Cronicità: è l’ospedale che va verso il territorio, non viceversa. 

Il punto su oncologia, diabete, malattie cardiovascolari e BPCO 

Pollenzo, 10 Febbraio 2022 – “L’edizione 2022 della Winter School di Motore Sanità arriva in un momento storico in cui l’emergenza sanitaria ci costringe tutti a riflettere non solo sul valore della salute come bene primario, ma sul fatto che dai nostri comportamenti sociali e dalle scelte politiche può derivare o meno il benessere dell’intera società e, come vediamo, del mondo intero”. Con questo invito apre i lavori della nuova sessione, dedicata alla cronicità, della Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomicheevento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute, il Presidente della Provincia di Cuneo Federico Borgna che prosegue:
“Lo abbiamo toccato con mano anche nella nostra provincia “Granda” dove da inizio pandemia fino alla data del 31 gennaio 2022 sono state 120.027 le persone contagiate, di cui 1.553 decedute e 100.600 guarite su una popolazione totale di circa 590.00 abitanti. Dati che fanno riflettere seriamente e che ci invitano a considerare davvero la parola “integrazione” come fulcro dell’offerta sanitaria del futuro, che comprende anche un confronto tra chi si occupa direttamente di salute e chi è chiamato, come amministratore locale, a scelte di programmazione che riguardano lo sviluppo futuro del territorio”

L’appello degli esperti che si confrontano al tavolo della sessione “Cronicità e approccio integrato: le sfide per una filiera dell’offerta di diagnosi, azioni, controllo e formazione tecnologica” è all’unisono: è l’ospedale che va verso il territorio, non viceversa. 
Le malattie croniche, caratteristiche della popolazione che invecchia, sono la sfida del futuro. La necessità è che vengano trattate sul territorio, dal momento che gli ospedali nati per trattare le forme acute delle malattie e le riacutizzazioni delle malattie croniche, non sono adatti al trattamento della cronicità. La presa in carico della cronicità deve avvenire in primis nella medicina territoriale a partire dai medici di medicina generale. Per fare tutto questo, si stanno spendendo 10 miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con la costruzione delle case e degli ospedali di comunità, con un centro operativo territoriale che prende in carico dal punto di vista informatico la gestione della giornata del paziente, i controlli degli esami che deve fare e così via. In più, con i medici di medicina generale e le altre figure infermieristiche e le farmacie di territorio, si vuole costruire un network dove la cronicità possa essere adeguatamente gestita. Questo significa che ancora di più ospedali e territorio si dovranno parlare, perché il paziente cronico quando si riacutizza e ritorna poi nel proprio domicilio, deve essere assistito con una gestione trasversale che ne assicuri una presa in carico ottimale. Per cui risulta utile una trasversalità aiutata dalla sanità digitale e dalla telemedicina di superamento del concetto di silos-budget con metodiche di remunerazione diverse e una gestione continuativa di tutti i processi che accompagnano la vita del paziente affetto da quella patologia cronica. Ci vuole quindi un sistema di remunerazione non diviso a settori, ma uniformato, accompagnato da percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali che ne garantisca l’assistenza secondo percorsi uniformi e scientificamente impattanti

“La Medicina generale è chiamata a svolgere un ruolo centrale, alla luce del Piano nazionale cronicità, attraverso una riorganizzazione territoriale che sposti il focus dall’ospedale al territorio e permetta di gestire in modo avanzato la cronicità nella sua complessità – spiega Roberto Venesia, Segretario Regionale Generale FIMMG Piemonte – Le patologie croniche vanno prevenute, precocemente diagnosticate e continuamente governate”
La gestione integrata del Diabete mellito Tipo2 (GID) in Piemonte è un esempio di Chronic Care Model multiprofessionale ispirato a 4 principi cardine: la medicina di iniziativa, il pay for performance, l’accountability, la qualità attraverso l’audit. 
Più di 120.000 sono i pazienti diabetici arruolati nella GID svolta dalla quasi totalità dei 2.800 medici di Medicina generale operanti su tutto il territorio della Regione Piemonte – prosegue Roberto Venesia -. Questo modello richiede un passaggio da una “medicina di attesa”, basata su singoli interventi gestiti da singoli professionisti, e rivolta al singolo paziente, ad una “medicina proattiva”, multidisciplinare, multi-professionale, con l’attenzione rivolta alla popolazione, ed in cui il paziente riveste un ruolo centrale ed irrinunciabile. È un modello che permette ai professionisti di misurare la qualità dei propri interventi attraverso l’audit, con la misurazione e la verifica di indicatori di processo e di esito intermedio, e ponendo le basi per una vera accountability. Rappresenta un modello “esportabile” alla gestione di altre patologie croniche, in rapido aumento sia come prevalenza sia come costi determinati tanto dalla patologia in sé quanto, soprattutto, dalle sue complicanze. Il buon controllo di questi pazienti è fondamentale nell’ottica della riduzione di eventi, disabilità e mortalità, considerando anche la complessità derivante dalle comorbilità presenti”.

