Lotta all’infezione HIV con il coinvolgimento di terzo settore ed associazioni nelle attività di screening e testing

Pollenzo, 11 febbraio 2022 – L’HIV rappresenta una malattia ad alto impatto sociale e assistenziale che, grazie all’evoluzione della patologia, ormai rappresenta un esempio paradigmatico di cronicità ad alta complessità. Questo richiede una presa in carico intesa come governo dell’intera filiera assistenziale dall’identificazione precoce dell’infezione da HIV nella popolazione infetta e inconsapevole, fino alla presa in carico continuativa. Il progetto APRI 2.0 Aids Plan Regional Implementation sviluppato dal Cergas-SDA Bocconi in 4 Regioni italiane – Piemonte, Puglia, Sicilia e Veneto – ha messo sotto osservazione le varie fasi del percorso al fine di identificare delle azioni per migliorare la presa in carico dei pazienti lungo il continuum of care. 
Il progetto viene presentato nel corso della sessione “Gestione delle patologie trasmissibili: l’Hiv e le azioni da mettere in campo” della seconda giornata della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Gilead.

Nel 2021 la ASL di Alessandria ha aderito alla ricerca condotta dal Cergas-SDA Bocconi “Progetto Apri 2.0 Aids plan regional implementation” focalizzandosi in particolare sulle azioni da adottare per rafforzare le attività di screening. 
“Dalla ricerca è emerso come sia necessario adottare una strategia basata sulle evidenze, capace di sfruttare quanto appreso con l’esperienza Covid relativamente allo svolgimento dei tamponi su larga scala e di coinvolgere nuovi attori, come il terzo settore e le associazioni, nelle attività di screening e testing spiega Guglielmo Pacileo, Nucleo aziendale per la Cronicità ASL Alessandria. “L’HIV/AIDS può essere considerato come esempio paradigmatico per sviluppare nuove forme di coordinamento e connessioni sia all’interno delle Aziende sanitarie sia tra le Aziende sanitarie e le Regioni”.

Lucia Ferrara, Lecturer di Healthcare Management presso SDA Bocconi School of Management, Milano aggiunge: “Emerge la necessità di i) agire sulle connessioni tra servizi alla persona e alla comunità, ii) puntare sui modelli organizzativi a rete e sulla definizione di percorsi di presa in carico condivisi tra ospedale e territorio; iii) potenziare e riconoscere il coinvolgimento di attori, quali il terzo settore e le associazioni di categoria, che sono stati tradizionalmente in prima linea nella lotta dell’HIV; iv) sfruttare le opportunità connesse con il PNRR, l’investimento in digitalizzazione e l’attuale proposta di riforma del Distretto e dei servizi territoriali che attribuiscono un ruolo centrale alla comunità”

“Con la tropicalizzazione dell’Europa stanno aumentando una serie di malattie infettive, che prima non vedevamo più”, spiega il Dottor Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità, nel corso della sessione “Gestione delle patologie trasmissibili: l’Hiv e le azioni da mettere in campo” della seconda giornata della Winter School 2022 di Pollenzo. Evento di rilevanza nazionale, organizzato da Motore Sanità e promosso da Mondosanità e Dentro la Salute“Come la Dengue per esempio, o la tubercolosi. Soprattutto abbiamo allentato l’attenzione nei confronti dell’epatite C, dell’HIV /AIDS, per cui abbiamo trascurato non soli i pazienti accertati ma tutto un sommerso da inquadrare e portare all’interno del Servizio Sanitario Nazionale per curarlo, tanto più ora che abbiamo cure importanti ed innovative per queste patologie. Occorre quindi tornare a parlare di patologie che non sono affatto diminuite, ma al contrario sono aumentate e che probabilmente hanno sofferto – così come i tumori e le malattie cardiovascolari – della impossibilità di accedere alle strutture durante la pandemia da Covid-19”.  

“La pandemia da Covid-19 ha comportato una drammatica riduzione delle attività di prevenzione e screening anche nell’ambito delle malattie a trasmissione sessuale. Il numero di test HIV è sensibilmente diminuito e questo potrebbe comportare in un prossimo futuro un aumento di nuove diagnosi – evidenzia il Professor Sergio Lo Caputo, Professore Malattie Infettive Università di Foggia -. È quindi auspicabile, anche grazie all’utilizzo di test rapidi, aumentare l’offerta di screening per l’HIV ed altre malattie infettive anche in occasione dell’esecuzione di altri esami ematici o in occasione di altri controlli clinici. Misure di prevenzione ed informazione, aumento dei test di screening, terapia antiretrovirale al momento della diagnosi possono permettere di ridurre sensibilmente il numero di nuove infezioni da HIV”.

