Pollenzo, 15 febbraio 2022 – Promozione di stili di vita sani e della mobilità sostenibile sono sempre stati il tema cardine di Bruna Sibille, Consigliere della Provincia di Cuneo oggi ed ex sindaco di Bra “in bicicletta”. In occasione della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute, ha portato all’attenzione del grande pubblico quella che è la responsabilità degli amministratori, specie locali, di favorire per i concittadini un contesto in cui sia più facile “applicare” stili di vita sani a partire da piccole azioni quotidiane.
In tema di alimentazione, Bruna Sibille porta al tavolo di confronto “Cronicità e approccio integrato: le sfide per una filiera dell’offerta di diagnosi, azioni, controllo e formazione tecnologica” il tema della cucina e della mensa comunale di Bra, un fiore all’occhiello per le scuole cittadine che possono contare sulla preparazione diretta dei pasti nella grande cucina di via Montegrappa.
Circa 1.500 pasti al giorno che poi vengono distribuiti al nido, alle scuole dell’infanzia, alle primarie e alle medie. Mensa aperta ad enti pubblici e ad associazioni convenzionate, ovviamente con orari diversi da quelli dei bambini.
“Il menù è studiato appositamente con esperti per rispondere ai requisiti del fabbisogno calorico e nutrizionale dei “destinatari” con particolare attenzione alla scelta delle materie prime, ad esempio introducendo alcuni prodotti bio o integrali e/o a km zero, e al valore “educativo” del pasto, come momento per imparare a scegliere ciò che “è bene” mettere nel piatto – spiega la Sibille. Abbiamo oltre 40 menù diversi, che tengono conto delle principali allergie e consentono la “convivenza” anche con i bambini di religioni differenti. Questa nostra scelta è davvero un po’ coraggiosa, visto che la tendenza generale delle amministrazioni è l’appalto delle mense a grandi aziende della ristorazione collettiva. Noi rifiutiamo questo modello fondato sull’economia di bilancio in un campo così importante come l’alimentazione dei bambini. Tutti gli anni spendiamo un po’ di più (non molto, per la verità) in quella che consideriamo non una spesa corrente, ma un investimento sui nostri piccoli concittadini. E si badi bene, per insegnare non solo l’alimentazione corretta, ma anche l’alimentazione varia e gustosa. Parafrasando il detto “Sono troppo vecchio per bere vino cattivo”, diciamo ai bambini “Siete troppo piccoli per abituarvi a mangiare male”.
Boom di esami cardioradiologici, Tc e risonanza magnetica per lo studio delle complicanze cardiovascolari da Covid-19
Pollenzo, 15 febbraio 2022 – “Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un netto incremento delle richieste di esami cardioradiologici, TC ed RM, per pazienti ricoverati ed ambulatoriali; tale incremento è dovuto all’inserimento nelle linee guida cardiologiche nazionali ed internazionali dell’imaging non invasivo sia per lo studio della cardiopatia ischemica sia non ischemica. Relativamente all’esperienza del presidio Molinette dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, nel triennio 2017-2019 è evidenziabile un tangibile incremento nelle prestazioni cardioradiologiche eseguite e, in particolare, la TC coronarica ha subito un incremento costante del 70% nel 2018 e del 58% nel 2019”.
Dati alla mano, Riccardo Faletti, Professore Dipartimento Scienze Chirurgiche – Diagnostica per immagini Università degli Studi di Torino, illustra un quadro che nel corso del tempo è cambiato, mettendo in luce allo stesso tempo la necessità di un adeguamento delle risorse tecnologiche e delle competenze professionali. L’occasione è la Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute, nella sessione “Cronicità e approccio integrato: le sfide per una filiera dell’offerta di diagnosi, azioni, controllo e formazione tecnologica – Le malattie cardiovascolari: bisogni irrisolti, che cosa curare a livello territoriale e con quali supporti tecnologici ed informatici”.