Per gestire al meglio la cronicità, il medico diabetologo deve diventare un “manager della sanità”, è questa la proposta dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD). 
“Oggi più che mai, alla luce dell’esperienza della pandemia e del futuro della sanità, così come delineato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), riteniamo che il medico diabetologo non possa più guardare esclusivamente alla pratica clinica, ma debba acquisire la formazione e le competenze necessarie per diventare a tutti gli effetti un manager della sanità, in grado di interfacciarsi e di coordinare le diverse figure professionali coinvolte nel team di cura per gestire la cronicità all’interno di un modello assistenziale complesso, dettato dalla necessità di un’integrazione sempre più puntuale e sinergica tra ospedale e territorio – commenta Graziano Di Cianni, Presidente AMD e Coordinatore Area Diabetologica USL Toscana Nord Ovest -. Risulta peraltro essenziale la formazione dello specialista diabetologo in ambito digitale per rispondere concretamente alla sfida imposta dal PNRR e per farsi promotore del rafforzamento dell’offerta di servizi sanitari in telemedicina, con l’obiettivo di semplificare l’assistenza delle persone con diabete, in particolare per quanto riguarda le visite di controllo e il rinnovo dei piani terapeutici e presidi

Cosa accade per le malattie cardiovascolari
Da alcuni studi risulta, come il tempo diretto e indiretto impiegato dal paziente cardiologico per eseguire una visita specialistica sia più di 121 minuti in cui è compreso il viaggio, stimato in 37 minuti, la presenza in clinica/ospedale, stimato in 84 minuti, con un tempo di presenza reale davanti al medico che eroga la visita, dunque quello che realmente ha valore per l’utente, di soli 20 minuti.
“L’attuale pandemia ha messo in luce due aspetti fondamentali – spiega Federico Nardi, Direttore della SC Cardiologia dell’Asl di Alessandria -: la necessità di dialogo/rete tra ospedale e territorio, creando quel continuum assistenziale che dovrebbe essere prerogativa dell’ars cardiologica; l’importanza della centralità del paziente! Bisogna smettere di anteporre le prestazioni al paziente, guidati da DRG! Tutto ciò svuota la vera essenza della nostra professione. La tecnologia messa a disposizione dei nostri pazienti, ad esempio con televisita, permette allo specialista di andare dal paziente e non viceversa. È l’ospedale che va verso il territorio e non viceversa. Pertanto risulta necessario investire risorse e tempo per colmare quel gap che è emerso, nostro malgrado, in questi tempi”.

La broncopeumopatia-cronica-ostruttiva (BPCO) è una delle malattie croniche più diffuse. Le stime indicano che circa il 10% della popolazione è affetta da BPCO, con un pesante impatto sulla qualità di vita delle persone e con pesanti costi economici e sociali. La BPCO costituisce, inoltre, la quarta causa di mortalità nei paesi occidentali. La diagnosi tardiva e una gestione non corretta determinano un declino della funzione respiratoria e un marcato peggioramento clinico, per cui molti pazienti ricevono una diagnosi quando la malattia è severa ed hanno già necessità di ossigeno-terapia. Quale la grande sfida?
“La grande sfida per il futuro, sulla base della recente nota 99, è di migliorare la diagnosi precoce, per intercettare la malattia nella fase più lieve, quando la sospensione del fumo ed il trattamento farmacologico possono consentire degli ottimi risultati – spiega Claudio Micheletto, Direttore UOC Pneumologia AOUI Verona -. Sarà poi necessario che ospedale e territorio interagiscano in modo più efficace: i servizi Pneumologici possono garantire una prima diagnosi a tutti i pazienti, ma i casi più lievi potrebbero trovare sul territorio metodi efficaci di follow-up e rivalutazione. Nei gruppi aggregati di Medicina generale si può realizzare una formazione per l’esecuzione della spirometria semplice, che è un valido strumento per monitorare il paziente. Il miglioramento dell’aderenza e della tecnica inalatoria sono due altri aspetti critici, spesso la terapia è fatta in modo irregolare, per brevi periodi, determinando aumento delle riacutizzazioni e degli accessi ospedalieri. La riduzione delle riacutizzazioni è un obiettivo primario, visto che incidono sul declino di funzione respiratoria e sulla mortalità”

Oncologia territoriale, il modello della “Casa della salute” di Piacenza, tra innovazione organizzativa e tecnologia