Secondo Gaetano Manna, Responsabile Ufficio regionale Patologia delle Dipendenze di Regione Piemonte, la costruzione e/o attivazione di “reti” deve essere intesa nel duplice aspetto: sia dell’istituzione vera e propria di una rete con i vari soggetti coinvolti, istituzionali e non (Regione, Comuni, ASL, Associazioni volontariato e Soggetti Terzo settore, ecc.) finalizzato, ad esempio, all’empowerment di comunità locale, sia il potenziamento di reti esistenti fornendo loro materiale (ad es test di screening, naloxone, brochure informastive).
“Le reti sono di fondamentale importanza nel governare fenomeni complessi che richiedono il coinvolgimento di tanti attori ma hanno anche il loro costo, in termini di costruzione di obiettivi strategici su cui puntare, tempo da dedicare e capacità di interlocuzione e mediazione – prosegue Manna -. Oggi la pubblica amministrazione in relazione alle sempre più scarse risorse umane e finanziarie, pare abbia rimosso la cultura della capacità di costruire obiettivi a medio e lungo termine, muovendosi nel “hic et nunc”. Le attività sembrano incanalate sotto la regola aurea della tempestività e immediatezza di risposte, bypassando forzatamente tempo, dialogo, capacità di concertazione/mediazione”

Esercizio fisico: la rete di medici di famiglia e pediatri del Veneto per contrastare malattie croniche e ridurre disabilità nei pazienti a rischio

Pollenzo, 11 febbraio 2022 – Le forti evidenze scientifiche dell’ultimo ventennio in merito all’importanza dell’attività fisica come vero e proprio farmaco (“exercise pill”) che può contribuire alla prevenzione e al trattamento delle patologie croniche, hanno modificato il nome ed il ruolo della Medicina dello sport, oggi divenuto: “Medicina dello Sport e dell’Esercizio”. Proprio in quest’ottica, il PSSR 2019-2023 della Regione Veneto riconosce il ruolo rilevante che questa disciplina può svolgere, in ambito preventivo, diagnostico e terapeutico, estendendolo ben oltre la funzione storica di tutela sanitaria delle attività sportive. 
L’intervento attraverso l’esercizio fisico è infatti in linea con questo Piano, per quanto riguarda il richiamo alla necessità di migliorare l’appropriatezza delle cure e l’accessibilità ai trattamenti, sia per le patologie più frequenti e più frequentemente causa di ricovero (patologie cardiovascolari, polmonari, renali, etc.), sia per affrontare in maniera appropriata il progressivo invecchiamento della popolazione e per rallentare la cronicizzazione e diminuire le complicanze e le disabilità. A supporto di ciò, nel 2020 è stata attivata in Veneto la Rete Clinica di Medicina dello Sport e dell’Esercizio, che si pone come organizzazione efficace per la realizzazione di ogni intervento preventivo e terapeutico in cui la prescrizione dell’esercizio fisico strutturato (EFS) venga utilizzata per contrastare le malattie croniche e ridurre il carico di morbilità e disabilità nei soggetti affetti da patologie e a rischio, in un’ottica di sinergie e intersettorialità. Questo modello è presentato nel corso della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di Celgene Italia e Bristol Myers Squibb.

La Rete Clinica di Medicina dello Sport e dell’Esercizio in Veneto si articola in nodi polifunzionali con connessione di tipo “Hub and Spoke”, ed include, oltre a Strutture di Medicina dello Sport e dell’Esercizio di I, II e III livello, anche i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta, considerati nodi base della rete stessa. 
“Questa organizzazione, fortemente integrata a livello territoriale, si pone a supporto di altre reti cliniche già esistenti in Regione, come ad esempio la rete dell’obesità e la rete oncologica, integrando il processo diagnostico-terapeutico con la valutazione funzionale del paziente e la prescrizione di esercizio fisico individualizzato – spiega il professore Andrea Ermolao, Coordinatore della Rete clinica di Medicina dello Sport e dell’Esercizio della Regione del Veneto -.  A supporto e completamento di quello che si configura come un percorso assistenziale, troviamo la figura professionale del chinesiologo dell’attività motoria preventiva e adattata, di recente giuridicamente riconosciuta (D.L. 28 febbraio 2021, n. 36),  che, nell’ambito di strutture non sanitarie come le “palestre della salute”, supervisiona i programmi di EFS finalizzati al miglioramento/mantenimento dello stato di salute, specificamente definiti attraverso l’integrazione professionale e organizzativa tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e medici specialisti, sulla base delle patologie o fattori di rischio dei singoli soggetti cui sono destinati. Questo modello organizzativo appare pienamente coerente con l’esigenza e necessità di implementazione e sviluppo della medicina del territorio, oggi più che mai evidente

