Gli infermieri Fnopi al ministro: “siamo troppo in ritardo su ospedali di comunità”

Gli infermieri Fnopi al ministro: “siamo troppo in ritardo su ospedali di comunità”

 

di Redazione

Roma. 19 Febbraio 2020 – Dare il via libera all’Intesa per la realizzazione degli ospedali di comunità, piccole strutture dove ricoverare i pazienti meno gravi ma che necessitano di monitoraggi. Questo l’appello che arriva dalla mozione approvata dal consiglio nazionale della Federazione degli ordini delle professioni Infermieristiche (Fnopi), che denuncia il ritardo nella realizzazione di un progetto pensato per alleggerire il carico di lavoro degli ospedali. Previsto dal Patto per la salute 2014-16, fermo per oltre un anno e mezzo, il progetto sugli ospedali di comunità tornerà sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni il 20 febbraio. Prevede strutture sanitarie a bassa intensità di cura, con 15-20 posti letto, gestite da un infermiere e con la responsabilità clinica di un medico. Qui sarà possibile ricoverare malati con patologie non gravi, e già diagnosticate, che devono esser monitorati per alcuni giorni prima delle dimissioni. “L’ospedale di comunità fa bene al servizio sanitario e ai cittadini. In alcune regioni, come l’Emilia Romagna – precisa la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli – già esistono e hanno permesso di liberare posti letto negli ospedali per acuti, che sono più costosi da gestire e spesso troppo pochi, soprattutto in alcuni periodi dell’anno”.

L’intesa, sottolinea il portavoce Fnopi Tonino Aceti, “era stata esaminata dalle Regioni a luglio scorso, trovando quasi unanime consenso ma è bloccata per motivi politici, non organizzative.
Questo fa male al Paese”. Secondo quanto riferisce l’ANSA Salute la mozione approvata dal consiglio direttivo della Fnopi è stata presentata al ministro della Salute Roberto Speranza, e da lui simbolicamente sottoscritta. Tra gli altri punti, il problema della carenza di personale, la necessità di una maggior rappresentanza ai tavoli decisionali e di una formazione sempre più qualificata, la definizione di un ruolo diverso ma non subalterno ai medici e l’introduzione della figura dell’infermiere di famiglia.

Gli ordini dei medici cambiano le regole deontologiche per il suicidio assistito

Gli ordini dei medici cambiano le regole deontologiche per il suicidio assistito

di Redazione 

Roma. 11 Febbraio 2020 – Non sarà punibile dal punto di vista disciplinare, dopo attenta valutazione del singolo caso, il medico che liberamente sceglie di agevolare il suicidio, ove ricorrano le condizioni poste dalla Corte Costituzionale. E’ quanto prevede una modifica del codice deontologico approvata all’unanimità dal Consiglio nazionale della Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo). Il Consiglio nazionale, composto dai 106 presidenti degli Ordini territoriali, ha così voluto aggiornare il Codice dopo la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, che ha individuato una circoscritta area in cui l’incriminazione per l’aiuto al suicidio non è conforme alla Costituzione, ricorda una nota. Secondo quanto riferisce l’AdnKronos ‘Salute’ “la libera scelta del medico di agevolare, sulla base del principio di autodeterminazione dell’individuo, il proposito di suicidio autonomamente e liberamente formatosi da parte di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, che sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli (sentenza 242/19 della Corte Costituzionale e relative procedure) – recita il testo degli indirizzi applicativi all’articolo 17 del Codice di Deontologia medica – va sempre valutata caso per caso e comporta, qualora sussistano tutti gli elementi sopra indicati, la non punibilità del medico da un punto di vista disciplinare“.