“L’elevato valore predittivo negativo (prossimo al 95%) della TC coronarica consente di escludere in tempi rapidi la patologia coronarica significativa nei pazienti a rischio basso, evitando di dover ricorrere alla coronarografia che, per costi ed invasività, non dovrebbe essere eseguita nei pazienti a basso rischio – prosegue il Professor Faletti -. La RM cardiaca consente una valutazione estremamente accurata delle caratteristiche del muscolo cardiaco, unica nel suo genere, che si presta allo studio di tutte le cardiomiopatie sia nei soggetti anziani, ma soprattutto nei giovani”.
La pandemia Covid-19 ha fatto impennare le richieste di questi esami.
“Nell’attuale situazione di pandemia da Covid-Sars-2 è ben noto l’aumentato rischio di patologia cardio-vascolare legato a questa infezione e alle eventuali complicanze post-vaccinali – conclude Faletti – ne consegue che negli ultimi due anni si è verificato un ulteriore incremento della richiesta di tali tipologie di esami per lo studio delle complicanze cardio-vascolari da questa infezione. All’aumentare della richiesta di tali prestazioni è parzialmente corrisposto un adeguamento delle risorse tecnologiche e delle competenze professionali. Tale tipologia di esami richiede infatti un equipaggiamento tecnico delle apparecchiature TC ed RM non sempre presente nelle strutture ospedaliere e nei poliambulatori sul territorio e anche le competenze professionali dei radiologi impiegati nell’esecuzione e nella refertazione di tali esami non sono comprese nella formazione di base dello specialista in diagnostica per immagini. Per ciò che concerne quest’ultimo aspetto le scuole di specialità si stanno adeguando cercando di prevedere dei percorsi specifici per l’imaging cardioradiologico”.
Malattie cardiovascolari, con la telecardiologia abbattimento delle liste di attesa.
L’esempio dell’ospedale Valduce di Como
Pollenzo, 15 febbraio 2022 – Il contenimento delle liste di attesa per prestazioni di diagnostica clinica e strumentale ambulatoriale erogate dal Servizio sanitario nazionale è divenuta negli ultimi anni una priorità. In epoca pre-Covid il Ministero della Salute ha pubblicato il nuovo Piano Nazionale di governo delle liste di attesa per il triennio 2019-2021. In particolare per le prestazioni di ecocardiografia, la regione Lombardia ha richiesto in quel periodo un incremento del 23% delle prestazioni. Tali richieste vanno a scontrarsi con la progressiva crescente carenza di medici specialisti disponibili. Al fine quindi di aumentare le prestazioni della UOC di Cardiologia dell’Ospedale Valduce, da febbraio 2018 è partita un’attività di telecardiologia che prevede l’esecuzione in sede dell’esame ecocardiografico da parte di tecnici qualificati (sonographer), l’invio delle bioimmagini su un PACS condiviso e la refertazione in remoto da parte di cardiologi accreditati. Il processo si chiude con la consegna del referto al termine dell’esame (attualmente inviato via email).
Questo modello è stato presentato da Giovanni Corrado, Direttore Cardiologia dell’Ospedale Valduce di Como, alla Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute, nella sessione “Cronicità e approccio integrato: le sfide per una filiera dell’offerta di diagnosi, azioni, controllo e formazione tecnologica – Le malattie cardiovascolari: bisogni irrisolti, che cosa curare a livello territoriale e con quali supporti tecnologici ed informatici”.
“Un cardiologo referente in sede è sempre disponibile per eventuali comunicazioni urgenti. In concreto, è stato stipulato un accordo con una startup (Ecocardioservice di Milano) che ha reso disponibile la tecnologia (ecocardiografo di fascia alta di ultima generazione e sistema PACS per le immagini) ed il personale per l’esecuzione (sonographer in sede) e refertazione (cardiologi accreditati che refertano da remoto) dell’esame a fronte di un emolumento pari ad una percentuale pattuita del fatturato. L’Ospedale ha reso disponibili gli spazi fisici ed il supporto segretariale, trattenendo la propria percentuale del rimborso. Questa organizzazione ha consentito di eseguire dal 12 febbraio 2018 al 22 gennaio 2022 16.350 esami aggiuntivi, la lista di attesa è passata da 13 mesi a meno di 1 mese, tutte le richieste con priorità U e B sono state eseguite nei tempi previsti, molti esami sono stati eseguiti in modalità open con invio diretto dal nostro ambulatorio di cardiologia per completamento di una visita. Sono inoltre state intercettate precocemente alcune cardiopatie che richiedevano ulteriori accertamenti o procedure interventistiche o di cardiochirurgia. Inoltre, tutti i pazienti con follow-up periodico (i malati oncologici in primis) hanno eseguito gli accertamenti nei tempi previsti”.