In Reumatologia reti ancora non omogenee e diffuse sul territorio. 

“C’è ancora molto da fare” l’appello delle associazioni dei pazienti 

Pollenzo, 11 febbraio 2022 – “Le reti in reumatologia possono offrire l’opportunità di attivare percorsi che le evidenze scientifiche hanno ampiamente codificato ma che trovano difficile applicazione pratica: in primis la diagnosi precoce delle artriti iniziali e il riconoscimento della lombalgia infiammatoria, ma nel futuro sarà determinante attivare modelli di gestione integrata al pari di altre patologie croniche quali diabete, scompenso cardiaco e BPCO” 
Enrico Fusaro, Direttore della SC di Reumatologia AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, ha aperto con queste parole la sessione “Il valore delle reti di patologia nella medicina attuale in Reumatologia”, alla Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di Celgene Italia e Bristol Myers Squibb“Il valore di una rete in reumatologia è quello di offrire, quantomeno a livello regionale, un’omogeneità di offerta e una condivisione dei comportamenti clinici attraverso PDTA”.

Facendo un esame del quadro generale, il professore Fusaro mette in evidenza alcune criticità che devono essere affrontate sul piano organizzativo e assistenziale: disomogeneità nell’attivazione delle reti, disomogeneità nella distribuzione dell’offerta e l’aumento costante della domanda di cura da parte dei pazienti che chiedono delle risposte concrete
A livello nazionale le reti sono presenti solo in alcune regioni, con vari livelli di operatività. “Assistiamo al fenomeno per cui vi sono sia reti regionali formalizzate con atti deliberativi senza che vi sia un’attuazione pratica, sia attività spontanee non formalizzate – spiega il medico -. L’obiettivo è naturalmente quello che formalizzazione ed operatività vadano di pari passo in modo che sia garantita la continuità e il mantenimento dei risultati progressivamente raggiunti. Una criticità dell’assistenza reumatologica è la disomogeneità dell’offerta, spesso concentrata nei capoluoghi di provincia e in alcuni casi nei capoluoghi di regione. Il significato di una rete è pertanto anche quello di analizzare dove l’offerta sia allocata e che potenzialità di risposta possa dare e quindi, in sinergia con le Associazioni di Tutela, stimolare l’apertura di nuove strutture o ambulatori specialistici. La domanda di prestazioni reumatologiche è in costante aumento, questo è dovuto sia all’evoluzione delle conoscenze scientifiche, senz’altro ad una maggiore conoscenza da parte dei medici di medicina generale delle patologie reumatiche, che induce maggiore domanda. L’aumento della domanda a fronte di un territorio disomogeneo nell’offerta porta ad un prolungarsi dei tempi di attesa”.

Secondo il Professor Fusaro è necessario che la rete comprenda il medico di medicina generale in modo che sia coinvolto nel percorso del paziente. 
“Le reti devono farsi carico anche della formazione dei medici di medicina generale con particolare riferimento ad alcune condizioni cliniche. In questo ambito è determinante agire sull’appropriatezza, prendendo spunto dai documenti esistenti e in particolare il Piano Nazionale per il Controllo dei tempi di attesa e le sue declinazioni regionali, in quanto nel piano vi è un riferimento fondamentale, i RAO (Raggruppamenti di attesa omogenei), da cui partire per favorire l’appropriatezza dell’invio a visita reumatologica, sia per quanto attiene l’indicazione clinica in sè sia per quanto attiene l’attribuzione delle classi di priorità. La pandemia ha creato delle evidenti difficoltà nella gestione specialistica delle malattie croniche, con interruzioni o quantomeno diradamento dei follow up. Nel futuro il modello pre-Covid non potrà riproporsi; è il momento quindi di individuare modelli di gestione integrata in cui il medico di medicina generale e lo specialista collaborino per ridurre la pressione di follow up sui centri specialistici e favorire i primi accessi in modo che sia maggiormente soddisfatto il bisogno di diagnosi precoce”.