Si tratta dei casi nei quali l’aiuto riguarda una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale (quali, ad esempio, l’idratazione e l’alimentazione artificiale) e affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ma che resta pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Se ricorrono tutte queste circostanze, oltre ad alcune condizioni procedurali, l’agevolazione del suicidio non è dunque punibile da un punto di vista penale. Ma cosa succede se, a prestare aiuto, è un medico? “Abbiamo scelto di allineare anche la punibilità disciplinare a quella penale – spiega il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli – in modo da lasciare libertà ai colleghi di agire secondo la legge e la loro coscienza. Restano fermi i principi dell’articolo 17, secondo i quali il medico, anche su richiesta del paziente, non deve effettuare né favorire atti finalizzati a provocarne la morte. E ciò in analogia con quanto disposto dalla Corte, che, al di fuori dell’area delimitata, ha ribadito che l’incriminazione dell’aiuto al suicidio ‘non è, di per sé, in contrasto con la Costituzione ma è giustificata da esigenze di tutela del diritto alla vita, specie delle persone più deboli e vulnerabili, che l’ordinamento intende proteggere evitando interferenze esterne in una scelta estrema e irreparabile, come quella del suicidio”.

Cosa cambierà, dunque, nella pratica? “I Consigli di disciplina saranno chiamati a valutare ogni caso nello specifico, per accertare che ricorrano tutte le condizioni previste dalla sentenza della Corte Costituzionale – spiega Anelli – Se così sarà, il medico non sarà punibile dal punto di vista disciplinare. In questo modo abbiamo voluto tutelare la libertà di coscienza del medico, il principio di autodeterminazione del paziente e, nel contempo, l’autonomia degli Ordini territoriali nei procedimenti disciplinari, correlandoli con la perfetta aderenza ai dettami costituzionali”. Frutto di un lungo lavoro della Consulta deontologica della Fnomceo coordinata da Pierantonio Muzzetto, gli indirizzi applicativi sono stati approvati dal Comitato Centrale del 23 gennaio scorso e portati questa mattina all’esame del Consiglio nazionale. Da oggi sono parte integrante del Codice di Deontologia Medica.

Secondo l’indagine di Deloitte un italiano su tre non si cura per motivi economici

Secondo l’indagine di Deloitte un italiano su tre non si cura per motivi economici

 

di Redazione

Roma. 11 Febbraio 2020 – Un’indagine del network Deloitte mostra tutte le criticità, i giudizi e gli aspetti virtuosi che coinvolgono la salute e le cure in Italia, raccogliendo l’opinione di quasi 4 mila italiani maggiorenni, cui è stata chiesta la frequenza di fruizione dei servizi negli ultimi tre anni, una valutazione della qualità dei servizi pubblici e privati rispetto all’anno precedente, la diffusione e la motivazione di cure e assistenza fuori dalla propria Regione (il cosiddetto ‘turismo sanitario’), l’eventuale rinuncia alle cure per motivi economici, la conoscenza e l’attivazione di polizze sanitarie e la percezione dell’innovazione in campo sanitario. Secondo i dati oltre sei persone intervistate su dieci hanno fatto esami di laboratorio (per l’81% in strutture pubbliche o convenzionate) o hanno usufruito del servizio del medico o pediatra di famiglia. Il 44% dei cittadini che hanno avuto bisogno di cure odontoiatriche ha utilizzato, quasi otto volte su dieci, professionisti privati o servizi di libera professione in strutture pubbliche. Pratiche di screening e prevenzione, nell’80% dei casi, sono fatte dal pubblico o strutture convenzionate.

Dal sondaggio di Deloitte è emerso che il 21% degli intervistati ha utilizzato i servizi di pronto soccorso negli ultimi tre anni e lo ha fatto di meno chi ha un reddito più alto: i più benestanti fanno più visite specialistiche (compresa odontoiatria) e diagnostica strumentale. Il 57% degli intervistati, poi, avrebbe sostenuto spese per servizi sanitari per la famiglia, uno su tre tra i mille e i 5 mila euro. Mentre il 29% (che diventa il 41% nelle Isole e il 36% al Sud) avrebbe rinunciato a qualche tipo di cura per ‘motivi economici’ (e tra questi ci sarebbe anche un 21% della fascia di reddito alta e il 27% di quella media). In base a quanto riportato,il Servizio sanitario nazionale sarebbe promosso, con voto 6,2 su 10, anche nelle Isole a al Sud. Giudicato idoneo, ma con un risultato più alto (con 7,2 su 10) il servizio sanitario privato. I servizi erogati nell’ultimo anno sarebbero rimasti uguali per il 43% del campione e poco o molto peggiorati per il 37%. Più negativo, secondo gli anziani, chi ha un reddito basso e le donne.

