30 marzo 2021 – Le interstiziopatie polmonari sono malattie rare dell’apparato respiratorio, a complessa gestione. La prevalenza della sola Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF) in Italia è di circa 15.000 pazienti. I centri dedicati alla cura di questa patologia in Italia sono 107, di cui 30 segue circa il 70% dei pazienti, con carico di lavoro oneroso e gravoso. L’approccio alla gestione di questi pazienti da parte delle Regioni è sempre più quello a rete regionale con sistemi ‘Hub & Spoke’. I Centri regionali sono gravati spesso da liste d’attesa di 6-8 mesi e per questo sarebbe necessario un ammodernamento del modello organizzativo a gestione multidisciplinare. Oggi, alcune di queste patologie sono state riconosciute nei LEA, ed è importante che sia garantita uniformità di accesso alle cure sul territorio Nazionale a tutti i pazienti. Con l’obiettivo di far confrontare tutti gli stakeholders a livello regionale impegnati nella cura di questa patologia, per implementare modelli gestionali e organizzativi, con al centro il paziente, Motore Sanità ha organizzato il webinar ‘INTERSTIZIOPATIE POLMONARI: FOCUS EMILIA-ROMAGNA’, primo di 9 appuntamenti a livello regionale, realizzati grazie al contributo incondizionato di Boehringer Ingelheim.
“Le interstiziopatie polmonari non sono ormai malattie rare. Complessivamente rappresentano circa il 10% dell’attività ambulatoriale di una Pneumologia non specializzata su queste malattie. Ma le competenze necessarie per poter poi diagnosticare con accuratezza la malattia e saper scegliere la terapia più appropriata richiedono competenze che si costruiscono in anni e con l’apporto di diversi specialisti (Clinici, Radiologi, Anatomopatologi, Chirurghi Toracici). Queste competenze si strutturano e maturano in meeting periodici formalmente strutturati e nella continua attività di ricerca. Altri due elementi importanti perché questi ammalati siano ben seguiti e la ricerca possa avere fonti solide è l’organizzazione che vede Centri esperti collaborare ed essere riferimento per Centri periferici e la creazione di data-base o registri”, ha dichiarato Venerino Poletti, Responsabile Dipartimento Pneumologia AO Forlì
“Alcune malattie reumatologiche autoimmuni come la sclerodermia e la artrite reumatoide possono colpire il polmone determinando interstiziopatie polmonari. È importante fare sia una diagnosi precoce, che distinguere le forme evolutive da quelle non evolutive, poiché una terapia corretta è in grado di arrestare l’evoluzione, a volte mortale, del danno polmonare. Un rafforzamento della collaborazione specialistica, in particolare tra Pneumologo e Reumatologo, e un approccio multidisciplinare sono necessari per garantire al paziente il miglior approccio diagnostico e terapeutico. Le interstiziopatie polmonari inoltre rappresentano un carico in aumento per i sistemi di sanità pubblica. È necessaria, pertanto, una maggiore disponibilità di servizi specializzati multidisciplinari al fine di perfezionare la gestione di queste patologie e di applicare protocolli di ricerca allo scopo di migliorare la prevenzione e il trattamento delle interstiziopatie polmonari”, ha spiegato Carlo Salvarani, Direttore Medicina Specialistica Reumatologia AOU Reggio-Emilia
“Tutto ciò che fa riferimento a patologie rare e croniche ha comportato una serie di comunicazioni e azioni organizzative per gestire appropriatamente i pazienti con queste situazioni, tra cui c’è anche l’interstiziopatia polmonare, ma tutte le patologie con casistiche cliniche hanno comportato una riflessione da parte della Regione e delle Aziende sanitarie. Per garantire appropriatezza, la Regione si è organizzata a livello regionale con promozione di visite specialistiche e monitoraggi anche a distanza, oltre alla consegna a domicilio di medicinali grazie al prezioso supporto di strutture di volontariato che hanno facilitato la gestione di pazienti cronici, più fragili e con patologie rare. Presso ambulatori specialistici sono quindi esautorati i rischi di contagio. Nell’ambito dei percorsi dei pazienti affetti da patologie croniche non è emersa una contaminazione maggiore e i contagi possono avvenire anche al di fuori dall’ambulatorio, non legati alla gestione clinica delle patologie croniche”, ha affermato Valentina Solfrini, Direzione Generale Cura della Persona Salute e Welfare, Servizio Assistenza Territoriale, Area Farmaci e Dispositivi Medici, Regione Emilia-Romagna