Più recentemente è stato aperto un secondo ambulatorio di ecocardiografia che lavora con la medesima modalità presso una sede distaccata dell’Ospedale Valduce situata nel territorio di Lecco e che si occupa in primis di Medicina riabilitativa (polo Villa Beretta di Costa Masnaga, LC). È stata inoltre attivata la possibilità di eseguire questi esami a domicilio.
“Se all’esecuzione dell’ecocardiogramma si associasse in futuro l’esecuzione di un ECG e il rilievo dei parametri vitali (sempre ad opera di tecnici qualificati) accanto al colloquio telefonico con lo specialista, sarebbe di fatto possibile eseguire in modalità totalmente remota una valutazione clinica cardiologica completa. Crediamo che queste modalità di lavoro se riprodotte su larga scala permetterebbe una significativa riduzione dei tempi di attesa con elevata qualità delle prestazioni in un ambito territoriale più ampio”.
Malattie cardiovascolari: pazienti curati sul territorio con il sistema “Controllo remoto”. Piemonte capofila in Italia
Pollenzo, 15 febbraio 2022 – La pandemia Covid-19 ha acuito la necessità di gestire a livello territoriale le patologie cardiovascolari croniche come la cardiopatia ischemica cronica, i portatori di dispositivi elettronici impiantabili (pacemaker e defibrillatori) e lo scompenso cardiaco cronico. È da molti ritenuto rilevante inoltre pensare all’ospedale come un gestore della fase acuta del processo di cura e il territorio come un luogo di controllo dove seguire i pazienti vicino al proprio domicilio e ricorrendo all’ospedale solo se presente una riacutizzazione o instabilizzazione della situazione. Vari sono i modelli organizzativi atti a gestire questi scenari, molto diversi dal punto di vista operativo, a seconda della tipologia di argomento. Il processo diagnostico terapeutico del “Controllo remoto dei dispositivi impiantabili” rappresenta un campo nel quale la tecnologia e l’organizzazione possono contribuire a costruire un modello virtuoso che permetta la gestione territoriale di pazienti altrimenti destinati a recarsi periodicamente in ospedale.
Durante la Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’,organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute, questo modello è stato presentato da Massimo Giammaria, Direttore SC Cardiologia 1 Ospedale Maria Vittoria di Torino.
Ad oggi nella Cardiologia del Maria Vittoria vengono seguiti in controllo remoto circa 2.000 pazienti con soddisfazione reciproca degli operatori e dei pazienti. La Regione Piemonte ha recentemente riconosciuto la prestazione di controllo remoto garantendone una rimborsabilità e ponendosi come capofila in Italia di questo sistema organizzativo in equilibrio tra ospedale e territorio.
“Nel prossimo futuro vorremmo ulteriormente implementare il nostro servizio con le visite in telemedicina per i nostri pazienti già trattati con il controllo remoto e stiamo organizzando un tavolo di lavoro col Politecnico di Torino per studiare modelli gestionali efficienti e sicuri per questo contesto” spiega il dottor Massimo Giammaria.
Nella situazione classica, in assenza della tecnologia di controllo remoto, il controllo di un dispositivo impiantato avviene durante una visita cardiologica in ospedale, mediante un computer per controllare il pacemaker, chiamato programmatore del pacemaker. La cadenza delle visite dipende dalla complessità del dispositivo impiantato, variando da una visita all’anno per i pacemaker e a 4 visite all’anno per i defibrillatori più complessi. Le visite sono in numero maggiore nel primo anno dell’impianto, poi si attestano tra uno e 4 controlli all’anno per poi nuovamente aumentare via via che ci si avvicini al tempo di sostituzione della batteria. Si tratta di un carico notevole considerando che in una Cardiologia come quella del Maria Vittoria, si impiantano circa 300 nuovi dispositivi all’anno che si sommano a tutti quelli impiantati negli anni precedenti e che saranno seguiti dai numerosi che verranno impiantati negli anni successivi.
