Progetto ICARETE: Le Regioni a confronto sull’emergenza neo-infezioni in ospedale

Progetto ICARETE: Le Regioni a confronto sull’emergenza neo-infezioni in ospedale

 

di Redazione

Udine. 1 Ottobre 2019 – In Italia si stimano circa 10 mila casi di decessi all’anno per infezioni resistenti ai comuni antibiotici, pari al doppio delle morti legate agli incidenti stradali. Per far fronte a questo scenario preoccupante, nel 2017 il Ministero della Salute ha pubblicato il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-20, fissando il percorso che le istituzioni nazionali, regionali e locali, devono compiere per un miglior controllo delle infezioni. Esiste, però, una notevole variabilità tra regioni nelle modalità di attuazione dei programmi di sorveglianza e controllo di questo fenomeno. Vista l’emergenza e con l’obiettivo di fare il punto su ciò che è stato fatto e ciò che c’è ancora da fare a livello regionale, creando una rete di comunicazione sulle infezioni correlate all’assistenza, nasce ICARETE. Progetto, che si compone di 12 incontri regionali, realizzato con il contributo non condizionante di MENARINI, che vede confrontarsi le istituzioni e i massimi esperti del settore. Il Progetto parte dal Friuli-Venezia Giulia una delle Regioni più virtuose nel sistema di controllo delle infezioni.

Partiamo da un dato, impressionante nella sua portata: tra il 15 e il 30% delle in infezioni del sito chirurgico che si manifestano a livello europeo si potrebbero prevenire. Mettendo a confronto questi dati con quelli della mortalità stradale, si scopre che i decessi causati da infezioni ospedaliere sono maggiormente impattanti rispetto ai primi”, queste le parole di Riccardo Riccardi, vicepresidente e assessore alla Salute, Politiche Sociali e Disabilità, Delegato alla Protezione Civile, Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. “La soluzione? Sta nella prevenzione, nell’applicazione dei rigidi protocolli di prevenzione che sono conosciuti da chi opera in sanità. O meglio, la soluzione sta nella condivisione di un contesto culturale che deve essere fatto proprio da chi opera nel sistema salute, facendolo diventare punto di riferimento per la propria attività quotidiana. L’attenzione alla cura appropriata e appunto la prevenzione, sono elementi fondamentali per controllare l’insorgere di patologie semplici o invalidanti. Sono la porta d’accesso a una futura età avanzata che vogliamo possa essere il più autonoma e sana possibile”.

Le Ica costituiscono un problema di salute pubblica certamente attuale, interessando mediamente l’8% dei pazienti sottoposti a cure mediche in Europa Occidentale. Il fenomeno parallelo della resistenza batterica agli antibiotici colpisce principalmente i Paesi del bacino del Mediterraneo e, soprattutto l’Italia. I dati relativi alla Regione Friuli-Venezia Giulia riportano una prevalenza di ICA nosocomiali pari al 5,7%, in particolare polmoniti e sepsi, con un impiego di antibiotici nel 37,4% dei pazienti ricoverati”, ha detto Roberto Luzzati, direttore malattie infettive e DAI Ematologia, Oncologia e Infettivologia AOU Trieste. La corretta aderenza alle norme igieniche preventive stabilite dall’Organizzazione Mondiali della Salute, un più appropriato utilizzo degli antibiotici sia ad uso umano che veterinario, sono alcuni delle raccomandazioni che emergono dal confronto fra esperti. In aggiunta, nel breve termine, le istituzioni stanno cercando di agevolare le attività di ricerca di nuovi antibiotici, creando anche partnership pubblico/privato. Molto potrebbe essere fatto con le nuove terapie antibiotiche, rendendole disponibili ai pazienti sia a livello Nazionale che regionale-locale, secondo le indicazioni appropriate.