Secondo quanto riportato dal quotidiano, se il 118 e il medico di famiglia risultano ancora i servizi più apprezzati, ciò che per le persona ascoltate ancora non funziona nelsistema sono le liste d’attesa peri ricoveri, la diagnostica e le visite ambulatoriali. Un terzo degli italiani, infatti, si sarebbe spostato in altre Regioni (circa il 72%) o addirittura all’estero (il 28%) per cercare la migliore struttura, medici ritenuti più adeguati o la risoluzione del problema dei tempi troppo lunghi (con ricadute di spesa e un impatto importante sui bilanci familiari). In Italia, l’assicurazione sulla salute ancora non sembra essere una pratica utilizzata. Se se ne occupa l’azienda per cui una persona sta lavorando allora esiste la possibilità, ma sarebbero ancora pochi a sottoscriverla autonomamente (una persona su cinque). Ma come sottolineato dal sondaggio, chi è assicurato, in tre casi su quattro, consiglierebbe a parenti e ad amici di fare lo stesso. Secondo quanto ricostruito, costi e diffidenza sarebbero le motivazioni alla base della scelta di non stipulare il contratto.

La percezione dell’innovazione nella sanità italiana appare però come negativa. Sulla digitalizzazione del settore, rispetto ad altri comparti, il 38% del campione lo giudica inferiore, il 32% uguale e il 21% non si esprime. E per quanto riguarda la domanda su quanto gli operatori sanitari abbiano competenze digitali, il 41% parla di sufficienza, mentre il 20% ritiene la loro preparazione insufficiente. Il 41% degli interpellati non sa che cosa sia il fascicolo elettronico sanitario (cioè la storia clinica dei cittadini digitalizzata, personalizzata e unificata per consultazione) e soltanto il 31% dichiara di aver ricevuto un referto tramite posta elettronica. Il 35% degli intervistati, invece, ha prenotato un servizio online, mentre il 23% utilizza anche una chat o un’applicazione per comunicare con il medico. E l’8% ha usufruito della telemedicina.

WINTER SCHOOL 2020: ‘Alimentazione, salute e terapie, l’imprescindibile elisir di lunga vita!’

A Pollenzo (CN), la due giorni che vedrà i massimi esperti del panorama salute italiano a confronto

WINTER SCHOOL 2020: ‘Alimentazione, salute e terapie, l’imprescindibile elisir di lunga vita!’

Torino, 31 gennaio 2020 – Cibo salutare e stili di vita corretti per sostenere il paziente e le sue terapie, non ultimo quelle innovative, per supportare le famiglie, e per affiancare le degenze in ospedale o in altre strutture assistenziali. Di questo e altro si parlerà durante la WINTER SCHOOL 2020 “Alimentazione prevenzione cura: nuova governance in sanità”, l’appuntamento invernale, organizzato da Motore Sanità, che si terrà il 6 e 7 febbraio presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN). “La cura del cibo è fondamentale per la salute e la qualità della vita dei cittadini. Per questo, l’Assessorato regionale alla Sanità del Piemonte, d’intesa con l’Assessorato all’Agricoltura, nel settembre scorso ha istituito il Tavolo di consultazione regionale “Il cibo è salute”, chiamando per laprima volta a raccolta tutte le differenti componenti della filiera agroalimentare, dai produttori agli organi di controllo, all’Università. È necessario armonizzare l’approccio alle problematiche del comparto agroalimentare, forza trainante dell’economia piemontese, contrastando i facili allarmismi e le notizie distorte sulla sicurezza dei prodotti alimentari che finiscono per causare danni materiali e d’immagine devastanti. Il cibo prodotto in Piemonte è tra i più controllati e garantiti al mondo”, ha dichiarato Luigi Genesio Icardi, Assessore alla Sanità del Piemonte “Il cibo da sempre si accompagna al concetto di salute e benessere, impattando sugli stili di vita e sulla prevenzione da alcune malattie, come diabete, infiammazioni intestinali, microbiota e malattie neurologiche, antimicrobico resistenza e migliorando le performance nelle terapie oncologiche. Ma bisogna ricordare come l’SSN sia legato alla sostenibilità e deve adeguarsi agli interessi dei cittadini, delle aziende del settore, delle istituzioni e dei prescrittori. Le nuove terapie devono coniugarsi con programmi di prevenzione per migliorarne appropriatezza e aderenza terapeutica, con criteri gestionali nuovi, che vedano innovazione, prevenzione e cura i migliori capisaldi del comparto salute, che ponga gli interessi del paziente al centro di un sistema in continuo miglioramento ed in continua evoluzione”, ha spiegato Claudio Zanon, Direttore Scientifico Motore Sanità

