Tumori rari: fare rete perché nessuno venga lasciato solo

Walter Locatelli, Presidente di Io Raro, illustra in 4 precisi punti, emersi durante la MidSummer School di Motore Sanità, come centrare l’obiettivo

Tivoli 15 luglio 2022 – Durante l’incontro PNRR: disegniamo la sanità del futuro, svoltosi nell’ambito della “MIDSUMMER SCHOOL 2022” di Motore Sanità, che ha visto la partecipazione del comitato scientifico di Io Raro con le Associazioni che accompagnano i cittadini, sono emersi punti importanti e indirizzi di azione, come riporta il Presidente di Io Raro Walter Locatelli

  • Comunicazione – comunicare e informare per dare una risposta a quei momenti di ansia e di sconcerto che nel percorso di vita, quando ci capita un evento di questo tipo, sicuramente può colpire tutti. “Da qui l’impegno di Io Raro, insieme a tutti quelli che collaborano”, precisa Locatelli. 
  • Formazione che deve essere calibrata negli ambiti e nei vari settori. “Ci sarà una componente omogenea perché venga conosciuto il problema dei tumori rari. E quindi una formazione che si rivolga a tutti quegli attori che devono dare una risposta a situazioni puntiformi, dove sono richieste altissime competenze e specialità, che per fortuna ci sono, ma che per la loro connotazione di “raro” non possono essere disseminate su tutto il territorio. Non dimentichiamo poi la formazione ai cittadini, importantissima. Cittadini che, in questo percorso, devono essere accompagnati”, sottolinea l’esperto.  
  • Modello organizzativo Hub&Spoke. “Un modello organizzativo che, in ambito oncologico, per tanti aspetti è più avanzato che in tanti altri. Si parla molto oggi di ospedale-territorio e di rete e probabilmente sarà il futuro, chiosa il Presidente di Io Raro. La collaborazione e la sinergia faranno la differenza, perché nel nostro Paese non è possibile che ci siano situazioni puntiformi, senza una diffusione totale delle opportunità”.
  • Modello organizzativo negli ospedali – “Avere un modello di questo tipo, deve fare superare gli aspetti organizzativi legati anche al riconoscimento economico, alla tariffazione e quant’altro”, conclude Walter Locatelli. “Se i Centri Hub&Spoke hanno questa particolarità, occorre che qualcuno abbia un tempo specialistico, medico e di professioni sanitarie da dedicare a questa alimentazione di rete e quindi una possibile risposta potrebbe essere prevedere funzioni specialistiche specifiche per questo ambito. Risultati, obiettivi ed esiti devono essere monitorati. Poter riconoscere questo impegno che medici e professionisti della sanità devono mettere, per rendere efficace questo lavoro a rete”. 

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Pandemia diabete: terapie e dati aiutano i clinici nelle scelte più appropriate e le istituzioni nella programmazione sanitaria per offrire ai malati cure efficaci e buona qualità di vita

Tivoli, 15 luglio 2022 – L’innovazione farmacologica e tecnologica ha determinato un radicale cambiamento nella cura del diabete, patologia cronica ad elevata prevalenza in tutto il mondo, che impatta pesantemente sullo stato di salute e sulla qualità della vita delle persone oltre a comportare pesanti costi sociali e sanitari. Si torna a parlare della pandemia diabete e l’occasione è stata la “MIDSUMMER SCHOOL 2022 – Disruptive technology e medicina di precisione” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers e Stago Italia.

I dati, infatti, parlano chiaro. Nel mondo ci sono 536,6 milioni di adulti con diabete di età compresa tra 20-79 anni, circa il 10% della popolazione; sono 6,7 milioni i decessi annui, uno ogni 5 secondi (Fonte: International diabetes federation: dati 2021). I numeri sono destinati ad esplodere nei prossimi 20 anni: +55% nel 2035, pari a circa 600 milioni di persone diabetiche nel mondo.

In Italia, in base ai dati Istat, nel 2020 si stima una prevalenza del diabete noto pari al 5,9% (5,9% negli uomini, 5,9% nelle donne) pari a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in lento aumento negli ultimi anni. In Italia 4 milioni sono le persone con diabete mellito ed un milione quelle non diagnosticatedi queste 1 milione soffrono di una malattia cardiovascolare manifesta e 3,6 milioni presentano un alto o altissimo rischio cardiovascolare. Circa 1.2 milioni di pazienti con diabete mellito hanno malattia renale, di cui 2mila sono i nuovi dializzati ogni anno. Ad oggi nel sistema sanitario operano circa 2.000 specialisti che si occupano di diabete mellito; 650 sono i centri e gli ambulatori di diabetologia ma solo 350 quelli dotati di team multiprofessionale e multidisciplinare. Oggi la spesa totale per il diabete è pari a circa 9,5 miliardi di euro in termini di costi diretti (farmaci, ospedalizzazioni, specialistica), circa l’8,3% della spesa sanitaria pubblica totale.

A che punto siamo lo ha spiegato Elisa Forte, Presidente AMD Lazio, che ha affrontato il tema della disruptive technology e l’innovazione terapeutica nella gestione del diabete.

