La leucemia linfoblastica acuta e il linfoma diffuso a grandi cellule sono patologie che nei pazienti reffrattari alle terapie oggi disponibili danno un’aspettativa di vita molto bassa o nulla. La ricerca in quest’area ha portato a un punto di svolta tale per cui, per questi pazienti con prognosi infausta, si aprono scenari di cambiamento radicale attraverso le terapie cosiddette CAR-T di prossima introduzione. La gestione organizzativa di questa innovazione va di pari passo con la complessità di produzione e di somministrazione del processo di cura. Se da un lato infatti questi strumenti terapeutici saranno personalizzati al singolo paziente, i processi organizzativi che riguardano l’intero percorso di cura richiedono una standardizzazione ed una formazione del personale specifica e da costruire in dettaglio. Mai come in questo caso l’affermazione visionaria del Professor Liberati rappresenta la grande sfida da affrontare oggi. Questo comporterà per i sistemi di valutazione nazionali un cambio di prospettiva che dovrebbe considerare un percorso di cura dedicato (per esempio attraverso un DRG ad hoc) tale da consentire alle istituzioni regionali un sistema di rendicontazione specifico e semplificato, che non crei problematiche nel normale processo di mobilità tra regioni. Le Istituzioni regionali a loro volta avranno l’onere di individuare nella loro rete di servizi ospedalieri, i centri con strutture adatte a prestare queste cure, individuando il percorso necessario a formare le persone dedicate, con protocolli organizzativi condivisi tra centri arruolatori e centri gestori dei pazienti.
Le aziende sanitarie Ospedaliere, terminale di prima linea della filiera, saranno chiamate a un cambio di prospettiva nella formazione del personale che dovrà gestire le cure assistenziali, individuando anche team e spazi appositi. Per creare un sistema assistenziale snello, di rapido accesso e soprattutto sicuro per il paziente, lo scambio di informazioni e di idee tra regioni, tra centri ospedalieri in partnership con le aziende produttrici della tecnologia sanitaria diventa un passaggio che si potrebbe dire più che auspicabile, obbligato. La conseguenza logica potrebbe essere la creazione di una rete interregionale dedicata alla cura di questi pazienti con queste terapie attraverso protocolli condivisi. Una partnership pubblico-privato per affrontare la complessità di questa sfida rappresenta quindi un passaggio obbligato, se davvero si vuole mettere il paziente al centro del sistema assistenziale, dando rapidamente accesso ai pazienti che possono beneficiare di questa vera innovazione. Per dare risposte concrete a questi punti, di fronte ad un’innovazione di tale livello, sarà fondamentale la discussione attraverso workshop regionali dedicati tra i Key Stakeholders per poter assumere le migliori decisioni operative che rendano il sistema efficace e sostenibile.
Il futuro del sistema sanitario piemontese, dal piano di rientro al futuro della sanità in Regione Piemonte
Si apre una nuova stagione per la sanità piemontese. Con i conti in equilibrio permangono fondamentali nodi da sciogliere per ottimizzare l’offerta socio sanitaria ai cittadini piemontesi. L’adeguamento della pianta organica, l’azzeramento della mobilità passiva, una riorganizzazione della rete ospedaliera basata sull’appropriatezza e non sull’austerità, la soluzione non ideologica della costruzione delle due Città della Salute, la riduzione delle liste d’attesa, una razionale politica del farmaco e dei dispositivi e un rapporto sinergico con la sanità privata sono irrinunciabili per un rilancio della sanità regionale. Al tutto va aggiunta la necessità del disegno di un modello della presa in carico del paziente cronico che necessariamente deve vedere la partecipazione di tutti gli attori pubblici e privati, a partire dai medici di medicina generale, e prevedere la stretta connessione con la componente socio sanitaria gravante su questi pazienti anziani patologicamente plurifattoriali. Di tutto questo si parlerà nell’evento organizzato da Motore Sanità l’8 Luglio 2019.
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Road map car-t, Prospettive attuali e future dell’uso delle car-t in Italia – Torino
La leucemia linfoblastica acuta e il linfoma diffuso a grandi cellule sono patologie che nei pazienti reffrattari alle terapie oggi disponibili danno un’aspettativa di vita molto bassa o nulla. La ricerca in quest’area ha portato a un punto di svolta tale per cui, per questi pazienti con prognosi infausta, si aprono scenari di cambiamento radicale attraverso le terapie cosiddette CAR-T di prossima introduzione. La gestione organizzativa di questa innovazione va di pari passo con la complessità di produzione e di somministrazione del processo di cura. Se da un lato infatti questi strumenti terapeutici saranno personalizzati al singolo paziente, i processi organizzativi che riguardano l’intero percorso di cura richiedono una standardizzazione ed una formazione del personale specifica e da costruire in dettaglio. Mai come in questo caso l’affermazione visionaria del Professor Liberati rappresenta la grande sfida da affrontare oggi. Questo comporterà per i sistemi di valutazione nazionali un cambio di prospettiva che dovrebbe considerare un percorso di cura dedicato (per esempio attraverso un DRG ad hoc) tale da consentire alle istituzioni regionali un sistema di rendicontazione specifico e semplificato, che non crei problematiche nel normale processo di mobilità tra regioni. Le Istituzioni regionali a loro volta avranno l’onere di individuare nella loro rete di servizi ospedalieri, i centri con strutture adatte a prestare queste cure, individuando il percorso necessario a formare le persone dedicate, con protocolli organizzativi condivisi tra centri arruolatori e centri gestori dei pazienti.
Le aziende sanitarie Ospedaliere, terminale di prima linea della filiera, saranno chiamate a un cambio di prospettiva nella formazione del personale che dovrà gestire le cure assistenziali, individuando anche team e spazi appositi. Per creare un sistema assistenziale snello, di rapido accesso e soprattutto sicuro per il paziente, lo scambio di informazioni e di idee tra regioni, tra centri ospedalieri in partnership con le aziende produttrici della tecnologia sanitaria diventa un passaggio che si potrebbe dire più che auspicabile, obbligato. La conseguenza logica potrebbe essere la creazione di una rete interregionale dedicata alla cura di questi pazienti con queste terapie attraverso protocolli condivisi. Una partnership pubblico-privato per affrontare la complessità di questa sfida rappresenta quindi un passaggio obbligato, se davvero si vuole mettere il paziente al centro del sistema assistenziale, dando rapidamente accesso ai pazienti che possono beneficiare di questa vera innovazione. Per dare risposte concrete a questi punti, di fronte ad un’innovazione di tale livello, sarà fondamentale la discussione attraverso workshop regionali dedicati tra i Key Stakeholders per poter assumere le migliori decisioni operative che rendano il sistema efficace e sostenibile.