Pollenzo, 10 febbraio 2022 – Organizzare le reti oncologiche secondo il concetto di Hub & Spoke, e soprattutto portare il più vicino possibile alla dimora del paziente una terapia non tossica e complessa in ambito oncologico, è fondamentale perché dobbiamo sempre ricordarci che non tutti i pazienti affetti da tumore possono fare chilometri e chilometri per recarsi in ospedale ad effettuare la terapia. Terapie utili e anche salvavita, terapie palliative e che, in qualche modo, curino il tumore ma che possano essere effettuate non in ospedale, bensì vicino al domicilio del paziente, è uno dei presupposti fondamentali per l’implementazione dell’oncologia territoriale. Oltre a questo, i malati di tumore possono essere seguiti con follow-up all’interno del territorio e anche la componente nutrizionale con i dietologi e dietisti può essere effettuata a livello territoriale, così come storicamente sono effettuate le terapie palliative, psico oncologia compresa.

Il modello della “Casa della salute” di Piacenza è l’esempio virtuoso di come assistenza, cura e ricerca arrivino al domicilio del malato oncologico. È stato presentato durante la Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute, nella sessione “Esperienza di oncologia territoriale: innovazione organizzativa e tecnologica” da Luigi Cavanna, Direttore Dipartimento di Oncologia-Ematologia, Azienda USL di Piacenza e Presidente CIPOMO.
Con il razionale di portare l’assistenza, la cura e anche la ricerca clinica oncologica in sedi vicino al domicilio dei pazienti, nella realtà di Piacenza è stata istituita da circa 20 anni un’organizzazione che prevede che gli oncologi si spostino dall’ospedale capoluogo in 3 ospedali di prossimità e dal 2016 anche presso una casa della salute situata in un’ampia vallata priva di ospedali pubblici. In questo modo i trattamenti antitumorali, le visite, le terapie di supporto vengono attuate in strutture vicino alla residenza del malato.
“Le prescrizioni vengono eseguite per via informatizzata che consente la completa tracciabilità, i farmaci sono preparati presso l’Unità di farmaci antiblastici dell’ospedale di Piacenza e inviati con mezzi dell’ASL presso le sedi periferiche – spiega Cavanna -. I primi risultati dell’attività della Casa della Salute sono stati pubblicati sulla rivista recenti progressi in medicina nel 2018. A dicembre 2021 sono stati pubblicati sulla stessa rivista i risultati su 1.339 pazienti oncologici in trattamento attivo seguiti negli ultimi 4 anni sul territorio secondo questo modello”.

Centrali di acquisto per l’accesso rapido all’innovazione tra criticità e soluzioni. Le esperienze regionali

Pollenzo, 10 febbraio 2022 – Le Regioni, già da tempo, per cercare di rendere sostenibile l’innovazione e il costo delle terapie, hanno centralizzato gli acquisti, per cui molte hanno una centrale unica a livello regionale che opera nella maggior parte delle gare di aggiudicazione. All’interno delle varie Regioni però, l’accesso all’innovazione non è omogeneo. L’utilizzo del farmaco innovativo, che molte volte è importante per salvare la vita ai pazienti, arriva con una tempistica diversa dovuta al fatto che le Regioni stesse organizzano il controllo dell’accesso all’innovazione con modalità diverse, dotandosi di commissioni o prontuari che talora, invece di facilitare, ostacolano l’introduzione dell’innovazione. Inoltre anche la durata delle gare, l’e-procurement e la facilitazione burocratica, sono altrettanto importanti per un accesso rapido delle terapie innovative. Ci sono proposte di gare interregionali con sistemi innovativi, che possono facilitare dal punto di vista burocratico e procedurale l’accesso al farmaco e se tali gare venissero diffusamente utilizzate, tale procedura favorirebbe l’accesso all’innovazione stessa. 
Una valutazione dell’efficienza nell’Unione Europea relativa all’area dei sistemi pubblici di acquisto, basato su 12 indicatori di performance e che fornisce una fotografia indicativa sulla qualità degli appalti pubblici a livello europeo, inquadra l’Italia in area rossa (performance non soddisfacente). Tra le motivazioni emerge che più del 20% delle gare presentano un unico offerente (indicatore 1), meno del 45% sono aggiudicate a piccole e medie imprese (indicatore 7) e i tempi di gestione del processo di acquisto sono mediamente superiori a due anni (indicatore 6)
Quali possibili soluzioni? Se ne parla alla Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanitàcon il contributo incondizionato di Eli Lilly, nella sessione “Centrali di acquisto ed accesso rapido all’innovazione”.

