ONCOLOGIA e ONCOEMATOLOGIA: “Collaborazione e comunicazione per garantire innovazione e sostenibilità al servizio del paziente”

ONCOLOGIA e ONCOEMATOLOGIA

26 novembre 2020 – L’attuale pandemia Covid-19 ha fatto comprendere come il sistema salute negli ultimi anni sia stato continuamente depauperato di mezzi e risorse, volendo mantenere il paziente al centro del sistema, tutto deve essere volto per garantirgli un beneficio in termini di salute e di vita. Tra le innumerevoli innovazioni terapeutiche in oncologia e oncoematologia durante gli ultimi anni si è arrivati ad individuare il BCMA e la sua azione nello sviluppo del mieloma multiplo, svolta decisiva nel trattamento dei pazienti refrattari: l’antigene di maturazione delle cellule B (BCMA), infatti, si è rivelato un bersaglio ideale per l’immunoterapia target del mieloma multiplo. Ma le speranze nell’innovazione devono conciliarsi con la sostenibilità dei sistemi sanitari che in tutto il mondo vedono diminuire gli investimenti nella salute. Per fare il punto sullo stato dell’arte in Regione Emilia-Romagna, Motore Sanità ha organizzato il secondo di tre webinar dal titolo “FOCUS GOVERNANCE DELL’INNOVAZIONE IN ONCOLOGIA E ONCOEMATOLOGIA”, che ha visto confrontarsi pazienti, clinici, industria e istituzioni, realizzato grazie al  contributo incondizionato di GLAXOSMITHKLINE e DAIICHI SANKYO.

“Gli straordinari progressi della medicina di precisione, che comprende terapie a bersaglio molecolare,  immunoterapie e terapie geniche e cellulari hanno un impatto fortemente positivo sulla cura dei pazienti che soffrono di neoplasie ematologiche, tra cui il mieloma multiplo. Non vi è dubbio, tuttavia, che le nuove frontiere della medicina di precisione in ematologia oncologica ci obbligano ad aiutare paziente e famiglia a comprendere e gestire l’impatto psico-sociale delle decisioni di trattamento. Questo richiede l’implementazione di Ambulatori di Cure Palliative/Supportive Precoci, che si affianchino agli Ambulatori Tradizionali Ematologici, per costruire un  Modello Nuovo di Assistenza Integrata, ancora negletto nel nostro Paese, che si realizza all’ interno dell’Ospedale, ed è offerta ai pazienti ed al loro «caregiver», in una fase molto precoce del percorso di cura. Le Cure Palliative/Supportive Precoci permettono di costruire in modo anticipato, una relazione di comunicazione medico-paziente e «caregiver» di lunga durata e profonda, in cui sono discusse e rivalutate, durante la traiettoria di malattia, la diagnosi di malattia avanzata, durante le fasi di cura e successiva ricaduta, la prognosi, la possibilità di ricorrere a successive linee di terapie «standard» o sperimentali oppure di astenersi dalle terapie attive e potere, viceversa, ricevere terapie palliative e di supporto, capaci di ridurre ed eliminare il dolore, i sintomi fisici e psicologici,  la sofferenza e di allungare una periodo di vita di qualità,  con consapevolezza”, ha detto Mario Luppi, Direttore SC Ematologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, Past President Società Italiana di Ematologia  Sperimentale

“Negli ultimi decenni si è posto in maniera sempre più preponderante il governo dell’innovazione in ambito oncologico  ed ematologico. Ciò è dovuto da un lato ai bisogni largamente insoddisfatti in diverse condizioni e setting di patologie onco ematologiche e dall’altro alla possibilità di avere sempre più precocemente farmaci con dati scientifici non definitivi pur tuttavia seppur preliminari, molto promettenti. Il progressivo sviluppo conoscitivo delle caratteristiche clinico-biologiche dei vari tumori ha prodotto e produrrà, sempre di più in futuro, entità tumorali tra il raro ed il molto raro. Ciò comporterà l’impossibilità di avere studi clinici scientificamente e metodologicamente di qualità alta al momento della disponibilità del farmaco o della sua immissione in commercio. Per cui il SSN e i SSR dovranno attrezzarsi a far sì che la Real life possa trasformarsi in uno studio osservazionale prospettico al fine di completare il resto di sviluppo di questi farmaci per poter attribuire loro il reale valore terapeutico ed economico. Affinché la Real life diventi un’attività assistenziale non solo finalizzata alla cura del malato ma anche al progressivo aumento delle conoscenze è necessario ed indispensabile che i professionisti dei vari centri oncologici ed ematologici facciano parte di una rete integrata costituita da supporti (informatizzazione comune) condividendo raccomandazioni, linee guida e le attività di ricerca Clinica”, ha spiegato Giuseppe Longo, Direttore SC Medicina Oncologica Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena,  Coordinatore clinico Gruppo Regionale Farmaci Oncologici, Regione Emilia-Romagna