L’insulina, di cui ricorre il centenario della scoperta, è stata l’antesignana dell’innovazione permettendo la sopravvivenza di persone altrimenti destinate a morire. Negli anni sono state prodotte insuline che riproducono sempre più fedelmente l’azione fisiologica, ma anche sistemi di monitoraggio glicemico in continuo della glicemia e sistemi di infusione dell’insulina quali i microinfusori. Tale tecnologia, ancora sottoutilizzata, si è dimostrata in grado di migliorare il compenso glicemico e la qualità della vita dei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1, soprattutto se scompensati. Integrandosi con il monitoraggio glicemico in continuo tramite sensori, essa permette la somministrazione automatica della insulina basale e delle correzioni e, in futuro, la chiusura dell’ansa: il pancreas artificiale. Grande innovazione anche per il trattamento delle persone con diabete mellito di tipo 2 grazie a SGLT2i e GLP1-ra, farmaci in grado di contrastare lo sviluppo delle temibili complicanze cardiovascolari e renali. Oggi l’armamentario terapeutico e la disponibilità di una grande mole di informazioni provenienti da banche dati, quale gli Annali AMD, possono supportare i clinici nelle scelte terapeutiche più appropriate e le istituzioni nella programmazione sanitaria al fine di offrire alle persone con diabete cure efficaci sicure e una buona qualità della vita”.

In allegato il comunicato stampa. 

Confidando in una tua cortese pubblicazione e rimanendo a disposizione, inviamo i nostri migliori saluti.

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L’assistenza sul territorio vista dai pazienti: “Sono urgenti nuovi modelli organizzativi supportati da tecnologia e medicina personalizzata”

Tivoli, 15 luglio 2022 – “Non c’è innovazione senza accesso all’innovazione. I cittadini devono avere gli stessi diritti e ottenere le cure di cui hanno bisogno. Eppure ogni giorno riscontriamo una grande frattura tra un’ipotesi di una sanità e di salute innovativa e potenzialmente arricchente e accessibile per tutti e quello che invece succede nella realtà e nella pratica. Questa frattura deve essere colmata”. È l’appello di Anna Lisa Mandorino, Segretario Generale di Cittadinanzattiva, che alla “MIDSUMMER SCHOOL 2022 – Disruptive technology e medicina di precisione” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers e Stago Italia ha messo nero su bianco una importante necessità: “E’ urgente una riorganizzazione dell’assistenza territoriale che deve passare dall’innovazione tecnologica e dalla medicina personalizzata

“La pandemia – ha spiegato Anna Lisa Mandorino – ci ha costretto a fare i conti con una assistenza sanitaria che, depauperata di risorse umane ed economiche, si è dovuta concentrare sull’emergenza, costringendo nel contempo le persone a “rinunciare” a programmi di prevenzione e di accesso alle cure ordinarie. Ancora oggi abbiamo la necessità di recuperare milioni di prestazioni e i cittadini devono essere messi nella condizione di tornare a curarsi. Allo stesso tempo la pandemia ha evidenziato anche alcune priorità di intervento, prima fra tutte quella relativa alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale, oggetto di riforma con il PNRR e di acceso dibattito. La carenza di servizi, la distanza dai luoghi di cura, tipica di alcune aree del paese, come pure la complessità delle aree urbane e metropolitane, impongono un’innovazione dei modelli organizzativi sanitari territoriali. Per far questo occorre puntare anche sull’innovazione tecnologica e sulla medicina personalizzata. Solo così potremo disegnare insieme una sanità futura fatta di servizi accessibili e su misura dei cittadini, diffusi sul territorio e che tenga conto dei bisogni di salute così come delle caratteristiche socio-economiche delle comunità”.

Secondo il “Rapporto civico sulla salute 2022” presentato recentemente da Cittadinanzattiva, nell’ambito dell’assistenza territoriale si riscontrano grandi inefficienze: il 17,4% delle 13.748 segnalazioni ricevute dal Progetto integrato di tutela (Pit) di Cittadinanzattiva fa riferimento all’assistenza territoriale, in particolare al rapporto con medici di medicina generale e pediatri di libera scelta (25,8%), di cui i cittadini lamentano lo scarso raccordo con gli specialisti e i servizi sul territorio, nonché la scarsa disponibilità in termini di orario, reperibilità e presa in carico; le carenze dei servizi di continuità assistenziale (13,9%) in particolar modo riferibile a irreperibilità o orari limitati della guardia medica;  e le carenze dell’assistenza domiciliare integrata (12.1%), in particolare per la mancata integrazione dei servizi sociali e sanitari, le difficoltà nell’attivazione, la mancanza di alcune figure specialistiche (fra cui gli psicologi), il numero inadeguato di giorni o ore. 

A livello generale, è evidente il divario tra le varie regioni e province autonome circa l’offerta di servizi ADI: nel 2020 hanno riportato una maggiore copertura l’Abruzzo (4,4% degli over 65 e 7% degli over 75), la Sicilia (4,0% e 6, 6%), il Veneto (3,8% e 6,2%), la Basilicata (3,7% e 6,1%), l’Emilia Romagna (3,6% e 5,8%). Le coperture più basse di ADI tra la popolazione anziana sono state riportate da: P.A. di Bolzano (0,5% tra gli over 65 e 0,7% tra gli over 75), Valle D’Aosta (0,5% e 0,7%), Calabria (1,0% e 0,7%), Puglia (1,9% e 3,1%), Lazio (2,2% e 3,7%). 

