Le prospettive diagnostiche dell’organ on chip: risultati più rapidi, più informazioni, più test

Tivoli, 13 luglio 2022 – L’emergenza Covid-19 ha messo in evidenza la necessità di creare delle infrastrutture tecnologiche avanzate che permettano alle Università e agli istituti di ricerca e alle industrie farmaceutiche di effettuare una sperimentazione medico-biologica innovativa e in tempi rapidi, usando strumenti moderni e laddove necessario, di svilupparne ad hoc, per far fronte ad emergenze come l’attuale procurata dal Covid-19. La messa a punto di terapia accurata e di una cura passano dall’invenzione di una molecola o del giusto mix di quelle già esistenti e terminano con i test clinici, attraversando diversi passaggi intermedi, tra cui la sperimentazione animale, che ne moltiplicano i costi e i tempi.  Una possibile strategia per ovviare a questi problemi, che sta emergendo prepotentemente in questi anni, prende il nome di approccio  “organ-on-chip (OOC)” e consiste nel ricreare parti significative di organi o tessuti su piccoli chip microfluidici (comunemente detti Lab on chip, da cui l’acronimo LoC) che integrino, almeno in parte, la complessità del sistema umano, utilizzando, ove possibile, cellule primarie da donatore umano, e diano luogo ad un modello controllato, parametrizzabile e misurabile. Un approccio come questo permette quindi di rappresentare microambienti sperimentali molto più biologicamente e fisiologicamente simili alla clinica di quelli usati nei test fatti fino ad ora e con la possibilità di ottenere nuove e più estese tipologie di informazione

Ne ha parlato Eugenio Martinelli, Professore presso il Dipartimento di Ingegneria Elettronica all’Università Tor Vergata in occasione della MIDSUMMER SCHOOL 2022 – La diagnostica integrata al servizio del paziente” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers, Stago Italia, Medical Systems e Mindray.

Dunque, ecco cos’è la tecnologia organ-on-chip (OOC).La tecnologia OOC nasce dalla sinergia di diverse discipline, ognuna delle quali risulta fondamentale per la completa riuscita di una tale metodica – ha spiegato il professor Martinelli -. La progettazione, nonché l’utilizzo di OOC richiede, oltre alle competenze biomedicali, necessarie per il popolamento e l’implementazione delle condizioni di sussistenza di questi ambienti microfluidici, di uno specifico know-how proveniente dal campo dell’ingegneria elettronica e biomedica. Affinché le informazioni ottenute da un OOC siano messe a piena disposizione della ricerca medica e farmaceutica, occorre codificarle in risultati tangibili tramite piattaforme software dedicate (Machine Learning, Artificial Intelligence, video analysis, etc.)”.

Le nuove tecnologie, sia in termini di dispositivi di monitoraggio, che di algoritmi di machine learning, permetterebbero di ottenere dagli OOC risultati più rapidi, più informazioni, più test. “Cruciale – ha proseguito Martinelli – è la possibilità fornita da questa metodologia di condurre esperimenti in maniera massiva e parallela al fine di sperimentare in tempi brevi più cocktail farmacologici, composti molecolari e sistemi integrativi, scartando rapidamente le soluzioni inefficaci per una specifica condizione patologica testata.  In una visione più generale, un OOC si sviluppa quindi in un “laboratory on chip”, un laboratorio in cui i ricercatori biomedici possono studiare ex-vivo il comportamento di cellule (tessuti) vive che si muovono e interagiscono con un determinato microambiente ricostituito per lo scopo sperimentale e terapeutico”.

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Medicina di laboratorio e diagnostica integrata: per un adeguato sviluppo serve collaborazione tra pubblico, privato e aziende IVD

Tivoli, 13 luglio 2022 – Le aziende della diagnostica in vitro (IVD), reduci dalle gravi ripercussioni della pandemia Covid-19 sulla loro attività (tranne le aziende impegnate nella diagnostica Covid), si trovano ora di fronte a tre nuove sfide. La prima è la definizione dei Livelli essenziali di assistenza e delle relative tariffe. In questa attività esse, in genere, non vengono consultate anche se potrebbero essere un utile riferimento per i costi e le dinamiche del mercato. A questo si aggiunge il fatto che le aziende IVD impegnano dal 10% al 15% del loro budget in ricerca e sviluppo; purtroppo chi elabora i Lea è costretto a seguire un percorso molto lungo e complesso, poco coerente con l’evoluzione rapida e dirompente delle tecnologie e delle conoscenze della medicina, cosicché lo sforzo innovativo delle aziende non viene premiato, per lo meno non nei tempi dovuti utili ai cittadini. Inoltre, l’applicazione dei Lea continua a presentare diseguaglianze tra le diverse regioni italiane, come puntualmente ed annualmente verificato dal Ministero della salute. Le aziende, grazie alla loro rete vendita, potrebbero essere un sensore capillare ed utile nel territorio.