L’iter di approvazione attuale dell’ente europeo per i farmaci è già sufficientemente rapido per gli antibiotici. Al medico utilizzatore spetta posizionare nel modo corretto ed appropriato il nuovo antibiotico da utilizzare, evitando così l’aumento delle resistenze batteriche”, ha aggiunto Paolo Schincariol, responsabile Struttura Complessa Assistenza Farmaceutica Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste. “Da quando il problema dei super batteri resistenti alle terapie disponibili è emerso nella sua estrema gravità, la ricerca farmaceutica ha ripreso vigore e progressivamente sta mettendo a disposizione nuovi e più efficaci antibiotici: è auspicabile che si apra un dialogo fra aziende produttrici ed agenzie regolatorie nazionali e regionali per stabilire nuovi percorsi dedicati che consentano un accesso facilitato e rapido di questi nuovi fondamentali strumenti per la cura dei nostri pazienti, in linea con le azioni intraprese dalla Food and Drug Administration”, ha spiegato Claudio Zanon, Direttore Scientifico MOTORE SANITA’.

Progetto ‘Diabete Integra’ in Lombardia Regione, medici di famiglia e diabetologi

Progetto ‘Diabete Integra’ in Lombardia Regione, medici di famiglia e diabetologi

di Redazione

Milano. 1 Ottobre 2019 – ‘Diabete Integra’ è il primo progetto sul territorio dell’ATS Città metropolitana di Milano, che dà al medico di medicina generale (Mmg) e allo specialista, ma soprattutto al paziente affetto da diabete mellito, uno strumento innovativo che migliora l’integrazione ospedale-territorio. Il Progetto promosso da FIMMG Lombardia, SIFMED (Scuola Italiana Formazione Ricerca Medicina di Famiglia) e il Reparto Diabete dell’ASST Fatebenefratelli Sacco, è stato realizzato grazie al contributo non condizionato di AstraZeneca. “La Regione Lombardia, attraverso il proprio modello di governance che intende superare la frammentazione dei servizi, vuole realizzare un’effettiva integrazione del percorso del paziente, al di là dei classici strumenti di razionalizzazione e razionamento dell’offerta. In quest’ottica, la risposta assistenziale va programmata in funzione della domanda di salute, diversificata per tipologie specifiche di pazienti e personalizzata in base ai bisogni individuali e al contesto familiare e sociale”, dichiara Giulio Gallera, Assessore Welfare – Regione Lombardia. Il Progetto si suddivide in 4 diverse modalità: Prossimità diabetologo, Liste d’attesa zero, App Diabete Integra e Raggiungimento outcome clinici. “L’APP Diabete Integra è uno strumento innovativo ed integrato con la piattaforma della presa in carico, grazie al quale è possibile l’interazione tra il medico di medicina generale che segue il paziente complessivamente e che redige il PAI (Piano Assistenziale Individuale) e lo specialista. Gli obiettivi sono di migliorare gli outcom clinici attraverso una miglior aderenza del percorso di cura di cui la terapia ne è parte, una riduzione dei ricoveri ospedalieri, delle liste d’attesa e dell’inappropriatezza. L’idea è quella di utilizzare la piattaforma della presa in carico e la APP per consentire allo specialista diabetologo l’accesso alle informazioni contenute nel PAI redatto dal medico di medicina generale e di consentire allo specialista stesso di inserire osservazioni e suggerimenti, oltre alla proposta di terapia”, dice Gabriella Levato, Segretario generale regionale FIMMG Lombardia

Con la prossimità del diabetologo vogliamo creare una rete capillare di ambulatori sul territorio milanese da parte dell’ASST Fatebenefratelli Sacco, per garantire una maggior integrazione con il territorio e la figura del medico di medicina generale per migliorare la presa in carico globale del paziente diabetico e raggiungere così gli outcom ottimali clinici e gestionali”, spiega il professor Paolo Fiorina, direttore Malattie Endocrine e Diabetologia ASST Fatebenefratelli Sacco. “Grazie al Progetto Diabete Integra le liste d’attesa saranno ridotte praticamente a zero per la prima visita diabetologica e successivamente anche per quella di controllo. Dobbiamo mettere in funzione un modello in cui la presa in carico si basi sulla capacità di mettersi a “fianco” del paziente, accompagnandolo ed indirizzandolo, in una logica di vera e unica responsabilità di presa in carico”, racconta Davide Lauri, Presidente CMMC – Cooperativa Medici Milano Centro.