Così ha commentato Paolo Bandiera, Direttore Affari Generali AISM: “Bisogna cambiare i processi, capendo che cosa può essere gestito in una forma digitale. Esistono risonanze magnetiche che non vengono utilizzate al loro massimo potenziale. Abbiamo una massa di dati che vengono sprecati”.

Silvia Tonolo, Presidente ANMAR Onlus ha infine sottolineato che “l’interoperabilità è fondamentale. I pazienti reumatologici che io rappresento hanno una grande difficoltà”.

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Come le nuove tecnologie in sanità cambiano radicalmente il modo di curare e di assistere il malato

Tivoli, 15 luglio 2022 – Big data e malattie rare, radiochirurgia e radioterapia di precisione e attuali e future applicazioni, fino ad arrivare alla sensoristica, apps e gestione a distanza del paziente. Si sta assistendo ad una vera e propria rivoluzione nella diagnostica per immagini e nella cura e assistenza del paziente al proprio domicilio, grazie al supporto di nuove e dirompenti tecnologie. Lo scopo è ottenere massimi risultati e soddisfare la crescente richiesta di prestazioni di alta specializzazione. Alla MIDSUMMER SCHOOL 2022 – Disruptive technology e medicina di precisione” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers e Stago Italia sono state raccontate al vasto pubblico e agli esperti del settore le diverse esperienze e le future prospettive. 

Sul tema big data e malattie rare è intervenuto Giorgio Perilongo, Professore Ordinario presso il Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino all’Università degli Studi di Padova che ha spiegato che le malattie rare sono state scelte come modello su cui proiettare il concetto di sistema universalistico europeo. “Il primo passo è stato creare le European Reference Neetwork, una rete virtuale che collega i centri delle malattie. Lo scopo è mettere in relazione tutte le conoscenze per migliorare la qualità delle cure. Un altro grande obbiettivo di questo progetto è quello di creare dei database in grado di raccogliere tutti i dati raccolti dai vari centri ed elaborarli per studi e ricerche”.

Si sta imponendo un nuovo concetto, quello della radioterapia guidata dalla biologia. Ne ha parlato Roberto Orecchia, Direttore Scientifico IEO che ha presentato attuali e future applicazioni della radiochirurgia e radioterapia di precisione. 

In Europa ogni anno vengono trattati con radioterapia circa 1.8 milioni di pazienti, circa la metà di tutti i nuovi casi di cancro. In Italia i casi trattati sono poco meno di 180.000. La radioterapia italiana è in continua evoluzione – ha spiegato Orecchia -. Il numero di macchine per radioterapia è di 430, in linea con gli standard europei, che è di 7 macchine per milione di abitanti, ma con una distribuzione geografica non omogenea, e carente al Centro-Sud. Rimane ancora basso il numero di apparecchiature speciali, quali quelle per la radiochirurgia, meno di 20 nel nostro Paese, e per i protoni, anche se alcune realizzazioni sono prossime, a Milano ed in Friuli, che andranno ad aggiungersi ai Centri di Pavia e Trento. Si potrà così maggiormente soddisfare la crescente richiesta di queste prestazioni di alta specializzazione, che complessivamente riguardano oltre 19.000 potenziali pazienti. Accanto ai progressi nelle tecniche, ed in particolare per quanto riguarda la guida delle immagini per realizzare una radioterapia di altissima precisione, come quello possibile con gli acceleratori ibridi (MR-Linac) si sta imponendo un nuovo concetto, quello della radioterapia guidata dalla biologia, con la possibilità di utilizzare marcatori omici (dalla genomica alla proteomica, dalla epigenomica alla radiomica) per caratterizzare sotto questo aspetto il singolo tumore e poter applicare schemi, dosi e modalità di radioterapia personalizzati”.

Riguardo alle applicazioni della radiochirurgia ci sono delle novità. La radiochirurgia, nata nel 1951, dapprima è stata utilizzata per trattare le malformazioni vascolari a livello cerebrale ed alcune altre condizioni neurologiche, ma dall’inizio degli anni 2000 si è assistito ad un evidente progresso tecnologico, con la possibilità di trattare qualsiasi sede corporea, compresi gli organi in movimento, quali, ad esempio, polmone e fegato

Si tratta di trattamenti brevi, con poche sedute, a volte una sola, ben tollerati e tali da non richiedere alcun ricovero – ha proseguito il professor Roberto Orecchia, Direttore Scientifico IEO -. In una recente pubblicazione americana viene riferito che nel tumore polmonare in stadio precoce, sotto i 5 centimetri di diametro, l’uso della radiochirurgia stereotassica è passato negli ultimi 15 anni dall’1% al 20%, mentre la chirurgia di è ridotta di circa il 5%. Un settore nuovo di impiego è nel trattamento del paziente con metastasi, specie se in numero limitato, meno di sei (il cosiddetto oligometastatico). Un’indagine in Lombardia ha evidenziato che circa il 7% (oltre 1000 in un anno) di tutti i pazienti trattati nei centri della regione erano oligometastatici, e di questi il 30% ha beneficiato di apparecchiature dedicate, quali Gammaknife o Cyberknife. Del tutto nuovo è invece l’uso della radiochirurgia per la terapia della fibrillazione ventricolare, una grave forma di aritmia, nella quale è possibile, in casi selezionati e resistenti ai farmaci specifici, praticare una radioablazione del nodo atrio-ventricolare in maniera non invasiva e mirata, somministrando una dose elevatissima, 25 Gy, in una singola seduta, e consentire il ritorno al normale ritmo cardiaco”.

