Pollenzo, 14 febbraio 2022 – “Il settore della salute mentale necessita di una nuova e maggiore attenzione da parte delle istituzioni: le risorse impegnate in Italia non superano il 3,5%, comprese quelle destinate alla neuropsichiatria infantile; è praticamente la metà di quelle stimate come necessarie per adeguare i servizi alle nuove sfide epidemiologiche. Usciamo perdenti nel confronto con altri paesi europei: l’Inghilterra destina il 9,5% delle risorse della spesa sanitaria in favore della salute mentale, la Svezia il 10% la Germania l’11,3%”.
Numeri questi che fanno tremare, ma che disegnano la salute mentale del nostro Paese, che chiede più risorse, un posto di rilievo nell’agenda sanitaria di governo, mentre aumentano a dismisura le richieste di aiuto di chi sta incontrando una malattia mentale. Questi numeri sono presentati da Michele Sanza, Direttore U.O. Servizio Dipendenze Patologiche AUSL Romagna, nella sessione “Rimettere la malattia mentale al centro dell’agenda di governo regionale e nazionale” della Winter School 2022 di Pollenzo di Motore Sanità. Un evento in collaborazione con l’Università degli Studi degli Studi di Scienze Gastronomiche, di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute.
I dati parlano chiaro. Sono più di 800.000 le persone seguite dai centri di salute mentale in Italia, la depressione che è la diagnosi maggiormente rappresentata, riguarda le donne, in misura doppia rispetto ai maschi, mentre i disturbi psicotici, i disturbi di personalità e i disturbi da abuso di sostanze sono maggiormente presenti negli utenti di sesso maschile. I ricoveri nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura sono stati 107.603 di cui, 6737 eseguiti in forma di trattamenti sanitari obbligatori. Per quanto riguarda i farmaci, la spesa lorda per gli antidepressivi ha superato i 383 milioni di euro con un numero di confezioni superiori a 37 milioni. Nella categoria degli antipsicotici la spesa lorda è stata superiore a 80 milioni di euro con un numero di confezioni che supera i 5,7 milioni (dati forniti dal Ministero della Salute riguardanti le attività dell’anno 2019). Ma gli esperti non hanno dubbi, anche per effetto della pandemia, le problematiche di salute mentali è possibile che abbiano assunto proporzioni maggiori.
“In particolare preoccupa l’incremento costante di indicatori indiretti ed aspecifici del malessere mentale dei giovani e soprattutto degli adolescenti: autolesionismo, ritiro sociale, abbandono scolastico. La maggior parte dei disturbi mentali (80%) insorgono in età infantile e in epoca adolescenziale, interventi precoci sono anche quelli più efficaci e richiedono quindi un assetto innovativo nell’organizzazione dei servizi. È necessario aumentare la capacità di comunicare tempestivamente con la scuola le famiglie i luoghi dove il disagio per primo si manifesta, caratterizzando gli interventi per maggiore specificità e aderenza alle raccomandazioni della terapia evidence based. È necessario affrontare il tema complesso delle comorbilità, per cui giovani pazienti che presentano spesso problematiche a ponte tra la salute mentale e le dipendenze patologiche rischiano di ricevere interventi troppo poco integrati tra loro perché i servizi sono separati”.