“L’implementazione delle reti come nel caso dei PDTA per patologia e del PNC se fossero in alcune regioni attuati, o deliberati, avrebbero potuto evitare una serie di problematiche che in epoca Covid sono state amplificate. Voglio ricordare che i pazienti reumatologici da 2 anni sono alle prese con ambulatori chiusi o in forte difficoltà” è il commento di Silvia Tonolo, Presidente ANMAR. 
“Sappiamo che le reti sono sistemi organizzativi che servono a facilitare il percorso di diagnosi e di cura del paziente, supportando la persona affetta da patologia cronica nel migliore percorso. La rete con la suddivisione del territorio in Hub e Spoke facilita la comunicazione, agevola l’implementazione dei PDTA e PNC, e coinvolge il medico di medicina generale. Dal punto di vista dei costi, l’implementazione delle reti, sapendo che le nostre patologie costituiscono la seconda causa più frequente di disabilità, garantirebbero una migliore presa in carico e gestione del paziente, l’organizzazione sanitaria per una diminuzione di costi e una maggiore appropriatezza nelle cure e una presa in carico a 360 gradi del paziente, e specialisti e medici di medicina generale in collaborazione dalla diagnosi alla gestione della cronicità” conclude Silvia Tonolo. 

La rete di dietetica e nutrizione che raggiunge il paziente in ospedale, ambulatorio e a casa sua. L’esperienza piemontese

Pollenzo, 11 febbraio 2022 – “Il ruolo della nutrizione clinica è peculiare, in quanto si tratta di una specialità trasversale, che riveste una funzione primaria, sia nella continuità assistenziale fra ospedale e territorio, sia nei confronti delle strutture che operano nella prevenzione”
Così Andrea Pezzana, Direttore della Struttura complessa di Nutrizione Clinica dell’ASL Città di Torino, spiega il ruolo della rete di Dietologia nel corso della sessione “Il valore delle reti di patologia nella medicina attuale” della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di Celgene Italia e Bristol Myers Squibb

In Piemonte con DGR 18-13672 del 29.03.2010 è stata istituita la Rete regionale delle Strutture di Dietetica e Nutrizione clinica. Con successiva Determinazione n. 507 del 28.07.2010 è stata stabilita la composizione e le modalità operative della Commissione regionale di Coordinamento. 
Nella Regione Piemonte, l’attività di nutrizione clinica si basa su di un modello organizzativo (le Strutture di Dietetica e Nutrizione Clinica – SODNC) che integra le attività a livello ospedaliero, ambulatoriale e domiciliare, e che connette, in modo organico, l’area della nutrizione clinica con le altre aree terapeutiche. La Rete regionale, riorganizzata con la recente DGR 21-3634 del 30.7.2021, è ora composta da 16 strutture, 14 per il paziente adulto e 2 per il paziente in età evolutiva, che sono, per l’Area omogenea Torino, l’ASL Città di Torino, ASL TO4, AOU Citta della Salute e della Scienza (presidio Molinette per adulti e presidio OIRM/S. Anna per età evolutiva); per l’Area omogenea Torino Ovest, l’AOU S. Luigi di Orbassano, AO Ordine Mauriziano di Torino e ASL TO 3; per l’Area omogenea Piemonte Sud Ovest, l’ASL CN 2, AO S. Croce e Carle di Cuneo; per l’Area omogenea Piemonte Nord Est, l’ASL VCO, ASL VC, ASL BI, AOU Maggiore della Carità di Novara; per l’Area omogenea Piemonte Sud Est, l’ASL AT, AO SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria (presidio SS. Antonio e Biagio per adulti e Presidio C. Arrigo per età evolutiva).