“Il rapporto tra alimentazione e salute è un tema fondamentale per l’Università di Scienze Gastronomiche per lo stretto rapporto che esiste tra stili alimentari e benessere delle persone e del pianeta. L’integrazione dell’approccio medico con quello alimentare, l’incontro ed il confronto di conoscenze e sensibilità nuove provenienti dai due campi di indagine sono elementi fondamentali per rendere sempre più effettivo il passaggio da una centralità negativa del cibo – il cibo che ammala – ad una centralità positiva – il cibo che previene, cura e guarisce. La promozione di un’alimentazione sana ed equilibrata ha bisogno di una nuova e più approfondita cultura del cibo, approcciato da un punto di vista olistico. L’educazione sensoriale, la conoscenza dell’origine delle materie prime e delle filiere produttive, l’utilizzo di pratiche agricole e di tecniche di trasformazione sostenibili, il dialogo tra innovazione scientifica e saperi tradizionali possono fare la differenza nelle politiche di promozione del benessere della persona e dell’ambiente”, ha detto Silvio Barbero, Vicepresidente dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo “Anche sull’alimentazione la farmacia può svolgere un’importante azione di educazione sanitaria e prevenzione, fornendo ai milioni di cittadini che ogni giorno la frequentano indicazioni utili ad adottare stili di vita sani. Mangiare correttamente e osservare le necessarie regole igieniche aiuta a mantenersi in salute evitando fastidiose e, talvolta, gravi patologie. La farmacia è ormai un luogo nel quale si dispensano, oltre al farmaco, salute e benessere. Lo dimostra la sua evoluzione in farmacia dei servizi, la cui sperimentazione si sta finalmente avviando concretamente a livello nazionale”, ha affermato Marco Cossolo, Presidente Federfarma Nazionale

Domande e risposte sul coronavirus messe a punto dal Ministero della salute italiano

Domande e risposte sul coronavirus messe a punto dal Ministero della salute italiano

 

 

La Direzione Generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute ha predisposto la risposta a 17 FAQ per conoscere a fondo caratteristiche, modalità di trasmissione, sintomi, terapie e le indicazioni più importanti per proteggersi dal contagio. Eccole:

1. Che cos’è un coronavirus?
I coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS).

2. Che cos’è un nuovo coronavirus?
Un nuovo coronavirus (CoV) è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo.

3. Gli uomini possono essere infettati da un nuovo coronavirus di origine animale?
Indagini dettagliate hanno scoperto che, in Cina nel 2002, SARS-CoV è stato trasmesso dagli zibetti agli uomini e, in Arabia Saudita nel 2012, MERS-CoV dai dromedari agli uomini. Numerosi coronavirus noti circolano in animali che non hanno ancora infettato esseri umani. Man mano che la sorveglianza migliora in tutto il mondo, è probabile che vengano identificati più coronavirus.

4. Quali sono i sintomi di una persona infetta da un coronavirus?
Dipende dal virus, ma i sintomi più comuni includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte. 

 
5. I coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona?
Sì, alcuni coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona, di solito dopo un contatto stretto con un paziente infetto, ad esempio tra familiari o in ambiente sanitario.

6. Esiste un vaccino per un nuovo coronavirus?
No, essendo una malattia nuova, ancora non esiste un vaccino. Possono essere necessari anche anni per sviluppare un nuovo vaccino.

7. Esiste un trattamento per un nuovo coronavirus?
Non esiste un trattamento specifico per la malattia causata da un nuovo coronavirus. Il trattamento deve essere basato sui sintomi del paziente. La terapia di supporto può essere molto efficace.

