RIDUZIONE DEL RISCHIO COME STRATEGIA DI SALUTE PUBBLICA NELL’ELIMINAZIONE DEL FUMO DI SIGARETTA
RAZIONALE
Si fuma da secoli, e in diversi modi: sigari, sigarette, pipe. Il fumo fa male: “nuoce gravemente alla salute” come viene correttamente riportato sulle confezioni di sigari, sigarette, tabacco. Sebbene l’obiettivo di ogni Operatore Sanitario debba rimanere la totale disassuefazione, i fumatori non sono in diminuzione, o calano troppo lentamente. In Italia ci sono 11 milioni di fumatori, fuma circa un adulto su 4, e la dipendenza dal fumo è quindi una condizione di molti. Non è sufficiente voler smettere di fumare per riuscire a smettere di fumare. Il tabagismo è una dipendenza chimica, da nicotina, ma anche una dipendenza psicologica, di gestualità, di appartenenza ad un gruppo. Come per tutte le dipendenze anche per il tabagismo è necessario attivare delle strategie di sostegno per:
- A) Smettere di fumare
- B) Ridurre il fumo
- C) Ridurre i danni provocati dal fumo
I recenti progressi tecnologici hanno permesso lo sviluppo di una categoria di prodotti alternativi non a combustione, che proprio per il fatto che potenzialmente riducono il rischio, offrono una valida opportunità per i fumatori adulti. Molti gli studi indipendenti realizzati finalizzati alla comparazione del danno, ma poche le conclusioni scientifiche per valutare la reale riduzione del rischio. Un confronto per valutare la riduzione del rischio con i prodotti alternativi è estremamente importante, dato il numero di morti legato al fumo da tabacco combusto. In molteplici campi della medicina (alcolismo in primis, ma anche oncologia, alimentazione, malattie infettive…) è contemplato il concetto di riduzione del rischio. Nel mondo del tabagismo, però, questo aspetto non è ancora accettato né applicato. È obiettivo prioritario dunque perseguire una strategia progettuale che focalizzi l’attenzione sul concetto di riduzione del rischio dei prodotti alternativi senza combustione, per rendere le Istituzioni consapevoli del fatto che i MMG e tutti gli Stakeholder coinvolti in questo ambito debbano essere informati per fornire valide indicazioni agli assistiti che decidono di continuare a fumare.
Anche la FDA si è di recente pronunciata sullo snus, sui prodotti a tabacco riscaldato e sulla sigaretta elettronica, definendoli un’opportunità per ridurre l’esposizione a sostanze dannose dei tabagisti che decidono di continuare a fumare.
Data la grande opportunità che ci si pone davanti, le Istituzioni del nostro Paese non possono rimanere indifferenti, ma dovrebbero promuovere un confronto. Per fare ciò, è necessario anche dare maggiore evidenza ai risultati scientifici degli studi condotti su questa categoria di prodotti ed analizzare i risultati con spirito olistico.
Tra i più recenti contributi, il rapporto di valutazione dell’Istituto Superiore di Sanità afferma che: non è possibile riconoscere la riduzione delle sostanze tossiche dei prodotti non a combustione rispetto a quelli a combustione, a parità di condizioni di utilizzo;
I dati scientifici non permettono di stabilire il potenziale di riduzione del rischio rispetto ai prodotti a combustione a parità di condizioni di utilizzo, sia per quanto riguarda l’impatto nei fumatori relativamente alla riduzione della mortalità e morbilità fumo correlate, sia per quanto riguarda l’impatto nei non fumatori e negli ex-fumatori relativamente alla capacità del prodotto in esame di indurre al consumo di prodotti contenenti nicotina.
Nonostante le conclusioni dell’ISS, viste la posizione della FDA e di altre Istituzioni Regolatorie Internazionali, le aziende produttrici ne sostengono il ruolo come valide alternative alle sigarette tradizionali, considerati i tanti studi che invece attestano la riduzione di sostanze tossiche.
Allo stato attuale delle conoscenze l’approccio della riduzione del rischio non è ancora adottato quale strategia di salute pubblica, che mira esclusivamente alla disassuefazione dal fumo e dall’utilizzo di prodotti del tabacco o contenenti nicotina.
Sarebbe pertanto auspicabile poter disporre di sempre maggiori studi indipendenti, pur tenendo conto che “non è possibile ad oggi avere informazioni circa gli effetti di un uso prolungato a lungo termine di tali prodotti, data la relativamente recente introduzione degli stessi sul mercato, come sottolineato dal rapporto”. La realtà dei fumatori globali e nazionali
induce ad un riesame sul potenziale minor impatto in termini di salute dei prodotti alternativi
rispetto al tabacco combusto.
Tutto ciò dovrà avvenire con modalità rigorose e non esenti dalle analisi del passato/presente dell’impatto del fumo su patologie mortali, in primis il cancro, per verificare se una parte delle conclusioni del rapporto ISS del 2020 possano indurre ad una revisione parziale. Come operatori della Salute non possiamo far finta che il problema non esista.
In Italia ci sono milioni di fumatori. Queste persone devono poter valutare ogni possibile opportunità di smettere di fumare, ridurre il fumo e ridurre i danni provocati dal fumo.
Dobbiamo, in maniera agnostica, comprendere e divulgare in ambito scientifico tutte le informazioni e gli studi utili ad analizzare il reale impatto sulla Salute Pubblica delle alternative al fumo da combustione come supporto alle possibili STRATEGIE DI RIDUZIONE DEL RISCHIO.
Al contempo non vogliamo e non possiamo permetterci di mandare segnali non corretti o, peggio ancora, mal interpretabili. Dobbiamo produrre e divulgare studi oggettivi per comprendere, e far comprendere, la reale utilità di questi prodotti in una semplice,
ma importante, ottica di riduzione del rischio.
Date queste premesse, analizzeremo la situazione nazionale per individuare le best practice nazionali a supporto delle possibili strategie di riduzione del rischio.