SCIENZA, CONOSCENZA E CUORE. PROFESSIONISTE IN RETE

Causa Covid

Women for Oncology Italy lancia una petizione nazionale perché il superamento del gender gap diventi un obiettivo

Pochi giorni fa il Presidente Draghi ha sottolineato l’ingiustizia della condizione femminile e la necessità, per tutta la società, di utilizzare questi talenti ancora nascosti, per fare in modo che l’occasione della rinascita non sia sprecata e si possa veramente cominciare a colmare quelle differenze salariali, occupazionali e di carriera che ancora oggi fanno dell’Italia uno dei fanalini di coda europei. 

«Finalmente il tema della presenza femminile nel mondo del lavoro e nelle istituzioni italiane comincia a diventare centrale anche per la politica», ha commentato la Professoressa Marilisa D’amico, Ordinario di Diritto costituzionale e Pro-Rettrice presso l’Università di Milano, nel corso del webinar “Scienza, conoscenza e cuore. Professioniste in Rete”. Iniziativa promossa dal Rotary Club di Senigallia, in interclub con il Rotary di Laveno Luino Alto Verbano e con il patrocinio di Women for Oncology Italy«In questo senso, occorre uno sforzo trasversale delle donne italiane e delle competenze femminili che si mettano al servizio della ripartenza. Speriamo di farcela tutte insieme, anche grazie all’aiuto e alla sorellanza tra donne», ha auspicato ancora la Professoressa D’amico.

Dati alla mano, i numeri del gender gap rivelano una scarsa rappresentatività delle donne agli eventi scientifici, così come nelle commissioni di nomina e delle posizioni apicali. 

«Ricordo che solo il 17% dei direttori generali in Italia è donna e, in ambito oncologico, ordinari di oncologia siamo appena 4 su 42 uomini», ha sottolineato la Professoressa Rossana Berardi, Presidente Women for Oncology Italy e Direttore della Clinica Oncologica Ospedali Riuniti Ancona – Università Politecnica delle Marche.

«C’è molto da fare anche nell’ambito della giustizia», ha aggiunto la Professoressa Silvia Allegrezza, Docente universitaria di Diritto e procedura penale presso l’Università di Lussemburgo. «Ogni volta che mi trovo ad osservare – pre Covid – un anfiteatro universitario che racchiude gli studenti dell’ultimo anno, che sia di master o di dottorato, il 60% sono ragazze. All’entrata in dottorato il 70% sono ragazze e poi le percentuali nelle posizioni apicali si capovolgono a favore degli uomini». 

«Io sono convinta che una strada da percorrere sia quella dell’ibridazione», ha chiosato la Professoressa Lucrezia Ercoli, Docente di Storia dello spettacolo presso l’Accademia di belle arti di Reggio Calabria. «In cui la contaminazione, a volte, è provocatoria, perché bisogna rompere qualche codice. In questo senso dobbiamo lavorare unite per costruire un nuovo immaginario, libero dai pregiudizi di genere che anche i “padri venerandi e terribili” della filosofia hanno contribuito a diffondere fin dalle origini della cultura occidentale». 

Da qui l’impegno di Women for Oncology Italy – anticipato dalla Presidente Berardi durante il webinar – nel lanciare una petizione nazionale perché venga introdotto come criterio positivo di valutazione, sia per i direttori generali, sia per le nomine accademiche (Direttori di dipartimento, Presidi di facoltà), la possibilità di aver creato le condizioni per un avanzamento di carriera femminile, tenendo conto di un’ottica di genere.

«Non perché si debba parlare di quote rosa», ha tenuto a specificare la Professoressa Berardi, «ma perché deve esserci un mezzo che ci permetta di ottenere un obiettivo importante in tempo veloce». 