Nicolò Pestelli, Presidente del Collegio sindacale FIASO – Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, considerando lo scenario generale attuale, spiega: 
“Questo contesto generale ha comportato spesso tempi di espletamento delle procedure di gara molto lunghi, numerose attività non a valore e disomogeneità tra le diverse Regioni; non adeguate stime dei fabbisogni di acquisto ed errata traduzione nei capitolati di gara; non omogenee interpretazioni normative e carenza di standard di lavorazione; difficoltà nel cercare metodi innovativi di acquisto. Queste problematiche si riproporranno in particolar modo adesso quando sarà necessario in tempi molto rapidi portare avanti procedure d’acquisto di beni e servizi finanziati con i fondi del PNRR. Per questo sarà fondamentale sviluppare modelli di acquisizione innovativi sviluppati anche su logiche di partnership con il privato ed in particolar modo sarà fondamentale fare sharing di esperienze e competenze tra tutte le centrali attraverso anche la creazione di specifici advisory board e osservatori

Sul tema interviene anche Adriano Cristinziano, Direttore UOC Farmacia Ospedale Monaldi – AORN dei Colli di Napoli.
“Gli sforzi fatti fino ad ora nella gestione degli appalti pubblici evidentemente richiedono una spinta maggiore finalizzata a migliorare i processi di acquisizione dei beni e servizi per il Servizio sanitario nazionale, soprattutto in un momento strategico come quello attuale che vede, grazie al Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), la possibilità di accedere a risorse che devono essere spese sapientemente. Data la eterogeneità dei beni da acquisire, sarebbe opportuno soprattutto quando parliamo di farmaci, differenziare i processi di acquisto tra: farmaci biosimilari, farmaci generici, farmaci ancora coperti da brevetto, farmaci nuovi, fino ad arrivare ai farmaci innovativi. Proprio per questi ultimi mettere in piedi nella migliore delle ipotesi 21 procedure di acquisto, ammesso che siano solo una per regione, laddove il prezzo è stabilito da AIFA a livello nazionale, sembra un inutile dispendio di energie e risorse; quando basterebbe un’unica procedura nazionale, magari gestita da Consip, o al massimo poche procedure che vedano accorpamento di regioni. Tutto ciò renderebbe più rapidi i tempi di accesso all’innovazione e renderebbe il processo più efficiente ed efficace”.

Così interviene Marco Pantera, Direttore Centrale Acquisti ARIA spa. 
“L’accesso rapido all’innovazione non può prescindere dal garantire l’operatività corrente degli Enti, rappresentata in termini di attività di procurement gestite nel 2021 da ARIA con gare per un valore di circa 11,6 miliardi di euro oltre 1.000 nuove convenzioni attivate nell’anno, circa 3.500 convenzioni attive per un valore economico complessivo di 16,8 miliardi di euro. In questo contesto stiamo lavorando per promuovere l’accesso all’innovazione degli Enti Sanitari Regionali strutturando un processo di procurement integrato, sperimentando altresì logiche organizzative e partecipative “in rete” che, sotto l’egida ed il governo regionale, convoglino nella progettazione delle iniziative più sfidanti le migliori professionalità presenti negli Enti (specialisti di prodotto, amministrativi, progettisti)”. E poi sul processo di procurement Pantera aggiunge: 
“Il processo di procurement fa leva sulla messa a disposizione per tutti gli attori del sistema ed in ogni fase del ciclo di procurement, dei dati facenti parte del patrimonio informativo regionale utili a definire le necessità ed i fabbisogni: dai dati relativi alla programmazione, al monitoraggio della conduzione delle iniziative aggiudicate. Vogliamo spingere il modello attuale di analisi dei fabbisogni verso logiche predittive, valutando le possibilità fornite dall’intelligenza artificiale per avvicinare ancora di più il processo di procurement sanitario alle esigenze effettive di salute del territorio, in un contesto regionale caratterizzato da un importante numero di utenti, aziende e merceologie. L’innovazione, per essere tale, va accompagnata nelle organizzazioni: il procurement non può essere svincolato dai cambiamenti dei processi operativi degli Enti e dalle evoluzioni dei modelli organizzativi regionali”.