“È frequente trovare sale di attesa piene di 15-20 pazienti generalmente anziani della settima e ottava decade, accompagnati da uno o più famigliari, in attesa della visita. È facile intuire come il Covid abbia sconsigliato tali assembramenti. Inoltre si tratta di pazienti fragili, sovente con difficoltà di deambulazione e con necessità di assistenza continua, e con la necessità di avvalersi di accompagnatori che sovente devono ottenere giornate di permesso da dedicare al proprio parente. Non è inoltre da sottovalutare l’impegno del personale medico e infermieristico tanto che in molte strutture la quantità di tempo da dedicare ai controlli sta iniziando a soverchiare le capacità di gestione del servizio – prosegue il dottor Giammaria -. Il controllo remoto invece, permette di controllare i dispositivi impiantati direttamente dal domicilio del paziente evitando impegno e sovraffollamento degli ambienti ospedalieri, riducendo il rischio che durante la pandemia abbiamo imparato bene a identificare”.
I costi dell’hardware sono compresi nell’acquisto dei dispositivi impiantati, la tecnologia si basa sul percorso dell’informazione via gsm, non viene richiesta particolare interazione tecnologica al paziente. Operativamente i pazienti vengono dotati a domicilio di un dispositivo (il dispositivo di controllo remoto) in grado di interrogare in sicurezza il dispositivo impiantato sotto pelle e di trasmettere l’informazione alla piattaforma web del produttore.
“In ospedale abbiamo le credenziali per poter accedere alla piattaforma web e poter consultare le informazioni ricevute che in tutto e per tutto sono le stesse che si potrebbero ottenere nel controllo “de visu” col paziente in ospedale – prosegue Gianmaria -. La gestione di questa informazione comporta un’organizzazione del lavoro specifica e differente dalla classica organizzazione del controllo pacemaker in ospedale. Il controllo remoto comporta innanzitutto la gestione in team del paziente con forte collegamento tra medici aritmologi e infermieri specializzati. È infatti necessaria la partecipazione di infermieri specializzati nella lettura delle informazioni e nello screening delle trasmissioni, che lavorino in squadra con i medici aritmologi che supervisionano il processo. Non è semplice implementare un modello organizzativo efficiente perché l’impegno è il controllo di tutte le trasmissioni entro 2 giorni lavorativi. Appare evidente che questo tipo di organizzazione con queste premesse non si ponga in sostituzione del 112 – Servizio di emergenza, ma rappresenti un sistema valido e sicuro per il controllo domiciliare dei dispositivi impiantati. I controlli cosi organizzati permettono di rilevare prontamente eventuali malfunzioni dei dispositivi, la presenza di aritmie ventricolari minacciose o l’attività salvavita dei defibrillatori. Inoltre è possibile identificare la presenza di fibrillazione atriale sovente non avvertita dal paziente, che ci permette di iniziare prontamente trattamenti farmacologici atti a prevenire l’ictus cerebrale. È possibile inoltre monitorare alcuni parametri dello scompenso cardiaco per cercare di identificarne prontamente l’insorgenza e iniziare il trattamento più indicato”.
Malattie rare, l’appello di medici e associazioni pazienti: “È ora di concretizzare le promesse del PNRR”
“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un’indubbia opportunità per quanto riguarda i pazienti affetti da malattie rare. Questi sono i mesi in cui deve tradursi in atti concreti il grande sforzo di “messa a terra” delle promesse del PNRR, che per quanto riguarda coloro coinvolti nel mondo delle malattie rare significa assumere un ruolo proattivo affinché i potenziali progetti iscrivibili alle opportunità di finanziamento rispondano effettivamente ai bisogni dei pazienti affetti da malattie rare”.