Sensoristica, Apps e gestione a distanza del paziente: Andrea Belardinelli, Responsabile del Settore Sanità Digitale e Innovazione di Regione Toscana ha portato l’esperienza di una realtà virtuosa. “L’applicazione delle tecnologie digitali sono senz’altro di grande aiuto per il sistema. La pandemia da Covid-19 ci ha spinto a velocizzare molti processi di digitalizzazione come le App per le USCA o la piattaforma di raccolta dati sui test antigenici. La Toscana però è da tempo che lavora per una sanità al 100% digitale. Ormai in Regione Toscana il patient journey digitale è stato messo a regime, attraverso una serie di App e piattaforme che vanno dalla prenotazione dell’esame alla ricezione di ricette mediche via sms. Ora però ci manca ancora il pezzo finale, cioè l’arrivo a casa del paziente ed il relativo servizio di telemonitoraggio. La sfida è quindi la telemedicina in tutte le sue declinazioni”.

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La diagnostica cambia faccia: sempre più personalizzata, precisa

Tivoli 14 luglio 2022Disruptive technology in radiologia, intelligenza artificiale e applicazioni in radiologia e infine l’HTA e l’innovazione dirompente. Temi affascinanti e attuali che sono stati approfonditi nella seconda giornata della “MIDSUMMER SCHOOL 2022 – Disruptive technology e medicina di precisione” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers e Stago Italia.

Roberto Grassi, Presidente Fondazione SIRM ha spiegato il senso della disruptive technology in radiologia: “La metodica che per tanti anni è sembrata la cenerentola del servizio sanitario nazionale cioè l’ecografia, grazie alla gratuità del nostro sistema, rappresenta la prima immagine su cui costruire la diagnosi. Le nuove disponibilità in campo clinico di sonde fino a 70mghz consente di discernere addirittura le più piccole strutture vascolari. Abbiamo finalmente accesso di una parte del nostro organismo che fino ad oggi veniva completamente saltata per accedere ad organi più profondi”. 

Altro tema: l’intelligenza artificiale. Declinata nelle forme di machine learning e deep learning, l’intelligenza artificiale promette di rivoluzionare, in un futuro non troppo lontano, la pratica radiologica, rappresentando un apporto decisivo al radiologo ed un utile strumento per la target therapy. Lo ha spiegato Alberto Colombo dell’Unità di Imaging di Precisione e Ricerca dello IEO. “Disponibilità di grandi quantità di immagini medicali digitali, maggiore accessibilità a componenti hardware dedicate, diffusione e condivisione di software open-source: negli ultimi anni questi fattori hanno facilitato l’attività di ricercatori e aziende, e permesso un rapido sviluppo delle applicazioni dell’intelligenza artificiale – ha spiegato Alberto Colombo -. L’intelligenza artificiale può affiancare il radiologo durante la refertazione di diversi esami quali radiografie, mammografie, tomografie computerizzate e risonanze magnetiche. Come? Localizzando e riconoscendo sulle immagini i segni che indicano la presenza di patologie, e fornendo automaticamente una diagnosi aggiuntiva. Inoltre, l’intelligenza artificiale può supportare il radiologo estraendo dalle immagini informazioni clinicamente rilevanti, ma difficili da valutare per l’occhio umano, favorendo l’adozione di un approccio alla refertazione più quantitativo. Per esempio, può misurare precisamente il volume di strutture tridimensionali sia anatomiche che patologiche. Le potenziali applicazioni dell’intelligenza artificiale in radiologia non riguardano solo la refertazione, ma investono diversi aspetti del flusso operativo radiologico, partendo dalla pianificazione degli esami fino all’analisi e all’integrazione dei dati radiologici nei fascicoli sanitari, passando per l’acquisizione delle immagini e il controllo qualità”.

Come cambia il processo di screening del tumore mammario è stato spiegato da Valentina Guarneri, Professore Ordinario, Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica presso l’Università di Padova e Direttore UOC dell’Oncologia 2 dell’Istituto Oncologico Veneto – IRCCS. “Ogni anno abbiamo una minore mortalità per cancro alla mammella, ma resta la prima causa di morte per cancro in Italia. Lo screening è molto variegato nel nostro Paese. Durante il Covid ci sono state difficoltà nello screenare la popolazione a rischio, ma fortunatamente gran parte delle regioni sono riuscite a recuperare questi ritardi. Lo screening però deve tenere conto anche dei soggetti ad alto rischio i quali richiedono una sorveglianza personalizzata. Una possibilità innovativa nello screening è la CESM (Contrast Enhanced Spectral Mammography), un tipo di imaging che sfrutta lo stesso meccanismo della mammografia, che grazie ad un contrasto iodato iniettato nel sito riesce a massimizzare l’immagine dove è possibile vedere soltanto la lesione in modo molto accurato”.