La Regione Piemonte è impegnata da anni nella gestione e valutazione delle tecnologie biomediche, utilizzate per offrire servizi e prestazioni innovative nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. 
“L’Health Technology Assessment (HTA) contribuisce a supportare le decisioni di politica sanitaria, esaminando le conseguenze a breve e a lungo termine dell’utilizzo di una “tecnologia sanitaria” – spiega Andrea Cane, Vicepresidente IV Commissione Sanità Regione Piemonte. È un processo multidisciplinare, che tenta di riassumere le informazioni riguardanti gli aspetti di carattere medico, sociale, economico ed etico relativi all’utilizzo di una tecnologia sanitaria in maniera sistematica, trasparente, imparziale e affidabile. Il Nucleo tecnico HTA dell’IRES, che si confronta con esperti di riferimento di livello locale, ma anche con il livello nazionale e con istituzioni internazionali che si occupano di HTA, predispone valutazioni brevi (rapid assessment) o indagini più approfondite, relativi alle tecnologie richieste dalle aziende sanitarie regionali attraverso i Piani locali delle tecnologie biomediche o anche attraverso i moduli per le richieste di introduzione di dispositivi medici innovativi. La Cabina di regia regionale dell’Assessorato alla Sanità, a fronte delle informazioni reperite e alla luce degli indirizzi programmatori vigenti, elabora pareri in merito all’opportunità o meno di introdurre la tecnologia richiesta in quello specifico contesto richiedente”

“In Toscana esiste un collegamento diretto tra la Commissione regionale HTA (Health Technology Assessment), che valuta i dispositivi medici fortemente innovativi, ed ESTAR, Ente di Supporto tecnico amministrativo regionale, che li contrattualizza – spiega Monica Piovi, Direttore Generale ESTAR di Regione Toscana -. Si tratta di un vero e proprio circolo virtuoso, che nel 2021 ha permesso agli operatori sanitari toscani di utilizzare, oltre ai prodotti inseriti nelle gare, ben 36 dispositivi medici innovativi derivanti da schede HTA e 249 dispositivi per pazienti che avevano necessità di un nuovo prodotto urgente

Le sfide della medicina personalizzata: terapie innovative sul territorio e multidisciplinarietà

Pollenzo 10 febbraio 2022 – La genetica molecolare sta cambiando quello che è il panorama delle cure e sarà sempre più personalizzata, focalizzata sulla persona stessa che presenta un’alterazione genetica o molecolare con caratteristiche determinate da quella malattia.
“Stanno entrando nel mercato una serie di farmaci, cosiddetti agnostici, i quali non vanno a curare lo specifico tumore di un organo (tumore del pancreas, del colon e così via), ma curano un tumore che ha una variazione genetica di un certo tipo”, spiega Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità, nel corso della sessione “Le sfide della medicina personalizzata o di precisione dalla prescrizione specialistica alla somministrazione domiciliare, dal follow-up territoriale alla consulenza ospedaliera”, in apertura della Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze GastronomicheUn evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute
“Anche all’interno di altre patologie, oltre ai tumori, si va a cercare quella variazione che ha creato la malattia in quella persona e si dà la medicina specifica mirata per quella persona. Tutto questo comporta una innovazione non solo dal punto di vista terapeutico, ma anche organizzativo. Alcune di queste terapie sono e saranno infusionali, altre per bocca, per cui una parte della terapia, il controllo dell’aderenza e il follow-up del paziente può avvenire a domicilio, oppure nelle case e negli ospedali di comunità, anche grazie a un’implementazione dei dati di sanitari e dell’uso della telemedicina”

Il molecolar Tumor Board sarà fondamentale per quanto riguarda le terapie personalizzate e customizzate. Bisogna però, in qualche modo, proseguire il percorso dal punto di vista della remunerazione a partire dai “companion test”, ovvero i test che vanno a verificare se c’è quella determinata variazione, utile all’utilizzo del farmaco stesso. Adesso c’è ancora molta confusione a livello nazionale su chi se ne deve fare carico per ciò che riguarda la remunerazione, tenendo anche in considerazione che, ultimamente, l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) dà autorizzazione all’uso dei farmaci di precisione se questi sono accompagnati da test specifici, anche se spesse volte non si capisce ancora chi li deve pagare, chi se ne fa carico nel Servizio sanitario nazionale, in quale laboratorio vengono fatti, e quindi è chiaro che quel farmaco viene usato con molta difficoltà. 
I companion test nella terapia antitumorale diventeranno i main stone della target therapy. Come, per esempio, accade nell’immunoterapia usata nei tumori che esprimono il PDL-1. In molti pazienti, se questo antigene è poco espresso, la risposta all’immunoterapia è inferiore. Ci sono poi alcuni antigeni di varianti genetiche che determinano sia la prognosi, sia la possibilità di curare quei pazienti con un farmaco specifico, sia l’impatto non solo sulla sopravvivenza, ma anche sulla qualità di vita del paziente.

