo Spriano, Vice Presidente Snamid – è auspicabile che si migliori la comunicazione tra specialista ematologo e MMG e tra queste due figure mediche e il paziente, creando quella triangolazione necessaria a trasferire in modo corretto le informazioni che riguardano l’evoluzione della patologia e della cura. In uno scenario di crescita di consapevolezza sul ruolo della comunicazione tra medico e paziente, le Associazioni, grazie anche al loro capitale di speranza e di esperienza, possono svolgere un ruolo di grande supporto”. Far sentire i pazienti utili e considerati attraverso una riabilitazione della persona, non solo nella funzione lesa, ma anche psicologica, sociale, lavorativa è un diritto che le Associazioni Pazienti possono e devono difendere e far rispettare: questo l’impegno e la promessa che guiderà le attività future di F.A.V.O. neoplasie ematologiche, nata per fungere da ponte tra i pazienti, clinici e istituzioni.

Il Consiglio dei ministri approva il nuovo contratto nazionale: + 190 euro al mese

Il Consiglio dei ministri approva il nuovo contratto nazionale: + 190 euro al mese

 

Roma. 25 Novembre 2019 – Il nuovo contratto collettivo nazionale per il triennio 2016-2018 dell’Area sanità approvato dal Consiglio dei ministri riguarda circa 130 mila dirigenti medici, veterinari, sanitari e delle professioni sanitarie la ratifica del. Esso «adegua gli istituti del rapporto di lavoro dopo una vacanza contrattuale che durava da circa dieci anni (l’ultimo Ccnl riguardava il biennio 2008-2009)» e «riconosce incrementi retributivi a regime del 3,48%, corrispondenti ad un beneficio medio complessivo di circa 190 euro/mese, che valorizza anche la quota di retribuzione erogata a livello locale per la remunerazione delle condizioni di lavoro, dei risultati raggiunti e degli incarichi dirigenziali». Lo fa sapere il Dipartimento funzione pubblica in una nota in cui riferisce la soddisfazione dal titolare di Palazzo Vidoni, Fabiana Dadone.

Il contratto «riformula le relazioni sindacali prevedendo adeguate forme di partecipazione sindacale ed attualizza, in armonia con le nuove norme di legge, le disposizioni concernenti la responsabilità disciplinare». Inoltre, il ccnl, approvato su proposta del ministro Dadone e del ministro della Salute, Roberto Speranza, «amplia importanti tutele già previste per il personale del comparto (da quelle concernenti le gravi patologie che necessitano di terapie salvavita, a quelle in favore delle donne vittime di violenza, alle ferie e riposi solidali per i dirigenti che debbono assistere figli minori bisognosi di cure)», prosegue la nota. «Viene riconosciuta e salvaguardata la specialità della dirigenza del Ssn, valorizzandone la carriera e prevedendo un accurato sistema di valutazione» si legge ancora nella nota del Dipartimento Funzione pubblica. Nell’ambito economico infine, si sottolinea, «è stata operata una rivalutazione degli stipendi tabellari a regime di 125 euro mese per tredici mensilità a cui si aggiungono gli ulteriori incrementi che hanno interessato la parte accessoria del salario, con una particolare attenzione agli istituti retributivi più direttamente correlati alla erogazione dei servizi (guardie mediche e retribuzione di risultato)», conclude il Dfp.