Oncologia del territorio, assetti organizzativi per rispondere ai nuovi bisogni dei pazienti oncologici
In Italia ogni anno circa 270mila cittadini sono colpiti dal cancro. Attualmente, il 50% dei malati riesce a guarire, con o senza conseguenze invalidanti. Dell’altro 50% una buona parte cronicizza, riuscendo a vivere più o meno a lungo. Ma sempre più i risultati della ricerca sperimentale, i progressi della diagnostica, della chirurgia, i nuovi approcci di cura, le nuove terapie, stanno portando ad una evoluzione positiva nel decorso della malattia, allungando la vita dei malati anche senza speranza di guarigione. In questo scenario sono sorti nuovi problemi che riguardano la presa in carico di questa patologia complessa che comportano una revisione organizzativa, necessaria ai sistemi assistenziali (dai MTB, ai sistemi di NGS, alla presa in carico territoriale) per rispondere efficacemente, dando accesso rapido ed uniforme all’innovazione. Per questo aspetto e per un coerente utilizzo delle risorse disponibili, ancor più dopo l’esperienza della recente pandemia, il coordinamento tra centri Hub, Spoke e medicina territoriale, sta assumendo sempre maggiore importanza. Per questo, oltre lo sviluppo delle reti di patologia che coinvolgono prevalentemente la medicina specialistica, già implementato in molte regioni, occorre oggi uno sforzo per formare la medicina Territoriale ad una cogestione dei pazienti oncologici cronici. Il futuro prossimo dell’Oncologia dovrà essere condiviso infatti tra ospedale e territorio attraverso una serie di setting assistenziali che permetteranno di riscrivere al meglio tutto il percorso di cura del paziente, con molti nuovi temi da sviluppare. Ma con una attenzione, non andremo a prefigurare 2 oncologie: questa differenza non dovrà esistere perché il percorso dovrà essere lo stesso ed i setting assistenziali ospedalieri e territoriali dovranno avere uno stesso governo. Con l’oncologia territoriale non si dovranno creare nuovi silos e servizi diversi, dove non esista efficace comunicazione tra le varie strutture. Il tema dell’introduzione della telemedicina ad esempio sarà indispensabile, così come quello del caregiver dedicato e formato sul territorio. Per operare questa riorganizzazione, dando efficacia a questi cambiamenti saranno necessarie nuove risorse ma sarà fondamentale un dialogo aperto, trasparente e collaborativo tra tutte le forze in gioco: istituzioni, tecnici (clinici, caregiver, farmacisti), industria.