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Ictus: “Indispensabile prevenzione primaria dei fattori di rischio quanto tempestiva e corretta diagnosi di patologie correlate”

Ictus

27 novembre 2020 – La Stroke Alliance for Europe (SAFE) ha stimato come, già nel 2017, l’impatto economico dell’ictus nell’Unione europea ammontasse a 60 miliardi di euro, con un fortissimo sbilanciamento dei costi a favore di ospedalizzazioni d’emergenza, trattamenti in acuzie e riabilitazione, e potrebbe arrivare a 86 miliardi di euro nel 2040. In Italia l’ictus è oggi la prima causa di disabilità, con un elevato livello di perdita di autonomia e un progressivo percorso di spesa per cure riabilitative ed assistenza con un carico economico gravoso sui pazienti ed i propri familiari. La combinazione di questi fattori rende indispensabile un’azione decisa verso la prevenzione dell’insorgenza dell’ictus, che intervenga tanto sui fattori di rischio quanto sulla tempestiva e corretta diagnosi di patologie correlate all’ictus. Di tutto questo si parlerà durante il webinar ‘Strategie sanitarie di prevenzione dell’ictus: come ottimizzare la prevenzione per una popolazione più sana’, organizzato da Motore Sanità in collaborazione con Cattaneo Zanetto & Co, e realizzato grazie al contributo incondizionato di Bristol Myers Squibb e Pfizer e che si terrà oggi, venerdì 27 novembre 2020 alle ore 11.00.

Queste le parole di Valeria Caso, Dirigente Medico presso la S.C. di Medicina Interna e Vascolare – Stroke Unit, Membro del  Direttivo della World Stroke Organization e dell’Osservatorio Ictus Italia “L’ictus cerebrale, nel nostro Paese, rappresenta la terza  causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Quasi 150.000 italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei  superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave. Inoltre, il costante invecchiamento demografico potrebbe inoltre alimentare un incremento dell’incidenza del 30% tra il 2015 ed il 2035 per cui è importante investire sull’implementazione delle cure e la prevenzione anche per evitare che il sistema non regga. Informare sull’impatto economico dell’ictus (nell’UE 45 miliardi di euro nel 2016), con un fortissimo sbilanciamento dei costi a favore di ospedalizzazioni d’emergenza, trattamenti in acuzie e riabilitazione. Il  carico economico risulta inoltre particolarmente gravoso anche sui pazienti e i propri familiari: in Italia l’ictus è oggi la prima causa di  disabilità, con un elevato livello di perdita di autonomia e un progressivo percorso di spesa per cure riabilitative e assistenza.  Importante intervenire sulla prevenzione primaria dei fattori di rischio e sulla tempestiva e corretta diagnosi di patologie correlate all’ictus, come ricorda il report pubblicato dall’Economist Intelligence Unit, una ricerca sulle politiche e gli investimenti nella prevenzione dell’ictus, comprese le risorse per le campagne di sensibilizzazione, educazione della popolazione e di screening. Per comprendere meglio le differenze organizzative a livello europeo, la ricerca è stata condotta in cinque paesi: Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. La ricerca è basata su un sondaggio di 250 stakeholders europei che includono associazioni dei pazienti colpiti da ictus, politici e sanitari coinvolti nella prevenzione. Il report è stato revisionato a livello italiano da me. Le istituzioni possono incidere con un lavoro su quattro ambiti: 1 – sensibilizzazione sui fattori di rischio dello stroke e la loro possibile gestione per informare correttamente la popolazione. Ad esempio, la fibrillazione atriale, a cui diversi studi riconducono circa il 25% dei casi di ictus, ancora troppo frequentemente viene diagnosticata solo all’insorgere dell’evento cardiovascolare maggiore. 2 – potenziamento delle figure professionali del mondo sanitario, (istituzione dell’infermiere di famiglia, impegno per i medici di medicina generale). 3 – promuovere l’implementazione delle linee guida cliniche per la prevenzione dell’ictus, aumentando la comunicazione sulle best practices, evidenziando gli interventi chiave come la gestione della pressione sanguigna e altre azioni preventive e assicurando l’accesso alle terapie. 4 – sostegno per le tecnologie digitali, garantendo la disponibilità e l’accesso per operatori sanitari e pazienti, da un lato con maggiori investimenti e dall’altro con modalità di utilizzo definite”.