8. Cosa posso fare per proteggermi?
Le raccomandazioni per ridurre l’esposizione e la trasmissione di una serie di malattie respiratorie comprendono il mantenimento dell’igiene delle mani (lavare spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche) e delle vie respiratorie (starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso, utilizzare una mascherina e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l’uso e lavare le mani), pratiche alimentari sicure (evitare carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate e le bevande non imbottigliate) ed evitare il contatto ravvicinato, quando possibile, con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie come tosse e starnuti.

Si raccomanda di vaccinarsi contro l’influenza stagionale almeno due settimane prima del viaggio.

È raccomandato, inoltre, di evitare di visitare i mercati di prodotti alimentari freschi di origine animale e di animali vivi, evitare il contatto con persone che hanno sintomi respiratori.

Qualora una persona sviluppi sintomi respiratori (tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie) mentre si trova a Wuhan, dovrebbe rivolgersi immediatamente a un medico.

Qualora una persona di ritorno da un viaggio a Wuhan sviluppi sintomi respiratori nei 14 giorni successivi al rientro, dovrebbe immediatamente rivolgersi ad un medico e informarlo del viaggio.

9. Gli operatori sanitari sono a rischio a causa di un nuovo coronavirus?
Sì, possono esserlo, poiché gli operatori sanitari entrano in contatto con i pazienti più spesso di quanto non faccia la popolazione generale. L’OMS raccomanda che gli operatori sanitari applichino coerentemente adeguate misure di 
prevenzione e controllo delle infezioni in generale e delle infezioni respiratorie, in particolare.

10. Quali sono i rischi di propagazione in Europa?
La probabilità di introduzione del virus nell’UE è considerata moderata, anche se non può essere esclusa.

11. Come si contrae questo coronavirus?
Sono necessarie maggiori informazioni per comprendere meglio le modalità di trasmissione e le manifestazioni cliniche di questo nuovo virus. La fonte di questo nuovo virus non è ancora nota. Pertanto, sarebbe prudente ridurre il rischio generale di infezioni respiratorie acute durante i viaggi verso o dalle aree colpite (attualmente Wuhan City).

12. Che fare se si è soggiornato di recente a Wuhan?
Se nelle due settimane successive al vostro ritorno si dovessero presentare febbre, tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie, a scopo precauzionale contattate il vostro medico di fiducia, riferendo del vostro recente viaggio

13. Che fare se si è soggiornato in un ospedale in cui è stata ricoverata una persona malata?
Il rischio di trasmissione esiste solo se si è stati in stretto e prolungato contatto con il paziente. I malati affetti da infezione da nuovo Coronavirus, inoltre, vengono ricoverati in ambienti separati dagli altri degenti. Sinora non è stata segnalata alcuna infezione da nuovo coronavirus contratta in ospedale o altra struttura sanitaria.

14. Che fare se si presentano i sintomi del virus?
In caso di sintomi riferiti a una malattia respiratoria, prima, durante o dopo il viaggio, i viaggiatori devono rivolgersi a un medico e informarlo del loro viaggio.

15. Quali raccomandazioni dell’OMS per i paesi?
L’OMS incoraggia tutti i paesi a rafforzare la sorveglianza delle infezioni respiratorie acute acute (SARI), a rivedere attentamente eventuali casi insoliti di SARI o di polmonite e a comunicare all’OMS qualsiasi caso sospetto o confermato di infezione da nuovo coronavirus.

I paesi sono incoraggiati a continuare a rafforzare la loro preparazione alle emergenze sanitarie in linea con il regolamento sanitario internazionale (2005).

16. Quale dispositivo di monitoraggio è stato introdotto per questo virus a livello nazionale?
In Italia, è attiva una rete di sorveglianza delle gravi infezioni respiratorie acute (SARI) e delle sindromi da distress respiratorio acuto (ARDS).

La situazione è costantemente monitorata dal Ministero, che è in continuo contatto con l’OMS e l’ECDC, e pubblica tempestivamente ogni nuovo aggiornamento sul suo Portale.