Indagine Istat sulla salute nelle Regioni Foto degli ultimi 10 anni con 24 indicatori

Indagine Istat sulla salute nelle Regioni Foto degli ultimi 10 anni con 24 indicatori

di Redazione

 Roma. 1 Ottobre 2019 – La classifica della salute nelle Regioni italiane dal 2005 al 2015 l’ha redatta l’Istat nella sua ultima pubblicazione in cui traccia il bilancio del decennio. Per farlo ha selezionato 24 indicatori di salute – dall’alcol al fumo, dall’eccesso di peso, al diabete all’ipertensione – riferiti a tutta la popolazione, ma pure altri più specifici per alcune classi di età con lo scopo di mettere meglio a fuoco, specie per alcune patologie, aspetti più critici della salute degli adulti o degli anziani. In testa alla classifica si trovano Veneto e Trentino Alto Adige, mentre Lombardia, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Sardegna presentano condizioni di salute discrete, ma anche comportamenti a rischio. Nel Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia la caratteristica dominante sono le malattie croniche. In Valle d’Aosta invece desta preoccupazione la mortalità prematura e ancora i comportamenti a rischio. Ma chi sta in precarie condizioni di salute – unica Regione – è la Campania.

 

Da una prima analisi di insieme scaturisce un quadro pressoché diviso in due. Quattro regioni, rappresentate da tre gruppi, definiscono due poli opposti nei profili di salute: le condizioni ottimali del Veneto e del Trentino-Alto Adige (gruppo 2) si contrappongono alle condizioni più critiche della Valle d’Aosta (gruppo 1) e della Campania (gruppo 4), caratterizzate da comportamenti profondamente atipici rispetto al contesto generale.


Il resto dell’Italia, a sua volta, si suddivide in due parti geograficamente contigue che tuttavia non ricalcano perfettamente le ripartizioni tradizionali. Le caratteristiche comuni ai due gruppi (3 e 4) sono tendenzialmente polarizzate anche se con un differenziale di salute meno marcato rispetto ai gruppi precedenti.

Al Gruppo 1 (rosso chiaro) “Mortalità prematura e comportamenti a rischio” appartiene la sola Valle D’Aosta segnata da importanti fragilità fra cui emerge l’elevato tasso di mortalità per tumore negli adulti, causa di 20,3 decessi ogni 10 mila abitanti (l’intensità più elevata nel confronto intergruppo), cui si accompagna il primato nel ricorso alle cure ospedaliere per tumore (139,1 per 10 mila persone). Il quadro di vulnerabilità generale è confermato dai valori significativi della mortalità prematura, misurata in 292 anni di vita perduta (APVP) ogni 10 mila, valore che lo posiziona al secondo posto in ordine di gravità dopo il Gruppo 5 (Campania).

Il contesto della morbosità è inoltre caratterizzato da un’elevata ospedalizzazione per malattie neurologiche negli anziani quali Alzheimer e Parkinson (12,2 dimissioni ogni 10 mila residenti) confermate dall’alto tasso di mortalità per disturbi psichici e malattie del sistema nervoso che causa quasi 56 decessi ogni 10 mila residenti della stessa fascia di età, il valore medio più elevato fra i 5 cluster.

Il gruppo detiene inoltre il primato dell’incidenza nel ricorso alle cure ospedaliere al di fuori dei confini regionali che interessa oltre 16 ricoveri ogni 10 mila, così come è caratterizzante lo svantaggio della sopravvivenza maschile con basso titolo di studio a 90 anni che sfiora, ma non raggiunge, i 17 individui su cento.

La speranza di vita in buona salute traccia un profilo regionale in cui la qualità della sopravvivenza assume valori intermedi fra i gruppi: un maschio residente in Valle d’Aosta ha un’aspettativa di vita in buona salute di 60,2 anni mentre una femmina di 57,9.