Il webinar è stato promosso dal Rotary Club di Senigallia, in interclub con il Rotary di Laveno Luino Alto Verbano e con il patrocinio di Women for Oncology Italy.  Hanno partecipato Marilisa D’amico Ordinario di Diritto costituzionale e Pro-Rettrice presso l’Università di Milano, Silvia Allegrezza Docente universitaria di Diritto e procedura penale presso l’Università di Lussemburgo, Rossana Berardi Presidente Women for Oncology Italy e Direttore della Clinica Oncologica Ospedali Riuniti Ancona – Università Politecnica delle Marche, Lucrezia Ercoli Docente di Storia dello spettacolo presso  l’Accademia di belle arti di Reggio Calabria, Rita Chiari direttrice dell’Oncologia degli Ospedali riuniti di Padova sud, Erika Martinelli, associato di oncologia presso l’Università degli Studi della Campania, Francesco Surace Presidente del Rotary Club di Laveno Luino Alto Verbano e l’assessore Giorgia Latini della regione Marche. L’incontro è stato moderato da Gianna Prapotnich Segretario nuove generazioni distretto Rotary 2090.

 

Multidisciplinarietà e territorio: è questa la ricetta della Regione Puglia contro la Sclerosi Multipla

5 luglio 2021 – Sono 130mila le persone affette da Sclerosi Multipla in Italia. Un dato che è destinato ad aumentare se pensiamo che ogni anno, sempre nel nostro Paese, vengono diagnosticati 3.600 nuovi casi di questa malattia, di cui 230-250 nella Regione Puglia. Uno scenario globale gravato ulteriormente dalla pandemia Covid – di cui la Puglia ha registrato meno dell’1% dei casi, rispetto al dato nazionale – che a onor del vero, se da una parte ha creato indubbi problemi, dall’altra ha sdoganato la telemedicina, insieme ad altre modalità di approccio.

Rimane il fatto che siamo di fronte a una malattia che ha un peso sociale importante, se pensiamo che viene diagnosticata in giovane età, ovvero tra i 20 e i 40 anni. Significa che i pazienti devono convivere con la Sclerosi Multipla per tutto il resto della loro vita. Non solo: è anche una malattia complessa, perché all’inizio presenta pochissime problematiche in termini di sintomi e di disabilità, poi via via peggiora, fino ad arrivare alla forma più grave con disabilità ingombrante. Perciò ricomprende tanti quadri, sia clinici sia assistenziali.

«L’approccio alla Sclerosi Multipla, soprattutto nella parte della cronicità, deve essere multidisciplinare: sono tanti gli attori che devono giocare il loro ruolo per dare una risposta a questa malattia, ma sono anche tanti gli attori che assieme devono lavorare in questa rete clinica. La rete clinica non è solo quella delle neurologie, ma anche la riabilitazione e tutti i servizi che devono esistere sul territorio. Soprattutto in questo periodo di pandemia Covid abbiamo sperimentato l’importanza di avere un territorio capace di dare delle risposte e di darle insieme alla rete ospedaliera e specialistica. Voglio ricordare anche l’importanza della terapia precoce, della ricerca e il ruolo delle Associazioni dei pazienti», ha commentato Mario Alberto Battaglia, Presidente Nazionale FISM, nel corso del webinar ‘Focus Puglia: #MULTIPLAYER – La Sclerosi Multipla si combatte in squadra’, organizzato da Motore Sanità.

«Deve essere proprio questo l’indirizzo di ripartenza dalla pandemia Covid», ha confermato Pier Luigi Lopalco, Assessore Sanità e Benessere Animale Regione Puglia. «Un problema di salute oggi, non deve più essere visto solo come il problema del singolo specialista, ma deve essere affrontato necessariamente con un approccio multidisciplinare, che deve partire dal territorio. Se un paziente cronico dovesse arrivare in ospedale, deve arrivare in un ambiente che non ha più l’etichetta di una specialità, ma dove operano in team tutti gli specialisti che servono per risolvere il suo problema. È un approccio culturale estremante innovativo, perché un paziente cronico non ha solo bisogno del neurologo o del riabilitatore, ma anche di un internista e di altre figure multidisciplinari che, in un mondo perfetto, dovrebbero essere coordinate dal medico di famiglia che conosce la storia del paziente e che lo accompagna in questo percorso».