17. Quale misura sanitaria specifica per i viaggiatori è stata avviata nel nostro paese?
L’Italia (aeroporto di Roma Fiumicino) ha tre voli diretti con Wuhan, e numerosi voli non diretti, il cui traffico di passeggeri dovrebbe aumentare in occasione del capodanno cinese. Come previsto dal Regolamento Sanitario Internazionale (2005) (RSI), presso l’aeroporto di Fiumicino è in vigore una procedura sanitaria, gestita dall’USMAF SASN, per verificare l’eventuale presenza a bordo degli aeromobili provenienti da Wuhan di casi sospetti sintomatici ed il loro eventuale trasferimento in bio-contenimento all’Istituto Nazionale Malattie Infettive L. Spallanzani di Roma.

È inoltre in corso di rafforzamento la sorveglianza dei passeggeri dei voli diretti da Wuhan (e di ogni altro volo con segnalati casi sospetti di 2019 nCoV). Nei prossimi giorni i passeggeri in arrivo con questi voli saranno sottoposti in aeroporto al controllo della temperatura corporea. I casi eventualmente positivi potranno subire ulteriori controlli ed eventualmente verranno posti in isolamento, con attivazione della sorveglianza per gli altri passeggeri a rischio. È stato predisposto materiale informativo da affiggere negli aeroporti per informare i viaggiatori internazionali.

Weizmann Institute: sviluppato un algoritmo per prevedere il diabete in gravidanza

Weizmann Institute: sviluppato un algoritmo per prevedere il diabete in gravidanza

 

 

di Redazione

Roma. 27 Gennaio 2020 – E’ possibile prevedere qual è il rischio per una gestante (o addirittura per una donna ancor prima dell’inizio della gravidanza) di ammalarsi di diabete gestazionale? Un lavoro condotto presso il Weizmann Institute of Science, e riportato sulla rivista Nature Medicine, ha portato allo sviluppo di un algoritmo in grado di predire questa complicanza che riguarda dal 3 al 9 per cento di tutte le gravidanze e può comportare rischi per la madre (che può ammalarsi di diabete negli anni a venire ed acquisire un rischio cardiovascolare) e neonato (che può nascere sovrappeso e essere a rischio di obesità e diabete). Gli esperti hanno inizialmente analizzato dati relativi a 450 mila gravidanze ed estratto – a partire da un set di 2000 misure di riferimento – nove parametri indicativi del rischio di diabete gestazionale (data di nascita; peso e altezza; familiarità per il diabete; hai avuto una diagnosi di colesterolo alto, sindrome dell’ovaio policistico, pre-diabete, ipertensione, hai avuto un aborto spontaneo, diabete in una precedente gravidanza?).

Gli scienziati hanno verificato l’attendibilità dell’algoritmo valutandolo su altre 140 mila gravidanze per testarne la capacità di predire il rischio di diabete gestazionale delle donne. Lo studio suggerisce che, anche solo ponendo alla donna le nove domande relativi ai parametri che compongono l’algoritmo, i clinici possono predire il rischio di soffrire di diabete gestazionale. Secondo gli esperti il test può essere somministrato ancora prima del concepimento per distinguere le donne ad alto rischio di diabete gestazionale. Queste, in un’eventuale gravidanza, potrebbero essere seguite con percorsi mirati di attività fisica e alimentazione per ridurre il rischio. “Il nostro obiettivo ultimo è stato quello di aiutare il Sistema sanitario a prendere misure pe prevenire il diabete in gravidanza”, ha dichiarato il coordinatore del lavoro Eran Segal.

“Il Diabete di tipo 2 sta aumentando in modo esponenziale a livello globale – sottolinea in un commento all’ANSA Elisabetta Torlone, dell’Azienda Ospedaliera di Perugia Santa Maria della Misericordia, responsabile del gruppo di studio su diabete e gravidanza della Società Italiana di Diabetologia (SID) – e la prevalenza di diabete gestazionale (GDM) si associa in modo diretto con il diabete tipo 2. Infatti le donne che presentato GDM sono a maggior rischio di sviluppare diabete negli anni successivi alla gravidanza e, nello stesso tempo, se la condizione di iperglicemia in gravidanza non viene adeguatamente corretta, i rischi metabolici per il nascituro sono molto elevati e si tradurranno già nell’adolescenza in obesità, diabete e patologie metaboliche”, sottolinea l’esperta. “È chiaro quindi che la diagnosi ed il trattamento precoce del GDM rappresentano un importante obiettivo per le implicazioni di salute pubblica”, continua. Il modello proposto dai ricercatori israeliani è interessante, pur con dei limiti metodologici. “Il lavoro esprime comunque il grande interesse medico e sociale che rappresenta il diabete in gravidanza – conclude Torlone – apre nuove prospettive e potrà essere uno spunto per trovare dei modelli innovativi e di facile applicazione anche per la prevenzione primaria del diabete di tipo 2”.