Alla “MIDSUMMER SCHOOL 2022 – La diagnostica integrata al servizio del paziente” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers, Stago Italia, Medical Systems e Mindray, i massimi esperti hanno affrontato un argomento di grande interesse, vale a dire come affrontare le nuove sfide per le aziende IVD, che vanno dal Regolamento sui dispositivi medico diagnostici in Vitro (IVDR) ai nuovi LEA, all’impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). 

Come ha spiegato Sergio Bernardini, Professore Associato di Biochimica clinica e biologia molecolare clinica presso l’Università Tor Vergata “nel contesto globalizzato dell’assistenza sanitaria è altresì necessario un benchmarking con analoghe definizioni di altri Paesi, in special modo con i Paesi dell’Unione europea: molte delle aziende operanti in Italia fanno parte di companies internazionali che operano a livello globale. Questo potrebbe essere molto utile nel confronto con gli altri Paesi. Infine, sarebbe auspicabile un confronto ad ampio raggio con le società scientifiche, le commissioni parlamentari, i rappresentanti dei cittadini e le istituzioni regionali per arrivare ad una sintesi della conoscenza e dei bisogni, il tutto cementato da un puntuale lavoro di Health technology assessment, sia per quanto riguarda l’assistenza socio-sanitaria sia per quanto riguarda la remunerazione e le conseguenti tariffe. Pertanto l’Industria della diagnostica in vitro (IVD) e dei dispositivi medici potrebbe essere un partner essenziale ed un facilitatore per l’elaborazione dei Lea e delle tariffe”.

Altro aspetto cruciale messo in evidenza dal Professore Bernardini riguarda il fatto che “recentemente la legislazione europea riguardante la IVDR ha posto le aziende IVD sotto una pressione difficilmente sostenibile dato che ogni prodotto non certificato IVDR sarebbe fuori dal mercato. Verrebbero così a mancare approvvigionamenti importanti ai laboratori clinici. La normativa IVDR necessita di una stretta collaborazione tra laboratori clinici, universitari e aziende IVD. Nel PNRR, purtroppo la medicina di laboratorio non è stata considerata e nemmeno citata. L’aggiornamento del parco tecnologico ha riguardato soltanto la strumentazione radiologica ed alcuni dispositivi medici. Questo non solo ha penalizzato i cittadini e i pazienti, rendendo difficile l’implementazione delle nuove opportunità diagnostiche offerte dalla medicina di laboratorio, ma ha anche danneggiato le aziende che producono le necessarie strumentazioni (spettrometri di massa e sequenziatori degli acidi nucleici, dispositivi IT). In questo contesto, una nuova era di collaborazione non pregiudiziale e di partnership inter pares tra pubblico, privato e aziende IVD è assolutamente necessaria per un adeguato sviluppo della medicina di laboratorio e della diagnostica integrata”.

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Tecnologie innovative al servizio del paziente: il ruolo centrale della medicina di laboratorio al tempo del Covid

Tivoli, 13 luglio 2022 – I laboratori medici svolgono un ruolo sempre più centrale nei moderni sistemi sanitari. Infatti le informazioni di laboratorio sono sempre più parte integrante dei processi decisionali dei medici curanti, consentendo di identificare i fattori di rischio e rilevare la predisposizione alle malattie; confermare o escludere un sospetto diagnostico; guidare la gestione dello stato di salute del paziente; monitorare l’efficacia di una terapia (medicina personalizzata). Per garantire il raggiungimento di questi obiettivi, ogni laboratorio deve garantire informazioni analiticamente accurate, una gestione del rischio di errore dell’intero processo di analisi ed efficienza. Alla “MIDSUMMER SCHOOL 2022 – La diagnostica integrata al servizio del paziente” di Motore Sanità, organizzata con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers, Stago Italia, Medical Systems e Mindray, l’attenzione è stata riservata all’attività di laboratorio durante la pandemia da Covid-19, emergenza sanitaria che ha fatto numeri importanti, basti pensare che dal 3 gennaio 2020 al 12 luglio 2022 in Italia sono stati registrati 19.439.501 contagiati, 169.106 morti con un totale di 139.956.684 dosi di vaccino somministrate. Nei laboratori sono stati usati anticorpi Anti-Sars-CoV2 attraverso diverse tecniche e hanno fornito una serie di informazioni che sono risultate estremamente utili per monitorare l’andamento della pandemia. 

