Con il passare dei mesi vengono raccolte sempre più informazioni sul coronavirus. Infatti è di questi giorni la scoperta di un nuovo danno sistemico che può essere inferto dal Covid, quello alla tiroide.
Un’altro danno che si aggiunge a quelli già riscontrati a tutto l’apparato respiratorio, al cuore, al fegato e agli occhi. La tiroide è una piccola ma importante ghiandola con un diametro trasversale di circa 5 cm, situata sotto la pelle e inferiormente al pomo di Adamo è serve al corpo umano per secernere gli ormoni tiroidei che controllano la velocità con cui si svolgono i processi chimici dell’organismo (metabolismo).
Il primo caso al mondo di tiroidite subacuta provata dal coronavirus è stato riscontrato nel corso di uno studio degli endocrinologi dell’Università di Pisa dell’Azienda ospedaliero-Universitaria pisana. La scoperta, pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, è stata effettuata su di una giovane donna che ha avuto un attacco di tiroidite subacuta, una patologia infiammatoria della tiroide, subito dopo essere guarita spontaneamente dal coronavirus. Nello specifico la donna aveva fatto dei controlli alla tiroide un mese prima di ammalarsi di Covid-19 e la sua tiroide era risultata perfettamente funzionante.
“Ci sono molte prove a sostegno dell’eziologia virale o post virale della tiroidite subacuta negli anni” spiega Francesco Latrofa professore associato di endocrinologia e coautore della ricerca “diversi virus sono stati associati a questa malattia, anche se ad oggi non era mai stato descritto nessun caso provocato da coronavirus”. La tiroidite subacuta non comporta effetti catastrofici per il copro umano ma è caratterizzata da dolore al collo molto intenso, febbre e malessere e sintomi legati all’eccesso di ormoni tiroidei circolanti, come sudorazione, tachicardia e insonnia. Fortunatamente però questa patologia è curabile con un trattamento ai glucocorticoidei anche, come nel caso della paziente della ricerca, per pazienti affetti da coronaviru. “Abbiamo ritenuto importante condividere con la comunità scientifica il caso di questa paziente – conclude Francesco Latrofa – con oltre 5 milioni di pazienti infettati in tutto il mondo è molto probabile che altri casi di tiroidite subacuta da coronavirus vengano alla luce”.
Riccardo Thomas