Vicenza, 16 Settembre 2020 – L’incontinenza urinaria è un problema che affligge circa 5 milioni in Italia e con una prevalenza negli over 70 del 15%. Oltre alla gestione di terapie specifiche ci sono anche i costi legati ad ausili, che nel 2020, secondo recenti stime, sarebbe pari a 320.000.000 solo di spesa pubblica (arrivando a 630.000.000 considerando anche quella privata).
Questi numeri rendono l’incontinenza una delle 5 patologie più costose oltre che più diffuse, per la quale le ricadute in ambito socio assistenziale e sanitario hanno un peso importante.
Le innovazioni per curare l’incontinenza urinaria Sono quindi molto utili e comportano una riduzione dei costi complessivi, ma ci vuole un maggiore impegno del Sistema Sanitario Nazionale. Occorre ad esempio superare l’attuale sistema che, a livello nazionale, prevede disparità a livello di organizzazione, di livelli di spesa e servizi, di criteri per la definizione della qualità e dei metodi di rilevazione dei dati.
Queste sono alcune delle tematiche emerse durante il webinar “Incontinenza urinaria. Risvolti sociali e terapeutici”, organizzato da Motore Sanità e con il contributo incondizionato di Fater e Boston Scientific.
L’utilizzo dello sfintere urinario rappresenta una innovazione disruptive, in quanto ha determinato un cambiamento radicale nella gestione dei pazienti incontinenti, che evolve dalla fornitura distrettuale continua di ausili palliativo-sintomatici alla risoluzione mediante un unico intervento in setting ospedaliero. Innovativo in Veneto l’accordo quadro che prevede il superamento del mono fornitore per garantire la libera scelta ai pazienti.
“In termini di spesa, lo studio (Budget Impact Model) evidenzia come, grazie all’utilizzo del dispositivo AMS 800 (considerato quale Gold Standard a livello Internazionale) si viene a determinare una riduzione dei costi complessivi pari a 1,5 mln di Euro dopo 5 anni.
Questo risultato è conseguenza della riduzione degli eventi avversi, del raggiungimento dello stato di continenza totale e del miglioramento della qualità di vita dei pazienti rispetto alla terapia conservativa attualmente utilizzata”, ha dichiarato Francesco S. Mennini, Research Director-Economic Evaluation and HTA, CEIS, Università degli Studi “Tor Vergata”, Roma
“L’incontinenza urinaria interessa, in Italia, più di 5 milioni di cittadini. A livello nazionale, la prevalenza nella popolazione femminile di età superiore ai 45-50 anni (escludendo l’età anziana) è stimata essere oltre il 10-15%, mentre per quella maschile, si stima di circa la metà rispetto al sesso femminile. La prevalenza aumenta ulteriormente con l’età sino a superare il 50% dei soggetti anziani.
In Veneto si stima 500 mila pazienti con incontinenza urinaria. Assistiamo qui in Veneto a circa 103 mila soggetti serviti con ausili assorbenti per i quali sosteniamo una spesa di 15,6 milioni di euro” – ha spiegato Rita Mottola, Direzione Farmaceutico-Protesica-Dispositivi Medici, Area Sanità e Sociale, Regione del Veneto. “
Le indicazioni che abbiamo dato per la nuova gara sono quelle di distinguere il costo del bene da quello del servizio e dare il giusto valore alla qualità del prodotto da aggiudicare che incide del 70% rispetto al 30% riservata al prezzo. L’obiettivo è semplificare i processi legati ad esempio all’organizzazione, omogeneità di servizio e far sì che il cittadino venga servito al meglio in base ai suoi reali bisogni.
Le nostre prospettive future sono, oltre quella di portare a termine la gara, di implementare i percorsi PDTA, garantendo la presa in carico totale della persona incontinente ed erogando i necessari interventi multiprofessionali e multidisciplinari all’interno della rete regionale dei centri per l’incontinenza urinaria e fecale, monitorare gli strumenti di governance implementati ed individuare i punti di intervento sul modello attuale e la possibilità di continuare a lavorare sul tavolo nazionale” – ha concluso Mottola
“L’incontinenza urinaria è un problema sociale che interessa, a vari livelli, circa cinque milioni di persone. Nonostante questi numeri le risposte del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale non sono adeguate. Modalità di acquisto dei presidi, percorsi di cura non definiti, mancata realizzazione dei centri per l’incontinenza, negazione della libera scelta dei presidi da parte della persona, scarsa informazione, bassa qualità dei presidi, spese dirette e indirette che gravano sulle famiglie, sono solo alcune delle criticità sulle quali bisognerà intervenire per garantire una presa incarico efficace delle persone incontinenti, senza trascurare anche i caregiver.
Le associazioni pazienti possono dare un grande contributo rappresentando i reali bisogni delle persone, lavorando con le istituzioni per definire soluzioni. Migliore assistenza e obiettivi chiari guidano il sistema anche verso il contenimento della spesa”, ha detto Pier Raffaele Spena, Presidente Nazionale FAIS