Non ci può essere solo l’aspetto sanitario però, là dove non c’è quello sociale e viceversa. 

E questo si riallaccia al discorso legato ai giovani adulti con diagnosi di Sclerosi Multipla e al loro bisogno di condurre una vita, per quanto possibile, buona. È anche quello che ha tenuto a ribadire Rosa Barone, Assessore Welfare, Politiche del benessere sociale e pari opportunità, Programmazione sociale ed integrazione socio-sanitaria, Regione Puglia: «L’inclusione sociale di queste persone, deve favorire una migliore reintroduzione di una vita normale là dove sia possibile. Un aspetto legato al Welfare non prescinde dalla sanità e viceversa e questo vale anche per tutte le patologie gravi che noi stiamo affrontando giorno dopo giorno».

Diabete Italia Onlus: lettera aperta al Ministro Speranza per garantire l’accesso alle terapie più innovative a tutte le persone con diabete di tipo 2

Blockchain e AI

Sono 4 milioni i casi accertati di diabete in Italia (l’8,5% della popolazione), oltre 1 milione le persone che ancora non sanno di averlo. La diffusione di questa malattia, quasi raddoppiata negli ultimi 30 anni, non arresta la sua corsa. 

A peggiorare ulteriormente questo scenario, la terribile pandemia da Covid-19 che ha particolarmente colpito i pazienti con diabete: il 27% delle persone decedute in Italia, a causa del Sars-Cov 2, ne soffriva. Il lockdown ha poi limitato l’erogazione delle visite da parte del Servizio sanitario nazionale, con effetti che si vedranno solo negli ultimi anni. 

A seguito di queste evidenze, Diabete Italia Onlus scende in campo rivolgendosi direttamente al Ministro della Salute Roberto Speranza, con una proposta: allargare la prescrizione dei farmaci di nuova generazione per le persone con diabete di tipo 2 – per il momento limitata ai soli specialisti in diabetologia – ai medici di medicina generale. L’obiettivo, espresso nella lettera inviata da Stefano Nervo, Presidente di Diabete Italia Onlus, è garantire l’accesso alle terapie più innovative a questi pazienti.

«L’attuale situazione crea disparità di accesso sul territorio nazionale, con particolare effetto negativo per i pazienti più fragili, meno abbienti e che vivono nelle località più disagiate e distanti dai centri di diabetologia», spiega Stefano Nervo, a nome di Diabete Italia Onlus. E ancora: «Grazie all’estensione della prescrivibilità di questi farmaci ai medici di medicina generale, molti pazienti non avrebbero più bisogno di recarsi al Centro diabetologico ospedaliero per riuscire a tenere sotto controllo la propria malattia. Delegare questo compito al medico di famiglia (mantenendo uno stretto coordinamento con gli specialisti), permetterebbe ai pazienti un più facile accesso alle cure migliori, più efficaci e di più semplice gestione. Considerando il rapporto di fiducia e profonda conoscenza che si instaura solitamente tra medico di famiglia e assistito, tutto ciò avrebbe ricadute positive sulla prevenzione delle complicanze, ottenendo un netto miglioramento della qualità di vita dei pazienti, oltre a risparmi notevoli per il Servizio sanitario nazionale nel medio/lungo periodo». 

A preoccupare, infine, è la prossima scadenza del mandato degli attuali componenti delle Commissioni tecniche consultive dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) prevista per settembre, rispetto alle tempistiche di definizione del documento da parte dell’Agenzia. Da qui la richiesta al Ministro Speranza da parte di Diabete Italia Onlus di supportare e stimolare l’azione di AIFA, per arrivare a una rapida definizione e approvazione della Nota per estendere la prescrivibilità dei farmaci innovativi (DPPIVi, GLP1-RA e SGLT2i) per il diabete di tipo 2 ai medici di medicina generale.