Massimo Pieri del Dipartimento di Medicina e Chirurgia Sperimentale, Biochimica Clinica presso l’Università Tor Vergata ha affrontato la tematica dell’utilizzo degli anticorpi Anti-Sars-CoV2 in laboratorio. “L’agente, causa della polmonite scoppiata nel dicembre del 2019 a Wuhan, in Cina, nominata Coronavirus disease 2019 (Covid-19), è un nuovo coronavirus, nominato Severe acute respiratory syndrome Coronavirus-2 (Sars-CoV-2). Dal 3 gennaio 2020 al 12 luglio 2022 in Italia abbiamo avuto 19.439.501 contagiati, 169.106 morti con un totale di 139.956.684 dosi di vaccino somministrate. I test per gli anticorpi Anti-Sars-CoV2 utilizzano diverse tecniche: la chemiluminescenza, l’Elisa, Immunocromatografia a flusso laterale; possono essere rapidi o strumentali e riconoscere specificatamente le diverse classi di immunoglobuline (IgM, IgG e IgA). Gli anticorpi vengono riportati in BAU/mL in riferimento allo standard internazionale che permette di ridurre la variazione tra i laboratori creando un linguaggio comune. Diversi lavori scientifici riportano un livello di sieroneutralizzazione del virus compreso tra 400 e 700 BAU/mL. In conclusione, i test sierologici possono darci utili informazioni: sulla sorveglianza e valutazione epidemiologica per monitorare lo stato di immunizzazione della popolazione; nella diagnosi di casi sospetti con test dell’RNA virale negativo; nello sviluppo e valutazione di anticorpi terapeutici; nella valutazione delle risposte immunitarie e della durabilità dei vaccini Covid-19 infine, nell’ identificare con il dosaggio degli anticorpi N una pregressa infezione”.

Altro tema affrontato: la diagnostica dei MicroRNA sul quale è intervenuto Alessandro Terrinoni, Ricercatore presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Chirurgia dell’Università Tor Vergata. “Evidenze significative indicano che l’inizio e la progressione di diverse patologie sono “evidenziate” dalla presenza di specifici C-miRNA nel plasma dei pazienti, sottolineando la loro potenziale rilevanza diagnostica come biomarcatori clinici. Risulta quindi importante fare il punto sul possibile utilizzo di questa nuova classe di molecole come biomarcatori clinici di malattie”.

Nello specifico, il professor Terrinoni ha spiegato: “Gran parte del genoma umano trascrive sequenze di RNA che non codificano per nessuna proteina. Gli RNA non codificanti più noti sono i microRNA (miRNA). È ormai del tutto accertato che i miRNA regolano circa il 30% dei geni conosciuti che codificano le proteine. I miRNA sono coinvolti in diversi processi biologici, come la proliferazione cellulare, la differenziazione, l’apoptosi e la metastatizzazione. Essi regolano l’espressione genica a livello post-trascrizionale, modulando o inibendo l’espressione proteica interagendo con sequenze specifiche di mRNA. I miRNA maturi possono essere rilevati nel plasma sanguigno, nel siero e anche in un’ampia varietà di fluidi biologici. Sappiamo che i miRNA circolanti (C-miRNA) possono regolare diversi processi cellulari chiave in tessuti diversi dal sito di produzione. I C-miRNA si comportano come mediatori endogeni della traduzione dell’RNA e negli ultimi anni è stata acquisita una straordinaria conoscenza della loro funzione. Possono essere secreti in diverse cellule tissutali e associati a condizioni patologiche specifiche