“L’attività delle strutture è fondata sulla condivisione di documenti delle Società scientifiche nazionali ed internazionali di riferimento (linee guida accreditate) che hanno determinato la stesura delle procedure attualmente in uso: procedura sulle modalità operative della visita nutrizionale, gestione della nutrizione enterale domiciliare (NED), gestione della nutrizione parenterale domiciliare (NPD) – prosegue il Dottor Pezzana -. Attraverso riunioni operative mensili, i referenti medici e dietisti delle strutture di Dietetica e Nutrizione clinica si confrontano al fine di rendere omogenea ed efficace l’applicazione di tali procedure e quindi l’assistenza fornita su tutto il territorio regionale”

Dalle Regioni: “Usiamo i dati sanitari al servizio della salute”. 

Ma quali competenze, infrastrutture digitali e strument

Pollenzo, 11 febbraio 2022 – “Il dato sanitario è fondamentale per dare un impulso definitivo a quella che si chiama la Sanità digitale, che va dai fascicoli sanitari, che dovranno essere implementati e portati a termine in tutte le Regioni italiane, alla telemedicina che sarà la nuova frontiera di sviluppo di un collegamento tra le varie realtà della presa in carico del paziente: dal domicilio all’ospedale. La telemedicina permetterà l’interconnessione e la possibilità di accedere a consulenze e visite per via telematica, superando gli ostacoli che abbiamo visto durante la pandemia da Covid-19 e realizzando una vera connessione tra ospedale e territorio”, spiega il Dottor Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità. 
Con queste parole si apre la sessione “Uso secondario dei dati sanitari: competenze, infrastrutture digitali e strumenti innovativi necessari – Il punto di vista delle Regioni” della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di Roche.

La Commissione Europea ha delineato tra le sue priorità la condivisione di uno spazio di dati UE, che comprenda anche il settore sanitario. 
“Se oggi ci concentriamo sull’acquisizione dei dati dei pazienti per la presa in carico e la cura, lo sviluppo e la condivisione, consentirebbe uno studio della malattia e delle terapie – spiega Alessandro Stecco, Presidente IV Commissione Sanità di Regione Piemonte -. L’emergenza epidemiologica da Covid-19 ha fatto da volano dimostrandoci come le basi di dati condivise e analizzate siano prezioso contributo nello studio della malattia. Da medico oltre che da politico, è doveroso da parte mia porre l’accento sull’esigenza di utilizzo di strategie preventive: quelle che si possono realizzare solo grazie a ricerche su dati omogenei, potenziando il fascicolo elettronico sanitario e la digitalizzazione. Come Regione Piemonte auspichiamo che, attraverso l’utilizzo del PNRR e dei fondi europei dedicati all’Italia, si possa compiere un salto di qualità, considerando il limite reale di una Unione Europea cui non sono attribuite delle competenze dirette in materia di salute. La telemedicina ci ha anticipato un futuro i cui driver sono condivisione e di rete, che non significa perdere di vista il paziente o snaturare il contatto con esso ma offrire un accesso più lineare ai servizi, anche in situazioni di disagio”.

“Oggi più che mai è necessario e improcrastinabile per il nostro servizio sanitario nazionale e di Welfare prendere decisioni che determineranno la vita del nostro Paese e la struttura organizzativa, gestionale ed economica negli anni che verranno – spiega Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Economia politica, Research Director-Economic Evaluation and HTA, CEIS, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Presidente SIHTA -. L’intervento deve essere perentorio non solo per rispondere alla crisi del momento ma anche per scongiurare crisi future ancora più drammatiche e con l’obiettivo di garantire una sostenibilità, economica e finanziaria, di lungo periodo. C’è bisogno di un nuovo paradigma che preveda il superamento della logica dei Silos (sia a livello macro che micro) verso un approccio basato sulla valutazione dell’impatto economico complessivo della patologia, così da considerare interventi e tecnologie efficaci un investimento e non un costo”.

“Penso che, anche in considerazione della Strategy for Data europea, il nostro Paese debba prioritizzare disposizioni e infrastrutture abilitanti l’uso secondario dei dati sanitari – spiega Noemi Porrello, Real World Evidence Lead Integrated Access Roche S.p.A. – La definizione di una Data Governance e la presenza di sistemi informativi capaci di mettere a disposizione dataset aggiornati, completi e di qualità saranno alla base della nostra efficacia nell’accelerare la ricerca, migliorare i percorsi di cura e favorire la sostenibilità del Sistema. Si tratta di un passaggio evolutivo essenziale e urgente, che altri paesi europei stanno già affrontando con maggiore successo rispetto all’Italia e che dovrebbe vedere impegnate tutte le parti che operano nell’ambito del Sistema Salute, fra cui l’industria. Roche da anni investe in progetti e competenze in questo ambito ed è pronta anche oggi a dare il proprio contributo”.