Secondo Paolo Pronzato, Direttore dell’Oncologia medica IRCCS San Martino di Genova e Coordinatore DIAR Oncoematologia Alisa di Regione Liguria le nuove tecnologie (analisi mutazionale e farmaci a bersaglio molecolare) impongono anche una revisione del concetto di multisciplinarietà. Per gli anni passati l’assistenza oncologica si è fondata sull’approccio multidisciplinare, inteso come aggregazione di competenze specialistiche dedicate ad una specifica patologia d’organo o di apparato. Il Molecular Tumor Board richiede la partecipazione di competenze nuove, per un approccio completamente diverso al passato: si tratta di condividere scelte diagnostiche e terapeutiche sulla base della interpretazione di esami necessariamente sofisticati e considerando la necessità di poter accedere a farmaci sperimentali. La strategia può risultare già oggi vincente per tutte le situazioni in cui non sussistono valide opzioni terapeutiche”.

“L’Oncologia mutazionale è sicuramente una nuova e interessante frontiera per la cura dei pazienti con tumore – spiega Gianni Amunni, Direttore generale ISPRO di Regione Toscana -. Su di essa si registrano a volte attese eccessive e non governate o pressioni commerciali e comunicative. Il Molecular Tumor Board è sicuramente lo strumento per gestire questa opportunità. È necessario però che il Molecular Tumor Board sia saldamente inserito all’interno della Rete oncologica, si dia regole precise per la selezione dei pazienti e faccia riferimento a pochi laboratori accreditati per questa diagnostica. Occorre anche che l’individuazione di farmaci off-label sia supportata da una corresponsabilità anche sul piano economico da parte dell’industria del farmaco”.

Sul Molecolar Tumor BoardMario Airoldi, Direttore S.C. Oncologia Medica 2 dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, aggiunge:   
Il Molecolar Tumor Board regionale è stato istituito il 23 luglio 2021; i suoi componenti sono stati deliberati l’11 settembre 2021 e sarà operativo, attraverso una piattaforma web, dal febbraio 2022. La terapia oncologica si è nel tempo evoluta passando dall’approccio aspecifico, rappresentato dalla chemioterapia, ad una medicina personalizzata rivolta a gruppi di pazienti con caratteristiche genetiche o molecolari comuni (target therapy) – prosegue Airoldi -. Più di recente, grazie all’evoluzione della tecnologia diagnostica sul DNA (NGS), si è delineata la possibilità di una medicina di precisone guidata dalla profilazione genetica di un singolo paziente. Il Molecolar Tumor Board è un organismo capace di valutare ed interpretare l’esito di test molecolari complessi volti all’identificazione, nei tumori dei pazienti o in biopsie liquide, di alterazioni molecolari che permettano di predire la vulnerabilità a terapie a bersaglio molecolare o immunoterapie. Il Molecolar Tumor Board svolge una funzione consultiva e scientificamente propositiva attraverso una valutazione collegiale”.

Sul ruolo dei companion diagnostic, il Professor Airoldi, sottolinea: “Il companion diagnostic è quasi sempre un test in vitro che fornisce informazioni che sono fondamentali per garantire sicurezza ed efficacia di un farmaco. Il companion diagnostic può identificare: 1) i pazienti che maggiormente si giovano di un farmaco; 2) i pazienti a maggior rischio di eventi tossici; 3) un sistema di monitorizzazione delle risposte al trattamento con l’obiettivo di massimizzare le risposte riducendo gli eventi tossici severi. Il companion diagnostic può essere sviluppato in qualunque momento della valutazione preliminare di un farmaco ma una volta identificato deve essere inserito nei trials clinici con indicazione di un chiaro cut-off. L’evoluzione che porta a disegnare un farmaco sulla scorta delle alterazioni genetiche privilegia le tecnologie NGS come base per indicare cocompanion diagnostic dei nuovi farmaci. Questa evoluzione determina anche la necessità di poter disporre di laboratori ad elevata tecnologia e con adeguata certificazione al fine di garantire la qualità del companion diagnostic stesso.

“La medicina di precisione, le medicine intelligenti e le nuove forme di terapia, incluse le Car-T cellule, saranno per una platea di pazienti sempre più ampia. Questo vuol dire che nelle case della salute ci vorranno queste competenze. Questa è la sfida per il loro funzionamento. Solo così potranno attirare pazienti e creare una medicina territoriale di qualità”, spiega Mario Boccadoro, Professore del Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino. 