L’innovazione in ospedale è stato invece il tema affrontato da Luigi Bertinato della Segreteria Scientifica della Presidenza dell’Istituto Superiore di Sanità. “Quando si tratta di progettazione di strutture ospedaliere e sanitarie, l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale rappresentano sempre una sfida. Il sistema ospedale deve rispondere nel modo più flessibile ed elastico possibile alle nuove esigenze, due sono quindi gli ambiti con i quali l’ospedale del futuro si deve interfacciare e ai quali la sua progettazione non può sottrarsi: la sfera sociale e la sfera ambientale. Entrambi gli aspetti ruotano attorno ad un concetto chiave, vale a dire la centralità delle persone (pazienti, operatori sanitari) e sostenibilità ambientale inteso come uso razionale delle risorse”.

Francesco Saverio Mennini, Presidente SIHTA, ha spiegato, infine, qual è il ruolo della HTA di fronte allo scenario straordinario che si presenta. “Mai è così attuale il collegamento tra HTA e innovazione, innovazione che non è solo quella disruptive. Però l’innovazione è anche l’innovazione incrementale che ha tanto contribuito nel migliorare il livello di salute dei cittadini e si sviluppassero gli ambiti del settore industriale. L’HTA è l’ho strumento che viene utilizzato, anche in maniera mandatoria, dalla gran parte degli Stati per far emergere le evidenze per informare i decisori sulle caratteristiche di ogni singolo prodotto. Negli ultimi anni c’è stata una spinta verso l’HTA dalle istituzioni ma che non è stata seguita da tutte le istituzioni regolatorie, soprattutto a livello regionale. In questo momento storico sta venendo in aiuto il nuovo regolamento Europeo HTA per i farmaci e i dispositivi medici”.

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Travolti dalla disruptive innovation ma servono nuovi modelli organizzativi che cambino radicalmente il sistema sanitario

Nodo cruciale: la carenza di personale sanitario. L’appello della politica: “Abbiamo la necessità di poter assumere nuovo personale e costruire insieme un nuovo sistema sanitario nazionale”.

Tivoli, 14 luglio 2022 – La disruptive innovation nella gestione della salute include tutti gli ambiti della medicina e la disruptive technology ne rappresenta il cuore. La tecnologia in ambito diagnostico e predittivo sta evolvendo tumultuosamente dando corpo alla medicina personalizzata ed alle prospettive di maggior precisione terapeutica, ma spesso i risultati della ricerca sono pienamente compresi ed attuati solo anni dopo la loro entrata nel mercato, impedendone una fast application utile a curare meglio i pazienti se non addirittura ad ottenere guarigioni sino ad ora impossibili. Per far comprendere a tutti gli stakeholder della sanità italiana l’impatto che ha e che potrebbe avere nel futuro e far abbattere tutte le barriere burocratiche che ne rallentano l’accesso, Tema centrale della prima edizione della “MIDSUMMER SCHOOL 2022 – Disruptive technology e medicina di precisione” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers e Stago Italia.

Ha aperto i lavori Rossana Boldi, Vice Presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati che ha evidenziato che “Ci troviamo indubbiamente in un momento non facile per la nostra sanità che deve ristrutturarsi in molti ambiti: strutture, risorse umane e tecnologie. Questa ristrutturazione va fatta pensando al futuro anche in termini di sostenibilità. È indubbio che la medicina ha già vissuto diverse innovazioni dirompenti come gli antibiotici o l’anestesia. Per non parlare dei nuovi farmaci che hanno prodotto una cura per malattie per molto tempo considerate incurabili. L’impatto di queste innovazioni è quindi enorme sulla vita delle persone. Questa innovazione però deve essere accompagnata da nuovi modelli organizzativi in grado di sfruttarne al meglio le possibilità. Infine, la prevenzione insieme alla innovazione potranno essere il volano per rendere il nostro sistema sanitario sostenibile nel tempo”. 

Rodolfo Lena, Presidente VII Commissione Politiche Sociali e Salute Regione Lazio ha sottolineato che la vera sfida è la capacità di utilizzare al meglio le nuove tecnologie. “Il tema vero è: siamo in grado di organizzare un sistema sanitario in grado di utilizzare questa innovazione dirompente? Serve un modello organizzativo in grado di utilizzare al 100% le possibilità offerte dall’innovazione. Questa organizzazione però non può prescindere da una piramide organizzativa che parta dai decisori, ma deve arrivare ad essere declinata anche all’interno del territorio. Bisogna anche ragionare sul fatto se tutti gli stakeholders hanno la volontà di cambiare in maniera radicale il sistema sanitario nazionale e regionale. Serve però una politica che accompagni il territorio nel cambiamento, tutti devono lavorare insieme per il futuro, cancellando quelle che erano le vecchie abitudini riscrivendo un nuovo percorso sanitario in tutte le sue declinazioni”. E sul nodo cruciale della carenza di personale sanitario ha spiegato “Abbiamo la necessità di poter assumere nuovo personale e costruire insieme un nuovo sistema sanitario”. 