Con queste parole Giorgio Perilongo, Professore Ordinario del Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Università degli Studi di Padova, apre la sessione “Malattie rare, organizzazione e PNRR: su cosa investire eventuali nuove risorse per una diagnosi ed una presa in carico rapide e con un approccio organizzativo di rete collaborativa” della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’,organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute.
“Gli elementi essenziali per questa azione proattiva – spiega il Professor Perilongo – sono la conoscenza del mondo dei malati rari, la visione sul futuro della medicina e del Sistema sanitario nazionale e la chiarezza sull’obiettivo finale da perseguire, che in estrema sintesi non è soltanto il fondamentale binomio “diagnosi e cura” ma deve essere “il ben-essere” globale del soggetto affetto”.
“Nel settore delle malattie rare siamo in un momento magico: abbiamo l’opportunità che ci può offrire e che ci offrirà il PNRR, se lo sapremo costruire insieme, e abbiamo tutti gli strumenti in Italia, partendo proprio dalla approvazione del Testo Unico delle malattie rare, per creare davvero un’eccellenza nel nostro paese sul tema delle malattie, strumenti che ci potrebbero veramente permettere di rinnovare, di realizzare una rete non solo per le malattie rare ma anche di rinforzare tutto il sistema sanitario nazionale, in particolare ovviamente a beneficio anche per i pazienti con malattie rare” aggiunge Domenica Taruscio, Direttore del Centro Nazionale Malattie Rare, Istituto Superiore di Sanità.
Secondo Annalisa Scopinaro, Presidente di UNIAMO, Federazione Italiana Malattie Rare, “la riorganizzazione della rete sanitaria proposta dal PNRR, accompagnata da investimenti strutturali in tecnologie e adeguamento delle strutture, punta ad un modello di presa in carico che partendo dal domicilio del paziente arrivi ai più specializzati centri di eccellenza. Per le persone con malattia rara, che più di tutte sperimentano sulla propria pelle la necessità di coordinamento fra le strutture del territorio e quelle sovra-regionali o sovra-nazionali, fondamentali saranno teleassistenza e telemedicina, interconnessioni fra i nodi della rete, “viaggio” delle informazioni invece che spostamenti fisici, strumentazioni adeguate e formazione dei professionisti dedicati”.
Le malattie rare nel PNRR sono citate soltanto all’interno della Missione 6 Sanità nell’intervento C2.2, investimento 2.1: “Valorizzazione e potenziamento della ricerca biomedica del SNN”. Il testo detta: “l’investimento ha l’obiettivo di potenziare il sistema della ricerca biomedica in Italia, rafforzando la capacità di risposta dei centri di eccellenza, presenti in Italia nel settore delle patologie rare, favorendo il trasferimento tecnologico tra ricerca e impresa. Per il perseguimento di questi obiettivi si prevedono tre tipi di intervento: i) il finanziamento di progetti “Proof of concept”…; ii) i finanziamento di programmi di ricerca inerenti le MR e i tumori rari; iii) il finanziamento di progetti di ricerca su malattie altamente invalidanti”.
Alla missione 6 sono destinate risorse complessive pari a 20.2 mld (che approssimativamente rappresenta l’incidenza della spesa sanitaria sul PIL nazionale). Di questa cifra, si stima che circa 200 ml euro siano destinati alla ricerca nel campo delle malattie rare e dei tumori rari, da spendere fra il 2023 e il 2025 (una volta espletate gli opportuni bandi di gara). Anche per questi investimenti, al pari di tutti gli altri inerenti il PNRR, si pongono le questioni: a) della difficoltà di spendere le somme allocate alle specifiche voci di spesa nei tempi previsti (quindi con la necessità di prevedere delle vie preferenziali/semplificate di approvazione dei progetti, sulla scia dell’esperienza maturata per far fronte all’epidemia da Sars-Cov-2); b) l’importanza di coinvolgere il mondo delle malattie rare nell’esame dei progetti stessi e c) l’assenza di meccanismi premiali favorenti la partnership pubblico-privato. Tuttavia nell’ambito della missione 6 oltre a quanto sopra sono individuati altri ambiti di investimento di sicuro interesse per i malati rari che entrano nel merito dell’erogazioni delle cure e in generale del “ben-essere” del paziente. Sinteticamente essi sono: i) la transizione digitale in Sanità; ii) il potenziamento dell’assistenza domiciliare; iii) il mantenimento dell’autosufficienza e iv), sebbene consapevoli che questa è una tematica da dover meglio coniugare per quanto riguarda i malati rari, gli ospedali di comunità.