“Da oltre 20 anni la nostra Associazione A.L.I.Ce. Italia è impegnata nella lotta contro l’ictus cerebrale, patologia che, nel nostro Paese, determina un pesante carico di morbilità, mortalità e disabilità, ma che è evitabile, grazie ad una attenta prevenzione e alla conoscenza dei fattori di rischio modificabili, e curabile, grazie ad un tempestivo riconoscimento dei sintomi e al ricorso al 112 per essere trasportati nelle Unità idonee al Trattamento Neuro vascolare (Stroke Unit). Le nostre campagne di informazione e sensibilizzazione sono rivolte  alla popolazione perché possa effettuare scelte sempre più consapevoli in materia di salute e, con l’empowerment e il coinvolgimento dei cittadini e di tutta la comunità, siano adottati stili di vita sani, con elevato standard di qualità, di recupero e di produttività (laddove possibile), in modo che la malattia non costituisca più un ostacolo al benessere e allo sviluppo socioeconomico di chi ne è colpito e del suo nucleo familiare/caregiver. La nostra attività di awareness è focalizzata, oltre che su post-ictus e fase di riabilitazione, anche e soprattutto a trasmettere ai cittadini quelle poche e semplici indicazioni che sono fondamentali per la prevenzione dell’ictus cerebrale: modificare il proprio stile di vita, curando alcune patologie che ne possono essere causa, significa mettere in atto una prevenzione attiva alla portata di tutti, realizzando tutte le strategie necessarie per evitare questa patologia e le sue conseguenze spesso drammatiche. Sebbene la peggior prognosi delle malattie non trasmissibili (e croniche), quali l’ictus, si verifichi nelle fasce di età più elevate, l’esposizione ai fattori di rischio ha inizio fin dall’infanzia e continua per l’intera esistenza. Appare quindi evidente e più che opportuno, per ridurre il carico assistenziale, sociosanitario ed economico che ne deriva, mettere in atto, a vari livelli e in multi-cooperazione, interventi di promozione della salute, misure legislative e regolatorie, equo accesso a servizi, farmaci e dispositivi, formazione, monitoraggio, valutazione e ricerca che coinvolgano tutti gli stakeholders istituzionali, scientifici e no, appartenenti a tutti i settori, compreso il mondo del welfare”, ha detto Nicoletta Reale, Presidente Federazione ALICe Onlus ODV – Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale

“L’emergenza COVID-19 ci ha insegnato quanto sia importante prendersi cura delle malattie croniche e quanto queste impattino sulla prognosi dei pazienti con questa malattia. Circa ¾ dei deceduti COVID-19 avevano 3 o più malattie croniche e tra queste molto comuni erano le malattie cardiovascolari come fibrillazione atriale (presente in circa il 25% dei deceduti), presenza di ictus pregresso (circa 10% dei deceduti) e pressione arteriosa (oltre il 60% dei deceduti). Prevenire e ottimizzare il trattamento di queste malattie è fondamentale al fine di ridurre l’impatto dell’ondata epidemica. L’epidemia ci ha insegnato che è fondamentale ripensare e semplificare l’accesso alle cure per malattie croniche. Nella fase di picco epidemico a marzo-aprile, l’accesso in ospedale a pazienti con malattie diverse dal COVID-19 è stato molto ridotto e decine di migliaia di visite ambulatoriali per malattie croniche sono state cancellate. Le soluzioni tecnologiche (per es. televisita) sono fondamentali per favorire un accesso a cure semplificate, soprattutto nella popolazione con maggiori difficoltà e maggior rischio per malattie croniche (ictus) come gli anziani”, Graziano Onder, Direttore Dipartimento malattie cardiovascolari, Istituto Superiore di Sanità

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