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Come rifinanziare il SSN con i soldi che arriveranno? ‘Ripensare la medicina territoriale, le USCA, la farmacia dei servizi, la telemedicina e la sanità integrativa, ripartendo le spese tra le Regioni in base al reale bisogno, così si rialza il Paese Italia’

innovazione dirompente

25 marzo 2021 – Queste le richieste emerse durante il Tavolo di lavoro ‘Come rifinanziare il SSN e ripartire equamente i finanziamenti tra le varie Regioniall’interno della

Winter School “CALL TO ACTION PER UN SSN INNOVATIVO E RESILIENTE…  SE CORRETTAMENTE FINANZIATO, di MOTORE SANITÀ, che vede per 2 giorni confrontarsi

i massimi esperti della Sanità italiana. 

 

“Dovremmo attrezzarci per poter spendere il finanziamento che arriverà e utilizzarlo come patrimonio costruttivo per il futuro e non pensarlo per il momento. Bisogna fare un Piano vero di ricostruzione, per poter acquistare più attrezzature, pagare di più gli operatori sanitari ad esempio. Dobbiamo creare un impianto che sia efficiente, ma al momento abbiano Regioni avanti ed altre ancora molto indietro. Ad oggi dobbiamo creare le condizioni perché tutti abbiano di più e che nessuno sfugga al processo indispensabile di modernizzazione delle strutture, cui fa parte anche la Sanità. Dobbiamo garantire accesso a tutti i cittadini, il diritto alla salute deve essere reale e uguale per tutti”, ha dichiarato Luciano Flor, Direttore Generale Area Sanità e

Sociale Regione del Veneto

“Come per il territorio esiste una variabilità enorme, con caratteristiche diverse tra le varie aree urbane con ognuna le proprie peculiarità con al centro i cittadini, così sono le Aziende sanitarie. I silos non servono a combattere una epidemia come il Covid. Dovremmo avere alcuni obiettivi cardine, come accompagnare la vita dei cittadini, dal mondo pediatrico a quello degli anziani, con un assorbimento di risorse inappuntabile. Sulla divisione delle risorse bisognerebbe valorizzare chi riesce ad avere risultati che siano coerenti e quantificabili, con premi, come ad esempio la possibilità di usare le risorse per iniziative future. L’ultima cosa è quella di investire e fare formazione riconosciuta e efficace a tutti gli operatori della sanità che sono un patrimonio notevolissimo”, ha sostenuto Walter Locatelli, Vicepresidente FIASO

“Noi abbiamo presentato Piani di sviluppo per accedere ai finanziamenti, noi vogliamo giocare tutto sulla collettività del personale del SSN. Ad esempio, per seguire il tracciamento abbiamo persone che fanno circa 10mila telefonate al giorno, e vogliamo che questo servizio rimanga anche in futuro. Vogliamo che ci sia un servizio centrale, ma che ogni operatore sanitario, dai medici di base agli specialisti, siano uniti dallo stesso obiettivo”, ha raccontato Carlo Tomassini, Direttore della Direzione Diritti di cittadinanza e coesione sociale Regione Toscana

“Dimentichiamo quello che abbiamo fatto gli ultimi 15 anni, dove non abbiamo investito nella Sanità, considerandola come un costo per il Paese. Con l’emergenza COVID abbiamo invece capito che conviene destinare risorse in Sanità. Fondamentale è ragionare non garantendo tutto a tutti ma cercando di garantire dove c’è bisogno e alle persone che ne hanno veramente necessità. Le risorse saranno aumentate col Next Generation EU ma per me non saranno sufficienti e nessuno ci ha poi detto con certezza che una parte di queste andrà a finanziare la Sanità. Non dobbiamo prendere risorse per tamponare l’immediato ma risorse che ci permettano nel medio e lungo periodo di avere un SSN importante che è alla base della nostra Costituzione”, Francesco S. Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Economia Politica, Research Director-Economic Evaluation and HTA, CEIS, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – Presidente SIHTA”

 

“La spesa sanitaria del nostro Paese rispetto a Francia e Germania è di oltre due punti in meno rispetto a loro. È stato detto che il nostro è un sistema costoso, da economista vi dico invece che parlare di sotto o sopra finanziamento non ha senso, è il bisogno il valore a cui si deve rispondere. Questo sistema ha un grosso limite perché è agganciato al gettito del Paese. Negli ultimi 15 anni il nostro PIL non è cresciuto alla stessa velocità con cui è cresciuta la spesa. La divisione economica tra le Regioni è fatta in base ad alcuni criteri che credo vadano modificati dal momento che stanno cambiando le terapie, i meccanismi di gestione si stanno modernizzando, cosi come le infrastrutture”, ha detto Giuseppe Turchetti, Professore Ordinario in Economics and Management of Innovation in Healthcare at Scuola Superiore Sant’Anna

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