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Terapie di precisione, digitalizzazione e patient twinning: il futuro della sanità è già il nostro presente

Tivoli, 14 luglio 2022 – Uno scorcio di futuro nel panorama delle aziende della diagnostica in vitro (IVD) è stato il tema della prima giornata della MIDSUMMER SCHOOL 2022 – La diagnostica integrata al servizio del paziente” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Siemens Healthineers. Pierluigi Belviso, Laboratory Diagnostics Portfolio Solution Manager presso Siemens Healthineers, ha portato al pubblico di esperti l’esperienza dell’azienda Siemens Healthineers, prima e unica azienda integrata (imaging e laboratorio). Queste le sue parole.

 “Siamo un’azienda grossa, integrata – ha spiegato Pierluigi Belviso -. Poco meno di 10 anni fa ci siamo posti al mercato come la prima e unica azienda integrata (imaging e laboratorio). Quando parliamo di diagnostica di laboratorio includiamo anche il point of care e la biologia molecolare. Siemens investe miliardi di euro nella tecnologia perché crede fortemente negli sviluppi della tecnologia della digitalizzazione. È un’azienda proiettata allo sviluppo che ha reagito in epoca Covid con tempestività. I 3 fulcri della nostra strategia: la terapia di precisione (abbiamo acquisito la più importante azienda di radioterapia), la digitalizzazione e il patient twinning. Sulle patologie emergenti siamo particolarmente focalizzati anche come laboratorio ed entro il 2025 renderemo disponibili al mercato più di 50 test di laboratorio. Ci stiamo proiettando verso la medicina predittiva con le soluzioni digitali. Da qui al 2023 Siemens completerà quello che è un ringiovanimento dell’intero portfolio della diagnostica in vitro in ogni setting: dal laboratorio al point-of-care. Siamo inoltre partiti a Bologna con un progetto con cui monitoriamo a domicilio i pazienti in terapia anticoagulante orale. Abbiamo poi sviluppato un’App con la quale gestire l’esito del test diagnostico antigenico per il Covid-19. Alcune esperienze di successo riguardano la gestione di intere regioni/paesi per mezzo di soluzioni e-Health avanzate”. 

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Il futuro della medicina di laboratorio? Sarà sempre più vicina al paziente

Tivoli, 14 luglio 2022 – Ci si interroga sul futuro della medicina di laboratorio e l’occasione è l’evento “MIDSUMMER SCHOOL 2022 – La diagnostica integrata al servizio del paziente” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics.

Una grande conquista ottenuta dalla Medicina di Laboratorio è sicuramente la realizzazione di un test molecolare per valutare la risposta T cellulare nei pazienti che hanno avuto contatto con il virus del Sars-Cov-2. È un test rapido e di biologia molecolare che verrà offerto in questi giorni a chi lo vorrà eseguire e sarà molto importante anche per valutare le nuove vaccinazioni. Questo test porta la firma di Synlab Italia e Maurizio Ferrari, Chief Medical Officer Synlab Italia, lo ha anticipato alla Midsummer School di Tivoli. 

Di cosa si tratta?

“Synlab Italia ha partecipato ad una ricerca con il Mount Sinai Hospital di New York e un gruppo di Singapore per la messa a punto di un test molecolare per valutare la risposta T cellulare nei pazienti che hanno avuto contatto con il virus del Sars-Cov-2. È un test rapido e di biologia molecolare che verrà offerto in questi giorni a chi lo vorrà eseguire e sarà molto importante anche per valutare le nuove vaccinazioni. Questo test permette non solo, come quelli classici, di misurare la quantità di anticorpi che la persona ha prodotto dopo la vaccinazione o dopo il contatto con il virus, ma fornisce anche informazioni sulla immunità cellulare, che è molto importante e che ha una memoria più lunga rispetto a quella anticorpale. Quindi sicuramente, questo test porterà un beneficio nella comprensione anche dell’evoluzione di questo tipo di pandemia”. 

Nella medicina di laboratorio a cosa stiamo assistendo professor Ferrari? 

“La Medicina di Laboratorio ha avuto una evoluzione impressionante nelle ultime decadi e si può affermare che ha una importanza fondamentale nel processo diagnostico. Un esempio eclatante è il ruolo che ha avuto, durante la pandemia di Sars Cov-2, nel processo diagnostico della malattia e anche nel suo controllo epidemiologico”. 

Che ambiti ha toccato questa evoluzione? 

“Questa evoluzione è avvenuta sia dal punto di vista organizzativo, con il consolidamento a livello dei laboratori, sia a livello tecnologico. In particolare abbiamo assistito a una esplosione dello studio degli acidi nucleici in particolare dopo il completamento del progetto Genoma Umano. A questo si è unito anche il proliferare delle “omiche” come per esempio l’epigenomica, la transcrittomica, la proteomica o la metabolomica”. 