Di attualità e futuro della terapia personalizzata in Oncoematologia pediatrica parla Franca Fagioli, Direttore SC dell’Oncoematologia pediatrica e del Centro Trapianti AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e Direttore della Rete Oncologica Pediatrica di Piemonte e della Valle d’Aosta. 
“Negli ultimi anni sono stati sviluppati in USA, in Europa ed in Italia diversi studi di profilazione genomica dedicati all’identificazione di alterazioni genomiche specifiche delle patologie tumorali pediatriche. I dati riportati in letteratura descrivono che per la maggior parte dei pazienti arruolati (range 27% – 80%) è stato possibile identificare almeno un’alterazione genomica target, ma solo per una minima percentuali di questi pazienti è stato possibile effettivamente utilizzare un farmaco ad hoc (range 10 -35%). Non sempre infatti, per motivi correlati alla non disponibilità del farmaco in età pediatrica o alle caratteristiche cliniche del paziente, è stato possibile procedere con il trattamento. Tutti gli studi riportati in letteratura concordano con il sottolineare quanto sia importante proseguire nella ricerca genomica per i tumori pediatrici e quanto sia importante che tali programmi di profilazione genomica siano gestiti da gruppi multidisciplinari esperti in oncologia pediatrica”

La salute del Pianeta e dell’uomo sono interconnesse. In questa partita, cibo e gastronomia giocano un ruolo fondamentale

10 febbraio 2022 – “Non è così scontato che all’interno di un evento di alto profilo sanitario si parli anche di cibo e di gastronomia”, spiega Silvio Barbero, Vice Presidente Slow Food e Università Scienze Gastronomiche Pollenzo, aprendo i lavori della Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche. Un evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute. “Così come non è scontato parlare di cultura di cibo”, continua Barbero. “Anni fa sarebbe parso velleitario, o fuorviante. Che c’entra il tema del cibo con la sanità? Rispondo a questa domanda partendo dal legame tra salute dell’individuo e del Pianeta, che sta diventando patrimonio culturale. Credo che questo legame debba essere il driver più importante per la transizione ecologica, non solo un obiettivo che si danno i governi, ma una necessità.
Così come nessuno è contrario alla transizione ecologica, ci sono dei “però” su cui vorrei lavorare, per uscire da questa crisi globale:

  1. Riprendendo l’incipit di questa sessione: “Qualità del cibo, Microbiota e Rigenerazione”: è necessario sviluppare un dialogo per un’interazione tra saperi scientifici e umanistici, per trovare soluzioni comuni. Oggi non è così. Molte volte questo dialogo è di sola vicinanza. Il problema vero è quello di integrare, non di avvicinare i saperi. Ognuno deve rinunciare a una parte della sua convinzione, per dialogare con gli altri. Questo è un paradigma essenziale per risolvere la maggior parte dei problemi.
  2. Lavorare per una diversa concezione dell’economia. Nel concetto di salute del pianeta, dobbiamo passare da un’economia dello sfruttamento del consumo, a un concetto di economia sociale e rigenerativa. Se non facciamo questo, l’economia ci metterà contro un muro. Dobbiamo ragionare su modelli economici che mettano al primo posto l’elemento della rigenerazione. Papa Francesco ha fatto dell’economia sociale uno dei punti del suo pontificato.
  3. Nel paradigma dei modelli organizzativi del nostro vivere insieme, dobbiamo passare a un modello diffuso e di rete. Esempio: lavorare con un modello organizzativo diverso, vuol dire rivedere le concezioni urbanistiche. Abbiamo un modello oggi che sta concentrando nelle metropoli più del 50% della popolazione e questo apre un tema importante tra città e campagna. Se parliamo di futuro e salute del Pianeta, questo paradigma è da rivedere, in quanto incide sulla qualità di vita delle persone.

Occorre parlare di un cibo buono, pulito, giusto. Che affronti il ruolo centrale dell’alimentazione all’interno della salute del Pianeta e quindi dell’uomo. Ci vuole una cultura del cibo, dobbiamo preoccuparci della perdita di fertilità dei terreni, della biodiversità, della varietà delle specie allevate o coltivate. Per la salute dell’uomo è fondamentale il buon funzionamento del microbiota intestinale, elemento importante per la salute delle persone. Ecco allora l’importanza della vita microbiotica dei terreni. Oggi la situazione è drammatica perché ci troviamo alle prese con la distruzione microbiotica, dovuta all’eccesso di chimica. Il punto di partenza è la vita dei terreni. Oggi si è esasperata una filiera, dove i cibi vengono sempre più raffinati, alterati dalla chimica. Gli effetti sulla salute sono sotto gli occhi di tutti. Le conseguenze di questo modello sta nell’inquinamento dell’aria, dei terreni, la forte correlazione con tutto quello che riguarda la salute dell’uomo. La salute del Pianeta e dell’uomo sono interconnesse. Bisogna allora partire da un concetto generale di ricostruzione. Bisogna ricostruire in termini di sviluppo. I temi oggi sono diventati modelli distruttivi per le risolse umane, sociali e ambientali. Così non va. La ricostruzione deve essere rigenerativa. Non bastano procedure che blocchino le attività inquinanti, bisogna importare procedure di rigenerazione: nell’agricoltura, per quanto riguarda la fauna, nell’urbanistica. Il mio auspicio è che il tema delle politiche sanitarie e delle politiche della salute possano trovare soluzioni giuste ed efficaci, non solo efficienti”.