Altro aspetto evidenziato durane i lavori è stata la rilevanza dell’accreditamento ISO 15189 dei Laboratori clinici sul quale è intervenuta Laura Sciacovelli, Dirigente biologo presso l’UOC Medicina di Laboratorio e il Centro di Ricerca Biomedica per la qualità in medicina di laboratorio dell’AOU di Padova. “L’accreditamento dei laboratori in conformità alla norma internazionale ISO 15189 rappresenta una pietra miliare nel percorso per il miglioramento della qualità e della sicurezza in medicina di laboratorio ed il raggiungimento di un importantissimo percorso, in cui viene riconosciuto il ruolo fondamentale della medicina di laboratorio nel sistema sanitario. Infatti ha permesso, non solo di migliorare il sistema di gestione per la qualità, ma soprattutto di soddisfare le esigenze di competenza professionale, di focalizzare l’attenzione alle necessità degli utenti (pazienti/cittadini) e di valutare gli esiti in termini di salute. A livello internazionale vi è un crescente riconoscimento del valore dell’Accreditamento ISO 15189 per garantire la qualità dei laboratori a livelli eccellenti ed in alcuni Paesi questo accreditamento è stato reso obbligatorio per tutti i laboratori”. 

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La carica delle nuove tecnologie nella medicina di laboratorio: dai “nasi elettronici” al point of care testing fino ai droni trasportatori

Tivoli, 13 luglio 2022 – L’attenzione alla qualità della vita del malato ha indirizzato l’interesse del mondo scientifico verso l’utilizzo di un approccio multidisciplinare finalizzato alla ricerca di strumenti diagnostici efficaci e non invasivi. In questo contesto si inserisce lo studio dell’insieme dei composti organici volatili (Voc) emessi dal corpo umano, attraverso i fluidi biologici (respiro, urina, sudore, ecc.), conosciuto come volatoloma, ma anche l’uso di tecnologie innovative PoCT (Point-of-Care-Testing), dei computed assisted diagnosis (Cpd), fino all’impiego di droni e la Next Generation Sequencing in Virologia.

Se n’è parlato alla “MIDSUMMER SCHOOL 2022 – La diagnostica integrata al servizio del paziente”, organizzata da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers, Stago Italia, Medical Systems e Mindray.

“I metodi analitici, quali la gascromatografia abbinata alla spettrometria di massa, hanno consentito di individuare oltre 2.500 composti volatili che si trovano nell’atmosfera che circonda i tessuti e i fluidi corporei – ha spiegato Rosamaria Capuano, Ricercatrice Scientifica, Università Tor Vergata -. Numerosi studi hanno dimostrato che il volatoloma risulta alterato in presenza di malattie. È spesso difficile però individuare un biomarker volatile per la specifica patologia; ciò che cambia è piuttosto il pattern dei Voc emessi.  Sulla base di queste evidenze e grazie allo sviluppo di sistemi sensoriali artificiali, da diversi anni si sta studiando la possibilità applicare strumenti chiamati comunemente “nasi elettronici” alla volatolomica in ambito clinico. Questi strumenti stanno ormai affiancando con grande successo quelli normalmente utilizzati in chimica analitica, poiché consentono di effettuare analisi rapide non invasive e a costi contenuti. In questo contesto, da circa 20 anni, è inserita parte dell’attività di ricerca del Gruppo Sensori dell’Università di Roma Tor Vergata, guidato dal Professor C. Di Natale”. 

Un altro tema di grande attualità riguarda l’uso di tecnologie innovative PoCT (Point-of-Care-Testing). Il 25% della popolazione ha un’età superiore ai 65 anni e convive con almeno due patologie croniche. La non aderenza alle terapie riduce drammaticamente nel tempo i vantaggi nei pazienti affetti da patologie croniche, con enorme dispersione di risorse che non aggiungono i benefici previsti. Il paziente cronico è una persona, un cittadino che ha bisogno di essere seguito in maniera proattiva da differenti attori del servizio sanitario nazionale. Solo una gestione globale del paziente porterà ad un miglioramento della cura e della qualità di vita. In questa ottica le cure primarie e la medicina del territorio vedono nell’utilizzo di tecnologie innovative PoCT (Point-of-Care-Testing), il punto di incontro tra domanda di salute dei cittadini e offerta di cure, benessere e nuova socialità

Gli obiettivi nell’utilizzo di tecnologie innovative PoCT – ha spiegato Agostino Ognibene, Responsabile del Dipartimento di Medicina di Laboratorio e trasfusionale dell’Azienda Usl Toscana sud est – sono: la gestione globale dell’assistito poiché questo ci permettere di ridurre i costi legati alla gestione delle complicanze e migliorano lo stile di vita dei pazienti; il monitoraggio da remoto di pazienti/assistiti con patologie croniche ci permette di diminuire il numero di ricoveri e la durata della degenza, il costo della spesa sanitario con un miglioramento della vita del paziente/assistiti; migliorare l’educazione, l’empowerment e la qualità della vita dei pazienti assicurando loro maggiore sicurezza ed autonomia ed incentivare l’autonomia nella cura delle cronicità, automedicazione e automonitoraggio. In questo contesto è necessario che il laboratorio faccia da tramite, con il proprio servizio, tra ospedale e territorio integrandosi nel team di professionisti coordinato dal medico di medicina generale (medico di medicina generale e medici specialisti) per l’assistenza al paziente cronico utilizzando la tele-cooperazione, la telemedicina e la teleconsulenza; sorvegliando con adeguati indicatori (individuali e collettivi) la compliance del paziente alle tecnologie e alla innovazione”. 