Pfizer Italia, il nuovo amministratore delegato è una donna: la finlandese Paivi Kerkola

Pfizer Italia, il nuovo amministratore delegato è una donna: la finlandese Paivi Kerkola

 

di Redazione

Roma. 27 Gennaio 2020 – Päivi Kerkola, finlandese, oltre 20 anni di esperienza nel settore farmaceutico e da cinque anni Amministratore Delegato di Pfizer Finlandia, è il nuovo AD di Pfizer in Italia. Sostituisce Massimo Visentin che, alla guida della filiale italiana da oltre sette anni, è stato chiamato, dallo scorso ottobre, a ricoprire un ruolo europeo con la nomina a Vice President Western Europe Cluster Lead, con responsabilità diretta di 11 Paesi. Päivi Kerkola, con formazione nel Business e nel Marketing internazionale, è da 16 anni in Pfizer, dove ha ricoperto diversi ruoli, sia in Finlandia che fuori, nel marketing, nelle vendite e nel customer management. È, inoltre, membro del Consiglio Direttivo e del Comitato Esecutivo di Pharma Industry Finland (PIF), l’Associazione industriale finlandese per l’innovazione farmaceutica.

Impennata di casi di influenza stagionale 2019-2020: il punto di Epicentro dell’Iss

Impennata di casi di influenza stagionale 2019-2020: il punto di Epicentro dell’Iss

 

di Redazione

Roma. 20 Gennaio 2020 – Nella seconda settimana del 2020 è stato registrato “un brusco aumento del numero di casi di sindrome simil-influenzale, in particolare nei giovani adulti e negli anziani, rispetto ai bambini sotto i cinque anni”. Lo rivela la rete di sorveglianza Influnet dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Il numero di casi stimati in questa settimana è pari a circa 374mila, per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di circa 2.268.000 casi. Le Regioni maggiormente colpite sono Piemonte, Lombardia, Liguria, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania e Sicilia. “In Italia l’incidenza totale è pari a 6,2 casi per mille assistiti – evidenzia il report settimanale – Colpiti maggiormente i bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un’incidenza pari a 10,7 casi per mille assistiti”. Questo un riepilogo degli indicatori disponibili:

  • Casi gravi: dall’inizio della sorveglianza sono stati segnalati 28 casi gravi di cui 5 deceduti.

  • Mortalità: durante la 1a settimana del 2020 la mortalità è stata inferiore al dato atteso, con una media giornaliera di 225 decessi rispetto ai 258.

  • InfluWeb: durante la 2a settimana del 2020, circa il 76% dei casi di sindrome simil-influenzale riferisce di non essere stato visitato da un medico del Servizio sanitario nazionale ma di aver avuto una sindrome simil-influenzale.

  • InfluNet-Epi: nella 2a settimana del 2020 l’incidenza totale è pari a circa il 10,7 casi per mille assistiti.

  • InfluNet-Vir: durante la settimana 02/2020 di sorveglianza virologica, si osserva un incremento dei campioni positivi all’influenza, con prevalenza dei virus di tipo A (76%). Nel complesso, dall’inizio della stagione, sono stati identificati 336 ceppi di tipo A e 104 di tipo B.

È fondamentale ricordare che la vaccinazione rimane il principale strumento di prevenzione dell’influenza. Inoltre, per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza, è importante mettere in atto anche misure di protezione personali (non farmacologiche) come per esempio:

  • lavaggio delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici)

  • buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani)

  • isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili specie in fase iniziale

  • uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali).

