Pollenzo, 11 febbraio 2022 – L’HIV rappresenta una malattia ad alto impatto sociale e assistenziale che, grazie all’evoluzione della patologia, ormai rappresenta un esempio paradigmatico di cronicità ad alta complessità. Questo richiede una presa in carico intesa come governo dell’intera filiera assistenziale dall’identificazione precoce dell’infezione da HIV nella popolazione infetta e inconsapevole, fino alla presa in carico continuativa. Il progetto APRI 2.0 Aids Plan Regional Implementation sviluppato dal Cergas-SDA Bocconi in 4 Regioni italiane – Piemonte, Puglia, Sicilia e Veneto – ha messo sotto osservazione le varie fasi del percorso al fine di identificare delle azioni per migliorare la presa in carico dei pazienti lungo il continuum of care.
Il progetto viene presentato nel corso della sessione “Gestione delle patologie trasmissibili: l’Hiv e le azioni da mettere in campo” della seconda giornata della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Gilead.
Nel 2021 la ASL di Alessandria ha aderito alla ricerca condotta dal Cergas-SDA Bocconi “Progetto Apri 2.0 Aids plan regional implementation” focalizzandosi in particolare sulle azioni da adottare per rafforzare le attività di screening.
“Dalla ricerca è emerso come sia necessario adottare una strategia basata sulle evidenze, capace di sfruttare quanto appreso con l’esperienza Covid relativamente allo svolgimento dei tamponi su larga scala e di coinvolgere nuovi attori, come il terzo settore e le associazioni, nelle attività di screening e testing” spiega Guglielmo Pacileo, Nucleo aziendale per la Cronicità ASL Alessandria. “L’HIV/AIDS può essere considerato come esempio paradigmatico per sviluppare nuove forme di coordinamento e connessioni sia all’interno delle Aziende sanitarie sia tra le Aziende sanitarie e le Regioni”.
Lucia Ferrara, Lecturer di Healthcare Management presso SDA Bocconi School of Management, Milano aggiunge: “Emerge la necessità di i) agire sulle connessioni tra servizi alla persona e alla comunità, ii) puntare sui modelli organizzativi a rete e sulla definizione di percorsi di presa in carico condivisi tra ospedale e territorio; iii) potenziare e riconoscere il coinvolgimento di attori, quali il terzo settore e le associazioni di categoria, che sono stati tradizionalmente in prima linea nella lotta dell’HIV; iv) sfruttare le opportunità connesse con il PNRR, l’investimento in digitalizzazione e l’attuale proposta di riforma del Distretto e dei servizi territoriali che attribuiscono un ruolo centrale alla comunità”.
“Con la tropicalizzazione dell’Europa stanno aumentando una serie di malattie infettive, che prima non vedevamo più”, spiega il Dottor Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità, nel corso della sessione “Gestione delle patologie trasmissibili: l’Hiv e le azioni da mettere in campo” della seconda giornata della Winter School 2022 di Pollenzo. Evento di rilevanza nazionale, organizzato da Motore Sanità e promosso da Mondosanità e Dentro la Salute. “Come la Dengue per esempio, o la tubercolosi. Soprattutto abbiamo allentato l’attenzione nei confronti dell’epatite C, dell’HIV /AIDS, per cui abbiamo trascurato non soli i pazienti accertati ma tutto un sommerso da inquadrare e portare all’interno del Servizio Sanitario Nazionale per curarlo, tanto più ora che abbiamo cure importanti ed innovative per queste patologie. Occorre quindi tornare a parlare di patologie che non sono affatto diminuite, ma al contrario sono aumentate e che probabilmente hanno sofferto – così come i tumori e le malattie cardiovascolari – della impossibilità di accedere alle strutture durante la pandemia da Covid-19”.
“La pandemia da Covid-19 ha comportato una drammatica riduzione delle attività di prevenzione e screening anche nell’ambito delle malattie a trasmissione sessuale. Il numero di test HIV è sensibilmente diminuito e questo potrebbe comportare in un prossimo futuro un aumento di nuove diagnosi – evidenzia il Professor Sergio Lo Caputo, Professore Malattie Infettive Università di Foggia -. È quindi auspicabile, anche grazie all’utilizzo di test rapidi, aumentare l’offerta di screening per l’HIV ed altre malattie infettive anche in occasione dell’esecuzione di altri esami ematici o in occasione di altri controlli clinici. Misure di prevenzione ed informazione, aumento dei test di screening, terapia antiretrovirale al momento della diagnosi possono permettere di ridurre sensibilmente il numero di nuove infezioni da HIV”.
Secondo Gaetano Manna, Responsabile Ufficio regionale Patologia delle Dipendenze di Regione Piemonte, la costruzione e/o attivazione di “reti” deve essere intesa nel duplice aspetto: sia dell’istituzione vera e propria di una rete con i vari soggetti coinvolti, istituzionali e non (Regione, Comuni, ASL, Associazioni volontariato e Soggetti Terzo settore, ecc.) finalizzato, ad esempio, all’empowerment di comunità locale, sia il potenziamento di reti esistenti fornendo loro materiale (ad es test di screening, naloxone, brochure informastive).
“Le reti sono di fondamentale importanza nel governare fenomeni complessi che richiedono il coinvolgimento di tanti attori ma hanno anche il loro costo, in termini di costruzione di obiettivi strategici su cui puntare, tempo da dedicare e capacità di interlocuzione e mediazione – prosegue Manna -. Oggi la pubblica amministrazione in relazione alle sempre più scarse risorse umane e finanziarie, pare abbia rimosso la cultura della capacità di costruire obiettivi a medio e lungo termine, muovendosi nel “hic et nunc”. Le attività sembrano incanalate sotto la regola aurea della tempestività e immediatezza di risposte, bypassando forzatamente tempo, dialogo, capacità di concertazione/mediazione”.