Il Gruppo 2 (verde) “ Buone condizioni di salute” racchiude due regioni del Nord, Trentino Alto Adige e Veneto, che presentano i migliori valori assunti di quasi tutti gli indicatori scelti per l’analisi, sintetizzati dall’elevata speranza di vita in buona salute per entrambe le componenti di genere (61,7 anni per le femmine e 62,9 per i maschi) e dal minor condizionamento del titolo di studio nella sopravvivenza a 90 anni, soprattutto femminile, che raggiunge una proporzione del 40,1 per cento. Per la descrizione del profilo del gruppo è particolarmente significativo il basso rischio di mortalità prematura (230,3 per 10 mila), accompagnato dai buoni risultati del tasso medio di dimissioni per tumore negli adulti (97,6 per 10 mila) e dalla minore diffusione di due o più malattie croniche rispetto agli altri gruppi (17,7 per cento). Il cluster è caratterizzato positivamente anche da fattori collegati agli stili di vita adottati dalla popolazione fra i quali il buon controllo dell’eccesso ponderale, che si riflette su una prevalenza media di diabete e di ipertensione fra i più contenuti. Da segnalare inoltre la minor propensione media al tabagismo che riguarda poco più di 17 persone su 100. Le aree di fragilità del cluster sono riferite a un consumo di alcol sopra gli standard (quasi il 21% degli individui), alla mortalità per traumatismi (5,6 per 10 mila) e, sul fronte dello stato di salute in senso stretto, a un’elevata incidenza della mortalità per disturbi psichici e malattie del sistema nervoso (44,1 per 10 mila) accompagnate dal più elevato tasso di dimissioni per le stesse patologie (35,8 per 10 mila).


Il Gruppo 3 (giallo) “Discrete condizioni di salute e comportamenti a rischio” si riferisce a un gruppo che comprende la Sardegna più una buona parte dell’Italia centro settentrionale: Toscana, Umbria e Marche per il Centro, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna per il Nord. Con i buoni risultati raggiunti nella sopravvivenza in buona salute sia maschile (60,5 anni) che femminile (58,0 anni), confermata anche dall’e-levata quota dei sopravviventi a 90 anni con bassi titoli di studio, il gruppo si colloca al secondo posto nella graduatoria della sopravvivenza rilevata nei diversi cluster. La denominazione del cluster ‘Discrete condizioni di salute’, spiega Istat, è giustificata dai valori intermedi assunti dalla maggior parte degli indicatori di mortalità e di morbosità che descrivono e tipizzano il gruppo. I dati della mortalità prematura sono fra i più confortanti. Infatti, per una persona appartenente alla fascia di età 35-69 anni il rischio di morte determinato dalle cause più frequenti (“maggiori cause”) sfiora i 23 decessi ogni 10 mila residenti e l’indice APVP (Anni Potenziali di Vita Perduti) si attesta a 249 anni ogni 10 mila. Tuttavia, emerge un aspetto di fragilità che deriva dai più elevati tassi di mortalità per tumore negli adulti (18,5%), secondi solo al Gruppo 1 mentre il ricorso alle cure ospedaliere per la medesima patologia (116,2 ogni 10 mila residenti) è fra le più contenute. Risalta nel gruppo un quadro abbastanza rassicurante anche per quanto riguarda le malattie neurologiche, dalle demenze e malattie del sistema nervoso degli anziani alle malattie psichiche, Alzheimer e Parkinson sia in termini di mortalità (42,7 ogni 10 mila) che in ter-mini di ricorso alle cure ospedaliere (27,3 ogni 10 mila). Tra i comportamenti a rischio per la salute emerge la notevole diffusione dall’abitudine al fumo presente quasi nel 21% della popolazione. Positivo anche il ricorso alle cure fuori Regione che riguarda l’8,0% dei ricoveri effettuati dai pazienti residenti.