Altri elementi di rilievo per le malattie rare, sono da cogliere anche nell’ambito della Missione 4 “Istruzione e Ricerca”, componente 2 “Dalla Ricerca all’Impresa” e più nello specifico nelle sessioni 1.3 “Partenariati estesi alla università, ai centri di ricerca, alle aziende per il finanziamento di ricerca di base” e 1.4 “Rafforzamento delle strutture di ricerca per la creazione di “campioni nazionali” di R&S su alcune “Key Enabling Technologies”. Per brevità si cita che nella prima sessione (1.3) tra le 15 tematiche su cui verteranno i partenariati estesi vi è anche quella che fa riferimento a: “Diagnostica e terapie innovative nella medicina di precisione”, mentre tra le 4 della seconda sessione (1.4) vi è quella rivolta al finanziamento di un “Centro Nazionale sullo sviluppo della terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA”. La dotazione economica per l’espletamento dell’intera Missione 4 è di €30.88 Mld; il dimensionamento del finanziamento per ciascuno dei progetti rientranti della componente 1.3 è di 80-160 mL di euro mentre per quelli della componente 1.4 di 200-400 mL di euro.
Vincere il “diabete urbano” con prevenzione e promozione dei corretti stili di vita, non solo diagnosi e cure
Pollenzo, 15 febbraio 2022 – Oggi nel mondo le epidemie non riguardano solo le malattie trasmesse da agenti virali o batterici, ma anche le malattie quali obesità e diabete mellito che a loro volta predispongono alle malattie cardiovascolari. Un contributo determinante all’esplosione epidemica di queste patologie è dato da abitudini alimentari e stili di vita errati. Vi è una correlazione tra sedentarietà e consumo di cibo di bassa qualità e rischio di insorgenza di obesità e di diabete mellito.
L’obesità colpisce 800 milioni di persone nel mondo; in Italia l’obesità infantile colpisce il 15% delle femmine ed il 23% dei maschi e se questo trend non verrà invertito si può ipotizzare uno scenario sanitario futuro caratterizzato da una emergenza cardio-metabolica.
“Diviene di prioritaria importanza riflettere sulla responsabilità di una cattiva alimentazione ricca in zuccheri sin dall’infanzia nella patogenesi dell’obesità ed in quale modo efficace si possano educare i pazienti e le loro famiglie a scelte alimentari consapevoli” è l’appello di Alessandra Clerico, Presidente AMD Piemonte e Valle d’Aosta, che alla Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’,organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute, offre uno spaccato della pandemia diabete in Piemonte, durante la sessione “Cronicità e approccio integrato: le sfide per una filiera dell’offerta di diagnosi, azioni, controllo e formazione tecnologica – Stili di Vita e Cibo”.
“Il diabete colpisce oltre 500 milioni di persone nel mondo e la maggior parte di queste vive in aree urbane. Possiamo scattare un’analoga fotografia in Regione Piemonte dove le persone affette da diabete sono circa 280mila e di questi circa 135mila risiedono nella Città Metropolitana di Torino. Questo dato suggerisce, come peraltro ampiamente dimostrato dalla letteratura, che la prevalenza di diabete è correlata con il luogo in cui si vive. Oggi si parla di “diabete urbano” e la salute nelle città e delle città è di fondamentale importanza per la prevenzione delle malattie metaboliche. È fondamentale quindi, in un concetto di multidisciplinarietà, che noi medici specialisti in endocrinologia e diabetologia ci occupiamo non solo della diagnosi e della terapia farmacologica delle malattie metaboliche, ma anche della prevenzione e della promozione ai corretti stili di vita in partnership con altri settori che si interessano di queste tematiche”.
