Pollenzo, 14 febbraio 2022 – “La pandemia ha fatto aumentare la necessità di digitale, specialmente in sanità. Per far fronte a questa esigenza è fondamentale garantire un accesso adeguato ai dati dei pazienti e proteggerli. Dobbiamo riuscire però a farlo rendendo i dati comunque utilizzabili dalla comunità scientifica nell’interesse collettivo, sia per attuare la governance di sistema, cioè la programmazione dei servizi sanitari al meglio attingendo i dati dalla realtà di tutti i giorni, sia per motivi di ricerca. Così come per i sanitari è importante l’uso dei dati del singolo paziente per poterlo assistere al meglio. Dunque, condividere i dati – una massa di dati peraltro enorme, sempre in continuo cambiamento – è una priorità. Questa è una sfida molto importante, rispetto alla quale in Italia siamo rimasti un po’ arretrati. Dobbiamo incrementare al più presto la nostra capacità di gestire i dati sanitari digitalizzati in maniera corretta, coerente e uniforme su tutto il territorio nazionale”.
Con queste parole Francesco Gabbrielli, Direttore Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità, apre la sessione “Industria e istituzioni: dal prodotto al servizio per integrare le necessità del patient journey” della Winter School 2022 organizzata da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Siemens Healthineers e Vree Health.
Un altro elemento importante è quello della tariffazione dei servizi di telemedicina. Le Regioni devono poter rimborsare i prestatori di opera. Con gli ultimi atti regolatori alcune prestazioni sono remunerate, ma non sono previste delle tariffe specifiche per la telemedicina.
“Noi stiamo lavorando già da tempo per arrivare a una tariffazione specifica – prosegue Gabbrielli -. Oggi viene semplicemente riportata la tariffa della omologa prestazione in presenza. Per esempio, una televisita in cardiologia viene rimborsata come una visita cardiologica in presenza. Questa modalità è stata utilissima durante la pandemia per accelerare la rapida messa a sistema di servizi in telemedicina per fare fronte all’emergenza nazionale, ma non può durare a lungo perché non tiene conto di tutta una serie di fattori di spesa che invece sono molto rilevanti non solo nel costruire un sistema di telemedicina ma anche nel tenerlo aggiornato nel tempo”.
Il Comitato interministeriale per la transizione digitale il 15 dicembre 2020 ha avviato la procedura di Private Public Partnership per realizzare la piattaforma nazionale di telemedicina. Secondo Francesco Gabbrielli “si tratta finalmente di un approccio più consono dei tradizionali per la selezione di prodotti e servizi per la sanità digitale, che molte volte abbiamo proposto a livello istituzionale. In pratica, i soggetti privati possono proporre soluzioni tecnologiche, tra le quali il Governo sceglierà la più rispondente alle proprie esigenze. Speriamo sia l’inizio di una svolta reale del rapporto pubblico-privato nella sanità italiana”.
La scelta della tecnologia è un aspetto importante nell’evoluzione dei servizi sanitari verso la telemedicina. Tuttavia, occorre sempre tener presente non soltanto la scelta di una tecnologia, ma anche come essa viene inserita e utilizzata nell’organizzazione sanitaria.
“Nessuna tecnologia, infatti, da sola è sufficiente a risolve un problema. Siamo noi che risolviamo i problemi utilizzando in modo adeguato una certa tecnologia” puntualizza Gabbrielli. “Come inserire correttamente una tecnologia in un servizio sanitario è una questione complessa e certamente multidisciplinare. Intanto, il servizio di telemedicina va riprogettato da capo ogni volta che ci si sposta di territorio e anche di tipo di pazienti, perché bisogna partire dalle esigenze specifiche che quel servizio dovrebbe risolvere. Inoltre, alcune evoluzioni in atto generano in tutti noi specialisti di settore grandissime aspettative. La sfida più importante è la trasformazione della pratica medica verso una medicina cosiddetta personalizzata, utilizzando tantissimi dati in più rispetto a quelli utilizzati dalla pratica medica e assistenziale tradizionale. Questo grazie a dispositivi digitali che possono essere collocati nel luogo dove vive il paziente, addosso al paziente o dentro il corpo del paziente, dai quali si può ricavare una quantità di informazioni impensabile prima dell’era digitale”.
Questi dati, proprio per le caratteristiche dei sistemi digitali di telecomunicazione, possono essere integrati tra di loro e gestiti in piattaforme condivise online. La medicina personalizzata permette di effettuare una diagnosi molto più precisa, accurata e di calibrare la terapia più adeguata, persona per persona, analizzando proprio il funzionamento del corpo di quel singolo individuo.
“Dobbiamo – conclude Francesco Gabbrielli – lavorare ancora molto in ricerca applicativa e a livello medico-clinico per poter arrivare a questo risultato, ma le esperienze che facciamo in tutta Italia sono molto promettenti da questo punto di vista”.