Cos’altro? 

“Un importante ulteriore sviluppo si è avuto nell’area dell’automazione, della digitalizzazione, dell’intelligenza artificiale, indispensabile per connettere e interpretare la mole impressionante di dati oggi ottenibili, i cosiddetti “Big Data”.

Cosa ha comportato questa “rivoluzione”?

“Tutto ciò ha portato a nuovi approcci diagnostici con definizione sempre più precisa delle patologie, ha permesso anche di avere marcatori prognostici e anche di guidare nuovi approcci terapeutici per arrivare ad una “terapia personalizzata”.

Qual è il presente e quale sarà il futuro dei prossimi dieci anni della Medicina di Laboratorio?

“È prevedibile una estrema innovazione in molti campi, pensiamo all’intelligenza artificiale per esempio. C’è una tendenza importante nel trasferimento del test a casa del paziente proprio per facilitare l’accesso alla diagnostica; crescerà moltissimo e migliorerà la qualità analitica; ci saranno nuove tecnologie frutto anche del passaggio dalla ricerca al laboratorio. Quindi sicuramente la Medicina di Laboratorio farà parte di quella rivoluzione verso la medicina personalizzata che sempre di più sarà utilizzata per la cura dei pazienti”. 

Quindi i pazienti a cosa andranno incontro grazie a questa rivoluzione? 

“Il paziente vuole che venga fatta la diagnosi sempre più precisa, più rapida e che definisca in modo sempre più preciso di quale malattia è affetto. Siccome sappiano che l’eterogeneità delle malattie è estrema più avremo dati che ci permettono di chiarire la patologia da cui è affetta una persona, tanto più questa persona potrà fare anche terapie più mirate, terapie personalizzate, terapie che funzioneranno sempre più con una diminuzione degli effetti collaterali. Quindi una migliore vita per i pazienti”. 

Come si riuscirà a gestire la mole di dati che la medicina produrrà?

“La medicina sarà sempre più integrata, ci saranno dati clinici, dati di laboratorio, ci saranno anche i dati dell’imaging che, valutati congiuntamente con sistemi computerizzati molto performanti, permetteranno di migliorare la diagnosi e quindi la salute delle persone. È chiaro che avremo bisogno di un’informatica sempre più efficiente e sempre più potente. Inoltre, aggiungo che anche il modo di ricevere i dati cambierà, li vedremo online e sui nostri telefonini. In conclusione si può affermare che la Medicina di Laboratorio avrà un futuro brillante e contribuirà a migliorare lo stato di salute dei pazienti”. 

Ufficio stampa Motore Sanità 

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Le prospettive diagnostiche dell’organ on chip: risultati più rapidi, più informazioni, più test

Tivoli, 13 luglio 2022 – L’emergenza Covid-19 ha messo in evidenza la necessità di creare delle infrastrutture tecnologiche avanzate che permettano alle Università e agli istituti di ricerca e alle industrie farmaceutiche di effettuare una sperimentazione medico-biologica innovativa e in tempi rapidi, usando strumenti moderni e laddove necessario, di svilupparne ad hoc, per far fronte ad emergenze come l’attuale procurata dal Covid-19. La messa a punto di terapia accurata e di una cura passano dall’invenzione di una molecola o del giusto mix di quelle già esistenti e terminano con i test clinici, attraversando diversi passaggi intermedi, tra cui la sperimentazione animale, che ne moltiplicano i costi e i tempi.  Una possibile strategia per ovviare a questi problemi, che sta emergendo prepotentemente in questi anni, prende il nome di approccio  “organ-on-chip (OOC)” e consiste nel ricreare parti significative di organi o tessuti su piccoli chip microfluidici (comunemente detti Lab on chip, da cui l’acronimo LoC) che integrino, almeno in parte, la complessità del sistema umano, utilizzando, ove possibile, cellule primarie da donatore umano, e diano luogo ad un modello controllato, parametrizzabile e misurabile. Un approccio come questo permette quindi di rappresentare microambienti sperimentali molto più biologicamente e fisiologicamente simili alla clinica di quelli usati nei test fatti fino ad ora e con la possibilità di ottenere nuove e più estese tipologie di informazione

Ne ha parlato Eugenio Martinelli, Professore presso il Dipartimento di Ingegneria Elettronica all’Università Tor Vergata in occasione della MIDSUMMER SCHOOL 2022 – La diagnostica integrata al servizio del paziente” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers, Stago Italia, Medical Systems e Mindray.

Dunque, ecco cos’è la tecnologia organ-on-chip (OOC).La tecnologia OOC nasce dalla sinergia di diverse discipline, ognuna delle quali risulta fondamentale per la completa riuscita di una tale metodica – ha spiegato il professor Martinelli -. La progettazione, nonché l’utilizzo di OOC richiede, oltre alle competenze biomedicali, necessarie per il popolamento e l’implementazione delle condizioni di sussistenza di questi ambienti microfluidici, di uno specifico know-how proveniente dal campo dell’ingegneria elettronica e biomedica. Affinché le informazioni ottenute da un OOC siano messe a piena disposizione della ricerca medica e farmaceutica, occorre codificarle in risultati tangibili tramite piattaforme software dedicate (Machine Learning, Artificial Intelligence, video analysis, etc.)”.