Spese mediche, sconti a rischio se paghi in contanti: bancomat per le detraibili al 19%

Spese mediche, sconti a rischio se paghi in contanti: bancomat per le detraibili al 19%

di Redazione

Roma. 20 Gennaio 2020 – Gli sconti fiscali per le spese sanitarie (visite specialistiche, l’acquisto di farmaci, il pagamento di esami e prestazioni in strutture accreditare con il Servizio sanitario nazionale) potrebbero essere a rischio se si usa il contante. O meglio, bisogna stare attenti alla modalità di pagamento perché dal primo gennaio, quando è entrata in vigore la manovrasi devono usare mezzi tracciabili, come ad esempio il bancomat, per le spese detraibili al 19 per cento. “Nella stretta sono coinvolte una quindicina di agevolazioni – ricorda ‘Il Sole 24 Ore’ – ma l’effetto più rilevante si avverte sul bonus per le spese mediche (farmaci, visite ed esami) utilizzato nella dichiarazione Irpef da 18,6 milioni di italiani. Quasi i due terzi di coloro che presentano il 730 e il modello Redditi. Anche perché, proprio per gli oneri sanitari, viene delineata una doppia corsia dalle legge di bilancio”. Il contante può essere usato per i medicinali, i dispositivi medici e le prestazioni sanitarie rese da strutture pubbliche o private accreditare al Ssn. Per tutte le altre spese mediche detraibili è invece necessario pagare con mezzi tracciabili (bancomat, carte di credito, carte prepagate, bonifici, assegni bancari e circolari o altri sistemi). “Chi non ci fa caso – prosegue ‘Il Sole 24 Ore’ – rischia di scoprire solo tra più di un anno di non aver diritto allo sconto fiscale. Cioè quando, nel 2021, andrà a dichiarare redditi e spese sostenuti quest’anno. Ma non solo. Bisognerà anche capire come dovrà essere documentata la modalità di pagamento tenuto conto che medici, farmacie e altri operatori comunicano già al Sistema tessere sanitaria (Sts) molte tipologie di spese mediche. Che poi influiscono nella dichiarazione dei redditi precompilata. Tra l’altro, dal primo gennaio la comunicazione delle spese a Sts include anche l’indicazione dello strumento di pagamento (contati o mezzo tracciabile)”.

Livia Alessandro è il nuovo direttore risorse umane dell’azienda pharma Amgen Italia

Livia Alessandro è il nuovo direttore risorse umane dell’azienda pharma Amgen Italia

di Redazione

Roma. 20 Gennaio 2020 – Livia Alessandro è a capo delle risorse umane di Amgen Italia, azienda leader nelle biotecnologie a livello globale. “Sono felice di questa nuova sfida professionale dichiara il nuovo direttore e orgogliosa di guidare il team HR in un’azienda come Amgen, fortemente inclusiva, con uno sguardo attento ai giovani talenti e da sempre impegnata in politiche volte alla valorizzazione delle diversità e alla promozione dell’eguaglianza di genere. Nel mio nuovo ruolo farò del mio meglio per consolidare quanto Amgen ha realizzato e per andare anche oltre su questo percorso”. Prima di fare il suo ingresso nel campo delle biotecnologie, Livia Alessandro ha maturato un’ampia esperienza professionale in diverse aree di business, come quelle dei media, delle telecomunicazioni e dell’e-commerce.

Laureata in Economia, con un precedente background di Scienze Politiche, ha deciso di tradurre in attività professionale un suo naturale interesse verso i temi relativi alla gestione delle risorse umane.Livia Alessandro è appassionata di cultura digitale e di tematiche giuslavoristiche ed è impegnataa conciliare questi argomenti nella vita lavorativa di tutti i giorni. Amgen è presente in Italia, terzo mercato europeo e sesto a livello mondiale per l’azienda, sia nel settore dei farmaci biotecnologici innovativi sia in quello dei biosimilari. Amgen Italia conta più di 300 dipendenti, per oltre la metà donne ed è giudicata uno dei migliori posti di lavoro del paese, come testimonia la certificazione Great Place To Work, ottenuta nel 2019 per il quarto anno consecutivo.