Gina Zini, Professore associato di Diagnostica per Immagini, Radioterapia oncologica ed ematologia presso il Policlinico Agostino Gemelli, ha invece parlato del ruolo dei sistemi automatici per fornire immagini digitalizzate delle cellule del sangue in ambito ematologico, e quindi dei computed assisted diagnosis (Cpd).

La disponibilità di sistemi automatici in grado di fornire le immagini digitalizzate delle cellule del sangue periferico analizzate e pre-classificate nei campioni da valutare al microscopio ottico, rappresenta una vera rivoluzione nelle attività di routine del laboratorio in termini di miglioramento nella i) standardizzazione e armonizzazione del referto finale, ii)  formazione delle risorse umane e iii) riduzione dell’affaticamento e logoramento fisico connesso con l’utilizzo del microscopio ottico – ha spiegato Zini -. L’esame emocromocitometrico con conteggio differenziale dei leucociti rappresenta uno dei test di laboratorio più richiesti dai clinici e oggi viene fornito in completa automazione. Il processo di validazione si basa su una piena conoscenza della prestazione analitica strumentale e sulla corretta interpretazione del significato clinico dei risultati forniti in automazione. In presenza di alterazioni quantitative e/o qualitative il campione viene esaminato al microscopio ottico secondo regole standardizzate per generare il referto finale, perché l’analisi della morfologia delle cellule del sangue ha un rilevante valore diagnostico”. 

Altro tema: il trasporto con droni, ed è stato affrontato da Lorenzo Gragnaniello, Biotech Innovation Manager CEO Carpitech srl. 

I nuovi modelli di servizi sanitari che guardano al territorio, rappresentano una ricerca mondiale e per mettere a sistema una rete fatta da ospedali Hub, centri decentrati ed abitazioni private c’è sempre più necessità di una logistica integrata ecosostenibile. La tecnologia sviluppata da diversi team pluridisciplinari relativa ai droni medicali in sanità sta raggiungendo un elevato livello di applicabilità utile anche nel processo di democratizzazione della sanità: consegne veloci ed economiche di sangue, emoderivati, farmaci salvavita, analisi di test Poct o nel processo di PDTA, potendo raggiungere posti anche territorialmente difficili”. 

I dati Istat dicono che nel nostro Paese prevalgono i comuni di piccole dimensioni: il 46,2 per cento non supera i 20 chilometri quadrati di superficie distribuiti in zone di montagna o costiere e il 69,8 per cento di questi ha una popolazione tra 1.000 e 5.000 abitanti. Luoghi, strutture ed abitazioni difficile da raggiungere in diversi periodi dell’anno con i sistemi logistici tradizionali. “Ma la necessità che oggi abbiamo – ha sottolineato Gragnaniello – non è sdoganare la tecnologia, ma coinvolgere in modo attivo i sanitari nel percorso di adeguamento, di certificazione e di validazione dei processi di pre analitica e pre care sul territorio. Il programma sperimentale più avanzato in Italia è Philotea da cui costruire un Sistema Italia dove gli innovatori possono dialogare tra loro con gli stakeholders e la pubblica amministrazione. Il rischio è che si riesce a portare delle utilissime sacche di sangue e non possono essere trasfuse perché non aderenti alle linee guida del trattamento del sangue” ha concluso Lorenzo Gragnaniello. 

Infine, sulle prospettive della Next Generation Sequencing in virologia è intervenuta Francesca Ceccherini Silberstein, Professore associato presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università Tor Vergata. “I dati in nostro possesso, aggiornati al 20 giugno 2022, parlano di 539milioni di casi nel mondo di Covid, con oltre 6,3milioni di morti. La buona notizia è che oggi, sequenziando il virus grazie alle nuove tecnologie, riusciamo a conoscere in tempo reale le varianti. Questo è importantissimo perché, come sappiamo, obiettivo del virus è diffondersi il più possibile. Riconoscere in tempo le sue varianti, significa poterlo curare”.

