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ANTICORPI MONOCLONALI e COVID-19: “Fondamentale il loro utilizzo in pazienti con i primi sintomi dell’infezione”

Tumori e Covid

29 aprile 2021 – Ad oggi, i dati disponibili sugli anticorpi monoclonali, confermati sia da EMA

che da AIFA, confermerebbero l’importanza del loro utilizzo in pazienti positivi entro 10 giorni

dall’esordio dei sintomi e non in pazienti con malattia grave, come avviene già per gli antivirali.

Con l’obiettivo di fare il punto sui dati scientifici disponibili sino ad ora e sulle prospettive

future, Motore Sanità ha organizzato l’instant Webinar ‘ANTICORPI MONOCLONALI ANTI COVID’.

 

Gli anticorpi monoclonali se somministrati all’insorgere dei primi sintomi, meglio se entro i primi 4-5

giorni permettono di tenere sotto controllo il decorso della malattia e di evitare la forma più grave.

In Liguria  circa 200 persone sono state trattate così senza nessun decesso. Si tratta di una “cura

efficace” contro il virus. Peccato che in Italia non sia ancora sfruttata al massimo in tutte le regioni.

Occorre che si intraprendano ovunque protocolli di collaborazione tra ospedale e territorio per

consentire il loro utilizzo nelle prime fasi dell’infezione”, ha detto Matteo Bassetti, Presidente SITA

e Direttore UO Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico “San Martino”, Genova

 

“Nella battaglia contro il covid tutti gli strumenti a disposizione sono fondamentali e vanno utilizzati

nella maniera più efficace: innanzitutto occorre che la campagna vaccinale vada avanti con celerità

e che i cittadini continuino a mantenere i comportamenti adeguati contro il contagio. Gli anticorpi

monoclonali sono un altro strumento fondamentale e devono essere utilizzati in maniera tempestiva

ed appropriata. La somministrazione precoce, come sappiamo, è la chiave fondamentale e per

questo è importante il ruolo dei medici di famiglia che, lavorando a stretto contatto con le strutture

ospedaliere, possono ottimizzare la gestione di questa cura. Tuttavia, come ha mostrato il

monitoraggio dell’Aifa nei giorni scorsi, ci sono enormi differenze nella somministrazione degli

anticorpi monoclonali tra le varie realtà del paese e anche all’interno della stessa area territoriale.

È un problema che va con urgenza superato, perché l’accesso alle cure – in questo caso innovative

– deve essere omogeneo e funzionale ai bisogni delle persone”, ha dichiarato Antonio Gaudioso,

Presidente Cittadinanzattiva

 

“Considerati la terapia di precisione del COVID-19, gli anticorpi monoclonali rappresentano

un’opzione per tentare di bloccare l’infezione da SARS-CoV2 nelle prime fasi ed impedirne la

progressione a malattia che richieda la necessità di ricovero in particolare nei soggetti a rischio

di sviluppare un COVID-19 grave. Purtroppo, i monoclonali approvati recentemente da AIFA

sono stati messi a punto diversi mesi fa quando la circolazione prevalente del virus era di tipo

diverso da quella attuale. Questo ritardo si riflette purtroppo in una minore efficacia od addirittura

nella inefficacia di questi cocktail nei confronti delle varianti ora prevalenti in Italia, in particolare

quella brasiliana che in centro Italia incide sino al 30%. È quindi di particolare importanza lo

sviluppo clinico di monoclonali di seconda generazione che posseggano invece un’adeguata

attività contro le varianti. Una adeguata ed armonica continuità assistenziale tra medicina del

territorio ed ambulatorio ospedaliero per la somministrazione dei monoclonali è il requisito

indispensabile per garantire la precocità della diagnosi e dell’intervento terapeutico che,

altrimenti, perde la sua potenziale efficacia”, ha spiegato Francesco Menichetti, Direttore

UO Malattie infettive AOU Pisana e Presidente GISA

 

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