Il Gruppo 4 (azzurro) “Malattie croniche” è composto da 6 regioni: Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Abruzzo, tutte del Sud Italia e il Lazio, unica rappresentante del Centro. Fatti salvi i due gruppi isolati rappresentati dalla Valle d’Aosta (Gruppo1) e dalla Campania (Gruppo 5), seguendo un ideale asse geografico che parte dall’eccellenza del Gruppo 2, attraversa le discrete condizioni di salute del Gruppo 3 si arriva a definire condizioni del Gruppo 4 che nel complesso racchiude condizioni di fragilità generale. Risultano particolarmente critici i dati di mortalità per le “maggiori cause” negli adulti (24,4 persone per 10 mila) e di vita perduta (276,2 anni per 10 mila), che forniscono elementi di dettaglio in ordine alla stima della mortalità prematura. Anche dall’analisi della sopravvivenza emergono aree di vulnerabilità: la sopravvivenza in buona salute è all’ultimo posto per la componente maschile (56,2 anni) e al penultimo per quella femminile (55,4), confermate dalle mediocri performance della sopravvivenza a 90 anni per bassi titoli di studio. Le condizioni di salute possono definirsi precarie anche in relazione alle circa 48,3 persone ogni 100 che si trovano in condizione di eccesso di peso, cui è associata una prevalenza di diabete del 6,2 per cento. Questo dato, insieme alla presenza di elevati tassi di dimissioni per malattie ischemiche del cuore, all’alta presenza di ipertesi (18,0%) e alla notevole diffusione di persone colpite da due o più malattie croniche (22,0%) concorre a delineare i contorni di un gruppo in cui la salute è maggiormente a rischio. Elementi positivi del gruppo sono invece quelli collegati ad alcuni comportamenti individuali quali l’abitudine al fumo e il consumo di alcol e i dati sulla mortalità per tumore (significativamente inferiore agli altri gruppi) e quella per traumatismi (5,0%). Caratterizza inoltre questo gruppo l’alta mobilità ospedaliera, seconda solo alla Valle d’Aosta.

Il Gruppo 5 (viola) “Precarie condizioni di salute” è composto dalla sola regione Campania che si caratterizza per il suo profilo generale piuttosto critico. Tra i diversi fattori che concorrono a definire la debolezza del gruppo risaltano i 30,4 decessi negli adulti ogni 10 mila imputabili alle “maggiori cause”, cui si aggiunge la più alta propensione alla mortalità prematura, che supera i 315 anni di vita perduta ogni 10 mila e gli alti valori della mortalità e delle dimissioni per tumore. Questi elementi portano a effettuare un parallelo con lo stato di salute del Gruppo 1, costituito dalla Valle d’Aosta, accomunata alla Campania non dalla vicinanza geografica ma dal valore critico assunto da questi indicatori. A eccezione del consumo di alcol, il gruppo è caratterizzato dalla più alta frequenza di comportamenti a rischio e dalla presenza di patologie correlate: oltre metà della popolazione è affetta da eccesso ponderale che si accompagna al più alto tasso di diabete (6,8%) e cobormosità cronica (22,8%). Seguono l’abitudine al fumo, presente nel 22% della popolazione e dal più alto tasso di ipertensione. È invece al di sotto della media il consumo di alcol. I livelli di sopravvivenza in buona salute rispecchiano il quadro tracciato e assumono i valori tra i più bassi per maschi e femmine, rispettivamente di 54,9 e 56,5 anni. Emergono forti disuguaglianze anche nella sopravvivenza senile per condizioni socioeconomiche: un residente campano di 90 anni con un basso titolo di studio ha infatti una probabilità di sopravvivere del 14,7% se maschio e 30,3% se femmina: i valori meno elevati tra le medie dei gruppi. Assieme a questi elementi di debolezza si osservano alcuni fattori positivi: la contenuta mortalità per traumatismi (4,0 per 10 mila), per demenza e malattie del sistema nervoso degli anziani (32,1 per 10 mila) e per le dimissioni dovute a patologie quali Alzheimer e Parkinson.