L’Associazione Medici Diabetologi e Slow Food in Piemonte da anni collaborano per portare all’attenzione del mondo scientifico queste tematiche su alimentazione e stili di vita, sostenendo l’importanza di valorizzare e mantenere qualità, stagionalità, consapevolezza, piacere e valore dei cibo per valorizzare l’ambiente in cui l’uomo vive ma anche “l’ambiente interno” del metabolismo e della salute di chi lo consuma.
Winter School 2022, Pollenzo – “Il 70% delle decisioni cliniche si basano sulle informazioni di laboratorio”, Sergio Bernardini – Professore di Biochimica clinica e Biochimica molecolare dell’Università Tor Vergata di Roma.
15 febbraio 2022 – “La Medicina di Laboratorio è una disciplina composita che si applica alla prevenzione, alla diagnosi, alla prognosi, al monitoraggio della terapia e che condiziona in modo sostanziale l’outcome del paziente se applicata al paziente giusto, al tempo giusto, con la metodica giusta”, spiega Sergio Bernardini, Professore di Biochimica clinica e Biochimica molecolare dell’Università Tor Vergata di Roma, nel corso della Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute.
“È un settore di grande efficienza ed efficacia: il 70% delle decisioni cliniche si basano sulle informazioni di laboratorio, a fronte di un’incidenza sul budget dell’azienda sanitaria del 2-4%”, continua Bernardini. “La Medicina di Laboratorio spesso è percepita come una serie di strumentazioni che producono dati, viceversa richiede alta specializzazione sia per i medici, sia per i biologi e i chimici e rappresenta, nei fatti, la semeiotica dei fluidi corporei e quindi una dimensione internistica. Con un utile netto di circa 1 euro a test. Nelle ultime decadi, la medicina di laboratorio ha vissuto cambiamenti sostanziali e lo scenario nel quale opera è in continua evoluzione con la caduta delle barriere tra le diverse discipline e l’avvento delle cosiddette Omiche, cioè di tecnologie di indagine che tornano a vedere il paziente in modo olistico trascendendo dalla singola via metabolica e dai singoli analiti, ma piuttosto ragionando su pattern e profili”, prosegue Bernardini. “Questa evoluzione è alla base della Medicina di Precisione o personalizzata, che si avvale dell’acronimo SMART (Speed, Metrics, Automation, Remote and Technologies). D’alta parte le analisi di laboratorio non sono effettuate solamente nei tradizionali laboratori clinici, ma sempre più in ambiti decentrati come avviene per analisi al letto del malato (near-patient testing), a domicilio (home testing), nelle farmacie, nelle ambulanze ed in contesti di urgenza-emergenza, grazie allo sviluppo di tecnologie efficienti per il point-of care testing (POCT) che permettono la rapida diagnosi di molte condizioni cliniche, incluse malattie infettive e genetiche”.
Quanto ai prossimi obiettivi e le prossime sfide, il Professor Bernardini non ha dubbi: “La Medicina di Laboratorio accompagna già oggi in diverse realtà il “nuovo” paziente nato dalla trasformazione digitale che conduce in senso stretto alla tele-patologia, usando nuovi approcci per l’accesso on line e per risposte più informative, dirette e “virtuali”. Il percorso segnato dalla futura “casa come primo luogo di cura” deve vedere i professionisti della Medicina di Laboratorio attori principali nella costruzione del previsto modello condiviso per il potenziamento dell’assistenza domiciliare tramite la tele-assistenza, il tele-consulto, il tele-monitoraggio e la tele-refertazione. Non solo. La Medicina di Laboratorio ha la necessità che sia costruito, nell’ottica di una efficace programmazione sanitaria, un moderno percorso formativo per le varie figure professionali, dai tecnici di laboratorio ai biologi, chimici, medici fino agli informatici, sempre più indispensabili nella costruzione di un moderno modello di Medicina di Laboratorio”.