WINTER SCHOOL 2022

OLTRE LA LOGICA DEI SILOS PER UN’OFFERTA INTEGRATA DI SALUTE 

A Pollenzo partono i lavori per disegnare il futuro della sanità italiana

Pollenzo, 10 febbraio 2022 – Insieme per disegnare il futuro del Servizio Sanitario Nazionale. Con questa logica partono i lavori della sesta edizione della Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze GastronomicheUn evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute, a partire da oggi e in programma fino a domani 11 febbraio. Ad aprire i lavori il Direttore Scientifico di Motore Sanità Claudio Zanon, il Governatore del Piemonte Alberto Cirio, il sindaco di Bra Giovanni Fogliato e l’Assessore alle Politiche Sociali Lucilla Ciravegna.

“Non dobbiamo più fare gli errori del passato, la pandemia ci ha insegnato molto”, con queste parole ha aperto i lavori Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte. I temi affrontati: i grandi risultati ottenuti grazie alla vaccinazione, la razionalizzazione della sanità evitando i tagli, dare la giusta importanza alle professioni sanitarie e costruire la medicina territoriale per essere più vicini al malato. “Alla luce dell’evoluzione della quarta ondata pandemica abbiamo registrato quotidianamente non soltanto una intensificazione del calo della produttività, che comunque ci pone al di sotto della media nazionale, ma ormai abbiamo tutti i parametri per quanto riguarda l’occupazione ospedaliera e per quanto riguarda anche le terapie intensive che sono al di sotto dei parametri di allerta. Oggi possiamo dire che il Piemonte si trova in una situazione assolutamente di miglioramento quotidiano e, se c’è stata una motivazione, questa si chiama vaccino”.

“Due anni di pandemia – ha aggiunto Cirio – ci hanno insegnato tante cose: la prima cosa è che non si taglia sulla sanità e questo è un insegnamento che faccio a me stesso prima di tutto. Bloccare il turnover non soltanto toglie linfa all’interno degli ospedali, ma crea una grave carenza che abbiamo registrato a livello nazionale. Quindi la prima cosa da fare è quella di investire sulle professioni sanitarie mettendo in evidenza le loro responsabilità e professionalità”.

Ultima riflessione sulla medicina territoriale. “In Piemonte il passaggio casa-ospedale non trova filtri territoriali e il medico di medicina generale, figura preziosissima del territorio, non veniva inserito all’interno di un contesto che lo mettesse nelle condizioni anche lui di lavorare in squadra. Le case della salute che il PNRR ci permette di costruire le faremo in Piemonte, perché ci permetteranno di dare un servizio sanitario vicino alla gente e alle persone di andare in ospedale solo quando ne ha davvero bisogno. Questa è la logica con cui noi stiamo lavorando”

L’edizione di Pollenzo ha come base il tema dell’integrazione tra le Istituzioni, la cura e la presa in carico del cittadino/paziente e i vari attori del SSN, fino ad ora non pienamente integrati – sottolinea il Dottor Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità – La mancanza di integrazione la si osserva sia per ciò che concerne la continuità assistenziale (ospedale-territorio), sia per ciò che concerne la sanità digitale, per cui il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede fondi importanti (fascicolo sanitario e telemedicina). Il PNRR stesso, tra l’altro, pone al centro del futuro della sanità italiana il necessario rilancio della medicina territoriale”.

Il primo cittadino di Bra, Giovanni Fogliato e l’Assessore con delega al Sociale del Comune di Bra Lucilla Ciravegna esprimono grande soddisfazione per il ritorno dell’evento di Motore Sanità nel cuore di Bra. “Siamo lieti che la Winter School di Motore Sanità abbia nuovamente scelto Bra e Pollenzo quale laboratorio di studio e innovazione sulla salute integrata. La due giorni in programma sarà occasione qualificata di approfondimento su una tematica – quella del settore salute, in tutti i suoi aspetti – che la pandemia ha reso quantomai attuale e necessaria”.

Per un totale di 13 sessioni, i temi trattati sono tutti di stretta attualità, oggetto di analisi, discussione e innovazione – per esempio il problema del tumore mammario triplo negativo, che rappresenta ancora oggi la più grande sfida del carcinoma mammario. Inoltre, sono stati scelti sull’ordine del fatto che i cambiamenti futuri vanno ad intaccare tutta una serie di relazioni e integrazioni con i vari attori del sistema. Per cui anche l’innovazione, se non seguita da una buona organizzazione, finisce per essere ad uso di pochi.