Le nuove tecnologie, sia in termini di dispositivi di monitoraggio, che di algoritmi di machine learning, permetterebbero di ottenere dagli OOC risultati più rapidi, più informazioni, più test. “Cruciale – ha proseguito Martinelli – è la possibilità fornita da questa metodologia di condurre esperimenti in maniera massiva e parallela al fine di sperimentare in tempi brevi più cocktail farmacologici, composti molecolari e sistemi integrativi, scartando rapidamente le soluzioni inefficaci per una specifica condizione patologica testata.  In una visione più generale, un OOC si sviluppa quindi in un “laboratory on chip”, un laboratorio in cui i ricercatori biomedici possono studiare ex-vivo il comportamento di cellule (tessuti) vive che si muovono e interagiscono con un determinato microambiente ricostituito per lo scopo sperimentale e terapeutico”.

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Medicina di laboratorio e diagnostica integrata: per un adeguato sviluppo serve collaborazione tra pubblico, privato e aziende IVD

Tivoli, 13 luglio 2022 – Le aziende della diagnostica in vitro (IVD), reduci dalle gravi ripercussioni della pandemia Covid-19 sulla loro attività (tranne le aziende impegnate nella diagnostica Covid), si trovano ora di fronte a tre nuove sfide. La prima è la definizione dei Livelli essenziali di assistenza e delle relative tariffe. In questa attività esse, in genere, non vengono consultate anche se potrebbero essere un utile riferimento per i costi e le dinamiche del mercato. A questo si aggiunge il fatto che le aziende IVD impegnano dal 10% al 15% del loro budget in ricerca e sviluppo; purtroppo chi elabora i Lea è costretto a seguire un percorso molto lungo e complesso, poco coerente con l’evoluzione rapida e dirompente delle tecnologie e delle conoscenze della medicina, cosicché lo sforzo innovativo delle aziende non viene premiato, per lo meno non nei tempi dovuti utili ai cittadini. Inoltre, l’applicazione dei Lea continua a presentare diseguaglianze tra le diverse regioni italiane, come puntualmente ed annualmente verificato dal Ministero della salute. Le aziende, grazie alla loro rete vendita, potrebbero essere un sensore capillare ed utile nel territorio.

Alla “MIDSUMMER SCHOOL 2022 – La diagnostica integrata al servizio del paziente” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers, Stago Italia, Medical Systems e Mindray, i massimi esperti hanno affrontato un argomento di grande interesse, vale a dire come affrontare le nuove sfide per le aziende IVD, che vanno dal Regolamento sui dispositivi medico diagnostici in Vitro (IVDR) ai nuovi LEA, all’impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). 

Come ha spiegato Sergio Bernardini, Professore Associato di Biochimica clinica e biologia molecolare clinica presso l’Università Tor Vergata “nel contesto globalizzato dell’assistenza sanitaria è altresì necessario un benchmarking con analoghe definizioni di altri Paesi, in special modo con i Paesi dell’Unione europea: molte delle aziende operanti in Italia fanno parte di companies internazionali che operano a livello globale. Questo potrebbe essere molto utile nel confronto con gli altri Paesi. Infine, sarebbe auspicabile un confronto ad ampio raggio con le società scientifiche, le commissioni parlamentari, i rappresentanti dei cittadini e le istituzioni regionali per arrivare ad una sintesi della conoscenza e dei bisogni, il tutto cementato da un puntuale lavoro di Health technology assessment, sia per quanto riguarda l’assistenza socio-sanitaria sia per quanto riguarda la remunerazione e le conseguenti tariffe. Pertanto l’Industria della diagnostica in vitro (IVD) e dei dispositivi medici potrebbe essere un partner essenziale ed un facilitatore per l’elaborazione dei Lea e delle tariffe”.

Altro aspetto cruciale messo in evidenza dal Professore Bernardini riguarda il fatto che “recentemente la legislazione europea riguardante la IVDR ha posto le aziende IVD sotto una pressione difficilmente sostenibile dato che ogni prodotto non certificato IVDR sarebbe fuori dal mercato. Verrebbero così a mancare approvvigionamenti importanti ai laboratori clinici. La normativa IVDR necessita di una stretta collaborazione tra laboratori clinici, universitari e aziende IVD. Nel PNRR, purtroppo la medicina di laboratorio non è stata considerata e nemmeno citata. L’aggiornamento del parco tecnologico ha riguardato soltanto la strumentazione radiologica ed alcuni dispositivi medici. Questo non solo ha penalizzato i cittadini e i pazienti, rendendo difficile l’implementazione delle nuove opportunità diagnostiche offerte dalla medicina di laboratorio, ma ha anche danneggiato le aziende che producono le necessarie strumentazioni (spettrometri di massa e sequenziatori degli acidi nucleici, dispositivi IT). In questo contesto, una nuova era di collaborazione non pregiudiziale e di partnership inter pares tra pubblico, privato e aziende IVD è assolutamente necessaria per un adeguato sviluppo della medicina di laboratorio e della diagnostica integrata”.

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