“La evoluzione del sistema sanitario negli ultimi anni e l’incremento dell’uso delle nuove tecnologie comporta l’esigenza di tutelare l’integrità dei dati sensibili del singolo – aggiunge Franco Ripa, Direttore Programmazione dei Servizi Sanitari e Socio-sanitari di Regione Piemonte -. L’elaborazione di una definizione della materia ha evidenziato l’importanza di garantire un diritto fondamentale quello alla salute, senza tuttavia tralasciare il ruolo fondamentale della prestazione del consenso da parte del soggetto interessato. In tal senso si può parlare realmente di ‘sanità elettronica’, ovvero di moderne tecnologie dell’informazione al servizio della sanità

innovativi? 

Dati integrati a supporto di servizi integrati: il “cruscotto di indicatori” per monitoraggio e valutazione dei percorsi dei pazienti

Pollenzo, 11 febbraio 2022 – Il cruscotto di indicatori nasce e si sviluppa come strumento di monitoraggio e valutazione dei percorsi dei pazienti che accedono ai servizi territoriali delle ASL piemontesi. Gabriella Viberti, Ricercatrice Economia Sanitaria – Organizzazione e Valutazione della Performance dei servizi, spesa e finanziamento IRES Piemonte, presenta questo strumento nella sessione “Uso secondario dei dati sanitari: competenze, infrastrutture digitali e strumenti innovativi necessari – Il punto di vista delle Regioni” della Winter School 2022 di Pollenzo, dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Roche.
Il riferimento è al macrolivello Assistenza distrettuale e singoli Livelli di Assistenza ad esso afferenti, con riferimento ai Nuovi LEA introdotti con il DPCM del 12 gennaio 2017. La valutazione dalla prospettiva dei pazienti, la continuità delle cure e le interdipendenze delle reti di offerta rappresentano i principi guida del lavoro.
“Gli indicatori sono informazioni selezionate che consentono di valutare il raggiungimento di un determinato obiettivo – spiega Viberti -. Il cruscotto di indicatori che si propone è pensato, in relazione ai fenomeni da valutare, con riferimento al processo programmatorio in atto nella Regione Piemonte e, in relazione alla costruibilità, considerando i flussi informativi del Nuovo Sistema Informativo Sanitario disponibili (più alcune rilevazioni in atto nella Direzione Sanità). Dei 21 indicatori sinora individuati 10 sono riferiti agli indicatori core del “Nuovo Sistema di Garanzia per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria” individuato dal ministero della Salute per il Monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza. Gli altri indicatori sono riferiti a fenomeni “traccianti” a livello regionale (es. introduzione della telemedicina) e/o a sperimentazioni regionali (Case della Salute, Infermieri di famiglia e di Comunità)”.

Le dimensioni oggetto di valutazione hanno come riferimento quelle prese in considerazione nel NSG (di seguito, da 1. a 5.), più una proposta (0.) nella dimensione regionale piemontese, relativa alle risorse utilizzate nell’erogare i servizi.

  1. Risorse – finanziarie, fisiche, strutturali – utilizzate nell’erogare i servizi
  2. Contesto-Bisogno di salute
  3. Efficienza e appropriatezza organizzativa
  4. Efficacia e appropriatezza clinica
  5. Qualità percepita e umanizzazione delle cure
  6. Equità geografica e sociale.

Il gruppo di lavoro regionale ha elaborato un primo documento che riporta, per ogni indicatore il fenomeno che l’indicatore intende valutare; il livello territoriale al quale l’indicatore è significativo e/o costruibile: ASL e/o Distretto, regionale; la fonte dei dati; ove esistenti, i corrispondenti indicatori NSG (contrassegnati con * gli indicatori core) e Indicatori S. Anna di Pisa (inseriti tra gli indicatori oggetto di “Approfondimento”).
“Dei 20 indicatori proposti ne sono stati sinora costruiti 18, contenuti in un Rapporto regionale illustrato alle ASL piemontesi nel gennaio 2022, e sono state predisposte Schede per singole ASL, che consentono una lettura congiunta degli indicatori per ogni singola realtà regionale. Le Schede verranno discusse nelle prossime settimane in incontri dedicati”, conclude Gabriella Viberti.