Quando le persone fanno la differenza per costruire il futuro che è già presente

Quando le persone fanno la differenza
per costruire il futuro che è già presente

di Redazione

Firenze. 1 Ottobre 2019 – La voglia di innovare, di cambiare in meglio la vita delle persone, di riscrivere il presente e guardare al futuro è decisamente contagiosa. Continua inarrestabile l’iniziativa ‘MSD CrowdCaring’, il progetto nato per sostenere il finanziamento dei migliori progetti in settori cruciali per la Salute delle Persone, voluto da MSD Italia in partnership con la piattaforma di crowdfunding Eppela. Ad oggi sono stati già finanziati 5 progetti e raccolti più di 65mila euro (tra donazioni e contributo di MSD Italia) a testimonianza che, tutti insieme, si può davvero fare la differenza nella vita delle persone e, in particolare, in chi sta vivendo un problema di salute. MSD CrowdCaring domenica salirà sul palco del Wired Next Fest che si apre domani, 27 settembre, a Firenze e che quest’anno è dedicato proprio alle Persone, a quelle che hanno saputo regalare strumenti concreti per costruire un futuro migliore che è già nel presente che stiamo vivendo. Persone che hanno fatto la differenza. Come tutte quelle che hanno dato il loro contributo a CrowdCaring come promotori di idee o come sostenitori. «Quando abbiamo pensato all’iniziativa CrowdCaring – ha dichiarato Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di MSD Italia – non abbiamo avuto dubbi che si trattasse di una ‘scommessa vincente’. Perché partiva dalle Persone, con idee e soluzioni innovative, per arrivare alle Persone e migliorarne la qualità di Vita. Nel mezzo c’è stata la chiamata alle armi di altre Persone, alle quali è stato chiesto di contribuire al solo scopo di aiutare qualcun altro. Persone: sono quindi loro l’ingrediente distintivo, insieme all’utilizzo dei social network, che fa di CrowdCaring una storia di successo. Siamo davvero orgogliosi di poter raccontare al Wired Next Fest questa nostra esperienza sperando che sia ‘contagiosa’ e diventi sempre di più virale. Perché non c’è vera Innovazione senza mettere al centro il Valore delle Persone. Perché solo così Inventare insieme per la Vita diventa possibile!».

Le storie che accompagnano i progetti di MSD CrowdCaring sono molte ma sul palco del Wired Next Fest ne saliranno tre. I primi due fanno parte della call attualmente in corso, ovvero, sono progetti appena approdati sulla piattaforma Eppela e che stanno in questi giorni raccogliendo il sostegno da parte dei finanziatori. Si parte dal progetto ‘Lady Tourette in tour’: uno spettacolo teatrale che grazie ad un tono ironico consentirà ai più giovani, tourettiani e non, di incontrarsi e di avvicinarsi a questa condizione ancora poco conosciuta e molto stigmatizzata. Il secondo progetto sul palco del Wired Next Fest sarà ‘Ospedali dipinti’ ovvero trasformare il reparto di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Gaetano Martino di Messina in un ambiente accogliente a misura di bambino con corridoi che sembrano boschi incantati, il bunker di radioterapia come un grande acquario e i laboratori diagnostici mascherati da sottomarini, per far dimenticare ai bambini dove sono e trasformarli da pazienti ad esploratori di mondi immaginari. Ed infine la terza storia è quella delle due sorelle Virginia e Martina Di Carlo che hanno partecipato alla seconda call con il progetto ‘Special Angels Dance School’, una scuola di danza per ragazzi con disabilità, ed hanno raccolto tutta la cifra richiesta, e oltre, già prima della scadenza dei termini catturando un entusiasmo collettivo davvero emozionante.

CrowdCaring: cos’è e come funziona. E’ un’iniziativa di MSD Italia e della piattaforma di crowfunding Eppela. Tra tutti i progetti che vengono presentati per ogni raccolta fondi (chiamata ‘call’) vengono selezionati i più meritevoli. A quel punto ci sono 40 giorni di tempo nei quali i progetti, grazie alla piattaforma Eppela https://www.eppela.com/it/mentors/msd-crowdcaring sono messi all’attenzione della Community per essere finanziati. Quelli che riceveranno almeno il 50% del finanziamento totale richiesto da parte degli utenti, quindi un finanziamento collettivo ‘dal basso’, riceveranno un co-finanziamento di MSD Italia fino ad un massimo di 5.000 euro a progetto.