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Al via la prima edizione della MidSummer School 2022
di Motore Sanità per disegnare la sanità del futuro

Ci si confronta sul modo di strutturare una moderna diagnostica per una moderna medicina grazie al supporto della tecnologia. Intervengono i Direttori delle aziende pubbliche e private, la politica e le associazioni di pazienti. 

Obiettivo: la messa a terra degli obiettivi del PNRR

Al via la prima edizione della MIDSUMMER SCHOOL 2022 – La diagnostica integrata al servizio del paziente di Motore Sanità, la tre giorni di incontri e tavole di confronto e tavole rotonde sui temi della sanità italiana che chiama a raccolta i massimi esperti per il fine unico: disegnare la sanità del futuro. L’appuntamento è dal 13 al 15 luglio nella suggestiva cornice delle Scuderie degli Estensi di Tivoli. L’evento è organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Technogenetics, Abbott, Becton Dickinson, Siemens Healthineers, Stago Italia, Medical Systems e Mindray.

Molti sono i temi che verranno discussi e che ruotano attorno ai macro temi: “La diagnostica integrata al servizio del paziente”, “Disruptive technology e medicina di precisione” e “PNRR: disegniamo la sanità del futuro”.  

La medicina sta percorrendo il lungo percorso verso la personalizzazione e la predizione. Il concetto di one health implica un approccio alla salute che vada dai corretti stili di vita, alle terapie geniche, alla diagnostica che integri imaging e laboratorio, fino alla teragnostica come strumento di diagnosi e cura assemblati. Oggi, se da una parte il rilancio della medicina del territorio secondo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) comporta l’estensione di procedure e strumentazione easy utile a domicilio così come nelle case ed ospedali di comunità, l’ammodernamento della strumentazione ospedaliera implica un salto tecnologico della diagnostica, già in corso, che unisca la sanità digitale, ad esempio telemedicina ed Internet of things, alla diagnostica integrata tra laboratorio, imaging e patologia. Ma questa evoluzione verso una nuova medicina necessita anche di nuovi strumenti organizzativi e di una nuova partnership pubblico/privato che vada oltre l’offerta del semplice prodotto verso un’offerta basata sui servizi che integri tutte le innovazioni, alcune disruptive, attuali e future. La MidSummer School 2022 vuole così rappresentare un proficuo confronto sulle necessità di una moderna diagnostica per una moderna medicina. Perché la diagnostica e le terapie sono sempre più vicine, per questo la parola d’ordine è abbattere le barriere. Verranno affrontati concetti di diagnostica integrata, organizzazione Hub & Spoke, accesso all’innovazione e capillarità dell’offerta, chimica clinica, ematologia e coagulazione, microbiologia e fast track diagnostico, nonché sierologia, immunologia e immunoterapie, genetica e citologia, patologia e biopsia liquida, companion diagnostics e terapie target e, per finire, medicina nucleare e teragnostica, imaging, screening e diagnosi di precisione

Altro tema: la disruptive innovation che nella gestione della salute include tutti gli ambiti della medicina, e la disruptive technology ne rappresenta il cuore. La tecnologia in ambito diagnostico e predittivo sta evolvendo tumultuosamente dando corpo alla medicina personalizzata ed alle prospettive di maggior precisione terapeutica, ma spesso i risultati della ricerca sono pienamente compresi ed attuati solo anni dopo la loro entrata nel mercato, impedendone una fast application utile a curare meglio i pazienti se non addirittura ad ottenere guarigioni fino ad ora impossibili. Per far comprendere a tutti gli stakeholder della sanità italiana l’impatto che ha e che potrebbe avere nel futuro e far abbattere tutte le barriere burocratiche che ne rallentano l’accesso, la Midsummer School 2022 intende raccogliere proposte concrete da rivolgere ai rappresentanti delle Istituzioni a cui spetterà il compito di assicurarne l’applicazione pratica nel più breve tempo possibile e omogeneamente nel territorio nazionale.

Infine, la sessione “Disegniamo la sanità del futuro” vuole disegnare il futuro con il contributo determinante dei Direttori delle aziende pubbliche e private per concorrere efficacemente alla realizzazione degli obiettivi del PNRR, analizzando tutte le implicazioni ed in particolare la formazione, le competenze e la partecipazione attiva dei vari operatori sanitari.

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